Relatore/Relatrice


Attività


Apertura del Convegno

Relatori: Fabio Folgheraiter

Fabio

Folgheraiter

Introduce e modera la sessione

Relatori: Giulia Avancini

Giulia

Avancini

Invecchiamento, anziani fragili e LTC: sfide e prospettive di cambiamento

Relatori: Franca Maino

Franca

Maino

Invecchiare: condanna o opportunità? Nuovi sguardi per combattere l’ageism

Relatori: Nicola Palmarini

Nicola

Palmarini

Quando la vita non sembra più degna di essere vissuta

Relatori: Diego De Leo

Diego

De Leo

Capaci di scegliere? Autonomia e diritti delle persone anziane

Relatori: Maria Giulia Bernardini

Maria Giulia

Bernardini

Perchè e come valutare la qualità di vita nelle persone con demenza in RSA

Relatori: Alessandra Cantarella

Alessandra

Cantarella

S1. Cosa significa davvero sostenere la domiciliarità?

 

Introduce e coordinaClara Bertoglio (Università Cattolica di Milano)

 

L'integrazione sociosanitaria per sostenere la permanenza al domicilio

Franco Pesaresi (ASP Ambito 9 Jesi; NNA Network Non Autosufficienza)

L’integrazione sociosanitaria è quel processo per cui le due dimensioni del sanitario e del sociale lavorano insieme, stabiliscono obiettivi e processi assistenziali a favore dei cittadini. Questa collaborazione però stenta a decollare nell'assistenza domiciliare delle persone anziane, perché? Oltre a chiedersi i motivi di questa difficoltà si rifletterà per comprendere come essa potrebbe realizzarsi con l'aiuto del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e della legge di riforma dell'assistenza per le persone non autosufficienti.

 

Cambiamenti possibili nel sostegno all'abitare

Fabrizio Giunco (Fondazione don Carlo Gnocchi ONLUS)

Al contrario di quanto avvenuto in gran parte dei paesi europei o nordamericani, l’Italia ha prestato una ridotta attenzione alle soluzioni abitative di servizio. Sulla base di questa considerazione, si rifletterà sull’importanza di affidare risorse e politiche specifiche a questo ambito che rappresenta un complemento indispensabile della cultura della domiciliarità e della promozione di comunità inclusive della vecchiaia, come normale e desiderabile età della vita.

 

La transizione casa-residenza: per partire bene!

Roberto Franchini (Università Cattolica di Brescia e dirigente nazionale dell’Opera don Orione)

Non solo la letteratura internazionale, ma anche l'esperienza quotidiana narrata dalle famiglie e dai professionisti mette in evidenza l’estrema delicatezza del passaggio dalla casa alla residenza. Tolta dal proprio contesto fisico e relazionale (dimora, oggetti, persone, routine, ecc.), la persona anziana rischia un forte trauma psico-sociale, con potenziali ricadute ad ogni livello. Durante l’intervento si analizzerà come la cura della transizione dovrebbe dunque diventare una priorità, traducendosi in una metodologia in grado di predisporre una sorta di continuità esistenziale.

 

 

Relatori: Clara Bertoglio , Roberto Franchini , Fabrizio Giunco , Franco Pesaresi

Clara

Bertoglio

Roberto

Franchini

Fabrizio

Giunco

Franco

Pesaresi

S2. Come supportare la persona anziana nella pianificazione della propria assistenza?

 

Introduce e coordina: Giulia Avancini (Università Cattolica di Milano)

 

Intercettare precocemente i bisogni: i servizi per persone anziane autosufficienti

Eugenia Mercuri (Università di Milano Statale)

La crescita dell’aspettativa di vita sollecita a riflettere sui modi per sostenere al meglio i processi di invecchiamento, ma le condizioni della senilità sono l’esito di corsi di vita eterogenei, e la cumulazione dei vantaggi e degli svantaggi può dare forma a esiti difformi. In tale ottica, riconoscere tempestivamente l’insorgere di bisogni eterogenei non è semplice, appare quindi importante che i servizi si dotino di strumenti per leggere le complessità con una prospettiva preventiva. L’intervento proporrà delle sollecitazioni volte a comprendere maggiormente questa complessità e affrontarla con consapevolezza e competenza.

