Relatore/Relatrice


Attività


Verso una popolazione sempre più "matura": avvertenze per l'uso

Relatori: Gian Carlo Blangiardo

Gian Carlo

Blangiardo

L'eredità di Tom Kitwood: mettere la persona al centro

Relatori: Murna Downs

Murna

Downs

Invecchiano solo gli altri. Rapporto intergenerazionale e pregiudizi sull'età anziana

Relatori: Marco Aime

Marco

Aime

La mia storia - My journey to becoming a Dementia Advocate

Relatori: Kathy Ryan

Kathy

Ryan

Cosa vedi in me: ascolto e attitudini nella cura

Relatori: Andrea Canevaro , Rabih Chattat

Andrea

Canevaro

Rabih

Chattat

L’importanza di uno sguardo multidimensionale nella cura dell’anziano

Relatori: Marco Trabucchi

Marco

Trabucchi

Anziani tra activity e fragilità: sfide e risorse connesse all’allungamento della vita

Relatori: Donatella Bramanti

Donatella

Bramanti

1. Sostenere anziani e famiglie a casa: riflessioni ed esperienze

Il tema della domiciliarità per le persone anziane è sempre più attuale: ne parlano gli esperti, ma anche i cittadini. I motivi sono di varia natura: economici, anzitutto, perché la cura al domicilio è meno costosa del ricorso alla istituzionalizzazione, ma anche di tipo etico. La casa è infatti molto più delle mura che la delimitano: è storia, affetti, relazioni. Dunque, diventa importante pensare alle condizioni che rendono possibile la scelta dell’home care tanto per la persona anziana, quanto per il suo o i suoi caregiver.

Il workshop prenderà dunque in considerazione alcune esperienze – buone pratiche di servizi e interventi che sul territorio italiano hanno saputo innovare servizi tradizionali o promuovere la creazione di nuovi – tenendo ben presente un approccio realistico alla cura al domicilio, che non deve diventare a sua volta una istituzione che priva la persona della sua umanità per aderire a un supposto “valore” sganciato da una adeguata valutazione delle reali condizioni della persona e della sua rete.

Relatori: Nicoletta Pavesi , Chiara Fornara , Paolo Pigni

Nicoletta

Pavesi

Chiara

Fornara

Paolo

Pigni

2. Favorire alleanza e comunicazione tra operatori e familiari

La relazione positiva tra operatori e familiari è molto rilevante per la Qualità di Vita dell’anziano ospitato in strutture. Non si può infatti separare il benessere dell’anziano da quello dei suoi familiari. Si accoglie non solo la singola persona anziana, ma l’intero sistema famiglia, alla luce anche dell’attuale maggiore diffusione di servizi flessibili tra domiciliarità e residenzialità. Il workshop propone analisi e interventi che prospettano modalità adeguate:

  • di relazione e comunicazione tra operatori e familiari, individuando le più frequenti criticità in ambito etico-affettivo (la proprietà dell’anziano, la ripartizione dei compiti di cura) e in ambito gestionale e procedurale;
  • di relazione educativa (supporto, formazione) rivolta a familiari, provati spesso da anni di caregiving, per elaborare emozioni, perdite, ridare senso e coerenza al personale percorso di vita, scoprendo la ricchezza ancora possibile di approcci validanti verso il proprio congiunto anziano.

Relatori: Rita D'Alfonso , Pietro Vigorelli

Rita

D'Alfonso

Pietro

Vigorelli

3. Generazioni a confronto: da mondi distanti a risorse reciproche

C’è una bellezza del pensare in termini di intergenerazionalità che non è possibile ignorare e che l’approccio relazionale mette particolarmente in luce. In particolare, il rapporto tra le tre generazioni (nonni – figli adulti – nipoti) consente una inedita emergenza del significato e dell’azione dei giovani anziani.  La presenza di buone relazioni intergenerazionali (alias la solidarietà tra le generazioni) e l’assunzione di comportamenti attivi tra le generazioni costituiscono condizioni che facilitano un processo di invecchiamento attivo, sempre più auspicato da una molteplicità di soggetti istituzionali e non, e di raggiungimento di una società a misura di tutte le età, in cui giovani e anziani possano trovare un ruolo adeguato e la possibilità di esprimere al massimo le proprie potenzialità e capacità partecipative in vista di un bene comune.

Nel workshop saranno presentate due interessanti esperienze: quella di “Anziani e bambini insieme” di Piacenza, un centro intergenerazionale che comprende una Casa di Riposo, un Centro Diurno per anziani e un Nido d’Infanzia; quella di “Casa alla Vela” di Trento, struttura dedicata a persone parzialmente autosufficienti che, per contrastare la solitudine e le difficoltà legate alla vecchiaia, decidono di abitare insieme, con “coinquilini” giovani o meno giovani.

 

Relatori: Donatella Bramanti , Elena Giagosti , Daniela Bottura

Donatella

Bramanti

Elena

Giagosti

Daniela

Bottura

4. Promuovere la qualità dell'assistenza: progetti innovativi in struttura e a casa

Poiché la vita degli anziani fragili, che siano essi a casa o in struttura, è condizionata da dipendenza, vincoli organizzativi e di convivenza con altri anziani, operatori o assistenti familiari, concentrarsi su servizi e processi non è sufficiente. Occorre dare un senso più profondo all’assistenza, favorendo tutti gli strumenti utili a migliorarne la qualità.

All’interno del workshop verranno presentate le finalità e i risultati raggiunti da due progetti che, uno nell’ambito delle strutture residenziali e uno in quello domiciliare, mirano a un miglioramento generalizzato e strutturale della qualità dei servizi offerti alle persone anziane.

Innanzitutto il Marchio Q&B, ossia un innovativo strumento di valutazione reciproca e partecipata della qualità e del benessere degli anziani nelle strutture residenziali, basato sull’individuazione di dodici fattori di qualità della vita specificamente declinati per le persone non autosufficienti. Dal 2015 vengono poi svolti da Filcams CGIL e altre parti sociali corsi di formazione gratuiti di 64 ore utili all'accesso del percorso di certificazione volontaria, promosso da EBINCOLF, in conformità alle norme tecniche UNI (L. 4/2013) ed alla norma Iso 17024:2012. La certificazione, a seguito di un esame, valuta e convalida le conoscenze-abilità-competenze standardizzate come saperi minimali per il lavoro di cura dell'Assistente Famigliare.

Relatori: Massimo Giordani , Michele Carpinetti , Marcella Nalli

Massimo

Giordani

Michele

Carpinetti

Marcella

Nalli

5. Modelli psicologici di intervento nell'invecchiamento normale e patologico

Sempre più numerose evidenze sperimentali dimostrano come sia possibile contrastare il declino delle prestazioni cognitive nell’invecchiamento grazie alla presenza di una residua plasticità cognitiva, anche in età adulta avanzata. Gli interventi cognitivi, in cui specifici meccanismi cognitivi sono isolati e allenati, o la più generale stimolazione cognitiva per l’invecchiamento patologico, diventano quindi uno strumento per favorire tale plasticità.

In questa presentazione verranno descritte alcune tipologie di training di validata efficacia. Questi combinano, ad esempio, l’insegnamento di strategie di memoria con attività metacognitive relative alla percezione di competenza dell’anziano, alle convinzioni che l’individuo ha circa i cambiamenti associati all’età e a cosa significhi ricordare. Verrà anche mostrata una nuova tipologia di training per l’anziano con invecchiamento sia “normale” che “fragile” (Mild Cognitive Impairment) che, grazie l’utilizzo di una procedura di allenamento che si adatta alle capacità dell’individuo, vuole migliorare il sistema di elaborazione delle informazioni e promuovere effetti di generalizzazione ad abilità non direttamente allenate. Infine, verrà presentato un intervento evidence-based di stimolazione cognitiva per anziani con invecchiamento patologico. 

 

Relatori: Rossana De Beni , Erika Borella

Rossana

De Beni

Erika

Borella

Attività di narrazione creativa – Laboratorio corporeo

 

Attività 1 - TimeSlips, il tempo scivola

Iris Dall'Aglio (Facilitator Certified Timeslips, www.gestindanza.it)

Il laboratorio proporrà un'attività prevalentemente pratica e si basa sulla sperimentazione di un racconto collettivo nell'approccio del metodo TimeSlips di narrazione creativa, che viene utilizzato con anziani colpiti da demenza grave o Alzheimer. L'attività sarà un'occasione per comprendere l'efficacia del metodo, che si basa sul la conversazione, sulla dimensione comunicativo-relazionale e sull'attivazione della creatività e dell'immaginazione, lasciando da parte il recupero della memoria e aspetti cognitivi.

 

Attività 2 - La danza in un gesto. Laboratori del Metodo Hobart® rivolti ad anziani

Manuela Graziani (Responsabile dei Servizi alla Persona, ASP Valloni Marecchia di Rimini e Insegnate Metodo Hobart®)

Il Metodo Hobart® nasce nel contesto delle disabilità fisiche e mentali, come utilizzo del sapere legato al movimento danzato per valorizzare l’espressione personale, così da superare la difficoltà del linguaggio verbale, del movimento, della relazione. Gli incontri sviluppano una dinamica di movimento che stimola la sfera fisica, sensoriale ed emotiva, attivando l’immaginazione e la creatività. L’invito a percepire il proprio corpo aiuta l’orientamento spaziale e attiva le capacità cognitive. La ripetizione di brevi sequenze di movimento ha un effetto sulla memoria e sulla concentrazione. La musica e il ritmo aiutano a mantenere costante la concentrazione e a far risuonare memorie. Il miglioramento del tono muscolare e della mobilità articolare favorisce il mantenimento della competenza motoria. Il lavoro in gruppo migliora le relazioni fra i partecipanti, facilitando la conoscenza reciproca, lo scambio, il piacere di stare insieme, valorizzando le risorse interiori.

