Relatore/Relatrice


Attività


Disturbi dello spettro autistico: una panoramica sulle attività istituzionali in atto

Relatori: Maria Luisa Scattoni

Maria Luisa

Scattoni

Prevalenza del disturbo dello spettro dell'autismo: un'analisi critica dei dati

Relatori: Marco Bertelli

Marco

Bertelli

Identificazione e trattamento dei segnali di autismo nella prima infanzia

Relatori: Costanza  Colombi

Costanza

Colombi

Verso una nuova cultura: la convivenza delle differenze

Dario Ianes intervista Fabrizio Acanfora

Relatori: Dario Ianes , Fabrizio Acanfora

Dario

Ianes

Fabrizio

Acanfora

SP1. Interventi per l'interazione sociale: il Jasper Model e l'Early Start Denver Model

 

Early Start Denver Model - Costanza Colombi
L’Early Start Denver Model è un modello di intervento precoce di supportata efficacia, che fa parte dei Naturalistic Developmental Behavioral Interventions (NDBI), modelli di intervento precoce che integrano la scienza dello sviluppo con i principi dell’analisi del comportamento e applicano le strategie all’interno dei contesti naturali di vita del bambino. Gli NDBI sono ritenuti i modelli di maggiore efficacia per quanto riguarda gli esiti dei bambini con diagnosi o a rischio di autismo. L’ESDM presenta diversi punti di forza tra cui la possibilità di incominciare l’intervento non appena insorgono i segni di autismo, il coinvolgimento dei genitori e della famiglia e l’intervento in tutti i domini dello sviluppo.
Nel corso dell’intervento verranno affrontate le principali di strategie di intervento utilizzate nell’ESDM utilizzando anche materiale video.

 

Relatori: Costanza  Colombi , Delphine Palopoli

Costanza

Colombi

Delphine

Palopoli

SP2. Interventi per promuovere la regolazione: la musicoterapia e il laboratorio sensoriale

 

L’intervento di Musicoterapia nei Disturbi dello Spettro dell’Autismo. La costruzione delle abilità sociali dall’intersoggettività all’interazione in gruppo - Stefano Cainelli
I soggetti con le caratteristiche della condizione dello spettro dell’autismo, a partire da un assetto neurobiologico differente, presentano alterazioni nella sfera dell’intersoggettività nei primi anni di vita, che evolvono in difficoltà a gestire le interazioni con gli altri diminuendo la motivazione sociale e l’adattamento ai contesti.  Uno specifico metodo di intervento di Musicoterapia, sviluppato presso ODFLab dell’Università di Trento, sostenuto da diverse ricerche, presenta strategie che a partire dall’età prescolare e attraverso processi di sintonizzazione affettiva, favorisce l’integrazione sensoriale e attraverso questa la regolazione emotiva nell’ interazione. Il metodo supporta l’acquisizione delle abilità intersoggettive necessarie ad attivare competenze sulle quali costruire nuove abilità sociali in età scolare e adolescenza. Attraverso l’analisi di video, durante il workshop sarà possibile riflettere sull’alterazione dei comportamenti interattivi e sulla costruzione dei processi relazionali nei percorsi riabilitativi e psicoeducativi.

L’approccio sensoriale nel trattamento dei disturbi dello spettro autistico. Linee guida per la definizione di un Laboratorio sensoriale - Rossella Fracchiolla
Nel corso di questi ultimi decenni sono aumentate le prove relative alla centralità delle anomalie sensoriali intese come aspetti caratterizzanti dei disturbi dello spettro autistico. È ormai ben noto, quindi, quanto gli aspetti sensoriali influenzino lo scambio intersoggettivo e abbiano implicazioni nella manifestazione dei comportamenti problema. L’approccio terapeutico integrato e multidimensionale presentato, validato a partire da uno studio pilota realizzato nel 2011-2012, parte dal seguente assunto di base: il ribaltamento del concetto di deficit sensoriale, considerato come una risorsa e un punto di forza per creare nuovi ponti di comunicazione, sviluppare, potenziare e valorizzare competenze nei bambini con disturbo dello spettro autistico.
A partire dall’identificazione del profilo senso-percettivo, vengono illustrate le linee guida, le proposte di arricchimento e adattamento sensoriale, individuando alcuni esempi di attività specifiche per ciascuna tipologia di profilo senso-percettivo, all’interno di una cornice laboratoriale. Tra le finalità del modello sottolineiamo, oltre alla costruzione di esperienze comunicative intersoggettive, la potenzialità dell’individuazione di adattamenti sensoriali mirati a favorire i processi di regolazione, continuità, integrazione e modulazione sensoriale.

 

Relatori: Stefano Cainelli , Rossella Fracchiolla

Stefano

Cainelli

Rossella

Fracchiolla

S1. Disturbi dello Spettro Autistico: intervento integrato tra scuola, servizi e famiglie

 

Umbrella behavioural Model: un modello multidimensionale applicato all’Autismo in età pre-scolare e scolare - Leonardo Fava

