Relatore/Relatrice


Amalia Cecilia Bruni

Neurologa, Direttrice del Centro Regionale di Neurogenetica, Lamezia Terme

Membro del Tavolo Nazionale Demenze e membro del Comitato Scientifico dell’ISS, è inoltre Presidente della SINDEM. Ha contribuito ad importanti avanzamenti nel campo della malattia di Alzheimer con l’identificazione della Presenilina 1 e Nicastrina.

Ha lavorato su molte forme di demenza sia da un punto di vista assistenziale che di ricerca.

Attività


S2. Alzheimer e altre demenze: dal problema alla persona


Coordinamento: 
Jacopo Tomasi (Erickson, Trento)

L’approccio psicosociale con le persone con demenza e i loro caregivers: ricerca e implementazione
Rabih Chattat
 (MD-PhD, Professore associato di Psicologia Clinica, Università di Bologna) - Intervento in presenza
L’approccio psicosociale con le persone con demenza si è arricchito negli ultimi anni di significative ricerche che hanno messo in evidenza l’efficacia di molti interventi utilizzati nelle diverse fasi della malattia dalla prevenzione fino alle situazioni severe. La sfida attuale è quella di implementare nella pratica clinica e assistenziale i risultati ottenuti.

“La Persona è ancora lì”. Il valore delle interazioni nell’assistenza quotidiana secondo Tom Kitwood
Maria Luisa Raineri
(Centro di ricerca Relational Social Work, Università Cattolica di Milano) - Intervento in presenza
Tom Kitwood è stato una delle maggiori figure di riferimento nello sviluppo del pensiero su cosa sia la demenza, su come si evolve, sull’esperienza vissuta da chi ne soffre e sull’assistenza centrata sulla persona. Nei suoi ultimi scritti vengono illustrate le trappole delle interazioni quotidiane che aggravano la demenza e, di converso, le interazioni che sanno andare a cercare la persona, sanno sostenerla e, soprattutto, sanno imparare da lei, nonostante tutto.

Comunicazione della diagnosi come inizio di un percorso inclusivo
Amalia Cecilia Bruni
(Neurologo, Direttore del Centro Regionale di Neurogenetica, Lamezia Terme) - Intervento a distanza
Una comunicazione tempestiva ed efficace della diagnosi di Alzheimer, o di demenza in generale, permette alla persona affetta e ai suoi familiari di migliorare la comprensione reciproca e discutere in anticipo, con il coinvolgimento attivo della persona, una serie di decisioni pratiche. Eppure spesso motivazioni etiche impediscono a medici e familiari di comunicare la diagnosi in modo chiaro, con il conseguente mancato coinvolgimento in molte decisioni che la riguardano.

L’autonomia e la concertazione nelle scelte di vita delle persone affette da demenza
Fabio Izzicupo
(Dirigente Psicologo, Centro Disturbi Cognitivi e Demenze, Distretto Sanitario di Base di Senigallia, Area Vasta 2, ASUR Marche) - Intervento a distanza
La sempre migliore capacità di effettuare una diagnosi tempestiva da parte dei sanitari che si occupano di persone affette da demenza, ha permesso di impostare piani di cura che migliorano efficacemente la qualità di vita. Le persone affette da demenza in fase iniziale sono in grado, nella maggior parte dei casi, di comprendere la diagnosi, la prognosi e le conseguenze che ciò determina nella loro vita. La comunicazione con il diretto interessato diventa cruciale nella pratica clinica quotidiana. Questo aspetto e la possibilità da parte dei malati di poter usufruire di percorsi e strumenti giuridici che tutelino la loro volontà sono una sfida rilevante per gli operatori e più in generale per la società nel suo complesso.

La persona e la sua comunità: non un problema ma un dovere di cura
Mario Possenti
 (Segretario generale, Federazione Alzheimer Italia) - Intervento a distanza
Secondo l’ultimo Rapporto Mondiale ADI, nel mondo sono cinquanta milioni le persone con demenza. Numero destinato a raddoppiare in venti anni. L’assenza di terapie risolutive e l’enorme investimento di risorse necessarie per l’assistenza rendono l’Alzheimer e la demenza in generale, una delle patologie a più grave impatto sociale nel mondo. Questa malattia impone alla famiglia un ruolo chiave nell’assistenza quotidiana. Spesso però il lavoro di cura porta con sé un carico fisico ed emotivo difficilmente sopportabile. Laddove i caregiver formali o informali non possono arrivare, esperienze nuove come le “Comunità amiche delle persone con demenza” possono essere di supporto e venire incontro ai bisogni non solo attraverso iniziative utili ma anche grazie a piccoli gesti che ciascuno di noi può fare per rendere un quartiere, un paese o un luogo di lavoro, ambiente protesico per le persone con demenza.

 

Relatori: Maria Luisa Raineri , Rabih Chattat , Amalia Cecilia Bruni , Fabio Izzicupo

Maria Luisa

Raineri

Rabih

Chattat

Amalia Cecilia

Bruni

Fabio

Izzicupo