Relatore/Relatrice


Attività


Apertura del Convegno

Relatori: Dario Ianes

Dario

Ianes

Disturbi dello spettro autistico: una panoramica sulle attività istituzionali in atto

Relatori: Maria Luisa Scattoni

Maria Luisa

Scattoni

Ai confini dello spettro: emergenze interdisciplinari per l'adulto con autismo

Relatori: Marco Bertelli

Marco

Bertelli

La scuola da studente nello spettro: riflessioni ed esperienze personali

Relatori: Pietro Cirrincione

Pietro

Cirrincione

Gli interventi basati sull'Analisi del Comportamento: aspetti teorico-metodologici e nuovi sviluppi nelle applicazioni ai disturbi dello spettro autistico

Relatori: Paolo Moderato

Paolo

Moderato

QT1. L'inclusione del bambino con autismo a scuola


AMBITO EDUCATIVO-DIDATTICO

Introduce e coordina:
Francesco Zambotti (Erickson, Trento)

  • Cosa serve per una reale inclusione scolastica?
  • Paola Venuti  (Università di Trento e Responsabile ODFLab – Laboratorio di Osservazione Diagnosi e Formazione)
  • È possibile un’inclusione di qualità?
    Lucio Cottini  (Università di Udine)
  • Quali supporti tecnici all'inclusione scolastica?
  • Dario Ianes (Libera Università di Bolzano e co-fondatore di Erickson)

 

Relatori: Lucio Cottini , Dario Ianes , Francesco Zambotti , Paola Venuti

Lucio

Cottini

Dario

Ianes

Francesco

Zambotti

Paola

Venuti

S1. Buone prassi terapeutiche ed educative: una panoramica sui progetti regionali di sperimentazione


AMBITO CULTURALE-SOCIALE

Introduce e coordina:
Maria Luisa Scattoni (Servizio di Coordinamento e Supporto alla Ricerca, Istituto Superiore di Sanità, Roma)

Strumenti e percorsi in età evolutiva finalizzati alla continuità delle cure: definizione di un PDTAE  ̶  Percorso Diagnostico, Terapeutico, Assistenziale ed Educativo per soggetti adolescenti con disturbo dello spettro autistico
Maria Pintaudi (Responsabile del Polo Autismo, ASL3 Genovese)
Durante la relazione si presenteranno le varie fasi del PDTAE elaborato dalle cinque regioni coinvolte nel progetto: Liguria, Campania, Marche, Umbria e Veneto. Verranno discusse inoltre le proposte condivise di buone prassi, finalizzate all’acquisizione del maggior ventaglio di autonomie possibili per consentire di “traghettare” al meglio il soggetto e la sua famiglia verso l’età adulta.

Il progetto EV.A  ̶  dall’età evolutiva all’età adulta: percorsi di presa in carico di persone nello spettro autistico in fase di transizione
Giuseppe Maurizio Arduino (Responsabile del Servizio di Psicologia e Psicopatologia dello sviluppo e del Centro Autismo e Sindrome di Asperger dell’ASL CN1, Cuneo)
L'intervento presenterà il progetto “EV.A  ̶   dall’età evolutiva all’età adulta”, promosso dalle regioni: Piemonte, Toscana, Abruzzo e Valle d’Aosta e dalle Province Autonome di Trento e Bolzano, che ha come obiettivo la definizione e sperimentazione di un PDTAE  ̶  Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale ed Educativo dedicato a persone nello spettro autistico di età compresa tra i 16 e i 25 anni. Il PDTAE prevede, per ciascun individuo, l’attivazione di un progetto individualizzato con il coinvolgimento della persona, dei famigliari e della rete sociale.

Meglio Accogliere, Accogliere Meglio
Serenella Grittani (Responsabile del Programma Autismo, ASL della Romagna)
Data l'eterogeneità di offerta e di competenza all'interno dei servizi residenziali e semi-residenziali che ospitano persone con autismo, il progetto “Meglio Accogliere, Accogliere Meglio” punta a individuare e diffondere buone prassi, erogare formazione specifica, costruire una rete a livello regionale e interregionale e sperimentare percorsi di presa in carico per l'altissima complessità. Durante l’intervento si presenterà il lavoro svolto nei differenti contesti regionali del progetto: Emilia Romagna, Lombardia, Sicilia, Sardegna e Puglia.

Pensami Adulto: buone prassi per l’inclusione scolastica e socio-educativa
Fiorenzo Laghi (Presidente del Corso di Laurea in Psicologia dello Sviluppo Tipico e Atipico, Sapienza Università di Roma)
L’intervento presenterà il progetto “Pensami Adulto” che si propone di sperimentare nelle regioni partecipanti (capofila: Regione Lazio; Friuli Venezia Giulia, Calabria e Molise) le esperienze, definibili come migliori prassi, per l’inclusione scolastica e socio-lavorativa di adolescenti con autismo. È prevista una macro-azione istituzionale regionale di definizione di una governance integrata tra politiche socio-sanitarie, formative e del lavoro per la stesura di un protocollo sul sistema scuola-transizione-lavoro per giovani nello spettro autistico.
 

Relatori: Maria Luisa Scattoni , Fiorenzo Laghi , Giuseppe Maurizio Arduino , Serenella Grittani , Maria Pintaudi

Maria Luisa

Scattoni

Fiorenzo

Laghi

Giuseppe Maurizio

Arduino

Serenella

Grittani

Maria

Pintaudi

S2. Il ruolo del caregiver: tra stress e resilienza


AMBITO CULTURALE-SOCIALE

Introduce e coordina:
Serafino Corti (Direttore Dipartimento delle Disabilità, Fondazione Sospiro Onlus, Università Cattolica di Brescia, CDA FIA - Fondazione Italiana Autismo e Comitato Scientifico SIASCA)
 

Promuovere i valori e fronteggiare le fatiche: percorsi di arricchimento motivazionale degli operatori 

Serafino Corti (Direttore Dipartimento delle Disabilità, Fondazione Sospiro Onlus, Università Cattolica di Brescia, CDA FIA - Fondazione Italiana Autismo e Comitato Scientifico SIASCA)

Il lavoro con la disabilità intellettiva e l’autismo, specie nel caso di persone che necessitano di un elevato grado di sostegno, richiede non solo una significativa competenza professionale ma anche un’adesione e una compliance degli operatori di contatto. Spesso, infatti, lavorare a sostegno delle persone con autismo significa spendere moltissime energie per un periodo lungo di tempo prima di riuscire ad ottenere i risultati attesi. Queste energie, se non opportunamente monitorate e alimentate, possono in breve termine decrementare e produrre una condiziona patologica nota come burn-out. Durante la relazione verranno messe in evidenza le cause principali dello stress da lavoro con la popolazione con autismo e suggerite le migliori strategie che la letteratura scientifica propone per sostenere la motivazione degli operatori nella loro pratica clinica.

Promuovere la resilienza nei siblings e in famiglia 
Bert Pichal e Valentina Boffa Roculo (Casa per l'autismo, Cooperativa Sociale Domus Laetitiae, Biella)
È estremamente importante che i siblings e i loro fratelli abbiano a disposizione degli strumenti per gestire i momenti di stress e le emozioni intense. Durante la relazione, saranno illustrate modalità per alleggerire lo stress e rafforzare la resilienza, con particolare riferimento ai siblings. Si porterà l’esempio dell’esperienza di Candelo, in provincia di Biella, dove è nato un gruppo per siblings che, attraverso diverse fasi di lavoro, ha visto il coinvolgimento anche di fratelli autistici e di qualche cugino/a o amico/a, portando al risultato dell’allargamento della rete di supporto delle famiglie.

“Da quando ho smesso di cercare ho imparato a trovare, da quando un vento si levò a me contrario veleggio su tutti i venti” (Friedrich Nietzsche): percorsi di crescita e sostegno ai genitori
Simonetta Lumachi (Responsabile psicopedagogico Associazione PHILOS, Genova)
La forza di una mamma che trasforma il “vento contrario” in punto di partenza e sprone per gestire e dominare i venti quotidiani che la vita le presenta, sfruttandoli, non solo a suo favore (ovvero della sua famiglia), ma mettendoli generosamente a disposizione di tante altre famiglie. Il suo essere “mamma di due bimbi con diagnosi di autismo” ha rappresentato solo il punto di partenza, ed oggi a pochi anni dal “buio” gestisce un’associazione dinamica e in forte crescita. La relazione si focalizzerà proprio sul lavoro con i genitori, strutturato in un'ottica di "rafforzamento" del rapporto di coppia e della resilienza sia personale che genitoriale.

Relatori: Serafino Corti , Simonetta Lumachi , Bert Pichal , Valentina Boffa Roculo

Serafino

Corti

Simonetta

Lumachi

Bert

Pichal

Valentina

Boffa Roculo

S3. Comunicazione e linguaggio nello spettro


AMBITO CLINICO

Introduce e coordina:
Antonella Costantino (Fondazione IRCCS Ca’ Granda, Ospedale Maggiore Policlinico di Milano)

Sintomi pragmatici nell'età evolutiva: dal neurosviluppo al rischio psicopatologico
Angela Russo
(Responsabile Spoke Autismo Modena, UO NPIA AUSL di Modena)
Nel DSM-5 è presente una diagnosi specifica per bambini con sintomi pragmatici: il disturbo della comunicazione sociale (pragmatica). Nonostante ciò, questa condizione clinica pare poco distinguibile da casi lievi dello spettro dell'autismo. Una visione alternativa correla le difficoltà pragmatiche a un aumentato rischio psicopatologico nell'adolescenza. La presentazione verterà sulla letteratura specifica e sulle criticità legate alla valutazione funzionale tramite gli strumenti disponibili.