L’esperienza di Albero Blu negli interventi di rete - Arianna Bentenuto, Francesco Campanella
La più recente letteratura internazionale conferma alcune caratteristiche fondamentali per aumentare l’efficacia nel trattamento delle persone con Disturbi dello Spettro dell’Autismo (ASD): l’intervento deve essere il più possibile precoce, multidisciplinare ed integrato, coinvolgendo tutti i contesti di vita (servizi, famiglia, scuola, impiego lavorativo, ecc.) e tessendo quindi una rete tra tutti i soggetti coinvolti. Tale organizzazione capillare necessita del coinvolgimento di persone con diverse specificità (professionisti sanitari, insegnanti, educatori, familiari), che compartecipino al raggiungimento di obiettivi con interventi, strategie e modalità coerenti, coordinati attraverso confronti periodici.
Durante la presentazione verranno esposte e condivise le proposte cliniche, le attività e le modalità di progettazione e conduzione degli interventi di rete della Cooperativa "Albero Blu”, specializzata in servizi abilitativi, riabilitativi ed educativi rivolti a bambini e ragazzi con ASD e alle loro famiglie. Albero Blu è supervisionata dall’ODFLab, il Laboratorio di Osservazione, Diagnosi e Formazione del Dipartimento di Scienze Cognitive dell'Università di Trento.

 

Relatori: Paola Venuti , Arianna Bentenuto , Francesco Campanella , Leonardo Fava

Paola

Venuti

Arianna

Bentenuto

Francesco

Campanella

Leonardo

Fava

S2. Diagnosi differenziale e comorbidità nei disturbi dello spettro autistico

 

Criteri di diagnosi differenziale e comorbidità nei disturbi dello spettro autistico e nella disabilità intellettiva - Marco Bertelli
Una prima diagnosi di disturbo dello spettro autistico (ASD) in età adulta può essere difficile, poiché è spesso caratterizzata da una sintomatologia sfumata e da aree di funzionamento psicosociale conservate. Le difficoltà nel definire i confini diagnostici tra ASD, altri disturbi del neurosviluppo e co-occorrenze psicopatologiche possono essere ancora più marcate, soprattutto nelle persone con maggiori difficoltà cognitive e di comunicazione. L’integrazione di un approccio dimensionale a quello categoriale può essere di grande aiuto. L’intervento affronterà le più recenti evoluzioni della ricerca sull’argomento.

Traiettorie di sviluppo nei primi anni di vita: differenze dimensionali o categoriali? - Massimo Molteni
I primi anni di vita sono cruciali per lo sviluppo: la necessità di una identificazione sempre più precoce di indicatori di anomalie per poter intervenire precocemente; la difficoltà di identificare segni e sintomi che nelle prime fasi di sviluppo si sovrappongono tra loro; lo sviluppo di indicatori neurofisiologici in grado di predire la successiva presenza di fenomeni clinici e sintomatici. Verso un futuro di una ulteriore parcellizzazione categoriale o aprire ad una diversa concettualizzazione evolutiva, clinica e prognostica?

 

Relatori: Marco Bertelli , Antonio Persico , Massimo Molteni

Marco

Bertelli

Antonio

Persico

Massimo

Molteni

S3. Orientamento e sviluppo di abilità: come porre le basi per una reale inclusione lavorativa

 

L’insegnamento di abilità funzionali e adattive per l’inserimento lavorativo: l’esperienza di Astuta Ability AcademyGioia De Angelis
Il disturbo dello spettro autistico è una condizione che colpisce il modo in cui le persone interagiscono con gli altri e con il mondo, nel corso di tutta la loro vita. Le maggiori difficoltà derivano non solo da una scarsità di risorse, ma anche da lacune di conoscenza ancora troppo profonde. Gli obiettivi e le modalità di insegnamento degli stessi spesso non valutano sufficientemente cosa significa essere una persona (adolescente) con una diagnosi di Autismo che si trova nella maggior parte dei casi a vivere un periodo di transizione all’adultità senza gli strumenti giusti per imparare e le competenze per poter affrontare una vita autonoma. L’esperienza di Astuta Ability Academy parte, prima di tutto, dai bisogni e dalle modalità di cambiamento della persona, considerata all'interno del proprio ambiente di vita.
Vogliamo porci come un’occasione, una guida, per aiutare gli adolescenti a diventare adulti nel pieno delle loro capacità e autonomie. Lo facciamo attraverso l'aumento delle abilità di ogni singolo ragazzo in tutte le aree di sviluppo, la promozione di attività di inclusione sociale e lavorativa sul territorio, lo sviluppo di un contesto di apprendimento che possa favorire e implementare autonomie individuali e sociali in contesto domestico e lavorativo, la costituzione di un punto di riferimento per la famiglia e gli Enti.
Lo scopo principale dell'intervento è insegnare ad imparare a imparare. Le basi dell’inclusione lavorativa si creano nel periodo scolastico; se questo non avviene diventa inspiegabile, come la scuola possa parlare di progetto di vita.

La rivoluzione tranquilla del TortellanteErika Coppelli
“Il Tortellante”, l’Associazione di Promozione Sociale nata a Modena nel 2018, ha tra gli obiettivi principali quello di favorire l’apprendimento delle abilità di socializzazione e autonomia per favorire l’emergere di comportamenti adeguati nelle persone con Disturbo dello Spettro Autistico in differenti contesti anche lavorativi. Questo è possibile attraverso il laboratorio terapeutico-abilitativo, l’appartamento concepito come palestra delle autonomie e il coinvolgimento di una equipe scientifica multidisciplinare. “Il Tortellante” offre ai ragazzi la possibilità di imparare e successivamente di generalizzare un prezioso mestiere come la produzione della pasta fresca. È stato dimostrato, attraverso una ricerca scientifica, che con il Tortellante i ragazzi migliorano la Qualità della Vita e sono risorse per la società.

