Relatore/Relatrice


Attività


Gli anziani al tempo del Covid-19: il disastro della solitudine

Intervento in presenza

Relatori: Marco Trabucchi

Marco

Trabucchi

Il tempo e la cura

Intervento a distanza

Relatori: Mortari Luigina

Mortari

Luigina

Cosa ha insegnato la gestione dell’emergenza sul settore Long Term Care? Appunti per la ripartenza e per lo sviluppo futuro del settore

Intervento a distanza

Relatori: Andrea Rotolo

Andrea

Rotolo

Lockdown e caregiving: la voce di un’esperta per esperienza

Intervento in presenza

Relatori: Giulia Avancini , Andreanna Bayr Ambrosi

Giulia

Avancini

Andreanna

Bayr Ambrosi

Gli anziani, la loro dignità e la pandemia: serve l’assistenza dei robot?

Intervento a distanza

Relatori: Pierpaolo Donati

Pierpaolo

Donati

La reciprocità tra generazioni: uno sguardo comparativo

Intervento a distanza

Relatori: Adriano Favole

Adriano

Favole

La pandemia vissuta dalle persone con demenza: intervista a più voci sull'impatto dell'emergenza Covid-19 da febbraio a oggi

Intervento a distanza

Relatori: Eloisa Stella

Eloisa

Stella

S1. Social work e non autosufficienza: lavorare nella complessità


Coordinamento: 
Marco Noli (Università Cattolica di Milano)

Il social work con le persone non autosufficienti: quali spazi di lavoro oltre le prestazioni standardizzate? Cosa è rimasto e cosa è cambiato in seguito all’emergenza sanitaria
Francesca Corradini (Centro di ricerca Relational Social Work, Università Cattolica di Milano) - Intervento in presenza
Il lavoro degli assistenti sociali che si occupano di non autosufficienza è caratterizzato da un'elevata standardizzazione delle prestazioni. Questo potrebbe fare ritenere che l'impegno dei professionisti si esaurisca nell'attivazione di procedure che richiedono un basso livello di discrezionalità professionale, a differenza del lavoro in altre aree ritenute maggiormente complesse e, al contempo, qualificanti. Tuttavia, le ricerche e le testimonianze dei professionisti ci mostrano un mondo molto più complesso, in cui l'attivazione di servizi e prestazioni si inserisce all'interno di percorsi più ampi e le competenze di diversi professionisti si intrecciano con le risorse che mettono in campo le famiglie. Gli assistenti sociali si muovono all'interno di questa complessità, tessendo le fila delle relazioni tra il mondo dei servizi e le famiglie, ascoltando le esigenze dei cittadini e valorizzando le reti informali. È un lavoro delicato e spesso nascosto, che tuttavia risulta cruciale per poter costruire percorsi efficaci, che tengano conto da un lato della libertà di scelta delle persone, dall'altro della necessità di ottimizzare le scarse risorse disponibili. L’emergenza sanitaria ha portato ulteriore complessità e l’apertura di scenari completamente nuovi, di fronte ai quali l’organizzazione dei servizi non era preparata, dal momento che le situazioni emergenziali incontrate finora, nel nostro Paese o anche all’estero, erano di natura differente. Il lavoro con le persone non autosufficienti, sia a domicilio che in struttura, ha richiesto una necessaria ridefinizione, soprattutto per continuare a garantire il rispetto dei diritti fondamentali delle persone anziane e dei loro caregiver.

Riconoscere i maltrattamenti e ripensare le relazioni ai tempi del Covid-19
Luisa Lomazzi (Professoressa SUPSI, Lugano) - Intervento in presenza
Quali sono i principali elementi alla radice dei maltrattamenti e quali invece volti alla promozione di una cultura comune che metta al centro il rispetto incondizionato della persona anziana e della sua volontà, soprattutto di questi tempi? Verrà proposta una riflessione a partire dai risultati di una ricerca-azione condotta in diverse case per anziani ticinesi finalizzata alla prevenzione dei maltrattamenti nei servizi rivolti a persone anziane.