Relatori: Iris Dall'Aglio , Manuela Graziani

Iris

Dall'Aglio

Manuela

Graziani

Musicoterapia – Attività di stimolazione cognitiva

 

Attività 1 - Silenzio, suono, musica: ripensarsi nella relazione con la persona affetta da demenza

Stefania Filippi (APSP Margherita Grazioli, Trento)

Heinrich Heine, famoso poeta tedesco, nella celeberrima citazione “Dove le parole finiscono inizia la musica”, toccò uno degli aspetti più significativi dell’essenza della persona: la dimensione non verbale/sonoro-musicale del suo funzionamento, la dimensione arcaica della natura umana, che anche in presenza di una patologia progressiva come la demenza, rimane pressoché intatta, ricca e vitale. Corpo, movimento, ritmo, voce e silenzio ci parlano di quella persona che non ha più parole, o che forse guarda a quelle parole in un altro modo, nella loro forma di suono-gesto, dentro il senso profondo delle emozioni. E’ dunque possibile trovare in questa dimensione non verbale/sonoro-musicale, un nuovo approccio alla persona nella quotidianità, alla ricerca della migliore qualità di vita?

 

Attività 2 - Laboratorio Cogs Club. Interventi integrati rivolti alle persone con demenza in fase lieve

Petra Bevilacqua (Psicologa, Coordinatrice Progetto Cogs Club)

Il progetto Cogs Club nasce in Inghilterra nel 2011 e viene sviluppata in Italia da un gruppo di professionisti, psicologi, TRP e T.O., grazie alla volontà di associazione di volontariato locali e dei C.D.C.D. come offerta integrata di attività non farmacologica, come proposta a bassa soglia alle persone con demenza in fase lieve. Il modello prevede l’integrazione di diversi interventi psicosociali, in particolare la CST (Cognitive Stimulation Therapy) e la terapia di Reminiscenza, associata alla terapia occupazionale, l’attività motoria dolce e l’attività musicale mediante un intervento mirato alla riattivazione delle capacità cognitive e funzionali della persona con demenza, secondo i principi del modello inglese. Il protocollo è composto da 32 incontri annuali. Ogni incontro prevede un “tema” della giornata che rappresenta il filo conduttore dell’intero incontro, favorendo ricordi e rimandi alla propria memoria autobiografica e facilitando il partecipante ad esprimere pareri ed emozioni inerenti alla tematica affrontata. Durante il laboratorio verrà trattata la sessione “I giochi di una volta” che permetterà di mostrare una simulazione sintetica di una sessione di 4 ore tradizionali, con un breve accenno teorico ed una modalità interattiva, mediante il coinvolgimento attivo dei partecipanti.

Relatori: Stefania Filippi , Petra Bevilacqua

Stefania

Filippi

Petra

Bevilacqua

Teatro sociale e di comunità – Attività di aiuto reciproco ed espressione di sè

 

Attività 1 - Teatro Fragile. Strumenti e pratiche

Alessandro Manzella e Alvise Campostrini (Le Compagnie malviste, Milano)

Un’esperienza di teatro sociale per potenziare le proprie competenze nella cura della persona. Il laboratorio prevede di far conoscere gli strumenti del “Teatro fragile/Maneggiare con cura” che le Compagnie malviste sperimentano da quasi dieci anni con persone con decadimento cognitivo e altre fragilità, familiari, caregiver e cittadini curiosi. Il laboratorio intende promuovere e potenziare le competenze relazionali e comunicative dei partecipanti attraverso una serie di esercizi applicati singolarmente, in coppia e col gruppo. 

 

Attività 2 - Il Gruppo Validation: quando le relazioni aiutano a stare meglio

Silvia Grandi, Gina Chiafalà (AGAPE AVO - Organizzazione Validation Autorizzata, Milano)

Il gruppo Validation è un rito carico di calore umano, un appuntamento settimanale che aiuta i grandi anziani affetti da demenza a creare un punto di riferimento emotivamente significativo. Ciò che l’anziano ricorda delle sessioni di gruppo è l’esperienza di un’atmosfera accogliente che gli concede la libertà di essere sé stesso. Paragonabile a un gruppo di mutuo auto aiuto tra persone affette da demenza, il gruppo coinvolge sei/otto grandi anziani prevalentemente nella fase della confusione temporale. Tra i principi fondanti del metodo Validation, il gruppo si basa su quello junghiano “le emozioni dolorose diminuiscono quando sono espresse davanti a un ascoltatore fidato”.

In questo laboratorio, le formatrici condurranno dal vivo una sessione di gruppo Validation coinvolgendo alcuni partecipanti in aula. Sarà un modo per sperimentare ciò che anziani e operatori vivono a ogni incontro: un’esperienza speciale per tutti, disorientati e non.

 

Relatori: Alessandro Manzella , Alvise Campostrini , Silvia Grandi , Gina Chiafala'

Alessandro

Manzella

Alvise

Campostrini

Silvia

Grandi

Gina

Chiafala'

Stimolazione delle abilità strumentali – Laboratorio creativo

 

Attività 1 - Costruire la storia di vita con la persona con demenza

Elena Grandi (UOC di Neurologia, Centro diurno Alzheimer – INRCA, Ancona)

L’identità fonda e caratterizza la persona; è quel sentirsi unico e irriducibile, diverso da ogni altro, nonostante i cambiamenti, anche dirompenti, che avvengono a livello fisico e mentale. La storia di vita è il tessuto connettivo che permette di raccordare i frammenti della propria esistenza all’interno di una cornice, consentendo a ognuno di riconoscersi attraverso i segni del passato e di collegarli alle esperienze attuali. Quando l’identità e il ricordo sono seriamente compromessi, come nel caso delle persone anziane con demenza, occorre favorire questo percorso di ricomposizione, per recuperare quella memoria residuale utile ad ancorare la persona a una tranquillizzante routine e a un senso possibile. Il laboratorio propone spunti e attività di facile esecuzione finalizzate alla costruzione della storia di vita dell’anziano, realizzabili sia nel contesto di un centro diurno, di una casa di riposo, ecc., sia a domicilio, con il supporto del caregiver.

 

Attività 2 - Il mandala del ricordo

Maria Silvia Falconi, Marco Quilici e Romana Ferrari (Associazione di Promozione Sociale Altrementi, Varese)

Espressione di sé, creatività, mondo interiore sono tutti aspetti che caratterizzano ogni persona e che necessitano di nutrimento tanto quanto la sfera corporea. All’interno delle strutture residenziali e semiresidenziali spesso vengono proposti laboratori artistici ed espressivi proprio con questo scopo. Il mandala è lo strumento artistico che appartiene ai primordi della storia umana, la attraversa così come è in grado di attraversare la vita delle persone. Per realizzare il proprio mandala non è necessario avere conoscenze tecniche specifiche o abilità particolari, basta solo avere dentro di sé un’emozione da esprimere.

Il laboratorio proporrà la costruzione di mandala con materiali di recupero adatti a essere manipolati e che stimolino i partecipanti a livello tattile e visivo, con l’obiettivo di riattivare le abilità fino motorie e la memoria del gesto. Uno spunto di riflessione per gli operatori, un’occasione di stimolazione espressiva in grado di risvegliare memorie antiche legate ai movimenti e alla strutturazione dello spazio mentale e fisico per gli anziani coinvolti.

Relatori: Elena Grandi , Maria Silvia Falconi , Marco Quilici , Romana Ferrari

Elena

Grandi

Maria Silvia

Falconi

Marco

Quilici

Romana

Ferrari

Attività di pratica filosofica – Stimolazione emozionale

 

Attività 1 - Emozioni e vita: giochi e attività di stimolazione emozionale per la terza età

Rita Pezzati (DEASS SUPSI, Lugano), Roberta Ballabio (Gruppo Invecchiamento Consapevole e SUPSI) e Lorena Curia (Psicologa e psicoterapeuta) 

Il laboratorio propone di giocare con esercizi pensati e testati appositamente per le persone anziane per esplorare il proprio mondo emozionale divertendosi. Proponiamo alcuni esercizi per esperire in diretta come la forza emozionale si manifesta attraverso il corpo e il linguaggio permettendo alle persone anziane di riconoscersi o di scoprirsi più vitali e capaci di condividere “come” provano la tenerezza, la gioia, la rabbia, la paura…tutto l’arco emozionale. Quale sguardo, quale rappresentazione abbiamo noi operatori nel proporre queste attivazioni? Gli strumenti utiizzati sono stati pensati e progettati con l'obiettivo di risultare immediati e di facile utilizzo al fine di dare una maggiore concretezza e visibilità alle emozioni. Gli esercizi proposti saranno illustrati anche attraverso le apposite schede che riportano le indicazioni operative per poter adattare i giochi a livelli di approfondimento diversi.