Analisi funzionale del linguaggio: da Verbal Behavior alla Relational Frame Theory. Quali strumenti?
Giovambattista Presti
 (Facoltà di Scienze dell’Uomo e della Società, Università di Enna Kore)
L’Analisi del Comportamento predilige un approccio funzionale piuttosto che descrittivo, tipico di altre nosografie (cfr. es. DSM-5), al linguaggio e alla comunicazione. Da Verbal Behavior, proposto da Skinner (1957), alla più recente Relational Frame Theory (Hayes, Barnes-Holmes, Roche 2011), il linguaggio viene considerato un repertorio sviluppato all’interno di un contesto sociale e controllato da variabili ambientali (sociali). L’analisi funzionale è, di conseguenza, una prospettiva transdiagnostica e offre un collegamento diretto fra valutazione e intervento, focalizzandosi sulle variabili contestuali che sono la fonte di controllo e stimolo dello sviluppo del linguaggio e della comunicazione. Durante l’intervento sarà offerta una prospettiva funzionale comportamentale e contestualista alla pragmatica della comunicazione e ai disturbi in quest’area, soffermandosi sulla genesi della relazione simbolica ascoltatore-parlante e sulla sua promozione all’interno di un contesto abilitativo e riabilitativo.

Relatori: Maria Antonella Costantino , Angela Russo , Giovambattista Presti

Maria Antonella

Costantino

Angela

Russo

Giovambattista

Presti

S4. Aspetti etici e culturali dell’autismo: riflessioni e prospettive di cambiamento a confronto


AMBITO CULTURALE-SOCIALE

Introduce e coordina:
Flavia Caretto (Presidente Culturautismo Onlus, Roma)

La condizione autistica e il cambiamento di cultura e conoscenze
Michele Zappella
(Neuropsichiatra infantile, Università di Siena)
L’aumento di prevalenza dell’autismo, strepitoso in certe aree del mondo, molto minore in altre, e correlato ai criteri diagnostici usati, è la cartina di tornasole tra continuità e cambiamento nei riguardi dell’autismo che rimane come un «disturbo» nel primo caso e diventa una «condizione» nel secondo. Le conoscenze, poi, sono aumentate sia relativamente alla tematica autistica – si pensi alla frequenza delle comorbidità – sia nei disturbi del neurosviluppo con l’evidenza in alcuni di essi di sintomi uguali a quelli autistici.

Autismo e isolamento sociale per le famiglie: come uscirne?
Benedetta Demartis
(Presidente Nazionale Angsa Onlus)
La condizione di isolamento sociale, che riguarda ancora oggi molte persone con autismo e i loro familiari, è un problema culturale oppure è strettamente legata ai servizi sanitari e territoriali ancora troppo inadeguati e spesso inefficienti? Le Linee d'indirizzo sono irrealizzabili? Cosa si può fare per migliorare realmente la partecipazione e il benessere delle persone autistiche e dei loro famigliari?

L’importanza della dimensione etica nell’autismo
Pietro Cirrincione
(Consigliere Autism-Europe e Gruppo Asperger Onlus, Roma)
L'importanza dell'etica nell'autismo è un elemento incredibilmente sottovalutato nell’ambito della ricerca scientifica, delle pratiche educative, delle politiche e persino nelle attività del Terzo Settore. Le esigenze particolari e le diverse espressioni dello spettro autistico richiedono infatti punti di vista diversi, ma spesso manca questa consapevolezza quando si sperimentano farmaci, si scelgono priorità di ricerca, si propongono interventi clinici e anche tra coloro che dovrebbero cooperare per realizzare l'inclusione sociale. Promuovere una vera inclusione passa infatti anche attraverso l’uso di un linguaggio non stigmatizzante, non concentrato solo sugli aspetti medici e considerato accettabile sia dalle famiglie sia dalla comunità autistica.
 

Relatori: Pietro Cirrincione , Benedetta Demartis , Flavia Caretto , Michele Zappella

Pietro

Cirrincione

Benedetta

Demartis

Flavia

Caretto

Michele

Zappella

WS1. Anche io posso imparare! Interventi educativi precoci al nido e alla scuola dell’infanzia


AMBITO EDUCATIVO-DIDATTICO

L’avvio di progetti e percorsi di qualità nei nidi e nelle scuole dell’infanzia, in relazione alla presenza di bambini con disturbo dello spettro autistico secondo la prospettiva dell’inclusione, è oggetto di studio nel dibattito scientifico internazionale. Una buona integrazione tra cure sanitarie e progettualità educativa (genitoriale e professionale), offre le migliori premesse per favorire la continuità del progetto educativo e di vita del bambino o bambina piccola e della sua famiglia (Convenzione ONU, 2006). Il supporto precoce pone le premesse per il futuro, aiuta i genitori ed il bambino a costruire pensieri, emozioni e possibilità di speranza e sostiene il nucleo nel processo di attaccamento verso il bambino e nella costruzione di una storia evolutiva comune. Nelle situazioni in cui si è coniugata una progettualità forte, centrata sia sulla promozione degli apprendimenti funzionali che di interazioni significative, i risultati sono stati rilevanti non solo per i bambini con disabilità, ma anche per i pari e per l’intera comunità educativa. La sfida dell’educazione inclusiva anche per i bambini con autismo si attua attraverso la realizzazione di percorsi educativi, riferiti alle sue particolarità ma anche alla realizzazione di contesti non solo definiti in funzione dei bambini a sviluppo tipico.
Il presente workshop si pone l’obiettivo di discutere le principali linee di indirizzo teoriche, metodologiche e pratiche relative alla realizzazione di progetti e percorsi integrati ed inclusivi per la primissima e prima infanzia in contesti eterogenei, secondo il punto di vista clinico e dell’educazione inclusiva. A tal fine, verranno presentate le principali indicazioni relative agli interventi precoci per la prima infanzia sul piano abilitativo ed educativo e alcune indicazioni metodologiche secondo i principali indicatori sottesi all’educazione inclusiva.
 

Relatori: Elena Malaguti

Elena

Malaguti

WS2. L'intervento di musicoterapia: la costruzione delle abilità sociali dall'intersoggettività all'interazione in gruppo per favorire l'inclusione


AMBITO CLINICO

I soggetti con le caratteristiche della condizione dello spettro dell’autismo hanno difficoltà a stabilire relazioni intersoggettive nei primi anni di vita, con importanti effetti sulla loro inclusione sociale. L’intervento di musicoterapia prevedere l’utilizzo dei suoni e del ritmo per attivare un processo di integrazione della sensorialità e della regolazione emotiva. Attraverso questi processi di sintonizzazione emotiva, possono essere infatti costruite, durante l’infanzia, abilità di sincronia nell’interazione necessarie ad attivare competenze sulle quali costruire poi nuove abilità sociali in età scolare e adolescenziale.
Durante il workshop verrà presentato e approfondito uno dei metodi di intervento di musicoterapia, sviluppato presso ODFLab – Laboratorio di Osservazione, Diagnosi e Formazione dell’Università di Trento e sostenuto da diverse ricerche, che presenta strategie per costruire capacità intersoggettive utili alla comunicazione interpersonale e tecniche per lo sviluppo delle capacità interattive del bambino attraverso attività musicali extrascolastiche, sviluppate in ottica inclusiva.
 

Relatori: Stefano Cainelli

Stefano

Cainelli

WS3. Lo sport come strumento di inclusione: esperienze e indicazioni metodologiche


AMBITO CULTURALE-SOCIALE

È risaputo che lo sport produce effetti positivi sulla salute sia fisica che psichica delle persone. Per i bambini e gli adolescenti con disturbo dello spettro autistico, il coinvolgimento in attività sportive può essere un’esperienza estremamente importante, se adeguatamente affrontata e organizzata, in grado di favorire l’inclusione con i pari e di portare benefici a livello sintomatologico, comportamentale e relazionale.
Fornendo indicazioni utili e buone prassi, il workshop parlerà di metodologie e modalità organizzative diverse per l’attuazione di attività in acqua e per l’insegnamento di sport outdoor come il SUP surf e la Vela. Tali indicazioni affronteranno aspetti organizzativi, motori ed emotivo-relazionali, il tutto con un occhio sempre vigile sulla motivazione, il divertimento e il benessere della persona con autismo.
 