 

Progettare percorsi di cura e assistenza: il confine tra autodeterminazione e protezione

Francesca Corradini (Università Cattolica di Milano)

Sostenere le persone e le famiglie nel progettare un percorso di cura e assistenza è una funzione estremamente complessa, che si trovano ad affrontare gli operatori dei servizi. Si tratta di integrare le risorse e i percorsi disponibili con le esigenze e i desideri dei diretti interessati e dei loro caregiver. Come garantire alle persone anziane la possibilità di scegliere consapevolmente i percorsi e gli strumenti utili per programmare il proprio futuro? E come conciliare l’imprescindibile rispetto per l’autodeterminazione delle persone con il dovere deontologico di tutelare quelle fragili, soprattutto in un contesto di scarsità delle risorse disponibili? Partendo da tali interrogativi, si rifletterà su quali siano le necessarie attenzioni su un piano etico e metodologico.

 

Pianificazione della propria assistenza in struttura

Rabih Chattat (Università di Bologna)

Il tema della pianificazione della cura rappresenta un’azione fondamentale, in particolare per le persone anziane sia non autosufficienti sia con malattie croniche o cronico-degenerative. Con la legge 2019/17 la pianificazione condivisa delle cure diventa un requisito importante e implica un’adeguata relazione tra il professionista e la persona interessata. Al fine di rispondere ai requisiti è necessario sviluppare delle competenze specifiche in particolare per quanto concerne la condivisione. Oltre alla relazione professionista-persona malata, occorre sviluppare le competenze della condivisione delle decisioni che richiede capacità quali l’ascolto e l’elaborazione di una proposta che deve essere accettata dalla persona interessata oltre che dai professionisti. La pianificazione condivisa richiede inoltre una adeguata formazione dei professionisti coinvolti non solo per quanto concerne la legge citata ma anche sulle modalità di raggiungere il consenso. I diversi aspetti descritti rappresentano anche delle barriere per una applicazione adeguata della legge a tutela della dignità e del diritto di scelta delle persone.

 

Relatori: Giulia Avancini , Rabih Chattat , Francesca Corradini , Eugenia Mercuri

Giulia

Avancini

Rabih

Chattat

Francesca

Corradini

Eugenia

Mercuri

S3. Come valorizzare le relazioni dentro e fuori le strutture residenziali?

 

Introduce e coordina: Renzo Dori (Presidente della Consulta provinciale per la salute e Presidente Associazione Alzheimer, Trento)

 

Le relazioni in struttura tra persone anziane e operatori e operatrici

Luisa Lomazzi (Supsi, Lugano)

Le strutture residenziali hanno acquisito un’insolita popolarità con la drammatica diffusione del Covid-19 all’interno di questi contesti; meno attenzione è stata data alle relazioni instaurate all’interno di tali strutture tra persone anziane ed i professionisti che vivono e lavorano in queste organizzazioni. Quale ruolo hanno avuto tali relazioni durante la pandemia? Quale ruolo possono avere per la vita delle persone che abitano in queste strutture? Durante l’intervento si analizzerà come sono cambiate le relazioni nelle strutture residenziali tra persone anziane e operatrici e operatori nelle diverse fasi della pandemia, attraverso lo sguardo, le valutazioni, i vissuti, le «scoperte» e le conferme raccolte nelle RSA in questi ultimi due anni.

 

Facilitare le relazioni tra anziani in struttura e famiglie: una "nuova" funzione per gli operatori sociali

Maria Luisa Raineri e Deborah Occhi (Università Cattolica di Milano)

L’emergenza sanitaria ha messo in luce un’area della professionalità sociale che è ancora largamente inesplorata: si tratta di avere degli operatori e delle operatrici in grado di accompagnare, nei tanti casi dove è utile, la relazione tra la persona anziana inserita in struttura e i suoi familiari. L’inserimento in struttura può modificare negativamente la relazione, anche se prima era del tutto positiva, a maggior ragione se l’avvio dell’inserimento comporta un temporaneo isolamento, o nella delicatissima fase della fine della vita. Per gestire tutto questo servono delle conoscenze e delle competenze specifiche, che ancora non abbiamo: è un campo aperto per la ricerca e per la formazione.