Integrazione sociosanitaria nella non autosufficienza: modelli innovativi di intervento
Carla Moretti (Centro di Ricerca e Servizio sull’Integrazione Socio-Sanitaria, Università Politecnica delle Marche) - Intervento a distanza
Le nuove concezioni di salute hanno determinato la necessità di un nuovo paradigma assistenziale, in cui lo sviluppo della salute viene raggiunto attraverso servizi di prossimità e di accompagnamento. A partire da questo approccio verrà presentata l’esperienza, realizzata nella Regione Marche, relativa all’integrazione dell’assistente sociale negli studi dei medici di medicina generale, volta ad attuare un modello integrato di assistenza sociosanitaria che pone centralità alla persona, alla famiglia e ai loro contesti di vita.

Anziani non autosufficienti e assistenza domiciliare: l'impatto del Covid-19. Un sistema debole da riformare
Veruska Menghini (I Luoghi della cura online, Istituto San Giuseppe di Villa D'Adda, Bergamo) - Intervento in presenza
Indipendentemente dai modelli organizzativi regionali, l'assistenza domiciliare in Italia si dimostra una risposta ancora residuale e, l’emergenza sanitaria Covid-19, ne ha mostrato le più profonde debolezze strutturali e progettuali. Oggi più di prima è fondamentale ripensare con decisione a riformare i sistemi di assistenza domiciliare affinché essi diventino una soluzione, sostenibile ed efficace, per le famiglie chiamate ad affrontare i bisogni complessi degli anziani non autosufficienti. Aumento delle risorse legato a nuove progettualità, integrazione e fermo coordinamento tra interventi diversi, flessibilità nei processi di risposta, tempestività…questi sono alcuni degli elementi critici del settore domiciliare, già presenti nell’era pre Covid-19, che devono, oggi, diventare i punti di partenza per una riforma del settore domiciliare.

Anziani non autosufficienti e assistenza residenziale: l'impatto del Covid-19, tra sicurezza e qualità della vita
Massimo Giordani (Direttore Upipa sc e Presidente di Qualità & Benessere srl) - Intervento in presenza
Quali misure di sicurezza sono state adottate per tutelare le strutture residenziali per anziani, in base alle indicazioni dell’Istituto Superiore di Sanità e delle diverse regioni e province autonome? In questo intervento ci si soffermerà in particolare su quelle relative alla separazione tra strutture e territorio circostante, quelle riguardanti la compartimentazione delle strutture in aree più piccole e quelle relative al distanziamento fisico interpersonale.
Si cercherà di evidenziare come tali misure impattano sulla qualità della vita delle persone residenti all’interno di tali strutture, anche in relazione ai modelli di valutazione della qualità della vita basati su approcci bio-psico-sociali e non esclusivamente sanitari, con attenzione alla libertà, alle relazioni sociali e all’autorealizzazione delle persone dipendenti dagli altri per la vita quotidiana. Verranno inoltre presentate, partendo da alcuni esempi creativi ed innovativi portati avanti da singoli enti, alcune prospettive di conciliazione possibile tra sicurezza dal contagio e qualità della vita. 

 

Relatori: Francesca Corradini , Luisa Lomazzi , Veruska Menghini , Carla Moretti

Francesca

Corradini

Luisa

Lomazzi

Veruska

Menghini

Carla

Moretti

S2. Alzheimer e altre demenze: dal problema alla persona


Coordinamento: 
Jacopo Tomasi (Erickson, Trento)

L’approccio psicosociale con le persone con demenza e i loro caregivers: ricerca e implementazione
Rabih Chattat
 (MD-PhD, Professore associato di Psicologia Clinica, Università di Bologna) - Intervento in presenza
L’approccio psicosociale con le persone con demenza si è arricchito negli ultimi anni di significative ricerche che hanno messo in evidenza l’efficacia di molti interventi utilizzati nelle diverse fasi della malattia dalla prevenzione fino alle situazioni severe. La sfida attuale è quella di implementare nella pratica clinica e assistenziale i risultati ottenuti.