 

Attività 2 - Philosophy for community: un altro modo possibile di prendersi cura

Claudia Brodetti (Teacher Expert in Philosophy for Children/Community; CRIF - Centro di Ricerca sull’Indagine Filosofica, Roma)

La filosofia ha una tradizione millenaria di domande, prospettive, possibili risposte, teorie e idee sui problemi dell’esistenza. La filosofia quindi, non intesa come studio storico del pensiero umano quanto la pratica del pensare come attività che si spinge oltre la conoscenza e diviene un’attitudine alla ricerca critica. L’indagine filosofica consente di accompagnarci in movimenti del pensiero inusuali, di aprirci a prospettive nuove, di scardinare certezze, di notare contraddizioni. Il fine primario del dialogo filosofico è quello di approfondire, migliorare, allargare la comprensione del problema. In questa prospettiva si inserisce il ruolo del “facilitatore” che grazie ad un testo-pretesto, o  una frase-stimolo,  un aforisma, un immagine, alimenta, sollecita, la comunità di ricerca. Il facilitatore del processo di ricerca  è quindi chiamato a rilanciare il dialogo con interventi di chiarificazione, approfondimento e a spostare l’asse su cui il pensiero si è disposto se la discussione si arena. Questo “filosofare” concerne la vita e non ha alcuna ambizione di addivenire a una qualche verità. La filosofia diventa così cura, ma non intesa come terapia, bensì come cura di sé.

Relatori: Claudia Brodetti , Rita Pezzati , Roberta Ballabio , Lorena Curia

Claudia

Brodetti

Rita

Pezzati

Roberta

Ballabio

Lorena

Curia

6. Ambienti su misura. Come adeguare gli spazi alle esigenze della persona

Metodo Montessori e Gentlecare sono due esperienze per molti versi speculari, che in comune hanno l'attenzione per il benessere della persona anziana attraverso la creazione di ambienti "a misura". Il primo ideato dalla dott.ssa Montessori a inizi Novecento, è conosciuto per la sua efficacia in relazione ai bambini di tutto il mondo e si è rivelato in questi anni adeguato a rispondere alle esigenze della persona anziana. Il secondo ideato dalla dottoressa Moyra Jones a fine Novecento si è rivelato efficace nel trasformare gli ambienti di vita residenziali in protesi che colmano le mancanze di autonomia lasciate dal progredire della malattia. 

In quest'incontro "ai limiti del Novecento", i relatori porranno luce sulle caratteristiche principali dei due approcci alla persona, portando casi concreti e affrontando direttamente con i partecipanti quelli che sono i passaggi necessari per modificare i contesti residenziali e ospedalieri in spazi maggiormente misurati sulle esigenze di ogni ospite. 

 

Relatori: Enzo Angiolini , Ruggero Poi

Enzo

Angiolini

Ruggero

Poi

7. Sosteniamoci nella fatica: esperienze di auto mutuo aiuto

L’esperienza dell’invecchiamento porta con sé cambiamenti, talora graduali, talora repentini, che rendono necessario per l’anziano e per chi si prende cura di lui affrontare una realtà nuova, spesso estremamente faticosa e dolorosa. Accanto ai servizi standard, tradizionalmente deputati ad offrire aiuto e supporto, sempre più si fanno strada nuove idee ed esperienze, che mostrano come la condivisione dei vissuti e delle fatiche con altri che vivono una condizione simile porti grandi benefici. È l’idea che sta alla base di tutte le esperienze di auto mutuo aiuto, dove ciascuno è al contempo “aiutante” e “aiutato”, e dove si valorizzano le competenze acquisite vivendo direttamente una condizione problematica.

Nel workshop verranno presentate alcune esperienze di mutuo sostegno, sia rivolte ai caregiver, sia rivolte alle stesse persone anziane, a dimostrazione di come sia possibile costruire occasioni di supporto, crescita e spesso trovare aiuto concreto, pur partendo da una situazione di difficoltà. 

 

Relatori: Francesca Corradini , Eloisa Stella , Manuela Manna

Francesca

Corradini

Eloisa

Stella

Manuela

Manna

8. Cosa voglio per me. Condividere le decisioni relative alla propria assistenza

La pianificazione anticipata delle cure riguarda le modalità con cui la persona riconsidera la sua condizione e le sue priorità in particolare quando gli viene diagnosticata una malattia cronica per la quale non vi sono trattamenti risolutivi. Questa condizione è molto attuale e presente, in particolare nella popolazione anziana (ma non solo), e viene ritenuta da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità la sfida attuale per le persone ma anche per i sistemi sanitari e del welfare. Ricerche recenti mettono in luce che le persone che hanno ricevuto una diagnosi di demenza oppure si trovano nelle strutture residenziali con grave non autosufficienza, apprezzano la possibilità di potere dialogare e confrontarsi sul tema e di potere esprimere le loro preferenze per quanto concerne non solo le scelte in termini delle cure future ma anche altri aspetti inerenti gli arrangiamenti pratici, le preferenze relazionali e sociali, le condizioni e i contesti.

La pianificazione anticipata delle cure che coinvolge le persone anziane, i loro familiari e i professionisti rappresenta un’occasione per migliorare la qualità dell’assistenza e il benessere psicologico e sociale oltre a offrire alle persone la possibilità di esprimere e utilizzare le loro capacità, di preservare un senso di autonomia e di partecipazione.

 

Relatori: Rabih Chattat , Francesca Ingravallo

Rabih

Chattat

Francesca

Ingravallo

9. Il ruolo della "badante" dall'assistenza alla persona al rapporto con la famiglia

Assistente familiare, badante, assistente privata. Sono questi i principali termini con i quali viene definita la persona che, instaurando un rapporto di lavoro privato, assiste la persona anziana, principalmente al domicilio. L’assistente familiare, la persona che ha bisogno di assistenza e la sua famiglia sviluppano nel tempo un rapporto significativo, non più solo lavorativo, fondato sull’affetto, sulla fiducia reciproca oppure in una relazione dove il ruolo dell’assistente non viene riconosciuto dagli attori coinvolti e in cui questa figura rischia di percepire un sovraccarico di oneri e responsabilità. Tutto ciò porta allo sviluppo di molteplici e interconnesse dinamiche, positive e negative, che possono nascere tra i differenti soggetti coinvolti.

Il workshop, facendo una premessa rispetto al ruolo dell’assistente familiare nel contesto italiano, intende mettere in luce proprio le dinamiche che si instaurano nelle famiglie che accolgono una badante in casa, fornendo delle riflessioni e delle esemplificazioni progettuali sul tema. 

 

Relatori: Mara Tognetti , Nora Monti , Silvia Dumitrache

Mara

Tognetti

Nora

Monti

Silvia

Dumitrache

10. Le prime fasi della demenza: dai bisogni della famiglia alla valorizzazione delle risorse

La demenza nelle sue fasi iniziali pone i familiari e gli anziani stessi di fronte a una molteplicità di dubbi, difficoltà e sfide, che li spingono a cercare un senso a ciò che sta accadendo loro. Infatti, la condizione di incertezza e poca chiarezza in cui si trova la famiglia la porta a vivere ed affrontare una situazione sconosciuta, incomprensibile e disorientante. All’interno del workshop si ragionerà su questi elementi, presentando una ricerca partecipativa che si è posta l’obiettivo di indagare le esperienze delle persone e delle famiglie che stanno vivendo le prime fasi della malattia.

Partendo da questa ricerca verranno messi a fuoco differenti aspetti legati all’esordio della demenza: il significato che ha il prendersi cura e il ricevere assistenza; gli atteggiamenti e le emozioni dell’anziano e del familiare rispetto alla malattia; il ruolo della famiglia e delle figure significative in questa situazione; il rapporto con i servizi e le modalità con cui i soggetti coinvolti affrontano il problema.

All'interno del progetto che verrà presentato in questo workshop, porterà il suo contributo Gabriella Danesi, esperta per esperienza e co-ricercatrice.

Relatori: Giulia Avancini , Renzo Dori

Giulia

Avancini

Renzo

Dori

Attività di narrazione creativa – Laboratorio corporeo

 

Attività 1 - TimeSlips, il tempo scivola

Iris Dall'Aglio (Facilitator Certified Timeslips, www.gestindanza.it)

Il laboratorio proporrà un'attività prevalentemente pratica e si basa sulla sperimentazione di un racconto collettivo nell'approccio del metodo TimeSlips di narrazione creativa, che viene utilizzato con anziani colpiti da demenza grave o Alzheimer. L'attività sarà un'occasione per comprendere l'efficacia del metodo, che si basa sul la conversazione, sulla dimensione comunicativo-relazionale e sull'attivazione della creatività e dell'immaginazione, lasciando da parte il recupero della memoria e aspetti cognitivi.

 

Attività 2 - La danza in un gesto. Laboratori del Metodo Hobart® rivolti ad anziani

Manuela Graziani (Responsabile dei Servizi alla Persona, ASP Valloni Marecchia di Rimini e Insegnate Metodo Hobart®)

Il Metodo Hobart® nasce nel contesto delle disabilità fisiche e mentali, come utilizzo del sapere legato al movimento danzato per valorizzare l’espressione personale, così da superare la difficoltà del linguaggio verbale, del movimento, della relazione. Gli incontri sviluppano una dinamica di movimento che stimola la sfera fisica, sensoriale ed emotiva, attivando l’immaginazione e la creatività. L’invito a percepire il proprio corpo aiuta l’orientamento spaziale e attiva le capacità cognitive. La ripetizione di brevi sequenze di movimento ha un effetto sulla memoria e sulla concentrazione. La musica e il ritmo aiutano a mantenere costante la concentrazione e a far risuonare memorie. Il miglioramento del tono muscolare e della mobilità articolare favorisce il mantenimento della competenza motoria. Il lavoro in gruppo migliora le relazioni fra i partecipanti, facilitando la conoscenza reciproca, lo scambio, il piacere di stare insieme, valorizzando le risorse interiori.