 

Servizi residenziali e comunità: una relazione da costruire

Giovanni Dotti (Università Cattolica di Milano)

La pandemia ha portato ad enfatizzare l’idea della Residenza Sanitaria Assistenziale come struttura chiusa, rigida e alle volte addirittura pericolosa. Per superare questo rischio è necessario migliorare la relazione all’interno delle strutture, ma è altrettanto fondamentale porci in un’ottica di valorizzazione delle relazioni con il territorio. È indispensabile operare per fare in modo che la comunità sappia accogliere e includere la condizione anziana nel proprio contesto e allo stesso tempo lavorare affinché la struttura residenziale sappia cogliere e accogliere il valore della comunità.

 

Relatori: Maria Luisa Raineri , Luisa Lomazzi , Renzo Dori , Giovanni Dotti , Deborah Occhi

Maria Luisa

Raineri

Luisa

Lomazzi

Renzo

Dori

Giovanni

Dotti

Deborah

Occhi

SP1. Arte e metodi creativi nel lavoro con gli anziani: strumenti ed esperienze

 

Viaggio all'interno della prima Meraviglia

Cindy Baptista e Stefania Bortolotti (Progetto Le Tre Meraviglie, Trento)

Durante questo spazio verrà presentato un gioco terapeutico rivolto alle persone anziane allettate ideato all’interno del progetto “Le Tre Meraviglie”. Questo progetto ha coinvolto tre generazioni in un processo creativo e partecipativo integrando tecniche arti terapeutiche e co-design per la produzione e la progettazione collettiva di tre prodotti, con l'obiettivo di migliorare la vita degli anziani. Il laboratorio permetterà di fare esperienza della prima meraviglia, uno dei prodotti sviluppati nell’ambito del progetto: un gioco. Esso ha l’obiettivo di stimolare l’interazione tra i giocatori mettendo a disposizione aromi naturali di erbe e altre essenze vegetali tipiche delle valli trentine, dove il gioco ha avuto origine, favorendo il coinvolgimento attivo delle persone che non hanno la possibilità di esprimersi liberamente. Il laboratorio permetterà ai e alle partecipanti di sperimentarsi in questa attività, acquisendo una maggiore consapevolezza del ruolo dell'arte nell'abbattere barriere e limiti.

 

Teatro Fragile. Maneggiare con cura

Alvise Campostrini e Alessandro Manzella (Le Compagnie Malviste, Milano)

L'attività prevede il racconto di metodologie e best practice per l'attivazione e la realizzazione di progetti intergenerazionali con studenti e studentesse di ogni ordine e grado e persone adulte/anziane anche con patologia di Alzheimer. Il minimo comune denominatore di questo progetti è la promozione dell’arte come mezzo per costruire una società che riconosca il valore della cultura e del processo creativo per la cura della persona. Il minimo comune denominatore di questo progetto è la promozione dell’arte come mezzo per costruire una società che riconosca il valore della cultura e del processo creativo per la cura della persona. Il programma prevede di approfondire tecniche e strumenti per lo sviluppo, il coinvolgimento e l’empowerment individuale e gruppale attraverso l'incontro tra diverse generazioni.

 

Ciak si gira. Arteterapia: un'esperienza riabilitativa al confine tra il ricordo e la narrazione di Sè

Stefano Forlani e Zaira Ruberto (Associazione Al Confine Onlus, Milano)

L’ Associazione Al Confine analizza l'esperienza condotta su dieci diadi famigliari caregiver/persona affetta da demenza all’interno del progetto Io R-Esisto sostenuto da Fondazione di Comunità di Milano. La metodologia dell’arteterapia, le videoriprese nel setting, l'approccio relazionale capacitante e la restituzione filmica, sono stati strumenti significativi per impedire che venissero spazzati via i frammenti esistenziali. Durante l’intervento viene dimostrato come l’uso del mezzo audiovisivo potenzi la ricerca autobiografica ed espressiva e offra nuove possibilità comunicative, aiutando a confermare l'esperienza individuale di narrazione di Sé e rendendola riconoscibile in una dimensione sociale, che diviene fattore generativo capace di facilitare questo passaggio di senso, attraverso un dialogo ancora possibile e una rinnovata reciproca gratitudine, alla luce di nuovi e cogenti bisogni.