 

Relatori: Franco Nardocci , Gioia De Angelis , Marino Bottà , Erika Coppelli

Franco

Nardocci

Gioia

De Angelis

Marino

Bottà

Erika

Coppelli

S4. Percorsi di accompagnamento psicologico e di psicoterapia nella neurodiversità

 

Neurodivergenza, disturbo, co-occorrenze e comorbidità psicopatologiche: quali confini in età adulta?Roberto Keller
Quali sono le conseguenze di avere una diagnosi sul piano clinico e sul piano legale? Quali sono i trattamenti che possiamo proporre in età adulta per abilitare le persone autistiche? La relazione affronterà il tema complesso della diagnosi nell'autismo in età adulta e della difficoltà di porre dei confini, dei cut off, tra il funzionamento della popolazione generale, la neurodivergenza e la diagnosi di disturbo dello spettro autistico.

L’ABA dopo l’Early Intervention: il contributo dell’RFT e dell’ACT alla prevenzione e alla terapia delle comorbilità nell'autismoGiovambattista Presti
L’Applied Behavior Analysis (ABA) è considerata, dalle linee guida italiane e di molti altri Paesi al mondo, il modello scientifico di riferimento per disegnare e implementare interventi basati sulle evidenze empiriche offerte dalle ricerche, in oltre quarant’anni da quelle pivotali di Lovaas. I modelli di applicazione derivati dall’ABA più conosciuti, anche in Italia, sono quelli orientati agli interventi intensivi e precoci (Early Intensive Behavioral Intervention, EIBI) che di norma si rivolgono tra i 3 e i 6 anni d’età e che prevedono, seguendo le principali tappe evolutive, lo sviluppo di abilità cognitive, comportamentali affettive e relazionali per consentire a un bambino nello spettro, diagnosticato fra i 30 e i 36 mesi, di sviluppare in circa tre anni le abilità simili a quelle dei coetanei. Tale modello, negli USA, è anche sostenuto dall’impianto assicurativo privatistico attorno a cui sono organizzati gli interventi sanitari in quel Paese. Benché i successi di tale intervento siano documentati, poco si conosce di cosa possa essere fatto nel “post-EIBI” e soprattutto della necessità di offrire occasioni e percorsi di sviluppo individualizzati volti a incrementare il bagaglio di abilità cognitive, affettive, comunicative e sociali del bambino e dell’adolescente nello spettro, a ridurre la probabilità di incorrere in comorbilità, e sviluppare quella flessibilità psicologica necessaria ad affrontare gli studi superiori e l’inserimento lavorativo. In questo quadro, oltre trent’anni di ricerche nell’ambito della Relational Frame Theory e Acceptance and Commitment Therapy (evoluzione della ricerca di base su linguaggio e cognizione la prima, e delle applicazioni cliniche e non cliniche la seconda, all’interno della Behavior Analysis) offrono efficaci strumenti e protocolli di intervento. Verranno illustrati dati di ricerche e casi clinici sia in ambito preventivo che in ambito terapeutico utili a disegnare approcci maggiormente sistematici all’autismo in ogni fascia d’età.

 

Relatori: Roberto Keller , Giovambattista Presti

Roberto

Keller

Giovambattista

Presti

WS1. Parlare di identità nello spettro. Il testo narrativo come strumento di lavoro

 

Prendere confidenza con una comprensione dell’autismo come dimensione identitaria è uno strumento di grande interesse per chi lavora con persone nello spettro di qualunque livello. In questo laboratorio viene proposto di partire da una rassegna di spunti narrativi per aprire un discorso sui principali aspetti identitari di questa atipica esperienza di vita. L’obiettivo è promuovere una ricerca di rispetto e condivisione su un terreno non specificamente clinico, ma che dialoga costantemente con la clinica. Si parlerà in particolare di quegli individui che nello spettro autistico “riescono a funzionare adeguatamente in molti contesti grazie a uno sforzo eccezionale, che può rendere le loro difficoltà non evidenti agli altri” (OMS, ICD 11, 2022).

Relatori: Chiara Mangione , Biagio Bagini

Chiara

Mangione

Biagio

Bagini

SP3. I gruppi di Auto Mutuo aiuto per il supporto tra pari

 

Esplorare il proprio autismo. Formazione al benessere degli adulti nello spettro - Chiara Mangione e Francesca Mela
“Autismo” resta solo una parola se non si esplora la propria specifica architettura, perché nello spettro è tipico che caratteristiche anche molto diversificate coesistano nella stessa persona, spesso in una convivenza di opposti che muta nel tempo e a seconda del momento. Un elenco di caratteristiche o una diagnosi non possono per sé descrivere un individuo in modo esauriente. Conoscersi nello spettro è esplorare specificità che sono allo stesso tempo molto concrete ma anche difficili da immaginare o rilevare.
In questo laboratorio verrà descritto il lavoro fatto con i gruppi di formazione per adulti nello spettro che aiuta a costruire una sintesi del metodo di mappatura dei punti cardine su cui basarsi per questa esplorazione.

Genitori Staffetta: un lungo percorso verso una genitorialità efficace - Arianna Porzi
Un laboratorio che illustra i punti e i principi di un percorso innovativo condotto, a partire dal 2014, dai Tutor Senior (genitori competenti) dell’Angsa Torino. Il progetto nasce con il nome di “Genitori Staffetta”, in quanto si avvale delle competenze di altri genitori per la condivisione tra pari di sapere teorico e pratico attraverso il Parent Training di I e II Livello prima e il Gruppo di Auto Mutuo Aiuto poi. Quest’ultimo è stato organizzato inizialmente in presenza e poi attraverso la creazione di un gruppo whatsapp; sei coppie di genitori sono state così condotte con gradualità verso la comprensione della Neurodivergenza dei propri figli e l’applicazione competente di un “una creatività del quotidiano” necessaria per un’efficace ed autonoma capacità educativa generatrice di benessere personale e familiare.