Relatori: Iris Dall'Aglio , Manuela Graziani , Isabella Piva

Iris

Dall'Aglio

Manuela

Graziani

Isabella

Piva

Musicoterapia – Attività di stimolazione cognitiva

 

Attività 1 - Silenzio, suono, musica: ripensarsi nella relazione con la persona affetta da demenza

Stefania Filippi (APSP Margherita Grazioli, Trento)

Heinrich Heine, famoso poeta tedesco, nella celeberrima citazione “Dove le parole finiscono inizia la musica”, toccò uno degli aspetti più significativi dell’essenza della persona: la dimensione non verbale/sonoro-musicale del suo funzionamento, la dimensione arcaica della natura umana, che anche in presenza di una patologia progressiva come la demenza, rimane pressoché intatta, ricca e vitale. Corpo, movimento, ritmo, voce e silenzio ci parlano di quella persona che non ha più parole, o che forse guarda a quelle parole in un altro modo, nella loro forma di suono-gesto, dentro il senso profondo delle emozioni. E’ dunque possibile trovare in questa dimensione non verbale/sonoro-musicale, un nuovo approccio alla persona nella quotidianità, alla ricerca della migliore qualità di vita?

 

Attività 2 - Laboratorio Cogs Club. Interventi integrati rivolti alle persone con demenza in fase lieve

Petra Bevilacqua (Psicologa, Coordinatrice Progetto Cogs Club)

Il progetto Cogs Club nasce in Inghilterra nel 2011 e viene sviluppata in Italia da un gruppo di professionisti, psicologi, TRP e T.O., grazie alla volontà di associazione di volontariato locali e dei C.D.C.D. come offerta integrata di attività non farmacologica, come proposta a bassa soglia alle persone con demenza in fase lieve. Il modello prevede l’integrazione di diversi interventi psicosociali, in particolare la CST (Cognitive Stimulation Therapy) e la terapia di Reminiscenza, associata alla terapia occupazionale, l’attività motoria dolce e l’attività musicale mediante un intervento mirato alla riattivazione delle capacità cognitive e funzionali della persona con demenza, secondo i principi del modello inglese. Il protocollo è composto da 32 incontri annuali. Ogni incontro prevede un “tema” della giornata che rappresenta il filo conduttore dell’intero incontro, favorendo ricordi e rimandi alla propria memoria autobiografica e facilitando il partecipante ad esprimere pareri ed emozioni inerenti alla tematica affrontata. Durante il laboratorio verrà trattata la sessione “I giochi di una volta” che permetterà di mostrare una simulazione sintetica di una sessione di 4 ore tradizionali, con un breve accenno teorico ed una modalità interattiva, mediante il coinvolgimento attivo dei partecipanti.

Relatori: Stefania Filippi , Petra Bevilacqua

Stefania

Filippi

Petra

Bevilacqua

Teatro sociale e di comunità – Attività di aiuto reciproco ed espressione di sè

 

Attività 1 - Teatro Fragile. Strumenti e pratiche

Alessandro Manzella e Alvise Campostrini (Le Compagnie malviste, Milano)

Un’esperienza di teatro sociale per potenziare le proprie competenze nella cura della persona. Il laboratorio prevede di far conoscere gli strumenti del “Teatro fragile/Maneggiare con cura” che le Compagnie malviste sperimentano da quasi dieci anni con persone con decadimento cognitivo e altre fragilità, familiari, caregiver e cittadini curiosi. Il laboratorio intende promuovere e potenziare le competenze relazionali e comunicative dei partecipanti attraverso una serie di esercizi applicati singolarmente, in coppia e col gruppo. 

 

Attività 2 - Il Gruppo Validation: quando le relazioni aiutano a stare meglio

Silvia Grandi, Gina Chiafalà (AGAPE AVO - Organizzazione Validation Autorizzata, Milano)

Il gruppo Validation è un rito carico di calore umano, un appuntamento settimanale che aiuta i grandi anziani affetti da demenza a creare un punto di riferimento emotivamente significativo. Ciò che l’anziano ricorda delle sessioni di gruppo è l’esperienza di un’atmosfera accogliente che gli concede la libertà di essere sé stesso. Paragonabile a un gruppo di mutuo auto aiuto tra persone affette da demenza, il gruppo coinvolge sei/otto grandi anziani prevalentemente nella fase della confusione temporale. Tra i principi fondanti del metodo Validation, il gruppo si basa su quello junghiano “le emozioni dolorose diminuiscono quando sono espresse davanti a un ascoltatore fidato”.

In questo laboratorio, le formatrici condurranno dal vivo una sessione di gruppo Validation coinvolgendo alcuni partecipanti in aula. Sarà un modo per sperimentare ciò che anziani e operatori vivono a ogni incontro: un’esperienza speciale per tutti, disorientati e non.

 

Relatori: Alessandro Manzella , Alvise Campostrini , Silvia Grandi , Gina Chiafala'

Alessandro

Manzella

Alvise

Campostrini

Silvia

Grandi

Gina

Chiafala'

Stimolazione delle abilità strumentali – Laboratorio creativo

 

Attività 1 - Costruire la storia di vita con la persona con demenza

Elena Grandi (UOC di Neurologia, Centro diurno Alzheimer – INRCA, Ancona)

L’identità fonda e caratterizza la persona; è quel sentirsi unico e irriducibile, diverso da ogni altro, nonostante i cambiamenti, anche dirompenti, che avvengono a livello fisico e mentale. La storia di vita è il tessuto connettivo che permette di raccordare i frammenti della propria esistenza all’interno di una cornice, consentendo a ognuno di riconoscersi attraverso i segni del passato e di collegarli alle esperienze attuali. Quando l’identità e il ricordo sono seriamente compromessi, come nel caso delle persone anziane con demenza, occorre favorire questo percorso di ricomposizione, per recuperare quella memoria residuale utile ad ancorare la persona a una tranquillizzante routine e a un senso possibile. Il laboratorio propone spunti e attività di facile esecuzione finalizzate alla costruzione della storia di vita dell’anziano, realizzabili sia nel contesto di un centro diurno, di una casa di riposo, ecc., sia a domicilio, con il supporto del caregiver.

 

Attività 2 - Il mandala del ricordo

Maria Silvia Falconi, Marco Quilici e Romana Ferrari (Associazione di Promozione Sociale Altrementi, Varese)

Espressione di sé, creatività, mondo interiore sono tutti aspetti che caratterizzano ogni persona e che necessitano di nutrimento tanto quanto la sfera corporea. All’interno delle strutture residenziali e semiresidenziali spesso vengono proposti laboratori artistici ed espressivi proprio con questo scopo. Il mandala è lo strumento artistico che appartiene ai primordi della storia umana, la attraversa così come è in grado di attraversare la vita delle persone. Per realizzare il proprio mandala non è necessario avere conoscenze tecniche specifiche o abilità particolari, basta solo avere dentro di sé un’emozione da esprimere.

Il laboratorio proporrà la costruzione di mandala con materiali di recupero adatti a essere manipolati e che stimolino i partecipanti a livello tattile e visivo, con l’obiettivo di riattivare le abilità fino motorie e la memoria del gesto. Uno spunto di riflessione per gli operatori, un’occasione di stimolazione espressiva in grado di risvegliare memorie antiche legate ai movimenti e alla strutturazione dello spazio mentale e fisico per gli anziani coinvolti.

Relatori: Elena Grandi , Maria Silvia Falconi , Marco Quilici , Romana Ferrari

Elena

Grandi

Maria Silvia

Falconi

Marco

Quilici

Romana

Ferrari

Attività di pratica filosofica – Stimolazione emozionale

 

Attività 1 - Emozioni e vita: giochi e attività di stimolazione emozionale per la terza età

Rita Pezzati (DEASS SUPSI, Lugano), Roberta Ballabio (Gruppo Invecchiamento Consapevole e SUPSI) e Lorena Curia (Psicologa e psicoterapeuta) 

Il laboratorio propone di giocare con esercizi pensati e testati appositamente per le persone anziane per esplorare il proprio mondo emozionale divertendosi. Proponiamo alcuni esercizi per esperire in diretta come la forza emozionale si manifesta attraverso il corpo e il linguaggio permettendo alle persone anziane di riconoscersi o di scoprirsi più vitali e capaci di condividere “come” provano la tenerezza, la gioia, la rabbia, la paura…tutto l’arco emozionale. Quale sguardo, quale rappresentazione abbiamo noi operatori nel proporre queste attivazioni? Gli strumenti utiizzati sono stati pensati e progettati con l'obiettivo di risultare immediati e di facile utilizzo al fine di dare una maggiore concretezza e visibilità alle emozioni. Gli esercizi proposti saranno illustrati anche attraverso le apposite schede che riportano le indicazioni operative per poter adattare i giochi a livelli di approfondimento diversi.

 

Attività 2 - Philosophy for community: un altro modo possibile di prendersi cura

Claudia Brodetti (Teacher Expert in Philosophy for Children/Community; CRIF - Centro di Ricerca sull’Indagine Filosofica, Roma)

La filosofia ha una tradizione millenaria di domande, prospettive, possibili risposte, teorie e idee sui problemi dell’esistenza. La filosofia quindi, non intesa come studio storico del pensiero umano quanto la pratica del pensare come attività che si spinge oltre la conoscenza e diviene un’attitudine alla ricerca critica. L’indagine filosofica consente di accompagnarci in movimenti del pensiero inusuali, di aprirci a prospettive nuove, di scardinare certezze, di notare contraddizioni. Il fine primario del dialogo filosofico è quello di approfondire, migliorare, allargare la comprensione del problema. In questa prospettiva si inserisce il ruolo del “facilitatore” che grazie ad un testo-pretesto, o  una frase-stimolo,  un aforisma, un immagine, alimenta, sollecita, la comunità di ricerca. Il facilitatore del processo di ricerca  è quindi chiamato a rilanciare il dialogo con interventi di chiarificazione, approfondimento e a spostare l’asse su cui il pensiero si è disposto se la discussione si arena. Questo “filosofare” concerne la vita e non ha alcuna ambizione di addivenire a una qualche verità. La filosofia diventa così cura, ma non intesa come terapia, bensì come cura di sé.