 

Relatori: Alessandro Manzella , Alvise Campostrini , Cindy Baptista , Stefania Bortolotti , Zaira Ruberto , Stefano Forlani

Alessandro

Manzella

Alvise

Campostrini

Cindy

Baptista

Stefania

Bortolotti

Zaira

Ruberto

Stefano

Forlani

SP2. Montessori e gli anziani fragili. Come promuovere benessere e autodeterminazione nella persona anziana a domicilio, in struttura e nei centri semi-residenziali

Il Metodo Montessori, conosciuto in tutto il mondo per la sua efficacia in relazione ai bambini, oggi viene utilizzato anche per rispondere alle esigenze delle persone affette da demenza, inserendosi nel contesto delle terapie non farmacologiche. Il Metodo Montessori si basa su tecniche e pratiche organizzate in un percorso scientifico. Esso propone l’applicazione di una metodologia che favorisce l’autoeducazione e l’estensione naturale dell’autonomia. I valori e le tecniche utilizzate da chi applica questo metodo sono trasferibili nel lavoro e nel rapporto con le persone affette da demenza. Infatti, la metodologia di Maria Montessori può aiutare gli operatori che lavorano in questo contesto a limitare le difficoltà che la persona con demenza può presentare. Adottare questo Metodo significa progettare e realizzare materiali e spazi tenendo conto delle esigenze, delle potenzialità e delle difficoltà di ogni singola persona in qualsiasi forma esse si presentino.

 

Relatori: Federica Taddia

Federica

Taddia

WS1. Come rispondere all’espressione della sessualità nella persona con demenza residente in struttura e a domicilio? Linee guida per operatrici e operatori

La dimensione sessuata e sessuale costituisce un elemento centrale dell’identità di ogni persona ad ogni età, strettamente in risonanza con aspetti cognitivi, affettivi, corporei, relazionali e sociali. Nonostante ciò, ad oggi prevale un atteggiamento ageistico nei confronti della sessualità nelle persone anziane, ancor più se con diagnosi di demenza. Tale approccio condiziona fortemente, e in modo spesso inconsapevole, i percorsi formativi e i progetti di cura rivolti a persone con demenza, dove l’espressione della sessualità resta un aspetto per lo più innominato ed inesplorato, con importanti e articolate ripercussioni sia per le persone con demenza e le loro famiglie, sia per i professionisti di cura. A partire da alcuni stimoli teorico-clinici e attraverso attività di lavoro interattivo, il workshop ha l’obiettivo di creare uno spazio di approfondimento per fornire strumenti utili alla gestione dei comportamenti sessuali inappropriati correlati a demenza di persone anziane nel domicilio e in Struttura, nella complessità dei suoi aspetti intrapsichici e pratico-assistenziali.

 

 

Relatori: Luca Flesia , Silvia Vettor , Sara Botti

Luca

Flesia

Silvia

Vettor

Sara

Botti

WS2. Vivere bene con la demenza

Ricevere una diagnosi di demenza è molto difficile da accettare e l’impatto emotivo può essere enorme. Tuttavia, la ricerca ha dimostrato che le persone in grado di adattarsi alla propria diagnosi tendono a gestire meglio la loro condizione rispetto a chi ha difficoltà ad accettarla. Lo strumento «Vivere bene con la demenza» nasce dall’esperienza clinica e di ricerca degli autori Richard Cheston e Ann Marshall, i quali hanno verificato che uno dei modi migliori per aiutare le persone ad adattarsi alla loro malattia è non farle sentire sole, permettendo loro di imparare da chi sta vivendo esperienze simili. Nel workshop verrà discusso il nuovo contesto sociale e clinico e saranno presentati gli obiettivi, gli strumenti e i contenuti di questa modalità di lavoro. Alternando focus teorici ed esercizi esperienziali in piccoli gruppi, i e le partecipanti matureranno una maggiore consapevolezza e capacità critica degli aspetti trattati e si avvicineranno ad un nuovo strumento indispensabile per chi si prende cura di persone che vivono con demenza lieve o moderata.