 

Relatori: Chiara Mangione , Francesca Mela , Arianna Porzi

Chiara

Mangione

Francesca

Mela

Arianna

Porzi

SP4. Videomodeling e Storie sociali per lo sviluppo delle autonomie

 

Pensare per progettare, fare per costruire video modeling personalizzati per le persone con autismo, ma non solo! - Claudia Munaro, Stefano Pascoletti, Marco D’Agostini
Nell’ambito educativo e didattico delle persone con autismo è ampiamente riconosciuta la strategia visiva del video modeling come facilitatore degli apprendimenti in particolare quelli inerenti alle autonomie sociali e comunicative. Ma quali accorgimenti utilizzare per definire la task analysis del comportamento da elicitare? Come realizzare corrette inquadrature per rendere il video finalizzato e finalizzante l’autonomia della persona con autismo e quindi l’evoluzione qualitativa del suo Progetto di Vita? Nell’intervento saranno presentati alcuni esempi di video modeling e due applicazioni realizzati nell’ambito del Progetto di ricerca quadriennale finanziato dalla Fondazione Italiana per l’Autismo e coordinato dall’Università di Urbino. Passo passo, saranno evidenziati i passaggi chiave per realizzare video modeling che tengano conto delle peculiari caratteristiche psicologiche, cognitive e comportamentali dei soggetti ai quali i video sono destinati, realizzandoli in autonomia con strumenti tecnologici già in uso nella nostra quotidianità. Pensare per progettare, fare per costruire insieme verso la nostra e la loro autonomia.

Storie Sociali per lo sviluppo di abilità di autonomia personale, sociale e di movimento - Marco Pontis
Attualmente sappiamo che l’educazione costituisce l’unica strada per poter insegnare a ragazzi che non apprendono spontaneamente e per imitazione le regole sociali, i comportamenti più idonei nei diversi contesti e le molteplici abilità di autonomia ma, ancora oggi, tanti familiari e professionisti che accompagnano i loro ragazzi nella delicata fase della pubertà, ad esempio, dell’adolescenza o della vita adulta, si trovano spesso totalmente sguarniti di strumenti educativi scientifici capaci di migliorarne significativamente la qualità̀ di vita.
Le storie sociali risultano attualmente uno tra gli strumenti evidence-based più utili per insegnare una serie di abilità cognitivo-emotive, relazionali e di autonomia e permettere alle ragazze e ai ragazzi con bisogni educativi speciali di comprendere meglio alcune convenzioni sociali, aspettative, abitudini delle altre persone e il perché è opportuno rispettare alcune regole di comportamento e convivenza nei diversi contesti di vita sociale. Queste storie vengono predisposte sulla base dei bisogni specifici della singola persona attraverso l’utilizzo di testi e immagini chiare e immediatamente comprensibili e hanno anche la funzione di rendere esplicite molteplici informazioni sociali che, in genere, le persone neuro-divergenti fanno fatica ad apprendere per imitazione o semplice esposizione al contesto. 

 

Relatori: Claudia Munaro , Marco D'Agostini , Marco Pontis , Stefano Pascoletti

Claudia

Munaro

Marco

D'Agostini

Marco

Pontis

Stefano

Pascoletti

S5. L’intervento ABA a scuola tra sfide e opportunità

 

L’ABA entra in classe? Tra intervento e formazione - Carlo Ricci
Negli interventi ABA la presa in carico è globale. È inevitabile, dunque, che l’analista del comportamento bussi alla porta della scuola frequentata dal suo utente - alunno/studente per la scuola - beneficiario del trattamento. La domanda ora da porsi è: ammesso e non concesso che la scuola apra le porte, l’intervento proposto è compatibile con il contesto scuola, con la cultura dell’inclusione e con le prassi didattiche e pedagogiche messe in atto dal personale docente sostegno e curriculare? La risposta è si. In questo intervento verranno esposte le argomentazioni a sostegno di questa tesi e non mancheranno i riferimenti ai possibili ostacoli che possono compromettere la compatibilità in parte o in toto per i quali verranno avanzate delle proposte di fronteggiamento.

ABA, contesto e generalizzazione - Fabio Celi
Lo psicologo sta lavorando con Alex, un bambino autistico, e usa alcune tipiche strategie ABA per cercare di ridurre una stereotipia che consiste nello strusciare la mano contro la bocca. Svolge prima un’osservazione sistematica e un’analisi funzionale, poi modifica quegli antecedenti che più spesso sembrano i responsabili del comportamento problema e rinforza il bambino quando non struscia la mano contro la bocca e quando disegna tranquillamente. Dopo qualche tempo, nuove osservazioni sistematiche indicano che la stereotipia è diminuita. Non si deve però pensare che il lavoro sia finito; questo risultato è stato ottenuto nello studio dello psicologo: un contesto molto specifico e un po’ artificiale. Ma quando Alex sarà in classe, cosa succederà? I miglioramenti generalizzeranno ad una situazione nuova? L’unico modo per rispondere a questa domanda è provare. Si dovrà applicare quindi in classe le strategie che hanno funzionato nel contesto clinico. Forse, in questo modo, si otterranno due risultati. Nel primo si favorirà la generalizzazione delle abilità acquisite in un ambiente più naturale, anche grazie al coinvolgimento degli insegnanti in un progetto di teacher training e dei compagni in una esperienza di apprendimento cooperativo. Nel secondo si potranno fare nuove scoperte e rendersi conto, per esempio, che Alex si struscia la mano contro la bocca quando è stufo di una certa attività didattica, vorrebbe fare qualcos’altro, ma non è capace di usare il linguaggio verbale per dirlo. È facile rendersi conto di quanto, per la crescita personale del bambino, questa scoperta fatta in classe potrebbe rivelarsi preziosa.