Relatori: Silvano Solari , Michele Bertolotti

Silvano

Solari

Michele

Bertolotti

QT2. La resilienza familiare nell'autismo


AMBITO CLINICO

Introduce e coordina:
Stefania Campestrini (Erickson, Trento)
 

  • Genitori e figli con autismo: è possibile riattivare le competenze genitoriali?
    Arianna Bentenuto
    (ODFLab – Laboratorio di Osservazione Diagnosi e Formazione, Università di Trento)
     
  • Non siamo i soli...non siamo soli: qual è il ruolo dei parent training di gruppo nel supporto alle famiglie?
    Cristina Menazza
     (U.O.C. di Neuropsicopatologia dello Sviluppo, AULSS 4 San Donà Di Piave e Polo Blu – Servizi per l'età evolutiva e l'autismo, Padova)
     
  • È possibile apprendere come essere resilienti?
    Giovanni Miselli
    (Analista del Comportamento BCBA e SIACSA, Peer Review ACT Trainer, Fondazione Sospiro Onlus, Cremona)
     

Relatori: Cristina Menazza , Arianna Bentenuto , Stefania Campestrini , Giovanni Miselli

Cristina

Menazza

Arianna

Bentenuto

Stefania

Campestrini

Giovanni

Miselli

S5. Profilo di funzionamento su base ICF e Progetto di vita


AMBITO EDUCATIVO-DIDATTICO

Introduce e coordina:
Sofia Cramerotti (Ricerca e Sviluppo, Erickson, Trento)

Dal profilo di funzionamento ICF alla progettazione e pianificazione personalizzata attraverso gli algoritmi di transcodifica
Luigi Croce 
(Università Cattolica di Brescia e Presidente del Comitato Tecnico-Scientifico Anffas Onlus Nazionale)
L’ICF rappresenta un modello concettuale, un metodo e uno strumento di conoscenza che consente di classificare informazioni e valori di molteplici variabili ecologiche che descrivono il funzionamento delle persone nei loro contesti di vita. Il prodotto dell’utilizzo delle checklist ICF è costituito dal profilo di funzionamento che rappresentato, letto e interpretato attraverso precisi criteri, permette di raccogliere e documentare le condizioni di salute, i repertori di attività e partecipazioni delle persone in relazione agli ambienti di vita. Sulla base di criteri evoluti e specifici algoritmi di transcodifica, il profilo ICF si rivela molto utile nel generare patrimonio informativo relativo al livello di applicazione dei principi della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, ai fabbisogni di sostegno, ai sostegni in atto, alla definizione di obiettivi ed esiti di miglioramento della qualità di vita nei diversi domini. Il profilo di funzionamento secondo ICF, opportunamente configurato e rappresentato sulla base di precisi criteri, diventa metodo e strumento di valore per la progettazione e la pianificazione personalizzata a casa, a scuola, nella comunità e nei servizi che sarà oggetto di approfondimento di questa relazione.

Divento grande. La progettazione dell’intervento educativo e abilitativo centrato su ICF e Domini di Qualità della Vita
Katia Tonnini
(Responsabile area formazione e area minori e adulti con autismo e disturbi del neurosviluppo, Cooperativa San Vitale, Ravenna)
La definizione della progettazione educativa individualizzata (PEI) negli adolescenti in uscita dai contesti scolastici deve essere definita attraverso una valutazione complessiva delle risorse, delle difficoltà e dei bisogni di supporto della persona con autismo. L’assessment del funzionamento muove da una selezione di alcuni item del sistema di Classificazione Internazionale del Funzionamento (ICF) e definisce gli obiettivi educativi e abilitativi in un’ottica evolutiva, ecologica e orientata alla Qualità della Vita.

Profilo clinico di funzionamento secondo ICF: progettazione e inclusione
Monica Pradal
(Responsabile Operativa Associazione «La Nostra Famiglia  ̶  IRCCS E. Medea», Treviso)
Negli ultimi decenni, in ambito riabilitativo, la ricerca scientifica e la pratica clinica fanno riferimento ai principi della Classificazione Internazionale del Funzionamento (ICF). La riabilitazione è un processo volto a migliorare la qualità di vita delle persone che presentano una certa condizione di salute, favorendo il loro sviluppo e la loro piena partecipazione sociale. In un’ottica di inclusione rivolta al futuro, pertanto, la riabilitazione deve basarsi sulla programmazione degli interventi dedicati sia alla persona che al suo contesto di vita. Si descriverà come il Protocollo Riabilitativo Individuale con linguaggio ICF utilizzato presso il Presidio di Riabilitazione «La Nostra Famiglia» di Conegliano (TV) si propone di raggiungere tali finalità.
 

Relatori: Sofia Cramerotti , Luigi Croce , Katia Tonnini , Monica Pradal

Sofia

Cramerotti

Luigi

Croce

Katia

Tonnini

Monica

Pradal

S6. Adulti con autismo: Dopo di Noi e sperimentazioni di vita indipendente


AMBITO CULTURALE-SOCIALE

Introduce e coordina:
Giovanni Marino (Presidente Fondazione Marino per l'Autismo Onlus, Reggio Calabria)

Agricoltura sociale e autismo. Un’opportunità di inserimento lavorativo
Daniela Pavoncello
(Ricercatrice INAPP - Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche)
Il contributo affronterà la questione dell'inserimento lavorativo delle persone con disturbi dello spettro autistico nell’ambito dell’agricoltura sociale, riportando i risultati di una ricerca svolta a livello nazionale. Gli esiti dell’indagine hanno dimostrato che attraverso l’agricoltura sociale è possibile realizzare percorsi di accompagnamento e inserimento lavorativo di persone con autismo. Il lavoro nel settore agricolo infatti è risultato congeniale sia ai tempi che alle diverse capacità delle persone con autismo, offrendo una variegata gamma di possibili attività che si possono adattare alle capacità di ciascuno e avendo spesso un valore aggiunto terapeutico che va oltre la stessa occupazione lavorativa.

La mia casa oggi e domani. Progetto educativo di co-housing per persone con autismo
Corrado Cappa
(Direttore U.O.C. Psichiatria di Collegamento e Inclusione Sociale, Piacenza)
Verrà raccontata e analizzata l’esperienza di co-housing svolta in un piccolo appartamento della città di Piacenza e iniziata nel giugno 2018.
La proposta, rivolta a una ventina di persone con diagnosi di autismo di livello 1 o 2 di gravità secondo il DSM-5, prevede una settimana di convivenza diurna e/o notturna per piccoli gruppi di 3-4 persone, che si ripete circa una volta al mese a rotazione. Gli utenti pagano le spese di vitto e di alloggio, mentre a carico del servizio di salute mentale compete la spesa del personale di assistenza: 4 operatori che alternano la loro presenza in casa.
Durante l’intervento verrà quindi preso in esame il modello organizzativo e valutati i primi cambiamenti nel comportamento degli utenti, a distanza di pochi mesi dall’inizio dell’esperienza, considerando anche l’opinione dei genitori.

Una casa anche per noi: come conciliare una condizione di grande bisogno assistenziale con l’offerta di un’abitazione familiare
Cinzia Raffin
(Direttrice scientifica Fondazione Bambini e Autismo, Pordenone)
La Legge sul Dopo di Noi auspica per la grave disabilità percorsi di deistituzionalizzazione e […] residenze che riproducano le condizioni abitative e relazionali della casa (art 4). Laddove vi è un forte bisogno assistenziale, come nell’autismo severo con gravi comorbidità e problematiche comportamentali, è possibile pensare a una «casa» per il Dopo di Noi o l’«Istituto», benché evoluto, rimane l’unica risposta?
L’intervento prevedrà riflessioni e proposte innovative sul tema.

Relatori: Cinzia Raffin , Corrado Cappa , Giovanni Marino , Daniela Pavoncello

Cinzia

Raffin

Corrado

Cappa

Giovanni

Marino

Daniela

Pavoncello

S7. Comportamenti problema: osservazione topografica e analisi funzionale


AMBITO CLINICO

Introduce e coordina:
Paolo Moderato (Università IULM e IESCUM)

Il disturbo ossessivo compulsivo atipico nei disturbi del neurosviluppo
Roberto Cavagnola
(Fondazione Sospiro Onlus e AMICO-DI - Associazione Modello di Intervento Contestualistico sulle Disabilità Intellettive e dello Sviluppo Onlus)
Il disturbo ossessivo compulsivo è un quadro psicopatologico che può essere presente all’interno del disturbo dello spettro dell’autismo.
Il lavoro intende presentare un itinerario che va da una particolare applicazione della analisi funzionale sperimentale, fino alla implementazione dell’intervento all’interno di un contesto di vita di una residenza sanitaria.

Fobie e interventi comportamentali
Francesco Ettore Fioriti
(Fondazione Sospiro Onlus e membro Consiglio Direttivo SIACSA - Società Italiana Analisti del Comportamento in campo Sperimentale e Applicato)
Nella popolazione adulta con autismo un’alta percentuale di persone soffre di disturbi d’ansia. Tra questi i più frequenti sono: fobie specifiche, disturbo ossessivo compulsivo, ansia sociale. Oggi in letteratura sono ancora esigui gli studi inerenti al tema delle fobie specifiche in persone con disturbi del neurosviluppo in condizione di gravità, tuttavia sappiamo che uno degli interventi più efficaci per il trattamento di molte fobie è quello dell’esposizione graduata che sarà oggetto della relazione.