 

Relatori: Cristian Leorin , Livia Wright

Cristian

Leorin

Livia

Wright

SP3. Ripensare il cordoglio anticipatorio: da una lettura per la morte a una lettura per la vita

Il cordoglio anticipatorio è stato spesso letto, erroneamente, come sinonimo di lutto anticipato. Una lettura impropria che ne impedisce l'utilizzo nella quotidianità, nel fronteggiamento anche degli eventi positivi, che comunque per la loro complessità chiedono di essere gestiti per tempo. Dopo una riflessione iniziale di presentazione teorica, verranno proposti ai e alle partecipanti alcuni esercizi che permetteranno loro di misurarsi in diversi scenari in cui agisce il cordoglio anticipatorio e di prendere contatto con le proprie esperienze e il proprio sentire e riformularlo. Un empowerment per la propria vita e per la professione.

 

Relatori: Luigi Colusso

Luigi

Colusso

WS3. Dal PAI al Progetto di vita: costruire un piano partecipato

Quando una persona anziana è destinataria di un servizio o avviene l’inserimento in una struttura è fondamentale lavorare a un Piano di Assistenza Individualizzato (PAI). Il PAI, preceduto da una valutazione dei bisogni clinici e funzionali, gestita mediante strumenti standardizzati, è concepito come l’insieme degli interventi individualizzati diretti a risolvere e/o contenere tali problematiche, in una logica che potrebbe essere definita come problema-soluzione. Dalla struttura del PAI rischiano di rimanere sotto traccia i bisogni esistenziali della persona anziana, non riconducibili alle tradizionali check-list, ma rilevabili mediante il costrutto di Qualità della Vita (QdV). Da questo scenario nasce la possibilità di trasformare il PAI nel Progetto di Vita. Seguendo questa logica e con riferimento al Metodo Relational Social Work, durante il workshop verrà discusso lo strumento del PAI, proponendo delle riflessioni e degli strumenti operativi che mirano a superare la sua impostazione tradizionale, allineare gli interventi previsti all’interno del piano in una logica più ampia e proporre la sua elaborazione e condivisione con i diretti interessati.

 

Relatori: Giulia Avancini , Clara Bertoglio , Roberto Franchini

Giulia

Avancini

Clara

Bertoglio

Roberto

Franchini

WS4. Spazio per persone anziane: tra estetica, funzionalità e valore terapeutico

La convinzione di tutti e tutte è di essere inattaccabili, sicuri che le proprie capacità emergano nel luogo di lavoro allo stesso modo di un qualsiasi altro luogo, e allo stesso modo certi che la pubblicità o i colori condizionino «gli altri», non i nostri comportamenti. Tutto questo è profondamente sbagliato: l’essere umano è influenzato dall’ambiente che lo circonda e il colore inadatto in un ristorante può incidere sull’appetito, oppure in un carcere può stimolare l’aggressività. Se si riesce ad accettare queste «interferenze» dell’ambiente, è possibile studiare i giusti interventi per indirizzare i comportamenti della persona anziana fragile, anche con demenza, e ridurre lo stress, l’aggressività o l’estrema passività. Una progettualità che porta alla comprensione dei materiali, dei colori, dei percorsi, delle luci e degli arredi adeguati. È importante individuare «l’ambiente protesico»: lo spazio organizzato per aiutare nell’orientamento e stimolare l’autonomia. Tale workshop sarà un viaggio tra psiche e pratica per migliorare l’edilizia sanitaria ed assistenziale.