 

Relatori: Dario Ianes , Carlo Ricci , Fabio Celi

Dario

Ianes

Carlo

Ricci

Fabio

Celi

S6. Riflessioni etico-culturali: come parliamo di autismo?

 

I Critical Autism Studies e lo sguardo antropologico - Enrico Valtellina
All'interno della variegata produzione dei Disability Studies, un ruolo particolare spetta all'interrogazione del discorso pubblico sull'autismo, ciò che negli ultimi anni viene individuato sempre più insistentemente come Critical Autism Studies. Su tale tema Enrico Valtellina ha pubblicato un reader per Erickson nel 2020, è pronto e di prossima stampa un nuovo volume che tematizza un ambito settoriale particolarmente interessante dei discorsi dei Critical Autism Studies, ovvero lo sguardo sull'autismo da prospettiva antropologica. Nell'incontro verrà proposto il lavoro di divulgazione di questi temi da parte del curatore e le risorse emancipative per la soggettività collettiva autistica dei discorsi proposti nei due volumi.

Il linguaggio per descrivere l’autismo come strumento di inclusione e orientamento etico delle pratiche - Pietro Cirrincione
Il linguaggio per descrivere l’autismo è cambiato nel tempo, aggiornandosi con la ricerca scientifica e il modello sociale di disabilità, arricchendosi di aspetti etici attraverso i contributi del movimento a tutela dei diritti delle persone nello spettro autistico e delle loro famiglie. Il linguaggio veicola contenuti, che ispirano atteggiamenti e producono azioni, capaci di innescare un cambio di paradigma culturale, divenendo strumento di inclusione e orientando le pratiche sull’autismo sotto una dimensione etica.

Educatore autistico - Claudio Ughetto Piampaschetto
Essere un educatore autistico è una condizione che per lungo tempo è stata considerata improbabile a causa di una presunta mancanza di metacognizione (o addirittura di “empatia”) che dall’esterno era generalmente attribuita alle persone nello Spettro. Poi persone che erano già educatori, o psicologi, si sono scoperte autistiche e questa attribuzione si è rivelata uno stereotipo che tuttavia non se n’è ancora andato del tutto. Parlerei, quindi, del mio lavoro a Torino (Moncalieri) ma anche del processo di elaborazione e di autoconoscenza che una persona che fa il mio mestiere deve affrontare quando gli arriva la diagnosi di autismo. Insieme al rapporto con i genitori dei ragazzi seguiti, ai colleghi che parlano dei ragazzi seguiti con linguaggio abilista, davanti a noi, e si dimenticano che siamo autistici anche noi, che finiamo per sentirci come il nero in una festa di bianchi, quando qualcuno se ne esce con una barzelletta sugli africani e poi si rivolge a lui dicendo: - Naturalmente tu non c’entri! -.

 

Relatori: Pietro Cirrincione , Enrico Valtellina , Claudio Ughetto

Pietro

Cirrincione

Enrico

Valtellina

Claudio

Ughetto

S7. Costruire il proprio futuro: autodeterminazione e co-progettazione del progetto di vita

 

Per costruire il futuro chi deve essere pronto? - Lucio Cottini
Supportare il processo che può portare la persona con autismo ad assumere il ruolo di cittadino e non solo quello di ospite nei diversi contesti richiede uno sguardo allargato che non si limiti ad analizzare soltanto le difficoltà dell’individuo giustificando ogni fallimento alla luce della condizione che vive.Il concetto di essere pronti, quello che viene definito come readiness, deve ampliarsi e abbracciare un modello ecologico che lo interpreti come una proprietà di più soggetti: individui pronti, contesti pronti, famiglie pronte, comunità pronte, servizi pronti. In questa prospettiva verrà affrontata la dimensione del “Costruirsi un futuro”, mettendo in primo piano i temi dell’autodeterminazione, dell’autorappresentanza, del contesto e dell’accomodamento ragionevole.

Il progetto individuale, personalizzato e partecipato: uno strumento per la deistituzionalizzazione - Cecilia Marchisio
Le persone con disturbo dello spettro autistico, così come tutte le persone con disabilità, corrono il rischio di essere istituzionalizzate e vedere quindi ridotti drasticamente i propri diritti in nome della protezione, della custodia o per la presenza di comportamenti sfidanti. Imparare a co-progettare con la persona e con la sua famiglia sostegni personalizzati al progetto di vita è la risposta rispettosa dei diritti che l'attuazione della Convenzione ONU ci chiede. L'attuazione della legge 227/21 sarà l'occasione per avviare la trasformazione dei servizi che persone, famiglie e operatori stanno aspettando.