Quadri psicotici e interventi comportamentali
Davide Carnevali
(Fondazione Sospiro Onlus e Sigmund Freud University)
Tra le persone con diagnosi di spettro dell’autismo, la schizofrenia presenta tassi variabili dal 4 al 35%. L’intervento che verrà proposto nella relazione ha aiutato un ragazzo con autismo e disabilità intellettiva a gestire le frequenti derive cognitive, le distrazioni mentali e le ritualità motorie correlate. È stato effettuato un lavoro volto a discriminare le sorgenti di regolazione ambientale attive sul comportamento problema, seguito da un programma abilitativo funzionale a rimanere agganciato al mondo delle contingenze dirette.

Relatori: Paolo Moderato , Francesco Ettore Fioriti , Roberto Cavagnola , Davide Carnevali

Paolo

Moderato

Francesco Ettore

Fioriti

Roberto

Cavagnola

Davide

Carnevali

S8. Genio e fragilità: la sfida degli Asperger


AMBITO CULTURALE-SOCIALE

Introduce e coordina:
Paolo Cornaglia Ferraris (Associazione Culturale Onlus «Camici E Pigiami», Genova)

Ecco perché sono Asperger
Paolo Cornaglia Ferraris
(Associazione Culturale Onlus «Camici E Pigiami», Genova)
Dopo Greta, in molti si sono chiesti cosa sia la sindrome di Asperger e se davvero esista come insieme di segni e sintomi al pari di altre malattie psichiatriche, oppure sia ben distinta da disturbi o malattie mentali di qualunque genere. Gli Asperger sono persone diverse, che hanno occhi che vedono in un altro modo. È necessario quindi sfatare miti e leggende, chiarendo quali siano state in passato le teorie che hanno fatto di una minoranza di persone dei «malati» degni di ricoveri forzati o terapie farmacologiche, i cui disastrosi esiti sono state dolorosa esperienza di molti. La consapevolezza crescente tra gli insegnanti che esista una minoranza di persone con capacità e funzioni cerebrali differenti da quelle neurotipiche, è cresciuta negli ultimi anni e va diffondendosi, anche a livello di società in generale, una maggiore consapevolezza che gli Asperger non siano dei malati ma persone fuori dall'ordinario. Dopo il fenomeno Greta, gli Asperger non sono più percepiti come disabili intellettivi, che hanno necessità di sostegno scolastico e pensione da invalidi civili? Non ancora. Eppure rappresentano risorse straordinarie, sia nel mondo della scuola che in quello del lavoro, a patto che si avverta il bisogno di capirne e valorizzarne le loro peculiarità. 

Prendere la parola: riflessioni su attivismo, testimonianza e disability studies
Enrico Valtellina
(Ricercatore in Disability Studies, Bergamo)
Alcune importanti prospettive sull'autismo, nate dall'attivismo e sviluppatesi poi nelle scienze sociali e nei Disability Studies, partono da testimonianze in prima persona di persone autistiche come gli autori e studiosi Jim Sinclair e Damian Milton.Cosa significa quindi prendere la parola? È solo testimonianza o anche produzione di discorso capace di mettere in questione la patologizzazione di una differenza? Nella presentazione si proveranno a toccare alcuni punti sensibili del discorso attuale sulle problematiche relazionali dello spettro autistico.

 

Relatori: Enrico Valtellina , Paolo Cornaglia Ferraris

Enrico

Valtellina

Paolo

Cornaglia Ferraris

WS4. Il ruolo delle tecnologie: realtà aumentata e tecnologie indossabili


AMBITO EDUCATIVO-DIDATTICO

Il ruolo delle tecnologie nella presa in carico delle persone nello spettro autistico è ormai da molti anni al centro dell’attenzione di educatori e clinici. Fin dalla fine degli anni ’90 del secolo scorso, sono state proposte esperienze che hanno seguito l’evoluzione delle tecnologie e che hanno riguardato la comunicazione, il gioco, l’apprendimento scolastico, la teoria della mente e altri ambiti.
Negli ultimi anni sono state sviluppate esperienze e progetti che hanno utilizzato strumenti tecnologici diversi come la robotica, la realtà virtuale, la realtà aumentata e le tecnologie indossabili. Queste ultime due saranno oggetto del workshop. In particolare, verranno presentate e discusse esperienze sull’uso della realtà aumentata e delle tecnologie indossabili nella promozione dell’autonomia e dell’apprendimento e nella gestione e modificazione dei comportamenti etero e autolesionistici gravi. 
 

Relatori: Giuseppe Maurizio Arduino , Carlo Ricci

Giuseppe Maurizio

Arduino

Carlo

Ricci

WS5. Affettività e sessualità nello spettro autistico: esperienze e strategie per un lavoro educativo mirato


AMBITO CLINICO

Sebbene sia ormai universalmente riconosciuto che le persone nello spettro dell'autismo abbiano bisogno, prioritariamente, di interventi educativi mirati all'implementazione di abilità sociali ed affettive, e nonostante siano disponibili numerose indicazioni per attuare un intervento psicoeducativo efficace sull’affettività e sulla sessualità, permane ancora oggi una difficoltà ad affrontare questi temi sia in ambito scolastico che in ambito abilitativo. La mancanza di interventi relativi all'affettività e alla sessualità, all'interno di un piano di lavoro, può portare la persona con autismo a compiere delle scelte non sempre sicure per se stessa e congruenti con le norme sociali o legali. La comprensione da parte della persona nello spettro (a prescindere dalla necessità di supporto) di quale sia il modo migliore per sé stessa di realizzare una soddisfacente vita affettiva e sessuale, in accordo con le richieste ambientali, deve quindi essere uno degli obiettivi principali in ogni piano terapeutico ed educativo proposto.
All'interno del workshop verranno presentate e analizzate esperienze pratiche di lavoro nell'area dell'affettività e della sessualità e saranno proposte strategie operative a breve, medio e lungo termine, al fine di implementare un lavoro educativo nell'area affettivo-sessuale che rispetti le esigenze della persona e che sia in accordo con il suo contesto sociale e culturale di vita.
 

Relatori: Marco de Caris

Marco

de Caris

WS6. Dall’individuazione precoce all’intervento nei disturbi dello spettro autistico


AMBITO CLINICO

Nell’ultimo decennio, in maniera molto diffusa sia in ambito di ricerca che clinico, si è data sempre maggiore attenzione e importanza all’individuazione e diagnosi precoce dell'autismo e, di conseguenza, allo sviluppo e validazione di interventi specifici per i bambini molto piccoli.
Obiettivo del workshop è quello di supportare con evidenze e riflessioni il percorso che dall'individuazione dei segnali di rischio per l'autismo porta alla diagnosi e al trattamento precoce. In particolare, verrà discussa l’esperienza Italiana relativa all’utilizzo di strumenti di screening pediatrici come la CHAT-Quantitativa (QCHAT) e, nell’ambito dell’intervento precoce, verranno discusse caratteristiche comuni, basi teoriche, strategie di insegnamento e aspetti di efficacia, intensità e sostenibilità degli interventi evolutivo-comportamentali precoci, con particolare riferimento all’Early Start Denver Model (ESDM) e agli interventi mediati dai genitori. Verrà inoltre condivisa la recente esperienza di parent-coaching secondo il modello ESDM implementato attraverso piattaforma di telehealth. 

Relatori: Liliana Ruta

Liliana

Ruta

Quali Buone Prassi per il sostegno alla genitorialità? Proposte di interventi a supporto della famiglia


I progetti selezionati NON saranno presentati oralmente ma verranno messi a disposizione dei partecipanti in formato pdf.

Autismo a scuola. Quali strumenti operativi si possono utilizzare?


I progetti selezionati NON saranno presentati oralmente ma verranno messi a disposizione dei partecipanti in formato pdf.

Come migliorare la qualità di vita della persona con disturbi dello spettro autistico?


I progetti selezionati NON saranno presentati oralmente ma verranno messi a disposizione dei partecipanti in formato pdf.

QT3. Differenze di genere e autismo


AMBITO CULTURALE-SOCIALE

Introduce e coordina:
Laura Pulici (Erickson, Trento)

  • Quali sono le evidenze scientifiche sulle differenze di genere nei disturbi dello spettro autistico?
    Laura Fatta (Istituto Superiore di Sanità, Servizio di Coordinamento e Supporto alla Ricerca, Roma)
     
  • ​​Esiste l’autismo al femminile? E quali sono le caratteristiche e le connotazioni che lo distinguono da quello maschile?
    Luisa Di Biagio (ChPsychol, Membro Accreditato British Psychological Society e Cascina Blu ONLUS)
     
  • Com'è vivere l'autismo al maschile?
    Pietro Cirrincione (Consigliere Autism-Europe E Gruppo Asperger Onlus, Roma)
     

Relatori: Pietro Cirrincione , Laura Pulici , Luisa Di Biagio , Laura Fatta

Pietro

Cirrincione

Laura

Pulici

Luisa

Di Biagio

Laura

Fatta

S9. Comportamenti problema a scuola: dalla prevenzione all'intervento


AMBITO EDUCATIVO-DIDATTICO

Introduce e coordina:
Flavia Caretto (Presidente Culturautismo Onlus, Roma)

Prevenire i comportamenti problema nella scuola adattando l’ambiente fisico e relazionale
Flavia Caretto (Presidente Culturautismo Onlus, Roma)
Sebbene l’integrazione scolastica sia culturalmente consolidata nel nostro paese, non si può dire che esistano prassi condivise e attuate per l’accoglienza degli alunni nello spettro dell’autismo. L’assenza di un piano per l’effettiva accoglienza degli alunni nello spettro comprende la mancanza di un ambiente fisico e sociale adeguato, ad esempio: l’assenza di segnalazione degli ambienti e il costante bombardamento sensoriale. Un ambiente così stressante, sottopone gli alunni autistici a continui sforzi di adattamento, che causano a loro volta gran parte di quelli che vengono definiti “comportamenti problema”, che si frappongono al legittimo diritto allo studio e all’apprendimento. La Linea Guida 21 dell’Istituto Superiore di Sanità, benché ad oggi quasi superata, fornisce le indicazioni fondamentali nella giusta direzione: una rilettura di tali indicazioni può migliorare la qualità della vita scolastica di bambini ed educatori, e sarà oggetto di riflessione durante l’intervento.