“La Persona è ancora lì”. Il valore delle interazioni nell’assistenza quotidiana secondo Tom Kitwood
Maria Luisa Raineri
(Centro di ricerca Relational Social Work, Università Cattolica di Milano) - Intervento in presenza
Tom Kitwood è stato una delle maggiori figure di riferimento nello sviluppo del pensiero su cosa sia la demenza, su come si evolve, sull’esperienza vissuta da chi ne soffre e sull’assistenza centrata sulla persona. Nei suoi ultimi scritti vengono illustrate le trappole delle interazioni quotidiane che aggravano la demenza e, di converso, le interazioni che sanno andare a cercare la persona, sanno sostenerla e, soprattutto, sanno imparare da lei, nonostante tutto.

Comunicazione della diagnosi come inizio di un percorso inclusivo
Amalia Cecilia Bruni
(Neurologo, Direttore del Centro Regionale di Neurogenetica, Lamezia Terme) - Intervento a distanza
Una comunicazione tempestiva ed efficace della diagnosi di Alzheimer, o di demenza in generale, permette alla persona affetta e ai suoi familiari di migliorare la comprensione reciproca e discutere in anticipo, con il coinvolgimento attivo della persona, una serie di decisioni pratiche. Eppure spesso motivazioni etiche impediscono a medici e familiari di comunicare la diagnosi in modo chiaro, con il conseguente mancato coinvolgimento in molte decisioni che la riguardano.

L’autonomia e la concertazione nelle scelte di vita delle persone affette da demenza
Fabio Izzicupo
(Dirigente Psicologo, Centro Disturbi Cognitivi e Demenze, Distretto Sanitario di Base di Senigallia, Area Vasta 2, ASUR Marche) - Intervento a distanza
La sempre migliore capacità di effettuare una diagnosi tempestiva da parte dei sanitari che si occupano di persone affette da demenza, ha permesso di impostare piani di cura che migliorano efficacemente la qualità di vita. Le persone affette da demenza in fase iniziale sono in grado, nella maggior parte dei casi, di comprendere la diagnosi, la prognosi e le conseguenze che ciò determina nella loro vita. La comunicazione con il diretto interessato diventa cruciale nella pratica clinica quotidiana. Questo aspetto e la possibilità da parte dei malati di poter usufruire di percorsi e strumenti giuridici che tutelino la loro volontà sono una sfida rilevante per gli operatori e più in generale per la società nel suo complesso.

La persona e la sua comunità: non un problema ma un dovere di cura
Mario Possenti
 (Segretario generale, Federazione Alzheimer Italia) - Intervento a distanza
Secondo l’ultimo Rapporto Mondiale ADI, nel mondo sono cinquanta milioni le persone con demenza. Numero destinato a raddoppiare in venti anni. L’assenza di terapie risolutive e l’enorme investimento di risorse necessarie per l’assistenza rendono l’Alzheimer e la demenza in generale, una delle patologie a più grave impatto sociale nel mondo. Questa malattia impone alla famiglia un ruolo chiave nell’assistenza quotidiana. Spesso però il lavoro di cura porta con sé un carico fisico ed emotivo difficilmente sopportabile. Laddove i caregiver formali o informali non possono arrivare, esperienze nuove come le “Comunità amiche delle persone con demenza” possono essere di supporto e venire incontro ai bisogni non solo attraverso iniziative utili ma anche grazie a piccoli gesti che ciascuno di noi può fare per rendere un quartiere, un paese o un luogo di lavoro, ambiente protesico per le persone con demenza.

