Relatore/Relatrice


Luigi Colusso

(Comitato scientifico Fondazione Advar Assistenza Alberto Rizzotti, Treviso)

Medico e psicoterapeuta, responsabile del progetto Advar “Rimanere insieme” per l’elaborazione del lutto.

È stato iniziatore del servizio per persone in lutto nel 1999 di cui è tutt’ora responsabile, un servizio che accoglie circa duecento persone/anno e che vede attivi otto gruppi di persone in lutto. Ha promosso alcuni anni fa a Treviso insieme ad altri il Tavolo provinciale per la prevenzione dei gesti suicidari. È formatore, docente del Laboratorio lutto presso la Cattolica Milano Brescia e autore del testo “Il colloquio con le persone in lutto”, Edizioni Erickson.

Attività


WS4. Gli operatori di fronte alla fine della vita: spazi di intervento per sostenere gli anziani e chi se ne prende cura


Nel tempo della complessità attuale, il tema della morte e del morire ci impone il coraggio di addentrarci nelle trame della solitudine e dell'isolamento, della sofferenza inconsolabile. L’esperienza della primavera 2020 ha rivelato tutta l’importanza della preparazione alla morte e del congedo, del fronteggiamento del lutto negato, sospeso, della necessità di recupero della ritualità negata e di nuove forme di condivisione.
Ci si confronta con l'anziano che decide di morire, che si lascia andare, più facilmente quando perde il contatto con i legami familiari, che perde progressivamente l’attaccamento alla vita, che vive perdite progressive spesso non riconosciute né elaborate. La fatica di vivere diviene scelta, decisione, azione.
L'impatto di tale scelta coinvolge l’anziano e tutta la sua rete familiare, la comunità, l'equipe di cura, la società. Per questo ci chiediamo se, di fronte all'ultima scelta, c’è qualche spazio di intervento. 
Certo gli operatori accompagnano gli anziani nel percorso di perdite fino al congedo finale ma è anche vero che il loro servizio dona vita alla vita. Tra queste due funzioni, scegliere la predominante e come incarnarla è essenziale. Significa riconoscere il desiderio di morte e le intenzioni suicidarie, la voglia di vivere (o la “fatica di vivere” che congela), il cordoglio anticipatorio e condividere attraverso narrazioni queste esperienze vitali. Significa anche saper elaborare i lutti incontrati nella professione e fuori, per rimanere fonte di positività e gioia di vivere.Chi dedica il suo tempo professionale agli anziani può pensare che con la morte il legame con loro si recida e cessi, anche perché conclude di norma un tempo di decadimento di corpo/mente, delle relazioni, di perdita della “bellezza antropologica”. Sono invece tutti eventi che sedimentano e si sommano: se non elaborati appesantiscono gli operatori e spingono verso il burnout.Per questo è importante saper accompagnare l’anziano, i caregiver e anche se stessi durante il tempo del “cordoglio anticipatorio” e in quello scomodo spazio di “morte abitata e pensata”, non sempre percepito come tale.
Per “stare” in tutto questo servono conoscenze di base e strumenti idonei. Cominciamo ad approcciarli. L'occasione sarà quella di riflettere sulle priorità del fine vita e dell'invecchiamento, per valorizzare quelle trame di relazioni e di supporti possibili per sostenere l'anziano fragile e i caregiver.

Intervento in presenza

 

Relatori: Luigi Colusso , Elisa Mencacci

Luigi

Colusso

Elisa

Mencacci