Il comportamento problema: interventi proattivi e basati sull'evidenza nel contesto scolastico ed educativo
Luca Urbinati (Analista del Comportamento BCBA, Associazione Pane e Cioccolata, Bologna)
L’intervento comportamentale può essere efficace per ridurre problemi di comportamento come le crisi comportamentali, l’autolesionismo e l’aggressione, in quei casi in cui viene condotto un assessment funzionale allo scopo di identificare il motivo per cui si verifica il comportamento problema. Un buon processo di analisi funzionale rende chiara la funzione del comportamento problema, e quindi possibile un intervento function based, importante in quanto basato su evidenze scientifiche. Sviluppare strategie di intervento proattive, basate sulla funzione del comportamento problema, ne riduce la probabilità di emissione e limita gli interventi reattivi per ridurre il comportamento stesso.

La punizione come fallimento educativo
Giovanni Magoni (Culturautismo Onlus, Roma)
Ogni comportamento problema ha una forma e una funzione. Cercare di gestire la forma punendo l'alunno, non preoccupandosi della funzione, non solo non ha alcun effetto positivo, in quanto non agisce sul reale motivo per cui viene messo in atto il comportamento problema, ma porta con sé una serie di conseguenze nocive per la persona punita, oltre a minare le basi di fiducia e di comprensione che sono il fondamento di una relazione educativa efficace. È necessario considerare i motivi che devono portare gli insegnanti a non utilizzare modalità di intervento punitive e, in generale, a valutare attentamente gli effetti delle risposte avversive sulla gestione della classe e degli alunni con autismo: un buon insegnante deve conoscere e praticare strategie di prevenzione dei comportamenti problema e mettere in atto alternative non avversive.
 

Relatori: Flavia Caretto , Giovanni Magoni , Luca Urbinati

Flavia

Caretto

Giovanni

Magoni

Luca

Urbinati

S10. Diagnosi differenziale e comorbidità nei disturbi dello spettro autistico


AMBITO CLINICO

 

L'intervento psicologico-educativo in presenza di comorbidità
Marco de Caris
(Presidente Cooperativa E.C.A.P. e Nuovi Orizzonti Scientifici, Roma)
Nelle persone con autismo l’espressione dei disturbi dell’umore, dell’ansia, dell’iperattività e dell’ossessione e compulsione, tende a essere spesso atipica e non sempre facilmente identificabile. Difficile è quindi non solo l'individuazione di aspetti che sono associati ma non peculiari dello spettro autistico, ma anche la messa in atto di strategie di intervento efficaci. La relazione prenderà in esame alcune delle principali strategie d'intervento psicoeducative che, associate a un intervento farmacologico mirato che tiene conto delle caratteristiche specifiche della persona nello spettro autistico, possono supportare un cambiamento a lungo termine e avere quindi una reale ricaduta sulla qualità della vita della persona stessa.

Disturbi dello spettro, comorbidità e dintorni: lo strano caso dell’ADHD
Massimo Molteni
(Direttore sanitario Associazione La Nostra Famiglia, IRCCS Medea, Bosisio Parini, Lecco)
Il concetto di spettro include criteri politetici, all’interno di una gradazione dimensionale, fondati sull’osservazione di «segni» condivisi con una molteplicità di disturbi e strutturati in sintomi discreti. Segni e sintomi che rimandano a funzioni e a probabili endofenotipi e che assumono connotazioni differenti sotto la pressione ambientale durante lo sviluppo: è complesso quindi definire, scomporre e riaggregare in cluster sintomatici differenti i comportamenti osservati, così da descrivere compiutamente la diagnosi principale e le condizioni di comorbidità che la attorniano. È indubitabile che una condizione iperattiva e di labilità attentiva, che si aggiunge alla inflessibilità cognitiva, alla povertà di comunicazione sociale e a interessi limitati e rigidi, condizioni moltissimo il fluire dell’apprendere e ne limiti la possibilità di «recovery».
Si può parlare quindi di due entità distinte con origini e storie separate che si intersecano complicandosi, oppure di un unico problema che si manifesta con gradazioni differenti di coinvolgimento delle diverse funzioni nel corso dello sviluppo? E ancora: ADHD gravi che, nel corso dello sviluppo, si complicano fino a diventare in comorbidità con disturbi dello spettro autistico, oppure sintomi autistici sempre presenti ma mascherati dal grave quadro di ADHD e che si manifestano pienamente solo con l’aumentare della complessità nella comunicazione sociale? Clinica, psicopatologia e patogenesi, neurobiologia: un intreccio complesso e ancora poco conosciuto che rende ragione della sostanziale povertà di terapie e di interventi efficaci. Tutto questo sarà oggetto di discussione e riflessione durante la relazione.

La nuova frontiera delle comorbidità: la dipendenza da smartphone, tablet e computer
Antonio Persico (Università di Messina e Programma Interdipartimentale «Autismo 0-90», A.O.U. Policlinico «G. Martino», Messina)
L’addiction da smartphone, tablet e computer nelle sue diverse forme è, soprattutto in età pediatrica, un fenomeno pandemico misconosciuto, proprio perché vissuto come «normale» dai genitori e dagli specialisti. Nel bambino autistico causa disforia astinenziale, tipicamente confusa con i «comportamenti problema», ritardo nello sviluppo del linguaggio, deficit degli apprendimenti e disturbi del sonno. Durante la relazione si delineeranno interventi e strategie terapeutiche e preventive.

 

Relatori: Marco de Caris , Antonio Persico , Massimo Molteni

Marco

de Caris

Antonio

Persico

Massimo

Molteni

S11. Percorsi di competenze trasversali e orientamento: sfide e risorse per il progetto di vita di studenti con autismo


AMBITO EDUCATIVO-DIDATTICO

Introduce e coordina:
Fiorenzo Laghi (Presidente del Corso di Laurea in Psicologia dello Sviluppo Tipico e Atipico, Sapienza Università di Roma)

Gli elementi chiave che rendono il PCTO  ̶  Percorso di Competenze Trasversali e Orientamento uno strumento efficace per il progetto di vita di studenti con autismo
Fiorenzo Laghi (Presidente del Corso di Laurea in Psicologia dello Sviluppo Tipico e Atipico, Sapienza Università di Roma)
L’intervento si focalizzerà sugli elementi chiave essenziali che contribuiscono in maniera favorevole a una esperienza di PCTO di successo per studenti con autismo, grazie all’utilizzo di programmi di intervento basati sull’evidenza scientifica. Sarà posta particolare attenzione ai seguenti aspetti: il lavoro di rete, la programmazione educativa finalizzata al conseguimento degli obiettivi di transizione all’età adulta e all’acquisizione delle life-skills, la conoscenza della neurodiversità e delle sue implicazioni in un contesto lavorativo, il coinvolgimento dei genitori nel progetto di vita e le misure di esito e il monitoraggio.

Riferimenti e strumenti normativi PCTO per il progetto di transizione all’adultità degli alunni con autismo
Claudia Munaro (MIUR - USR del Veneto - Ufficio VIII Ambito Territoriale di Vicenza, Referente Inclusione e Coordinatrice Sportello Autismo - Servizio Disturbi Comportamento)
Le recenti Linee guida MIUR del 4 settembre 2019 sui Percorsi per lo sviluppo di Competenze Trasversali e l’Orientamento – PCTO (ex Alternanza Scuola Lavoro) – sottolineano come l’orientamento sia parte integrante del percorso educativo, a partire dalla scuola dell’infanzia. L’educazione scolastica dunque fin dalla primissima infanzia valorizza e implementa gli interessi e i talenti di tutte le bambine e bambini, anche con autismo, per poter affrontare l’esperienza futura dei PCTO con successo perché progettata e costruita in modo personalizzato. Ma a quali indirizzi teorici, legislativi e strumenti normativi fare riferimento per realizzarli? Definirli e condividerli diventa essenziale per effettuare scelte strutturate e mirate, coerenti con il loro Progetto di Vita verso l’adultità.

Sviluppo di competenze per percorsi finalizzati all’inserimento nel mondo del lavoro
Barbara Falcone (Responsabile Scuola Polo per l’inclusione - ITIS "Galileo Galilei" e Responsabile CTS di Arezzo)
L’intervento vuole esporre due percorsi PCTO progettati dalla scuola per sviluppare competenze lavorative e competenze trasversali spendibili alla fine del quinquennio scolastico per alunni con disturbi dello spettro autistico. I progetti permettono di organizzare interventi mirati rivolti soprattutto ad alunni del triennio che mettano in evidenza le abilità, valorizzino gli interessi e favoriscano competenze spendibili per il futuro. Scopo principale dei percorsi è anche quello di sviluppare autonomie, di portare a termine un compito assegnato, di saper interagire con gli altri cercando di adattarsi ai contesti.