 

Relatori: Maria Luisa Raineri , Rabih Chattat , Amalia Cecilia Bruni , Fabio Izzicupo

Maria Luisa

Raineri

Rabih

Chattat

Amalia Cecilia

Bruni

Fabio

Izzicupo

WS1. Una matassa da sbrogliare: prendersi cura di un'anziana fragile


Prendersi cura di un anziano fragile pone familiari e professionisti di fronte a sfide e difficoltà che solamente attraverso un lavoro congiunto, integrato e basato sulla condivisione è possibile affrontare.
La vicenda: Carla è una donna di 85 anni, vedova dal 2012. Vive sola ed è autosufficiente. A marzo 2019 a causa di un grave ictus perde buona parte delle sue autonomie. Dopo un periodo di degenza ospedaliera e riabilitativa, rientra al domicilio necessitando di assistenza e sostegno. Al momento delle dimissioni i figli Riccardo e Anna, si rivolgono all’assistente sociale dell’ospedale e l’assistente sociale del comune per organizzare il rientro della madre al domicilio, ma non mancano difficoltà sul piano emotivo, economico e organizzativo. Con l’andare del tempo le condizioni di salute della signora Carla peggiorano ancora e il medico di medicina generale consiglia ai familiari di attivarsi per garantire alla signora Carla un’assistenza continua (24 ore su 24). I figli scelgono di assumere un’assistente familiare (badante), ma la madre fatica ad accettare questa figura in casa fino a diventare aggressiva nei suoi confronti. Tra ottobre 2019 e marzo 2020 tre assistenti familiari decidono di licenziarsi. I figli non sanno più che cosa fare.
Ne parleremo con:
   ♦  L’assistente sociale dell’ospedale
   ♦  L’assistente sociale del comune
   ♦  Il medico di medicina generale
   ♦  Il caregiver
   ♦  L’assistente familiare
 

Intervento in presenza

 

Relatori: Giulia Avancini , Francesca Prina , Giulia Orlandini , Clara Ricci , Marta Reverberi

Giulia

Avancini

Francesca

Prina

Giulia

Orlandini

Clara

Ricci

Marta

Reverberi

WS2. Riconoscere i maltrattamenti e ripensare le relazioni nei servizi agli anziani ai tempi del Covid-19


A partire dall’esperienza maturata nel corso di diversi anni di attività di accompagnamento, formazione e ricerca nei servizi agli anziani, nel corso del workshop si ragionerà sul riconoscimento dei principali segnali di esposizione al rischio di maltrattamento (dagli aspetti etico-valoriali, culturali e organizzativi che impostano e orientano l’andamento e il clima istituzionale, a quelli cognitivi ed emozionali che le persone mettono in campo per indirizzare il proprio comportamento) e sulle strategie di attivazione dei relativi fattori di protezione e intervento precoce. Ci si soffermerà inoltre sulle condizioni organizzative che promuovono e sostengono, nella quotidianità della vita dei servizi, una cultura fondata sull’autodeterminazione delle persone, sull’empowerment di operatori, anziani e famiglie e sull’accompagnamento degli operatori in un percorso evolutivo di responsabilizzazione, condivisione e implicazione personale e professionale, anche alla luce della attuale emergenza.

Intervento in presenza

 

Relatori: Luisa Lomazzi , Carla Sargenti

Luisa

Lomazzi

Carla

Sargenti

WS3. Gioco e anziani: una reale opportunità?


In questo workshop cercheremo di esplorare le opportunità che una attività ludica strutturata, basata su giochi da tavolo, può offrire nel lavoro con gli anziani. In una prima parte, teorica, esamineremo in breve quali sono le peculiarità dello strumento gioco in termini di sviluppo di competenze, tanto cognitive quanto relazionali. Andremo poi ad esaminare in maniera specifica il target degli anziani andando ad evidenziare criticità e potenzialità di una attività specifica partendo anche da esperienze reali già in corso. La parte teorica si concluderà con un esame delle principali «case histories» e «buone prassi».