Relatori: Claudia Brodetti , Rita Pezzati , Roberta Ballabio , Lorena Curia

Claudia

Brodetti

Rita

Pezzati

Roberta

Ballabio

Lorena

Curia

11. Anziani e robot: alla ricerca di un equilibrio tra sviluppo tecnologico e rischio dell'inganno

Companion robot: con questo termine ci si riferisce a dei dispositivi progettati per assistere le persone nei loro contesti di vita, svolgendo differenti funzioni. Gli anziani bisognosi di assistenza possono certamente farne uso, ma è necessario che si sentano a proprio agio quando trascorrono del tempo con questi robot. Ciò ha portato gli ingegneri a progettare dei dispositivi sempre più antropomorfi. Il rischio correlato a questo, però, è che gli anziani siano indotti a considerare i robot come degli esseri viventi.

Se da un lato chi ne fa uso può essere fuorviato da questa tecnologia, dall’altro l’ingegneria è arrivata a considerare la capacità di inganno come criterio per testare l’intelligenza del robot. Tale inganno porta a delle conseguenze rilevanti e preoccupanti in riferimento alla relazione che la persona anziana può instaurare con il dispositivo tecnologico. Per questo motivo ci troviamo di fronte a differenti interrogativi: la capacità del robot di ingannare può essere utilizzata come criterio per qualificarlo “intelligente”, “autonomo” e “vivente”? Se sì, con quale scopo? In riferimento alla relazione anziano-robot, a quali conseguenze e rischi andiamo incontro? È necessario prevenirli? Cosa può fare la tecnologia per ridurli? 

Relatori: Amanda Sharkey , Andrea Bertolini

Amanda

Sharkey

Andrea

Bertolini

12. Il suicidio in età avanzata: saper riconoscere e affrontare i segnali

Il suicidio tra gli anziani è frequente: ha i tassi più alti di ogni altra fascia d’età. I maschi decidono di togliersi la vita molto più frequentemente delle femmine; con l’avanzare dell’età questo fenomeno si amplifica ancora di più. Quando decidono di farlo, gli anziani risultano più determinati dei giovani: usano metodi più letali, pianificano con attenzione ogni dettaglio; di frequente, lasciano messaggi d’addio che contengono precise volontà testamentarie. Spesso, non vogliono sentirsi di peso ai propri famigliari. I fattori di rischio sono molti e complessi; i disturbi fisici, la depressione, la mancanza di aspettative positive per il futuro rappresentano gli elementi più importanti. I segnali di pericolosità suicidaria possono essere molti, ma richiedono la presenza di osservatori attenti e interessati.

Questa presentazione offrirà una panoramica dell’argomento fornendo indicazioni su riconoscimento dell’ideazione suicidaria, il suo trattamento e la prevenzione delle possibili ricadute.

 

Relatori: Diego De Leo

Diego

De Leo

13. La formazione dei professionisti della cura come fattore di resilienza e prevenzione del burnout

Questo workshop propone una visione innovativa della formazione nelle organizzazioni della cura, delineandone una direzione che risponde a fabbisogni formativi via via più complessi e alla necessità di lavorare quotidianamente sulla qualità della vita degli utenti e degli operatori. Ai momenti formativi si chiede sempre più di non essere solo occasione di aggiornamento, ma opportunità di arricchimento e trasformazione delle conoscenze, delle prassi e dei rapporti che influiscono sulla qualità della vita e delle relazioni nei contesti assistenziali. I professionisti che operano nei servizi agli anziani si trovano di fronte a situazioni sempre più complesse e sfidanti, operare quotidianamente in questi contesti richiede una grande capacità di adattare e riconvertire le proprie prassi professionali a una crescente complessità di bisogni degli utenti e delle loro famiglie, il rischio di burnout è sempre più elevato.

Una formazione specifica e mirata, centrata su metodi innovativi e strumenti ad hoc, può rappresentare una risposta concreta ed efficace per dotare i professionisti della cura degli approcci e delle metodologie necessarie a fronteggiare le criticità, mantenere la motivazione e il senso profondo del proprio operato e ad esercitare un margine di intervento positivo sul proprio contesto.  

 

Relatori: Elena Luppi , Federica Taddia , Renzo Colucci , Cristina Manfredini

Elena

Luppi

Federica

Taddia

Renzo

Colucci

Cristina

Manfredini

14. Una responsabilità di tutti: città age&dementia-friendly

La solitudine, la malattia, la scarsa rete parentale, il difficile accesso alle risorse disponibili sono problematiche diffuse nel mondo degli anziani, rendendo la vita non più dignitosa. La Federazione Alzheimer Italia, la maggior organizzazione nazionale non profit dedicata alle demenze, ha sviluppato un processo di riconoscimento per le realtà che desiderano diventare Comunità Amiche delle Persone con Demenza. Il progetto "CiVediamo" favorisce lo sviluppo della comunità locale in un quartiere di Torino, attraverso la promozione di servizi e relazioni di buon vicinato, per sostenere la permanenza degli anziani presso la propria abitazione, con un finanziamento di Compagnia di San Paolo.

Obiettivo del workshop è presentare come i due enti operano per rendere partecipe la popolazione, le istituzioni, le associazioni e le categorie professionali al fine di creare una rete consapevole in grado di rapportarsi all’anziano fragile o con demenza, facendolo sentire a proprio agio nella comunità.

 

Relatori: Silvia Cisotto , Antonella Zappavigna , Mario Possenti

Silvia

Cisotto

Antonella

Zappavigna

Mario

Possenti

15. Amore, intimità e sessualità tra persone anziane

L’esperienza della sessualità è un fondamento dell’identità personale, è presente in ogni nostro gesto e connota ogni relazione interpersonale. Pervade l’esperienza sensibile di noi stessi e del mondo, partecipa alla costruzione del senso della nostra storia, genera appartenenze e reciproco riconoscimento. La complessità dell’esperienza sessuale, la sua mancanza di confini precisi, alcuni aspetti ineffabili delle carezze ne fanno un mistero quasi insondabile. Se ci soffermiamo a riflettere sulla presenza attiva della sessualità nella vita delle persone anziane ci renderemo conto che non è messa in dubbio, piuttosto è spesso inconsistente la cultura della comunità che dovrebbe riconoscerla, accoglierla, sostenerla e considerarla un prezioso dono di senso per ognuno. Nella migliore delle ipotesi viene tollerata e relegata alla clandestinità, qualche volta esibita come un fatto bizzarro, più spesso negata e condannata.

Questo workshop vuole essere una breve riflessione sulle dimensioni psicologiche e narrative ma anche ludiche e sociali della sessualità umana, in particolare quando viene vissuta nelle ultime stagioni della vita.

Relatori: Fabio Veglia

Fabio

Veglia

Attività di narrazione creativa – Laboratorio corporeo

 

Attività 1 - TimeSlips, il tempo scivola

Iris Dall'Aglio (Facilitator Certified Timeslips, www.gestindanza.it)

Il laboratorio proporrà un'attività prevalentemente pratica e si basa sulla sperimentazione di un racconto collettivo nell'approccio del metodo TimeSlips di narrazione creativa, che viene utilizzato con anziani colpiti da demenza grave o Alzheimer. L'attività sarà un'occasione per comprendere l'efficacia del metodo, che si basa sul la conversazione, sulla dimensione comunicativo-relazionale e sull'attivazione della creatività e dell'immaginazione, lasciando da parte il recupero della memoria e aspetti cognitivi.

 

Attività 2 - La danza in un gesto. Laboratori del Metodo Hobart® rivolti ad anziani

Manuela Graziani (Responsabile dei Servizi alla Persona, ASP Valloni Marecchia di Rimini e Insegnate Metodo Hobart®)

Il Metodo Hobart® nasce nel contesto delle disabilità fisiche e mentali, come utilizzo del sapere legato al movimento danzato per valorizzare l’espressione personale, così da superare la difficoltà del linguaggio verbale, del movimento, della relazione. Gli incontri sviluppano una dinamica di movimento che stimola la sfera fisica, sensoriale ed emotiva, attivando l’immaginazione e la creatività. L’invito a percepire il proprio corpo aiuta l’orientamento spaziale e attiva le capacità cognitive. La ripetizione di brevi sequenze di movimento ha un effetto sulla memoria e sulla concentrazione. La musica e il ritmo aiutano a mantenere costante la concentrazione e a far risuonare memorie. Il miglioramento del tono muscolare e della mobilità articolare favorisce il mantenimento della competenza motoria. Il lavoro in gruppo migliora le relazioni fra i partecipanti, facilitando la conoscenza reciproca, lo scambio, il piacere di stare insieme, valorizzando le risorse interiori.

Relatori: Iris Dall'Aglio , Manuela Graziani , Isabella Piva

Iris

Dall'Aglio

Manuela

Graziani

Isabella

Piva

Musicoterapia – Attività di stimolazione cognitiva

 

Attività 1 - Silenzio, suono, musica: ripensarsi nella relazione con la persona affetta da demenza

Stefania Filippi (APSP Margherita Grazioli, Trento)

Heinrich Heine, famoso poeta tedesco, nella celeberrima citazione “Dove le parole finiscono inizia la musica”, toccò uno degli aspetti più significativi dell’essenza della persona: la dimensione non verbale/sonoro-musicale del suo funzionamento, la dimensione arcaica della natura umana, che anche in presenza di una patologia progressiva come la demenza, rimane pressoché intatta, ricca e vitale. Corpo, movimento, ritmo, voce e silenzio ci parlano di quella persona che non ha più parole, o che forse guarda a quelle parole in un altro modo, nella loro forma di suono-gesto, dentro il senso profondo delle emozioni. E’ dunque possibile trovare in questa dimensione non verbale/sonoro-musicale, un nuovo approccio alla persona nella quotidianità, alla ricerca della migliore qualità di vita?