Cosa farò da grande?
Anna Rita Attanasio (Referente per L'autismo - IPSEOA "Vincenzo Gioberti" e Operatrice Sportello Autismo, Roma) 
L’intervento, partendo da una breve riflessione su chi sia chiamato a rispondere alla domanda “Cosa farò da grande?”, e su cosa possa determinare la difficoltà di una risposta, intende sottolineare l’aiuto chiarificatore che può venire proprio dai PCTO.  A tal fine si illustrerà il percorso per le competenze trasversali e per l’orientamento svolto da un alunno di scuola secondaria di II grado nello spettro dell’autismo, descrivendo le fasi progettuali seguite per il dimensionamento della sua esperienza al fine di renderla non solo coerente con le competenze possedute e potenziali, ma anche motivo per lui di benessere e soddisfazione personale per la realizzazione di un’esistenza piena e dignitosa. 

Dalla scuola al lavoro: il progetto individuale di persone con autismo
Maurizio Ferraro (Presidente Cooperativa Sociale Integrata Agricola «Giuseppe Garibaldi», Roma)
L’intervento descrive le buone prassi utilizzate presso la Cooperativa Giuseppe Garibaldi di Roma per il progetto di vita di studenti e giovani adulti con autismo. Saranno illustrati gli elementi di innovatività relativi alla presenza di una rete di servizi di prossimità con la partecipazione di diversi attori istituzionali per la definizione del progetto individuale con una attenzione specifica ai percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento per studenti neurotipici e studenti con autismo. 

Relatori: Fiorenzo Laghi , Claudia Munaro , Maurizio Ferraro , Anna Rita Attanasio , Barbara Falcone

Fiorenzo

Laghi

Claudia

Munaro

Maurizio

Ferraro

Anna Rita

Attanasio

Barbara

Falcone

S12. Autism Friendly e adattamento dell'ambiente


AMBITO CULTURALE-SOCIALE

Introduce e coordina:
Carla Sogos (Dipartimento di Neuroscienze Umane, Università Sapienza Roma)

Cascina Rossago: contesti Autism Friendly e proposte personalizzate
Monica Caviglia (Coordinatrice pedagogica RSD Cascina Rossago, Fondazione Genitori per l’autismo Onlus, Pavia)
Cascina Rossago, nata sull’esempio delle Farm Community, è collocata in un contesto rurale riconosciuto come il più adatto ad accogliere persone adulte con autismo a basso funzionamento in quanto stabile e prevedibile, ma al contempo ricco di stimoli significativi.
Il focus del lavoro a Cascina Rossago è la buona qualità della vita per ogni persona, che viene garantita attraverso proposte educative e riabilitative individualizzate e personalizzate.

Casa “Sebastiano”: un passo verso l’altro 
Giovanni Coletti (Presidente Fondazione Trentina per l’Autismo Onlus)
L’ambiente in cui viviamo e svolgiamo le nostre attività è un sistema complesso di elementi viventi, non viventi e di relazioni, che impatta sulla nostra quotidianità a tal punto da influenzarla. Le difficoltà dell’autismo a integrare le informazioni sensoriali e a regolare le emozioni e le anomalie nelle funzioni esecutive, portano a una continua condizione di stress psico-fisico per adattarsi all'ambiente. L’esempio di Casa “Sebastiano” tra geografia degli spazi e delle relazioni.

Prato Autism Friendly: progetto per una città inclusiva
Ilaria Santi (Assessore all’Istruzione Pubblica, Pari Opportunità, Partecipazione e Memoria, Comune di Prato)
Il progetto Prato Autism Friendly nasce dalla convinzione che sentirsi parte di una città sia molto più che viverci e basta. Da questa idea, si è mossa la creazione concreta di una rete di commercianti e luoghi pubblici della città che hanno aperto le porte delle loro attività al mondo dell’autismo. Si tratta di un sistema territoriale creato con cognizione per promuovere l’inserimento sociale e l’autonomia. Il progetto si è articolato in varie fasi di lavoro, partendo dalla creazione di una rete di esercizi commerciali e luoghi privati o pubblici nel Comune di Prato dove si sono adottate modalità e misure per favorire l’accoglienza di persone con autismo, la realizzazione di un percorso formativo ad hoc per le attività aderenti, la creazione di un kit, come testimonianza di un’accoglienza consapevole e preparata, e infine la realizzazione di una mappa speciale della città che evidenzi e identifichi gli esercizi dove è possibile garantire un set minimo di modalità e condizioni favorenti l’accoglienza e la fruizione da parte di persone con autismo.

 

Relatori: Giovanni Coletti , Carla Sogos , Monica Caviglia , Ilaria Santi

Giovanni

Coletti

Carla

Sogos

Monica

Caviglia

Ilaria

Santi

WS7. Indicazioni pratiche per attività inclusive nella scuola primaria


AMBITO EDUCATIVO-DIDATTICO

Promuovere una didattica inclusiva è di fondamentale importanza per creare un contesto di apprendimento in grado di rispondere in modo equo ai diversi bisogni di tutti gli alunni. Sappiamo che le prassi inclusive sono strettamente legate all'innovazione didattica e alcuni di questi modelli di innovazione, legati principalmente al lavoro in piccolo gruppo, ad attività creative e ad approfondimenti individuali condivisi con gli altri, si sono dimostrati particolarmente adeguati all'inserimento nella scuola primaria di bambine e bambini con autismo sia ad alto che a basso funzionamento.
Il workshop, alternando momenti di teoria a momenti di pratica, sarà l’occasione per presentare e approfondire attività, esperienze e percorsi didattici per includere realmente le bambine e i bambini con disturbo dello spettro autistico, sottolineando come l’obiettivo fondamentale nella scuola primaria sia il lavoro rivolto ad acquisire competenze sociali attraverso sia role playing, che attività musicali, di drammatizzazione e di narrazione. Durante il workshop si approfondirà in particolar modo l'importanza della task analysis, e in generale dell’uso delle immagini per la strutturazione della quotidianità degli alunni con autismo, e si proporranno una serie di attività rivolte a tutta la classe e finalizzate alla promozione delle competenze sociali come l'interdipendenza positiva, la collaborazione e l'empatia degli alunni ad alto funzionamento.
 

Relatori: Paola Venuti , Fabio Filosofi , Stefania Vannucchi

Paola

Venuti

Fabio

Filosofi

Stefania

Vannucchi

WS8. Dall’azione all’intersoggettività: l’attenzione congiunta e l’evoluzione degli schemi cooperativi nell’intervento neuropsicomotorio


AMBITO CLINICO

Negli ultimi decenni, nella presa in carico di bambini con autismo, si è definita in modo sempre più precisa la possibilità di individuare cornici operative basate sull’evidenza. Tutti gli autori concordano sull'importanza di una presa incarico precoce ed è proprio in considerazione della precocizzazione degli interventi che un approccio quale quello neuropsicomotorio, in grado di tenere conto della natura corporea e motoria delle prime esperienze intersoggettive, diviene cruciale nell’attivare processi di integrazione sensoriale, comportamenti imitativi e di sintonizzazione, trasformazioni dell’assetto posturale in termini di orientamento e di nascita di schemi cooperativi.
Il workshop, attraverso l’analisi di casi presentati in una prospettiva longitudinale e attraverso i dati provenienti dalla ricerca, focalizzerà l’attenzione sul movimento e l’azione come vettori principali nella stimolazione delle competenze interattivo–sociali, dell’attenzione congiunta e degli schemi cooperativi. In considerazione dell’orientamento, a livello internazionale, che identifica l’efficacia degli interventi in un’ottica di integrazione e di articolazione dei contesti abilitativi, domiciliari e scolastici, verranno illustrate le procedure attuate per favorire i processi di generalizzazione di competenze acquisite nell’ambito della terapia neuropsicomotoria. A tal fine, si farà riferimento al modello Paediatric Autism Communication Therapy (PACT) elaborato da Green e colleghi (Green et al., 2010; Pickles et al., 2016).  Si tratta di un intervento mediato dai genitori che utilizza tra i suoi strumenti il video-feedback, utile per migliorare le competenze di comunicazione sociale nei bambini con disturbi dello spettro autistico. Per l’intervento scolastico, verranno presentati specifici strumenti di osservazione e di individuazione di obiettivi condivisi in un’ottica coerente con il modello ICF-CY finalizzati a sostenere durante le fasi del percorso sia gli insegnanti che gli operatori dell’ambito sanitario.
 