Il supporto e il sostegno alla famiglia nel “durante e dopo di noi”: sistemi di significati a confronto - Alessia Farinella
Ognuno di noi è portatore di un sistema di significati unico e del tutto personale, con cui legge e interpreta ciò che gli accade in ogni momento della propria esistenza. Questo sistema, che acquisiamo semplicemente fluendo nel nostro percorso di vita, accumulando esperienze e stando nelle relazioni, è quello che orienta anche il nostro agire tanto rispetto alle scelte personali quanto a quelle professionali. Nel corso dell’intervento si rifletterà sul modo in cui il nostro sistema di significati agisce nel definire il modo in cui, come professionisti, si accompagnano le famiglie nel pensare e costruire il progetto del “durante e dopo di noi”, condividendo anche degli esercizi utili ad acquisirne consapevolezza. L’intento è quello di sperimentare e confrontarsi con un approccio e con degli strumenti utili ad accendere la luce sui sistemi di significati di tutti gli attori coinvolti in questo progetto (genitori, figli, fratelli, professionisti) per costruire insieme un “durante e dopo di noi” che sia il migliore possibile per la persona e la sua famiglia.

 

Relatori: Lucio Cottini , Cecilia Marchisio , Alessia Farinella

Lucio

Cottini

Cecilia

Marchisio

Alessia

Farinella

S8. Autism friendly e adattamento dell'ambiente

 

Progettare contesti Autism friendly - Cinzia Raffin
Sono circa 1 su 54 i cittadini con Disturbo dello Spettro dell’Autismo (ASD). Nell’ottica di una loro reale inclusione è importante pensare alla progettazione e alla realizzazione di luoghi di vita, al di là dell’abitazione, che rispettino il loro modo di percepire il mondo e le loro peculiarità. Non solo, è altrettanto necessario che gli umani che popolano quei luoghi, siano attrezzati per interagire con cervelli neurodivergenti. Non si possono progettare le città, gli esercizi pubblici, gli uffici e le strutture dello Stato su esclusiva misura delle persone con ASD, ma conoscere il loro punto di vista e il loro funzionamento può stimolare soluzioni innovative che favoriscano il benessere collettivo. Sarà tracciato a grandi linee come può essere concepita una città Autism friendly, partendo anche da alcuni dati raccolti attraverso una ricerca condotta dalla Fondazione Bambini e Autismo.

La gestione dei momenti di emergenza - Stefano Zanut
Nel 2012 su richiesta del Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di Pordenone sensibilizzati sui problemi dell’autismo per le esperienze vissute in prima persona durante il terremoto dell’Aquila, è iniziato un percorso di formazione reciproca, che ha sortito, non solo nella redazione di un formale protocollo di azioni, ma anche nella realizzazione di un Vademecum per il soccorritore oggi adottato dal Comando Nazionale dei Vigili del Fuoco.
In casi di emergenza, non riuscire a comunicare con una persona con ASD crea un’ulteriore emergenza nell’emergenza. E non si parla solo di calamità estreme che ti fanno trovare un bambino sotto le macerie che non parla e i cui genitori non ci sono più per raccontarti di lui, ma anche di situazioni più comuni come quella di essere rimasti chiusi fuori dalla porta blindata con il figlio con ASD dentro che dovrà vedere i vigili arrivare dalla finestra con l’accetta e spaccare il vetro per accedere all’appartamento. Potrebbe essere una esperienza traumatizzante indelebile.

Formazione reciproca: l’importanza dell’avvicinamento dei due mondi - Emanuela Sedran
Nel 2013 è stato avviato un intervento per la formazione reciproca di agenti delle forze dell’ordine e cittadini con ASD, voluto dalla Prefettura di Pordenone. Durante questo intervento si sottolineerà il fatto che muoversi all’interno di una città specie in autonomia, come si auspica, prevede infatti che chi presidia il territorio, dal vigile urbano al carabiniere, al poliziotto sia in grado di identificare una persona con ASD e supportarla, qualora ne abbia bisogno, interagendo con competenza; d’altro canto, anche il cittadino con ASD deve conoscere il ruolo delle forze dell’ordine e saper chiedere aiuto se ne ha bisogno nelle forme appropriate.

Al museo mi diverto anch’io - Chiara Pedrotti
Il progetto “Al museo mi diverto anch’io” tratta l’importante tema dell’accessibilità museale per persone nello spettro autistico. Nato su iniziativa di TRAIN dell’Università di Trento e finanziato dalla Fondazione Caritro, vede la collaborazione di una fitta rete sul territorio con capofila la Cooperativa IMPRONTE, le altre realtà che si occupano di autismo nella provincia di Trento e Bolzano (Cooperativa Albero Blu, Time aut, Agsat, Fondazione Trentina per l’autismo), i quattro musei provinciali (Mart, Muse, Castello del Buonconsiglio, Museo Etnografico di San Michele all’Adige) con il sostegno del comune di Rovereto, Trento e San Michele.
Il progetto si concentra sulla raccolta dei bisogni delle persone nello spettro autistico e delle loro famiglie relativamente alla fruizione dei contesti museali. Promuove la formazione del personale dei musei, avviando una riflessione sull’adattabilità degli spazi e sulla progettazione di percorsi inclusivi, generando iniziative volte alla sensibilizzazione della cittadinanza sulle difficoltà che caratterizzano l’autismo.