Relatori: Enzo Angiolini

Enzo

Angiolini

SP4. La comunicazione validante a favore della persona con demenza

I sintomi comportamentali e psicologici nella demenza sono tra le conseguenze di questa sindrome più difficili da gestire. Includono aggressività, ansia, apatia, deliri, depressione, vagabondaggio e molto altro e possono essere influenzati da molti fattori, tra i quali anche la frustrazione dovuta all’incapacità di comprendere ed essere compresi, alla paura di ciò che accade, all’avvilimento per le tante inadeguatezze. Il metodo Validation® si inserisce nell’ambito degli interventi psicosociali con l’obiettivo di guidarci prima di tutto ad un profondo ed autentico cambiamento di visuale, ad una apertura della mente che ci permetta di sentire che quei comportamenti non solo possono essere accolti, ma anche visti come l’espressione di bisogni. In questa sessione le formatrici proporranno di lavorare attorno a questo importante tema sperimentando come uno sguardo gentile e validante abbia delle ricadute benefiche sull’atmosfera in cui si svolge l’azione di cura, permettendo di lavorare in un clima di pace.

 

Relatori: Cinzia Siviero , Licia Conti , Silvia Grandi

Cinzia

Siviero

Licia

Conti

Silvia

Grandi

WS5. Tecnologia digitale a supporto delle relazioni, dell'autodeterminazione e del benessere

La tecnologia può rappresentare per una persona anziana un’estensione protesica, ovvero un aiuto riferito al corpo, soprattutto per la comunicazione, la memoria, il movimento, il controllo dell’ambiente e le funzioni sensoriali. Ma il digitale può rappresentare anche un supporto sociale, d’identità e partecipazione, per uscire dall’isolamento, supportare le piccole autonomie quotidiane, tenere vivi gli interessi, aprire inaspettate finestre di apprendimento. Le tecnologie digitali, se inserite in ecosistemi relazionali di senso e di cura, possono quindi avere un ruolo di supporto alla vita quotidiana delle persone anziane con fragilità e dei loro caregiver principali. Nell'intervento verranno presentate alcune esperienze di sperimentazione a domicilio e in strutture residenziali.

 

Relatori: Nicola Gencarelli

Nicola

Gencarelli

WS6. Una matassa da sbrogliare: la complessa relazione tra anziani, assistenti familiari e caregiver

La cura di una persona anziana è una sfida che coinvolge i professionisti e soprattutto le famiglie che, per far fronte al peso dell’assistenza, si servono frequentemente di lavoratori domestici, soprattutto donne di minoranza etnica migrate in Italia per lavoro. L’inizio di un’attività di cura al domicilio comporta numerosi cambiamenti all’interno dell’ambiente domestico e ha un impatto soprattutto sulle relazioni tra le persone assistite, i loro familiari e le lavoratrici domestiche. Per sostenere le famiglie, gli anziani e le assistenti familiari è fondamentale che queste situazioni siano intercettate e adeguatamente accompagnate dai servizi pubblici e che gli operatori siano preparati a leggere le complesse dinamiche che caratterizzano questa peculiare attività di cura e ad assumere le attenzioni necessarie per promuovere un’assistenza di qualità.

Ne parleremo con:

  • L'assistente sociale;
  • La caregiver;
  • L'assistente familiare;
  • La responsabile del Servizio Assistenti Familiari;
  • L'educatrice professionale.

 

Relatori: Nora Monti , Giulia Notari , Elena Ascani , Clementina Rivi , Eleonora Fanile , Ana Suliashvili

Nora

Monti

Giulia

Notari

Elena

Ascani

Clementina

Rivi

Eleonora

Fanile

Ana

Suliashvili

Introduce e modera la sessione

Relatori: Daniela Malvestiti

Daniela

Malvestiti

Cosa abbiamo imparato dalla pandemia? Riflessioni a partire dalla voce delle persone anziane e degli operatori

Relatori: Francesca Corradini

Francesca

Corradini

E se anche le politiche e i servizi sociali fossero contaminati dall’ageism?

Relatori: Valeria Cappellato

Valeria

Cappellato

Come immaginiamo le RSA di domani?

Relatori: Marco Trabucchi

Marco

Trabucchi