La seconda parte del workshop sarà di tipo laboratoriale: verranno mostrati dei video di attività ludiche fatte con anziani, illustrati giochi da tavolo specificatamente progettati per il target e altri che, nella loro versione in commercio o opportunamente adattati possono essere utilizzati in maniera efficace. Daremo anche consigli su strategie e tecniche per creare giochi personalizzati. L’attività laboratoriale sarà anche spunto per riflessioni e osservazioni che concluderanno l’intervento.

Intervento a distanza

 

Relatori: Federica Taddia , Andrea Ligabue

Federica

Taddia

Andrea

Ligabue

WS4. Gli operatori di fronte alla fine della vita: spazi di intervento per sostenere gli anziani e chi se ne prende cura


Nel tempo della complessità attuale, il tema della morte e del morire ci impone il coraggio di addentrarci nelle trame della solitudine e dell'isolamento, della sofferenza inconsolabile. L’esperienza della primavera 2020 ha rivelato tutta l’importanza della preparazione alla morte e del congedo, del fronteggiamento del lutto negato, sospeso, della necessità di recupero della ritualità negata e di nuove forme di condivisione.
Ci si confronta con l'anziano che decide di morire, che si lascia andare, più facilmente quando perde il contatto con i legami familiari, che perde progressivamente l’attaccamento alla vita, che vive perdite progressive spesso non riconosciute né elaborate. La fatica di vivere diviene scelta, decisione, azione.
L'impatto di tale scelta coinvolge l’anziano e tutta la sua rete familiare, la comunità, l'equipe di cura, la società. Per questo ci chiediamo se, di fronte all'ultima scelta, c’è qualche spazio di intervento. 
Certo gli operatori accompagnano gli anziani nel percorso di perdite fino al congedo finale ma è anche vero che il loro servizio dona vita alla vita. Tra queste due funzioni, scegliere la predominante e come incarnarla è essenziale. Significa riconoscere il desiderio di morte e le intenzioni suicidarie, la voglia di vivere (o la “fatica di vivere” che congela), il cordoglio anticipatorio e condividere attraverso narrazioni queste esperienze vitali. Significa anche saper elaborare i lutti incontrati nella professione e fuori, per rimanere fonte di positività e gioia di vivere.Chi dedica il suo tempo professionale agli anziani può pensare che con la morte il legame con loro si recida e cessi, anche perché conclude di norma un tempo di decadimento di corpo/mente, delle relazioni, di perdita della “bellezza antropologica”. Sono invece tutti eventi che sedimentano e si sommano: se non elaborati appesantiscono gli operatori e spingono verso il burnout.Per questo è importante saper accompagnare l’anziano, i caregiver e anche se stessi durante il tempo del “cordoglio anticipatorio” e in quello scomodo spazio di “morte abitata e pensata”, non sempre percepito come tale.
Per “stare” in tutto questo servono conoscenze di base e strumenti idonei. Cominciamo ad approcciarli. L'occasione sarà quella di riflettere sulle priorità del fine vita e dell'invecchiamento, per valorizzare quelle trame di relazioni e di supporti possibili per sostenere l'anziano fragile e i caregiver.

Intervento in presenza

 

Relatori: Luigi Colusso , Elisa Mencacci

Luigi

Colusso

Elisa

Mencacci

WS5. Prove tecniche di co-design: dall'idea al progetto. La co-progettazione di opportunità e servizi con e per le persone con demenza