Relatori: Andrea Bonifacio , Giovanna Gison

Andrea

Bonifacio

Giovanna

Gison

WS9. Autismi e linguaggi drammatico-espressivi nel teatro e nel cinema


AMBITO CULTURALE-SOCIALE

I linguaggi drammatico-espressivi del teatro e del cinema rappresentano una risorsa importante sia per parlare del tema dell’autismo con modi e sguardi differenti sia per essere utilizzati, nella pratica, come strumenti per potenziare le abilità sociali delle persone con autismo.
Nel workshop si aprirà la riflessione parlando dell’evoluzione del linguaggio cinematografico rispetto al tema dell’autismo, affrontando anche il caso specifico del cinema italiano e portando esemplificazioni concrete di come il cinema possa rappresentare una possibilità di crescita e valorizzazione delle persone con autismo.
Successivamente, verrà presentata l’esperienza di inclusione teatrale della Compagnia "Gli Scarti" di La Spezia, ragionando insieme sull’importanza del linguaggio teatrale per lo sviluppo delle risorse emozionali, come opportunità di esprimere talenti e possibilità di valorizzazione del sé.
 

Relatori: Silvano Solari , Pierfilippo Macchiavelli

Silvano

Solari

Pierfilippo

Macchiavelli

QT4. Autismo e neuroscienze

 

AMBITO CLINICO

Introduce e coordina:
Angela Cattoni (Erickson, Trento)
 

  • Quale è la teoria della mente nella persona con disturbo dello spettro autistico?
    Giovanni Valeri (Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Roma)
  • Come può il sistema motorio aiutarci a comprendere i disturbi dello spettro autistico? 
    Maddalena Fabbri Destro (Istituto di Neuroscienze, CNR, Parma)

 

Relatori: Giovanni Valeri , Maddalena Fabbri Destro , Angela Cattoni

Giovanni

Valeri

Maddalena

Fabbri Destro

Angela

Cattoni

S13. Essere genitori di un bambino con autismo: dalla nascita all'età adulta


AMBITO CULTURALE-SOCIALE

Introduce e coordina:
Silvano Solari (Università di Genova)

La persona con autismo e i cambiamenti emotivi nella storia della famiglia
Silvano Solari
(Università di Genova)
Dall'infanzia all'età adulta, la persona con autismo esprime esigenze diverse e richiede modalità di attenzione e di valorizzazione in continua evoluzione. Di conseguenza, i processi di interazione si strutturano sulla base di sollecitazioni interne ed esterne, caratterizzate da forme relazionali a diversa intensità relazionale. Il MIE (Metodo Interattivo Emozionale) rappresenta, a questo proposito, un riferimento fondamentale di crescita, determinando una serie di cambiamenti in progressione.

Lavorare insieme: sfide e ostacoli nel promuovere l'aderenza al trattamento dei genitori
Chiara Pezzana
(Direttore Sanitario e Scientifico, Associazione per l’autismo Enrico Micheli Onlus, Novara)
Nel campo dei disturbi dello spettro autistico molto si è scritto sull’efficacia dei trattamenti di natura cognitivo-comportamentale e sulla crucialità del ruolo dei genitori come co-terapeuti. Verranno analizzate quali sono le difficoltà e le sfide che si presentano al clinico nel promuovere una corretta aderenza della famiglia al trattamento proposto, nell’ottica di sostenere un intervento di qualità e di successo.

La parola a due mamme: diagnosi, accettazione ma soprattutto azione!
Simonetta Lumachi
(Responsabile psicopedagogico Associazione PHILOS, Genova)
Dal momento della diagnosi, alla presa di consapevolezza e accettazione, per giungere alla personale reazione. Molte e differenti sono le modalità di re-azione o immobilizz-azione, fino all'estrema posizione di negazione della diagnosi. Nell'intervento si darà spazio a distinte esperienze attraverso le video-testimonianze di due madri che generosamente si racconteranno nel loro percorso passato, presente e sogni futuri, sia come genitori che come coppia. Sarà dedicato ampio spazio a riflessioni in merito a quanto emerso.
 

Relatori: Simonetta Lumachi , Silvano Solari , Chiara Pezzana

Simonetta

Lumachi

Silvano

Solari

Chiara

Pezzana

S14. Il ruolo del compagno adulto: autonomie, inserimento lavorativo e qualità della vita


AMBITO CULTURALE-SOCIALE

Introduce e coordina:
Giovanni Magoni (Culturautismo Onlus, Roma)

Il compagno adulto: autonomie individuali ed esperienze di gruppo
Lucio Deretti (Associazione «Autismo è...», Bergamo)
Uno degli aspetti principali dell'intervento del compagno adulto riguarda il lavoro sulle autonomie. In un'ottica di vita adulta il più possibile indipendente, la persona deve essere in grado di svolgere senza aiuto un numero molto ampio di attività personali, domestiche e sociali. Un esempio è la possibilità di spostarsi autonomamente con i mezzi pubblici, che ha una ricaduta diretta sull'autostima della persona stessa, oltre a offrire maggiori opportunità sociali. In questa direzione, anche le esperienze che si vivono in gruppo consentono, oltre a favorire un lavoro strettamente relazionale, di lavorare su tali abilità di autonomia. Durante la relazione si ragionerà su questi aspetti, presentando esperienze di lavoro.

Autismo femminile e ruolo della compagna adulta: condivisione di obiettivi e strategie per la vita indipendente
Silvana Maggi (Culturautismo Onlus, Roma)
Nel mondo della neurodiversità, la condizione delle donne sembra assumere specifiche caratteristiche: le donne nello spettro dell’autismo sono spesso meno “riconoscibili” e ricevono più spesso diagnosi tardive, avendo una maggiore capacità di adattamento ai contesti di vita in cui sono inserite. Lo sforzo di “mascheramento” che comporta l’adattamento, determina però spesso problemi di salute mentale, come la depressione, e in molti casi non consente l’accesso ad una vera autonomia: nella gestione del luogo di vita, nel lavoro e nelle relazioni interpersonali. In quest’ottica, la figura della “compagna adulta” assume un ruolo determinante nella realizzazione della piena autonomia e nel miglioramento della qualità di vita. Durante l’intervento si rifletterà sul ruolo della compagna adulta per le adolescenti e le donne nello spettro dell’autismo, la quale assume la funzione di “mediatrice culturale” fra la persona e le richieste e le attese sociali, e, partendo dagli obiettivi e dal rispetto delle caratteristiche della persona stessa, la accompagna verso il progetto di vita.

Il ruolo del compagno adulto sul posto di lavoro: dall’apprendistato al posto fisso
Lalli Howell (Seaside View Child Development Centre, Brighton General Hospital, Regno Unito)
Nel 2016 a Brighton in Inghilterra la Fondazione Team Domenica ha aperto un ristorante con una struttura di catering college per giovani adulti con autismo. Team Domenica offre una gamma di programmi per accedere a diversi posti di lavoro iniziando dal lavoro all’interno del ristorante, per passare poi all’apprendistato esterno, con il sostegno del compagno adulto, e giungere, alla fine, al posto di lavoro fisso e indipendente. La relazione presenterà i tre diversi livelli d’intervento: lo sviluppo di life skills, il lavoro nel ristorante e il lavoro in strutture esterne tramite il ruolo del compagno mentore. Verranno presentati, inoltre, i dati a sostegno dell’importanza del ruolo del compagno mentore, soprattutto nella fase iniziale di inserimento lavorativo: il 44% dei partecipanti infatti sono impiegati con successo con contratti a tempo indeterminato in strutture esterne, rispetto al 6% delle statistiche nazionali inglesi. Sarà anche visionato un brevissimo filmato di 5 minuti.
 

Relatori: Lalli Howell , Giovanni Magoni , Silvana Maggi , Lucio Deretti

Lalli

Howell

Giovanni

Magoni

Silvana

Maggi

Lucio

Deretti

S15. Psicopatologia e psicofarmacologia nei disturbi dello spettro autistico


AMBITO CLINICO

Introduce e coordina:
Marco Bertelli (Direttore Scientifico CREA - Centro Ricerca E Ambulatori, Fondazione San Sebastiano, Firenze e Presidente SIDiN - Società Italiana per i Disturbi del Neurosviluppo)

Comorbidità psichiatriche nel disturbo dello spettro autistico: diagnosi e trattamento
Stefano Vicari (IRCCS Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e Istituto Rete, Roma)
Il 70% dei giovani con un disturbo dello spettro autistico ha almeno un disturbo psichiatrico in comorbidità, la cui diagnosi risulta complicata dalla difficoltà di riconoscerli. Il disturbo d’ansia sociale risulta il più frequente. Pochi studi guidano la prescrizione di farmaci nella popolazione con disturbi dello spettro autistico. Riconoscere e trattare precocemente le comorbidità psichiatriche è quindi un’esigenza sempre più avvertita sia dai clinici che dai caregivers.

Diagnosi psicopatologica negli adulti con disturbi del neurosviluppo con gravi difficoltà di insight e di comunicazione: implicazioni psicofarmacologiche
Marco Bertelli (Direttore Scientifico CREA - Centro Ricerca E Ambulatori, Fondazione San Sebastiano, Firenze e Presidente SIDiN - Società Italiana per i Disturbi del Neurosviluppo)
La disabilità intellettiva a basso livello adattativo e il disturbo dello spettro autistico a basso funzionamento rappresentano i disturbi del neurosviluppo col maggior grado di disabilità nell’ambito della comunicazione e della concettualizzazione. Valutare e diagnosticare un disturbo psichiatrico in queste persone è ancor più complesso di quanto lo sia in quelle con disabilità meno marcate, con la necessità di riferirsi a una semeiologia comportamentale e di superare difficoltà rilevanti di differenziazione. Un buon inquadramento clinico è un presupposto fondamentale all'abbandono di interventi farmacologici inappropriati, spesso basati su principi attivi con effetto neurolettico aspecifico.