 

Attività 2 - Laboratorio Cogs Club. Interventi integrati rivolti alle persone con demenza in fase lieve

Petra Bevilacqua (Psicologa, Coordinatrice Progetto Cogs Club)

Il progetto Cogs Club nasce in Inghilterra nel 2011 e viene sviluppata in Italia da un gruppo di professionisti, psicologi, TRP e T.O., grazie alla volontà di associazione di volontariato locali e dei C.D.C.D. come offerta integrata di attività non farmacologica, come proposta a bassa soglia alle persone con demenza in fase lieve. Il modello prevede l’integrazione di diversi interventi psicosociali, in particolare la CST (Cognitive Stimulation Therapy) e la terapia di Reminiscenza, associata alla terapia occupazionale, l’attività motoria dolce e l’attività musicale mediante un intervento mirato alla riattivazione delle capacità cognitive e funzionali della persona con demenza, secondo i principi del modello inglese. Il protocollo è composto da 32 incontri annuali. Ogni incontro prevede un “tema” della giornata che rappresenta il filo conduttore dell’intero incontro, favorendo ricordi e rimandi alla propria memoria autobiografica e facilitando il partecipante ad esprimere pareri ed emozioni inerenti alla tematica affrontata. Durante il laboratorio verrà trattata la sessione “I giochi di una volta” che permetterà di mostrare una simulazione sintetica di una sessione di 4 ore tradizionali, con un breve accenno teorico ed una modalità interattiva, mediante il coinvolgimento attivo dei partecipanti.

Relatori: Stefania Filippi , Petra Bevilacqua

Stefania

Filippi

Petra

Bevilacqua

Teatro sociale e di comunità – Attività di aiuto reciproco ed espressione di sè

 

Attività 1 - Teatro Fragile. Strumenti e pratiche

Alessandro Manzella e Alvise Campostrini (Le Compagnie malviste, Milano)

Un’esperienza di teatro sociale per potenziare le proprie competenze nella cura della persona. Il laboratorio prevede di far conoscere gli strumenti del “Teatro fragile/Maneggiare con cura” che le Compagnie malviste sperimentano da quasi dieci anni con persone con decadimento cognitivo e altre fragilità, familiari, caregiver e cittadini curiosi. Il laboratorio intende promuovere e potenziare le competenze relazionali e comunicative dei partecipanti attraverso una serie di esercizi applicati singolarmente, in coppia e col gruppo. 

 

Attività 2 - Il Gruppo Validation: quando le relazioni aiutano a stare meglio

Silvia Grandi, Gina Chiafalà (AGAPE AVO - Organizzazione Validation Autorizzata, Milano)

Il gruppo Validation è un rito carico di calore umano, un appuntamento settimanale che aiuta i grandi anziani affetti da demenza a creare un punto di riferimento emotivamente significativo. Ciò che l’anziano ricorda delle sessioni di gruppo è l’esperienza di un’atmosfera accogliente che gli concede la libertà di essere sé stesso. Paragonabile a un gruppo di mutuo auto aiuto tra persone affette da demenza, il gruppo coinvolge sei/otto grandi anziani prevalentemente nella fase della confusione temporale. Tra i principi fondanti del metodo Validation, il gruppo si basa su quello junghiano “le emozioni dolorose diminuiscono quando sono espresse davanti a un ascoltatore fidato”.

In questo laboratorio, le formatrici condurranno dal vivo una sessione di gruppo Validation coinvolgendo alcuni partecipanti in aula. Sarà un modo per sperimentare ciò che anziani e operatori vivono a ogni incontro: un’esperienza speciale per tutti, disorientati e non.

 

Relatori: Alessandro Manzella , Alvise Campostrini , Silvia Grandi , Gina Chiafala'

Alessandro

Manzella

Alvise

Campostrini

Silvia

Grandi

Gina

Chiafala'

Stimolazione delle abilità strumentali – Laboratorio creativo

 

Attività 1 - Costruire la storia di vita con la persona con demenza

Elena Grandi (UOC di Neurologia, Centro diurno Alzheimer – INRCA, Ancona)

L’identità fonda e caratterizza la persona; è quel sentirsi unico e irriducibile, diverso da ogni altro, nonostante i cambiamenti, anche dirompenti, che avvengono a livello fisico e mentale. La storia di vita è il tessuto connettivo che permette di raccordare i frammenti della propria esistenza all’interno di una cornice, consentendo a ognuno di riconoscersi attraverso i segni del passato e di collegarli alle esperienze attuali. Quando l’identità e il ricordo sono seriamente compromessi, come nel caso delle persone anziane con demenza, occorre favorire questo percorso di ricomposizione, per recuperare quella memoria residuale utile ad ancorare la persona a una tranquillizzante routine e a un senso possibile. Il laboratorio propone spunti e attività di facile esecuzione finalizzate alla costruzione della storia di vita dell’anziano, realizzabili sia nel contesto di un centro diurno, di una casa di riposo, ecc., sia a domicilio, con il supporto del caregiver.

 

Attività 2 - Il mandala del ricordo

Maria Silvia Falconi, Marco Quilici e Romana Ferrari (Associazione di Promozione Sociale Altrementi, Varese)

Espressione di sé, creatività, mondo interiore sono tutti aspetti che caratterizzano ogni persona e che necessitano di nutrimento tanto quanto la sfera corporea. All’interno delle strutture residenziali e semiresidenziali spesso vengono proposti laboratori artistici ed espressivi proprio con questo scopo. Il mandala è lo strumento artistico che appartiene ai primordi della storia umana, la attraversa così come è in grado di attraversare la vita delle persone. Per realizzare il proprio mandala non è necessario avere conoscenze tecniche specifiche o abilità particolari, basta solo avere dentro di sé un’emozione da esprimere.

Il laboratorio proporrà la costruzione di mandala con materiali di recupero adatti a essere manipolati e che stimolino i partecipanti a livello tattile e visivo, con l’obiettivo di riattivare le abilità fino motorie e la memoria del gesto. Uno spunto di riflessione per gli operatori, un’occasione di stimolazione espressiva in grado di risvegliare memorie antiche legate ai movimenti e alla strutturazione dello spazio mentale e fisico per gli anziani coinvolti.

Relatori: Elena Grandi , Maria Silvia Falconi , Marco Quilici , Romana Ferrari

Elena

Grandi

Maria Silvia

Falconi

Marco

Quilici

Romana

Ferrari

Attività di pratica filosofica – Stimolazione emozionale

 

Attività 1 - Emozioni e vita: giochi e attività di stimolazione emozionale per la terza età

 Rita Pezzati (DEASS SUPSI, Lugano), Roberta Ballabio (Gruppo Invecchiamento Consapevole e SUPSI) e Lorena Curia (Psicologa e psicoterapeuta)

Il laboratorio propone di giocare con esercizi pensati e testati appositamente per le persone anziane per esplorare il proprio mondo emozionale divertendosi. Proponiamo alcuni esercizi per esperire in diretta come la forza emozionale si manifesta attraverso il corpo e il linguaggio permettendo alle persone anziane di riconoscersi o di scoprirsi più vitali e capaci di condividere “come” provano la tenerezza, la gioia, la rabbia, la paura…tutto l’arco emozionale. Quale sguardo, quale rappresentazione abbiamo noi operatori nel proporre queste attivazioni? Gli strumenti utiizzati sono stati pensati e progettati con l'obiettivo di risultare immediati e di facile utilizzo al fine di dare una maggiore concretezza e visibilità alle emozioni. Gli esercizi proposti saranno illustrati anche attraverso le apposite schede che riportano le indicazioni operative per poter adattare i giochi a livelli di approfondimento diversi.

 

Attività 2 - Philosophy for community: un altro modo possibile di prendersi cura

Claudia Brodetti (Teacher Expert in Philosophy for Children/Community; CRIF - Centro di Ricerca sull’Indagine Filosofica, Roma)

La filosofia ha una tradizione millenaria di domande, prospettive, possibili risposte, teorie e idee sui problemi dell’esistenza. La filosofia quindi, non intesa come studio storico del pensiero umano quanto la pratica del pensare come attività che si spinge oltre la conoscenza e diviene un’attitudine alla ricerca critica. L’indagine filosofica consente di accompagnarci in movimenti del pensiero inusuali, di aprirci a prospettive nuove, di scardinare certezze, di notare contraddizioni. Il fine primario del dialogo filosofico è quello di approfondire, migliorare, allargare la comprensione del problema. In questa prospettiva si inserisce il ruolo del “facilitatore” che grazie ad un testo-pretesto, o  una frase-stimolo,  un aforisma, un immagine, alimenta, sollecita, la comunità di ricerca. Il facilitatore del processo di ricerca  è quindi chiamato a rilanciare il dialogo con interventi di chiarificazione, approfondimento e a spostare l’asse su cui il pensiero si è disposto se la discussione si arena. Questo “filosofare” concerne la vita e non ha alcuna ambizione di addivenire a una qualche verità. La filosofia diventa così cura, ma non intesa come terapia, bensì come cura di sé.