In questo workshop i partecipanti avranno la possibilità di conoscere le finalità, gli strumenti e i benefici della co-progettazione interdisciplinare di servizi, prodotti e iniziative insieme alle persone con demenza e ai loro familiari-caregiver. A tal fine, l'incontro sarà caratterizzato da tre momenti diversi di apprendimento e lavoro:
  ♦  nella prima parte si esplorerà il concetto di co-design e la sua recente evoluzione in ambito demenze;
  ♦  nella seconda parte verrà proposta una panoramica di realtà nazionali e internazionali che hanno fatto del co-design il loro punto di forza per sviluppare nuovi servizi e iniziative efficaci e vincenti;
  ♦  nella terza parte si lavorerà su un caso studio reale che darà modo ai partecipanti di acquisire i fondamenti di questo approccio e trasferirli nel loro lavoro.
Grazie a questo lavoro ogni partecipante potrà maturare una maggiore consapevolezza delle soluzioni che permettono di migliorare la qualità della vita delle persone con demenza ma anche raffinare la capacità di “lettura” delle proprie strategie e risorse in continuità con altre professionalità che operano in ambito demenze. Riuscirà inoltre a comprendere bisogni, aspettative e valori delle persone con demenza e altri stakeholder, superando la prospettiva della comunicazione unidirezionale e apprendere nuovi strumenti per lavorare secondo una logica peer to peer, condividendo in gruppo i propri punti di vista e le proprie risorse al fine di identificare soluzioni innovative e condivise.

Intervento a distanza

 

Relatori: Eloisa Stella , Cristian Leorin

Eloisa

Stella

Cristian

Leorin

WS6. Potenziamento Cognitivo, Metacognitivo ed Emotivo-Motivazionale: come contrastare il declino della memoria nell'invecchiamento


Spesso nel lavoro con la persona anziana si privilegiano interventi riabilitativi o di stimolazione cognitiva, ignorando quei programmi che sono invece preventivi e di supporto al funzionamento cognitivo della persona che sta invecchiando: i training di potenziamento cognitivo. Si dimentica così come sia indispensabile intervenire mantenendo attive (o ri-attivando) le proprie abilità, anche intraprendendo percorsi di potenziamento delle proprie funzioni cognitive, in particolare della memoria, per favorire un invecchiamento attivo. Una recente e innovativa teoria -Scaffolding Theory of Aging and Cognition (Reuter-Lorenz e Park, 2014)- suggerisce come i training di potenziamento cognitivo contribuiscano a costruire quella che viene chiamata “impalcatura di supporto” che permetterebbe al cervello di re-agire costruendo reti alternative che permettono il mantenimento di un buon livello di funzionamento cognitivo.
Invecchiando si sviluppano convinzioni negative, errate e disfunzionali rispetto alla propria memoria e alle abilità che realmente cambiano con l’avanzare dell’età; si aderisce, quindi, a una visione altamente stereotipata dell’anziano. La conseguenza è che la persona anziana si demotiva sempre di più, attribuisce i fallimenti a cause non controllabili (l’età), sperimenta un basso senso di auto-efficacia e si ritrae - si disimpegna - sempre di più da una vita attiva e cognitivamente impegnata.
In questo workshop verranno descritte alcune tipologie di training che considerano gli aspetti metacognitivi, emotivo-motivazionali come parte cardine dell’intervento di potenziamento della memoria e in generale delle abilità cognitive. In particolare si presenteranno due interventi strategici-metacognitivi, uno di base e uno avanzato, che hanno mostrato evidenze di efficacia con benefici che si generalizzano al di là dell’abilità direttamente allenta. Si discuterà altresì di quattro nuovi interventi: i primi tre lavorano su aspetti metacognitivi, strategici e sulla memoria di lavoro, - meccanismo chiave della cognizione -, a seconda dell’area che risulta carente, il quarto li combina in modo ottimale tra loro. Queste nuove procedure, che lavorano su aspetti specifici o che li combinano, si accumunano per utilizzare un approccio metacognitivo nella loro conduzione. Oltre alle loro evidenze di efficacia promuovono anche un invecchiamento attivo e impegnato.

Intervento a distanza

Relatori: Rossana De Beni , Erika Borella

Rossana

De Beni

Erika

Borella