Relatore/Relatrice


Giulia Avancini

Università Cattolica di Milano

Assistente sociale con esperienza nell’area della non autosufficienza e del lavoro sociale con gli anziani. Dottore di ricerca in Sociologia, organizzazioni, culture e membro del centro di ricerca Relational Social Work, dove si occupa in particolare di temi legati alla non autosufficienza. È docente nel corso di Laurea triennale in Scienze del servizio sociale presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.

Attività


Introduce e modera la sessione

Relatori: Giulia Avancini

Giulia

Avancini

S2. Come supportare la persona anziana nella pianificazione della propria assistenza?

 

Introduce e coordina: Giulia Avancini (Università Cattolica di Milano)

 

Intercettare precocemente i bisogni: i servizi per persone anziane autosufficienti

Eugenia Mercuri (Università di Milano Statale)

La crescita dell’aspettativa di vita sollecita a riflettere sui modi per sostenere al meglio i processi di invecchiamento, ma le condizioni della senilità sono l’esito di corsi di vita eterogenei, e la cumulazione dei vantaggi e degli svantaggi può dare forma a esiti difformi. In tale ottica, riconoscere tempestivamente l’insorgere di bisogni eterogenei non è semplice, appare quindi importante che i servizi si dotino di strumenti per leggere le complessità con una prospettiva preventiva. L’intervento proporrà delle sollecitazioni volte a comprendere maggiormente questa complessità e affrontarla con consapevolezza e competenza.

 

Progettare percorsi di cura e assistenza: il confine tra autodeterminazione e protezione

Francesca Corradini (Università Cattolica di Milano)

Sostenere le persone e le famiglie nel progettare un percorso di cura e assistenza è una funzione estremamente complessa, che si trovano ad affrontare gli operatori dei servizi. Si tratta di integrare le risorse e i percorsi disponibili con le esigenze e i desideri dei diretti interessati e dei loro caregiver. Come garantire alle persone anziane la possibilità di scegliere consapevolmente i percorsi e gli strumenti utili per programmare il proprio futuro? E come conciliare l’imprescindibile rispetto per l’autodeterminazione delle persone con il dovere deontologico di tutelare quelle fragili, soprattutto in un contesto di scarsità delle risorse disponibili? Partendo da tali interrogativi, si rifletterà su quali siano le necessarie attenzioni su un piano etico e metodologico.

 

Pianificazione della propria assistenza in struttura

Rabih Chattat (Università di Bologna)

Il tema della pianificazione della cura rappresenta un’azione fondamentale, in particolare per le persone anziane sia non autosufficienti sia con malattie croniche o cronico-degenerative. Con la legge 2019/17 la pianificazione condivisa delle cure diventa un requisito importante e implica un’adeguata relazione tra il professionista e la persona interessata. Al fine di rispondere ai requisiti è necessario sviluppare delle competenze specifiche in particolare per quanto concerne la condivisione. Oltre alla relazione professionista-persona malata, occorre sviluppare le competenze della condivisione delle decisioni che richiede capacità quali l’ascolto e l’elaborazione di una proposta che deve essere accettata dalla persona interessata oltre che dai professionisti. La pianificazione condivisa richiede inoltre una adeguata formazione dei professionisti coinvolti non solo per quanto concerne la legge citata ma anche sulle modalità di raggiungere il consenso. I diversi aspetti descritti rappresentano anche delle barriere per una applicazione adeguata della legge a tutela della dignità e del diritto di scelta delle persone.

 

Relatori: Giulia Avancini , Rabih Chattat , Francesca Corradini , Eugenia Mercuri

Giulia

Avancini

Rabih

Chattat

Francesca

Corradini

Eugenia

Mercuri

WS3. Dal PAI al Progetto di vita: costruire un piano partecipato

Quando una persona anziana è destinataria di un servizio o avviene l’inserimento in una struttura è fondamentale lavorare a un Piano di Assistenza Individualizzato (PAI). Il PAI, preceduto da una valutazione dei bisogni clinici e funzionali, gestita mediante strumenti standardizzati, è concepito come l’insieme degli interventi individualizzati diretti a risolvere e/o contenere tali problematiche, in una logica che potrebbe essere definita come problema-soluzione. Dalla struttura del PAI rischiano di rimanere sotto traccia i bisogni esistenziali della persona anziana, non riconducibili alle tradizionali check-list, ma rilevabili mediante il costrutto di Qualità della Vita (QdV). Da questo scenario nasce la possibilità di trasformare il PAI nel Progetto di Vita. Seguendo questa logica e con riferimento al Metodo Relational Social Work, durante il workshop verrà discusso lo strumento del PAI, proponendo delle riflessioni e degli strumenti operativi che mirano a superare la sua impostazione tradizionale, allineare gli interventi previsti all’interno del piano in una logica più ampia e proporre la sua elaborazione e condivisione con i diretti interessati.

 

Relatori: Giulia Avancini , Clara Bertoglio , Roberto Franchini

Giulia

Avancini

Clara

Bertoglio

Roberto

Franchini