Relatori: Claudia Brodetti , Rita Pezzati , Roberta Ballabio , Lorena Curia

Claudia

Brodetti

Rita

Pezzati

Roberta

Ballabio

Lorena

Curia

16. Accompagnare anziani e caregiver nel fine vita e dopo

Chi dedica il suo tempo professionale agli anziani può pensare che con la morte il legame con loro si recida e cessi, anche perché conclude di norma un tempo di decadimento di corpo/mente, delle relazioni, di perdita della “bellezza antropologica”. Sono invece tutti eventi che sedimentano e si sommano: se non elaborati appesantiscono gli operatori e spingono verso il burnout.

Per questo è importante saper accompagnare l’anziano, i caregiver e anche se stessi durante il tempo del “cordoglio anticipatorio”, non sempre percepito come tale.

Il compito professionale non finisce con la morte perché elaborare la perdita è sempre necessario. I caregiver beneficiano da indirizzo e sostegno nel tempo del lutto. Se l’operatore si assume con competenza questo compito finale potrà lasciar andare l’anziano e preservare la propria serenità.

Relatori: Luigi Colusso , Giorgio Pavan

Luigi

Colusso

Giorgio

Pavan

17. Oltre il "buon trattamento". Riconoscere i maltrattamenti e ripensare le relazioni nelle istituzioni

Nell’ambito del workshop verranno presentati i risultati di una ricerca-azione sviluppata in un campione di case per anziani ticinesi finalizzato alla prevenzione dei maltrattamenti e orientato alla promozione di una cultura fondata sull’autodeterminazione delle persone residenti e sull’empowerment di operatori, anziani e famiglie. A partire dai risultati aggiornati della ricerca si ragionerà sui fattori di rischio di maltrattamento e su quelli di protezione emersi, sui diversi aspetti etico-valoriali, organizzativi e strutturali che impostano e orientano l’andamento e il clima istituzionale, come anche sugli aspetti cognitivi ed emozionali che le persone mettono in campo per indirizzare il proprio comportamento e atteggiamento. Ci soffermeremo inoltre sulle condizioni organizzative individuate per l’attivazione di un modello culturale che promuova, nella quotidianità, la qualità di vita e di lavoro di tutti i protagonisti.

Il workshop prevede momenti di lavoro in piccoli gruppi e scambi di vissuti ed esperienze. 

Relatori: Luisa Lomazzi , Carla Sargenti

Luisa

Lomazzi

Carla

Sargenti

18. Il Gerontological Social Work. La complessità del lavoro sociale con gli anziani

L’opinione comune porta a pensare che il lavoro dell’assistente sociale con gli anziani sia meno complicato rispetto ad altri ambiti di lavoro e chi lavora con queste persone rischia di essere considerato un operatore di serie B. Sembra che per rispondere ai bisogni degli anziani fragili basti avere abbastanza prestazioni da erogare, che – al netto dei problemi sanitari – paiono prestazioni di “semplice” assistenza di base.

Ma non è affatto così. Questo workshop, presentando i risultati di una ricerca in questo contesto, si propone di evidenziare come accanto alle indispensabili funzioni legate alla erogazione di prestazioni standard vi siano ulteriori importanti spazi di azione con cui gli assistenti sociali contribuiscono a mantenere e a migliorare la qualità di vita delle persone anziane in difficoltà. Verrà messo in luce come l’attività dell’assistente sociale con gli anziani si inserisce all’interno di contesti complessi e differenziati, dove si esprimono logiche differenti e dove il professionista ha consapevolezza che le procedure predefinite possono fare da riferimento generale, ma non bastano. Il suo lavoro è delicato, sempre diverso, rischioso, dagli esiti incerti ed intrecciato con questioni di pregnante rilevanza etica.

Relatori: Francesca Corradini , Giulia Avancini , Maria Luisa Raineri

Francesca

Corradini

Giulia

Avancini

Maria Luisa

Raineri

19. Comprendere e gestire i disturbi comportamentali nell’anziano affetto da demenza

È noto come il progressivo declino delle capacità cognitive si accompagni spesso a disturbi emotivi e comportamentali, la cui gestione mette in gioco valori rilevanti quali attenzione, rispetto, ascolto, che attengono al profondo diritto alla dignità e alla identità. Questo workshop propone riflessioni e confronti relativi a modalità di rapporto e comportamento utili nella relazione tra caregiver e anziano fragile e affetto da demenza. La mancanza di conoscenze e di strumenti relazionali adeguati corrisponde frequentemente ad un peggioramento della qualità della vita, con l’innesco di circoli viziosi che alimentano i disturbi, anziché diminuirli. Saremo invitati ad uno sguardo gentile sulla vecchiaia, in particolare sulla vecchiaia con problemi cognitivi, per favorire un processo di cambiamento culturale: lento, graduale, ma possibile. La comunicazione accogliente ed empatica nella relazione di cura può regalare quel clima quotidiano che tutti avremmo il diritto di vivere.

Relatori: Cinzia Siviero

Cinzia

Siviero

20. Sessione Buone Prassi

 

Presiede la sessione:

Marco Noli, Università Cattolica, Milano

 

  • Arteterapia e Danzaterapia nel lavoro con persone affette da Alzheimer

Linda Rosaria Faggiano (Studio Arte Terapia, Modena)

  • Dalla narrazione all'incontro intergenerazionale: il progetto "FA...VOLARE" come strada verso la riscoperta del sé

Andrea Franchi (Istituto Assistenza Anziani, Verona)

  • L'intervento dei clown con l'anziano

Alberto Dionigi (FNC - Federazione Nazionale Clowndottori)

  • Cibo è cultura

Gabriella Nerieri (Casa di Riposo e C.R.A. San Petronio, Bologna)

  • Nuove possibilità per la prevenzione dell’invecchiamento mentale

Monica Manzoni (Sente-Mente® Project, Bologna)

  • Personalizzazione e umanizzazione della presa in carico nelle residenze per anziani: la partecipazione attiva della rete famigliare al benessere dell'ospite nell’esperienza del progetto CollegaMENTI

Giampaolo Armellin (CBA Informatica, Rovereto)

  • Best Practice Dementia Care, DSDC, Università di Stirling: percorso formativo con evidenze di efficacia per il personale che opera nei servizi di cura e assistenza alla persona con demenza

Giorgia Monetti, (Focos Argento by HR Care, Padova)

  • Il voucher sperimentale per le dimissioni protette - L'accompagnamento che cura

Floriana Malvezzi (Azienda Sociale Cremonese, Cremona)

Attività di narrazione creativa – Laboratorio corporeo

 

Attività 1 - TimeSlips, il tempo scivola

Iris Dall'Aglio (Facilitator Certified Timeslips, www.gestindanza.it)

Il laboratorio proporrà un'attività prevalentemente pratica e si basa sulla sperimentazione di un racconto collettivo nell'approccio del metodo TimeSlips di narrazione creativa, che viene utilizzato con anziani colpiti da demenza grave o Alzheimer. L'attività sarà un'occasione per comprendere l'efficacia del metodo, che si basa sul la conversazione, sulla dimensione comunicativo-relazionale e sull'attivazione della creatività e dell'immaginazione, lasciando da parte il recupero della memoria e aspetti cognitivi.

 

Attività 2 - La danza in un gesto. Laboratori del Metodo Hobart® rivolti ad anziani

Manuela Graziani (Responsabile dei Servizi alla Persona, ASP Valloni Marecchia di Rimini e Insegnate Metodo Hobart®)

Il Metodo Hobart® nasce nel contesto delle disabilità fisiche e mentali, come utilizzo del sapere legato al movimento danzato per valorizzare l’espressione personale, così da superare la difficoltà del linguaggio verbale, del movimento, della relazione. Gli incontri sviluppano una dinamica di movimento che stimola la sfera fisica, sensoriale ed emotiva, attivando l’immaginazione e la creatività. L’invito a percepire il proprio corpo aiuta l’orientamento spaziale e attiva le capacità cognitive. La ripetizione di brevi sequenze di movimento ha un effetto sulla memoria e sulla concentrazione. La musica e il ritmo aiutano a mantenere costante la concentrazione e a far risuonare memorie. Il miglioramento del tono muscolare e della mobilità articolare favorisce il mantenimento della competenza motoria. Il lavoro in gruppo migliora le relazioni fra i partecipanti, facilitando la conoscenza reciproca, lo scambio, il piacere di stare insieme, valorizzando le risorse interiori.

Relatori: Iris Dall'Aglio , Manuela Graziani , Isabella Piva

Iris

Dall'Aglio

Manuela

Graziani

Isabella

Piva

Musicoterapia – Attività di stimolazione cognitiva

 

Attività 1 - Silenzio, suono, musica: ripensarsi nella relazione con la persona affetta da demenza

Stefania Filippi (APSP Margherita Grazioli, Trento)

Heinrich Heine, famoso poeta tedesco, nella celeberrima citazione “Dove le parole finiscono inizia la musica”, toccò uno degli aspetti più significativi dell’essenza della persona: la dimensione non verbale/sonoro-musicale del suo funzionamento, la dimensione arcaica della natura umana, che anche in presenza di una patologia progressiva come la demenza, rimane pressoché intatta, ricca e vitale. Corpo, movimento, ritmo, voce e silenzio ci parlano di quella persona che non ha più parole, o che forse guarda a quelle parole in un altro modo, nella loro forma di suono-gesto, dentro il senso profondo delle emozioni. E’ dunque possibile trovare in questa dimensione non verbale/sonoro-musicale, un nuovo approccio alla persona nella quotidianità, alla ricerca della migliore qualità di vita?