Muoversi e viaggiare in un territorio inclusivo - Mark Di Laurentiis
Ci sono molte famiglie che si privano della possibilità di muoversi in lunghe tratte, per una vacanza o per trovare parenti lontani, proprio perché affrontare un viaggio in aereo o in treno con una persona con ASD severo può rappresentare un vero e proprio stress, ma anche per garantire questo tipo di diritti, da alcuni anni cominciano a profilarsi buone prassi.
In questo intervento sarà presentata l'iniziativa "Autismo - In viaggio attraverso l'aeroporto" partita nel 2015 e finalizzata a fornire alcune semplici raccomandazioni rivolte agli accompagnatori per aiutare bambini e adulti con ASD ad accettare serenamente il loro viaggio, permettendo loro, attraverso un iter individuato dall'ENAC in coordinamento con le società di gestione, di poter visitare anticipatamente la realtà aeroportuale. A questa iniziativa aderiscono ormai molti aeroporti, da Bari, che ha fatto da capofila, fino a Milano, Torino, Venezia.

 

Relatori: Cinzia Raffin , Stefano Zanut , Mark De Laurentiis , Chiara Pedrotti

Cinzia

Raffin

Stefano

Zanut

Mark

De Laurentiis

Chiara

Pedrotti

WS2. Possibili interventi di CAA nell’autismo


Molti sono i modelli di intervento in Comunicazione Aumentativa, e le loro possibili declinazioni nell’autismo, a partire dall’età evolutiva e verso l’età adulta. All’interno del workshop, verranno presentate alcune possibili modalità per affrontare l’avvio dell’intervento, la sua estensione, il coinvolgimento dei contesti e la rimodulazione nel tempo. Verrà inoltre affrontato il tema del supporto precoce alla comprensione linguistica e il suo ruolo nella prevenzione dei disturbi del comportamento.

Relatori: Maria Antonella Costantino , Mara Marini

Maria Antonella

Costantino

Mara

Marini

SP5. Autismo e neuropsicomotricità: l'utilizzo della Scheda di Osservazione/Valutazione Neuropsicomotoria (SON) e il modello DIRFloortime

 

La scheda S.O come strumento unitario per l’individuazione di obiettivi e strategie condivisi: dall’intervento neuro e psicomotorio ai diversi contesti di vita del bambino - Giovanna Gison
La Scheda di Osservazione (S.O) consente la valutazione di specifici domini ICF-CY.   La valutazione del singolo dominio è scomposta in una serie di item che rappresentano i prerequisiti base selezionati per il dominio specifico. La scheda, in formato digitalizzato, supporta il compilatore attraverso la descrizione teorica dell’item, le tappe dello sviluppo tipico per ogni singolo item e le differenti espressività con cui può presentarsi l’abilità. La S.O è uno strumento che consente di esplorare i diversi livelli di complessità delle manifestazioni e di porre attenzione ai facilitatori e alle barriere ma anche ai limiti e alle risorse presenti nel contesto di vita del bambino. Nelle principali Linee Guida viene raccomandato il coinvolgimento di tutte le figure che interagiscono quotidianamente con il bambino al fine di garantire il raggiungimento del maggior grado di autonomia e di partecipazione possibile.  La scheda S.O intende promuovere un modello operativo in grado di rendere parte attiva tutti gli attori coinvolti (terapisti, insegnanti, genitori) nell’individualizzazione di procedure, strategie e facilitatori atti a sostenere lo sviluppo di funzioni cardine ed adattive in maniera altamente personalizzata. Nel corso della presentazione verranno presentati video con le seguenti finalità: creare un linguaggio condiviso tra i diversi compilatori grazie individuando i principali domini di azione e agevolando l’analisi dei facilitatori e delle barriere; facilitare la condivisione della conoscenza direttamente ed indirettamente connessa al profilo di funzionamento del singolo bambino; individuare funzioni cardine definite in base al profilo di funzionamento e alla fascia d’età ponendosi così in una prospettiva sincronica e diacronica; agevolare la condivisione degli obiettivi e delle strategie adottate così da promuovere processi di generalizzazione.

Il modello DIR®/Floortime. Come supportare l’integrazione delle diverse aree di funzionamento in una cornice evolutiva - Sabina Baratelli
Il DIR/Floortime® è un modello globale basato sullo sviluppo per un approccio multidisciplinare alla neurodivergenza. In questa cornice, attraverso una costante condivisione tra operatori e caregivers, si intende supportare il bambino nell’acquisizione delle capacità evolutive indispensabili per le abilità di interazione sociale reciproca, per una comunicazione intenzionale, e per le abilità cognitive, nel rispetto delle sue caratteristiche individuali e di quelle dei suoi caregivers. Attraverso il loro attivo coinvolgimento, i genitori vengono aiutati, supportando il loro senso di competenza, nel riconoscimento delle iniziative e dei segnali del bambino. In questo laboratorio si intende creare un’esperienza di scambio e di condivisione tra i partecipanti, per favorire la loro capacità di osservazione, e l’individuazione di strumenti e strategie finalizzati alla promozione dell’iniziativa spontanea del bambino, della sua capacità di integrare tutte le aree di sviluppo (sensorimotoria, cognitiva, sociale, comunicativa, affettiva), e delle sue capacità di adattamento.