I nuovi farmaci per l'autismo
Antonio Persico (Università di Messina e Programma Interdipartimentale «Autismo 0-90», A.O.U. Policlinico «G. Martino», Messina)
La mancanza di farmaci in grado di agire sui sintomi “core” del disturbo di spettro autistico è grandemente avvertita tra gli specialisti che se ne occupano. Questo disturbo è stato pertanto oggetto di un’intensa attività di ricerca farmaceutica nell’ultimo decennio. Tre nuovi farmaci appaiono particolarmente vicini a entrare nella pratica clinica: l’ossitocina intranasale, il balovaptan (antagonista del rec. V1A per la vasopressina) e la bumetanide (diuretico del cloro). Durante la relazione verranno brevemente trattati anche altri farmaci con evidenze più limitate di efficacia, come i farmaci glutamatergici (memantina e d-cicloserina), il sulforafano, l’agonista GABA-B arbaclofene ed altri.

 

Relatori: Marco Bertelli , Antonio Persico , Stefano Vicari

Marco

Bertelli

Antonio

Persico

Stefano

Vicari

S16. Scuola protagonista e responsabile: Sportelli Autismo e strategie di rete per una reale inclusione degli alunni con autismo


AMBITO EDUCATIVO-DIDATTICO

Introduce e coordina:
Flavio Fogarolo (Formatore, Vicenza)

Gli Sportelli Autismo, una grande opportunità: come migliorarli?
Benedetta Demartis (Presidente Nazionale Angsa Onlus)
La sperimentazione conclusa sul territorio italiano con gli Sportelli Autismo ha avuto alcuni successi, ma anche alcuni esiti deludenti. C'è ancora molto da fare per renderli davvero utili agli insegnanti che hanno a volte in classe studenti con casi molto complessi. È nato un accordo tra MIUR e ANGSA per trovare insieme, attraverso una stretta collaborazione, le migliori soluzioni per amplificare quelle strategie vincenti e renderle fruibili in ogni scuola.

Sportelli Autismo Italia. Experienced teachers a servizio della comunità 
Claudia Munaro (MIUR- USR Veneto- Ufficio VIII Ambito Territoriale di Vicenza, Referente inclusione e Coordinatrice Sportello Autismo - Servizio Disturbi Comportamento)
La scuola è ambiente elettivo di vita e di apprendimento, “palcoscenico naturale” per accogliere e valorizzare le differenze di tutte/i bambine/i, alunne/i, studentesse/i, adottando strategie e didattiche flessibili, capaci di creare percorsi personalizzati che diano accesso al successo formativo anche a chi evidenzia fragilità o disturbi. I docenti operatori degli Sportelli Autismo Italia, attraverso una rete virtuale nazionale di experienced teachers, hanno deciso di mettere insieme valori, speranze, risorse e competenze per affrontare le complessità educative e didattiche degli alunni con autismo, trovare linee comuni di supporto e aiuto alle scuole e sostenere il pieno diritto all'inclusione scolastica e sociale delle/i alunne/i nello spettro dell’autismo.

Le azioni del MI
Clelia Caiazza(Dirigente Ufficio IV “Disabilità, scuola in ospedale e integrazione alunni stranieri”, Direzione Generale per lo Studente, l’Inclusione e l’Orientamento scolastico – MI)
L’obiettivo principale del MI è quello di garantire e assicurare il diritto all’istruzione e all’inclusione di tutte le alunne e gli alunni con difficoltà. Ancora più importante è la costruzione di progettualità che sappiano valorizzare sia le professionalità interne che le risorse offerte dal territorio. Con l’ANGSA, ad esempio, è stato istituito un Comitato Tecnico Paritetico al fine di mettere in campo tutta una serie di azioni per poter monitorare gli “Sportelli Autismo” presenti sul territorio nazionale e per poter realizzare azioni concrete che possano offrire un sostegno aggiuntivo alle persone con disabilità, alle famiglie e alle scuole, e che saranno oggetto della presente relazione.

Relatori: Benedetta Demartis , Claudia Munaro , Flavio Fogarolo , Clelia Caiazza

Benedetta

Demartis

Claudia

Munaro

Flavio

Fogarolo

Clelia

Caiazza

WS10. Autoregolazione emotiva, mindfulness e flessibilità psicologica per i disturbi del neurosviluppo


AMBITO CLINICO

L'autoregolazione emotiva comprende la capacità di comportarsi in modo efficace e adattivo, anche quando si è impegnati in situazioni che sono deludenti o stressanti (Najdowski, 2017).  Le persone con forti capacità di regolazione emotiva sono in grado di notare le emozioni negative e scelgono di impegnarsi in comportamenti alternativi rispetto a quelli disadattivi. La capacità di regolazione emotiva include l’abilità di osservare se stessi “dall’alto” e accorgersi quando si diventa emotivamente carichi.
La flessibilità implica la volontà di adattarsi al proprio contesto impegnandosi in comportamenti nuovi, quando questo lo richiede. Percorsi di mindfulness e di Acceptance and Commitment Training (ACT; Hayes, Strosahl e Wilson 1999) si sono mostrati molto efficaci in oltre 300 RCT per favorire l’acquisizione di queste abilità. Per alcune persone con disturbo del neurosviluppo, la variabilità, di per sé, può essere aversiva e fonte di ansia. Le inflessibilità possono includere qualsiasi cosa, dal non volere che un oggetto si sposti dalla sua posizione normale in casa, a insistere su particolari sequenze di attività, a pretendere sempre lo stesso percorsi nei tragitti.  Le moderne scienze contestualiste del comportamento stanno sviluppando modelli per comprendere e favorire l’apprendimento della flessibilità psicologica e della mindfulness in persone con disturbi del neurosviluppo.
Nel workshop, dopo una breve introduzione teorica, verranno presentati esercizi esperienziali adatti a favorire lo sviluppo delle abilità di consapevolezza, autoregolazione emotiva e flessibilità per le persone con disturbi del neurosviluppo.
 

Relatori: Giovanni Miselli

Giovanni

Miselli

WS11. Alunni nello spettro alla scuola secondaria di primo e secondo grado: strategie operative


AMBITO EDUCATIVO-DIDATTICO

Per lo studente nello spettro dell’autismo, la scuola secondaria di primo e secondo grado rappresenta un’importante tappa evolutiva per la costruzione e l’acquisizione dei prerequisiti necessari al raggiungimento di una positiva inclusione sociale. L’unicità di ogni studente impone un’adeguata valutazione al fine di una programmazione didattica che tenga conto delle sue caratteristiche cognitive e dei suoi punti di forza.
In questo workshop verranno considerate le condizioni di studenti con e senza disabilità intellettiva e del linguaggio verbale, nonché illustrati alcuni principi operativi per realizzare un adattamento degli strumenti di lavoro. Per gli studenti nello spettro dell’autismo, livelli 2 e 3, partendo dalla valutazione funzionale, verranno presentate esemplificazioni volte alla realizzazione di un progetto di vita con l’obiettivo di raggiungere il massimo grado di autonomia possibile in età adulta. Per gli studenti di livello 1 verranno offerti suggerimenti e strategie mirati all’adeguamento delle proposte didattiche, considerando lo specifico profilo intellettivo dello studente e allo scopo di sostenerlo nello sviluppo di abilità metacognitive finalizzate all’apprendimento, prevedendo infine anche una individualizzazione delle verifiche.
 

Relatori: Elena Bertoluzza , Verena Isaia

Elena

Bertoluzza

Verena

Isaia

WS12. Analisi funzionale del comportamento e tecniche di intervento in setting naturali


AMBITO CLINICO

Le persone con diagnosi di spettro autistico possono presentare problemi comportamentali che possono andare a influire negativamente sulla loro relazione con gli altri, sia a scuola che in famiglia.
Il workshop presenterà, nell’ambito degli interventi sulle problematiche di comportamento in persone con diagnosi di spettro autistico, l’applicazione di quattro modelli di analisi funzionale del comportamento: descrittiva, sperimentale, analoga e clinica.
Si indicheranno le procedure per l’individuazione della funzione nel contesto di vita quotidiana, si procederà con la descrizione delle tecniche di intervento specifiche per ogni tipologia di funzione (estinzione omissiva, estinzione non contingente, il Functional Communication Training – FCT, ecc.), il tutto ampiamente corredato da materiale video ed esemplificazioni pratiche applicabili nei contesti naturali di casa e scuola. Si concluderanno i lavori del workshop con la discussione delle potenzialità e delle criticità nell’uso di tali procedure nei contesti naturali.
 

Relatori: Carlo Ricci , Giorgia Carradori

Carlo

Ricci

Giorgia

Carradori

Shaping future autism research

Relatori: James Cusack

James

Cusack

Novità dalla ricerca sull’intervento precoce

Relatori: Giacomo Vivanti

Giacomo

Vivanti

Family e professional training: l'importanza della formazione per famiglie e operatori

Relatori: Lalli Howell

Lalli

Howell

Chiusura del Convegno

Relatori: Sofia Cramerotti

Sofia

Cramerotti