 

Attività 2 - Laboratorio Cogs Club. Interventi integrati rivolti alle persone con demenza in fase lieve

Petra Bevilacqua (Psicologa, Coordinatrice Progetto Cogs Club)

Il progetto Cogs Club nasce in Inghilterra nel 2011 e viene sviluppata in Italia da un gruppo di professionisti, psicologi, TRP e T.O., grazie alla volontà di associazione di volontariato locali e dei C.D.C.D. come offerta integrata di attività non farmacologica, come proposta a bassa soglia alle persone con demenza in fase lieve. Il modello prevede l’integrazione di diversi interventi psicosociali, in particolare la CST (Cognitive Stimulation Therapy) e la terapia di Reminiscenza, associata alla terapia occupazionale, l’attività motoria dolce e l’attività musicale mediante un intervento mirato alla riattivazione delle capacità cognitive e funzionali della persona con demenza, secondo i principi del modello inglese. Il protocollo è composto da 32 incontri annuali. Ogni incontro prevede un “tema” della giornata che rappresenta il filo conduttore dell’intero incontro, favorendo ricordi e rimandi alla propria memoria autobiografica e facilitando il partecipante ad esprimere pareri ed emozioni inerenti alla tematica affrontata. Durante il laboratorio verrà trattata la sessione “I giochi di una volta” che permetterà di mostrare una simulazione sintetica di una sessione di 4 ore tradizionali, con un breve accenno teorico ed una modalità interattiva, mediante il coinvolgimento attivo dei partecipanti.

Relatori: Stefania Filippi , Petra Bevilacqua

Stefania

Filippi

Petra

Bevilacqua

Teatro sociale e di comunità – Attività di aiuto reciproco ed espressione di sè

 

Attività 1 - Teatro Fragile. Strumenti e pratiche

Alessandro Manzella e Alvise Campostrini (Le Compagnie malviste, Milano)

Un’esperienza di teatro sociale per potenziare le proprie competenze nella cura della persona. Il laboratorio prevede di far conoscere gli strumenti del “Teatro fragile/Maneggiare con cura” che le Compagnie malviste sperimentano da quasi dieci anni con persone con decadimento cognitivo e altre fragilità, familiari, caregiver e cittadini curiosi. Il laboratorio intende promuovere e potenziare le competenze relazionali e comunicative dei partecipanti attraverso una serie di esercizi applicati singolarmente, in coppia e col gruppo. 

 

Attività 2 - Il Gruppo Validation: quando le relazioni aiutano a stare meglio

Silvia Grandi, Gina Chiafalà (AGAPE AVO - Organizzazione Validation Autorizzata, Milano)

Il gruppo Validation è un rito carico di calore umano, un appuntamento settimanale che aiuta i grandi anziani affetti da demenza a creare un punto di riferimento emotivamente significativo. Ciò che l’anziano ricorda delle sessioni di gruppo è l’esperienza di un’atmosfera accogliente che gli concede la libertà di essere sé stesso. Paragonabile a un gruppo di mutuo auto aiuto tra persone affette da demenza, il gruppo coinvolge sei/otto grandi anziani prevalentemente nella fase della confusione temporale. Tra i principi fondanti del metodo Validation, il gruppo si basa su quello junghiano “le emozioni dolorose diminuiscono quando sono espresse davanti a un ascoltatore fidato”.

In questo laboratorio, le formatrici condurranno dal vivo una sessione di gruppo Validation coinvolgendo alcuni partecipanti in aula. Sarà un modo per sperimentare ciò che anziani e operatori vivono a ogni incontro: un’esperienza speciale per tutti, disorientati e non.

 

Relatori: Alessandro Manzella , Alvise Campostrini , Silvia Grandi , Gina Chiafala'

Alessandro

Manzella

Alvise

Campostrini

Silvia

Grandi

Gina

Chiafala'

Stimolazione delle abilità strumentali – Laboratorio creativo

 

Attività 1 - Costruire la storia di vita con la persona con demenza

Elena Grandi (UOC di Neurologia, Centro diurno Alzheimer – INRCA, Ancona)

L’identità fonda e caratterizza la persona; è quel sentirsi unico e irriducibile, diverso da ogni altro, nonostante i cambiamenti, anche dirompenti, che avvengono a livello fisico e mentale. La storia di vita è il tessuto connettivo che permette di raccordare i frammenti della propria esistenza all’interno di una cornice, consentendo a ognuno di riconoscersi attraverso i segni del passato e di collegarli alle esperienze attuali. Quando l’identità e il ricordo sono seriamente compromessi, come nel caso delle persone anziane con demenza, occorre favorire questo percorso di ricomposizione, per recuperare quella memoria residuale utile ad ancorare la persona a una tranquillizzante routine e a un senso possibile. Il laboratorio propone spunti e attività di facile esecuzione finalizzate alla costruzione della storia di vita dell’anziano, realizzabili sia nel contesto di un centro diurno, di una casa di riposo, ecc., sia a domicilio, con il supporto del caregiver.

 

Attività 2 - Il mandala del ricordo

Maria Silvia Falconi, Marco Quilici e Romana Ferrari (Associazione di Promozione Sociale Altrementi, Varese)

Espressione di sé, creatività, mondo interiore sono tutti aspetti che caratterizzano ogni persona e che necessitano di nutrimento tanto quanto la sfera corporea. All’interno delle strutture residenziali e semiresidenziali spesso vengono proposti laboratori artistici ed espressivi proprio con questo scopo. Il mandala è lo strumento artistico che appartiene ai primordi della storia umana, la attraversa così come è in grado di attraversare la vita delle persone. Per realizzare il proprio mandala non è necessario avere conoscenze tecniche specifiche o abilità particolari, basta solo avere dentro di sé un’emozione da esprimere.

Il laboratorio proporrà la costruzione di mandala con materiali di recupero adatti a essere manipolati e che stimolino i partecipanti a livello tattile e visivo, con l’obiettivo di riattivare le abilità fino motorie e la memoria del gesto. Uno spunto di riflessione per gli operatori, un’occasione di stimolazione espressiva in grado di risvegliare memorie antiche legate ai movimenti e alla strutturazione dello spazio mentale e fisico per gli anziani coinvolti.

Relatori: Elena Grandi , Maria Silvia Falconi , Marco Quilici , Romana Ferrari

Elena

Grandi

Maria Silvia

Falconi

Marco

Quilici

Romana

Ferrari

Attività di pratica filosofica – Stimolazione emozionale

 

Attività 1 - Emozioni e vita: giochi e attività di stimolazione emozionale per la terza età

Rita Pezzati (DEASS SUPSI, Lugano), Roberta Ballabio (Gruppo Invecchiamento Consapevole e SUPSI) e Lorena Curia (Psicologa e psicoterapeuta)

Il laboratorio propone di giocare con esercizi pensati e testati appositamente per le persone anziane per esplorare il proprio mondo emozionale divertendosi. Proponiamo alcuni esercizi per esperire in diretta come la forza emozionale si manifesta attraverso il corpo e il linguaggio permettendo alle persone anziane di riconoscersi o di scoprirsi più vitali e capaci di condividere “come” provano la tenerezza, la gioia, la rabbia, la paura…tutto l’arco emozionale. Quale sguardo, quale rappresentazione abbiamo noi operatori nel proporre queste attivazioni? Gli strumenti utiizzati sono stati pensati e progettati con l'obiettivo di risultare immediati e di facile utilizzo al fine di dare una maggiore concretezza e visibilità alle emozioni. Gli esercizi proposti saranno illustrati anche attraverso le apposite schede che riportano le indicazioni operative per poter adattare i giochi a livelli di approfondimento diversi.

 

Attività 2 - Philosophy for community: un altro modo possibile di prendersi cura

Claudia Brodetti (Teacher Expert in Philosophy for Children/Community; CRIF - Centro di Ricerca sull’Indagine Filosofica, Roma)

La filosofia ha una tradizione millenaria di domande, prospettive, possibili risposte, teorie e idee sui problemi dell’esistenza. La filosofia quindi, non intesa come studio storico del pensiero umano quanto la pratica del pensare come attività che si spinge oltre la conoscenza e diviene un’attitudine alla ricerca critica. L’indagine filosofica consente di accompagnarci in movimenti del pensiero inusuali, di aprirci a prospettive nuove, di scardinare certezze, di notare contraddizioni. Il fine primario del dialogo filosofico è quello di approfondire, migliorare, allargare la comprensione del problema. In questa prospettiva si inserisce il ruolo del “facilitatore” che grazie ad un testo-pretesto, o  una frase-stimolo,  un aforisma, un immagine, alimenta, sollecita, la comunità di ricerca. Il facilitatore del processo di ricerca  è quindi chiamato a rilanciare il dialogo con interventi di chiarificazione, approfondimento e a spostare l’asse su cui il pensiero si è disposto se la discussione si arena. Questo “filosofare” concerne la vita e non ha alcuna ambizione di addivenire a una qualche verità. La filosofia diventa così cura, ma non intesa come terapia, bensì come cura di sé.

Relatori: Claudia Brodetti , Rita Pezzati , Roberta Ballabio , Lorena Curia

Claudia

Brodetti

Rita

Pezzati

Roberta

Ballabio

Lorena

Curia

Tra autonomia e dipendenza: la soggettività dell’anziano nelle relazioni di cura

Relatori: Fabio Ferrucci

Fabio

Ferrucci

Assistenza mediata dai robot: quali implicazioni etiche?

Relatori: Amanda Sharkey

Amanda

Sharkey

Cura e prendersi cura: spunti filosofici e morali

Relatori: Roberta Sala

Roberta

Sala

Quando andiamo a casa? L’esperienza con mia madre e un viaggio per comprendere l’Alzheimer

Relatori: Michele Farina

Michele

Farina