 

Relatori: Giovanna Gison , Sabina Baratelli

Giovanna

Gison

Sabina

Baratelli

SP6. Terapie mediate dai genitori: TMG-C e ImPACT

 

Il Project ImPACT: un modello per trattare l’autismo - Federica Funari, Veronica Scordino
Il Project Impact è un intervento mediato da caregiver rivolto a bambini con disturbo dello spettro autistico. Il modello fa riferimento a un approccio naturalistico evolutivo comportamentale. Pone l’accento su quattro aspetti fondamentali dello sviluppo socio-comunicativo del bambino: coinvolgimento sociale, comunicazione, imitazione e il gioco. Si avvale di una serie di strategie di intervento denominate F.A.C.T.S. Ogni insieme di strategie comprende diverse tecniche che possono essere utilizzate per raggiungere l’obiettivo. Insegnare ai genitori l’uso di questi strumenti massimizza l’apprendimento aumentando la generalizzazione e il mantenimento delle abilità nel tempo.

 

Relatori: Giovanni Valeri , Veronica Scordino , Federica Funari

Giovanni

Valeri

Veronica

Scordino

Federica

Funari

S9. Diagnosi e intervento precoce nel disturbo dello spettro dell'autismo

 

Come intervenire nell’autismo emergente - Filippo Muratori
L’intervento nelle primissime fasi organizzative dell’autismo (autismo emergente) è un tema particolarmente delicato e non scindibile dalla delicatezza della diagnosi precoce. I termini di rischio e di intervento preventivo (pre-emptive) verranno presi in esame nei loro aspetti clinici ed etici in relazione al ruolo epigenetico che ha l’interazione sociale nella costruzione del cervello sociale. Sarà in particolare considerato: il rapporto che le difficoltà motorie possono intrattenere con l’organizzazione clinica dell’autismo; la peculiarità degli aspetti percettivi e sensoriali nell’autismo; la necessità di supportare la motivazione sociale piuttosto che considerarla assente; il rispetto della neurodiversità piuttosto che la spinta alla normalizzazione; la centralità dell'interazione genitore-figlio non solo come possibile indice di rischio ma come target degli interventi; il coinvolgimento dei genitori nell’intervento.

Relatori: Antonio Narzisi , Liliana Ruta , Filippo Muratori

Antonio

Narzisi

Liliana

Ruta

Filippo

Muratori

S10. Costruire il nuovo PEI in prospettiva bio-psico-sociale

 

Peter Pan non abita più qui - Carlo Lepri
Nell'immaginario collettivo le persone con disabilità intellettiva vengono ancora considerate come degli "eterni bambini". Tuttavia, le esperienze di inclusione scolastica, sociale e lavorativa all'interno delle quali queste persone, ormai da molti anni, sono protagoniste hanno cominciato a modificare questa rappresentazione infantilizzante. Le biografie di un crescente numero di persone con disabilità intellettiva ci raccontano che la loro presenza nel mondo degli adulti non è più un dato occasionale e che l'accesso ai ruoli adulti non è più un tabù. Ma quali sfide questa "rivoluzione antropologica" pone alle famiglie, alla scuola, ai servizi, alla comunità e alle stesse persone con disabilità? L'intervento prenderà in considerazione alcune prospettive educative di fronte alle quali si trovano tutti coloro che sono impegnati a sostenere queste persone nel loro percorso verso il "mondo dei grandi".

GLO e PEI per una sostanziale corresponsabilità educativa - Flavio Fogarolo
La corresponsabilità educativa, contrapposta alla fin troppo diffusa prassi della delega, rappresenta uno degli aspetti più rilevanti, e per tanti versi innovativi, delle nuove procedure connesse alla redazione del PEI. Soprattutto con sindromi dello spettro autistico, la varietà di figure, interne ed esterne alla scuola, che ruotano attorno all’alunno richiede un coordinamento efficace, rispettoso delle diverse professionalità e dei diversi ruoli. Fino a che punto il Gruppo di Lavoro Operativo (GLO), recentemente introdotto, può effettivamente promuovere un atteggiamento congiuntamente responsabile? Quali le criticità più frequentemente riscontrate? Come si possono superare?

Osservare il contesto dalla prospettiva bio-psico-sociale - Stefan von Prondzinski
La disabilità nasce da una complessa interrelazione sfavorevole fra una persona con le sue condizioni di salute ed i fattori contestuali che impediscono la piena ed effettiva partecipazione della persona e che restringono la sua libertà ed autodeterminazione. Osservare e descrivere la complessa interrelazione dalla prospettiva bio-psico-sociale significa chiarire e comprendere come la persona funziona e di cosa ha bisogno per stare bene con sé stesso e con agli altri, per interagire più autonomamente possibile nei e con i diversi contesti e per essere e sentirsi coinvolto nel suo progetto di vita. Le informazioni raccolte relative ai differenti bisogni emersi ed ai vari fattori ambientali e personali facilitanti ed ostacolanti nei diversi contesti di vita forniscono gli elementi costruttivi per la definizione e la progettazione condivisa del piano educativo individuale e del progetto di vita. I fattori contestuali personali non classificabili costituiscono la base del progetto di vita centrata sulla unicità della persona.

 

Relatori: Carlo Lepri , Flavio Fogarolo , Stefan von Prondzinski

Carlo

Lepri

Flavio

Fogarolo

Stefan

von Prondzinski

S11. Autismo al femminile

 

Profilo sintomatologico e valutazione diagnostica nelle bambine con disturbo dello spettro autistico - Sara Calderoni
La sottorappresentazione delle femmine nella prevalenza dei Disturbi dello Spettro Autistico (ASD), e di conseguenza nella ricerca clinica, ha contribuito per lungo tempo a una visione maschile del disturbo; solo recentemente un numero crescente di studi ha indagato le possibili caratteristiche distintive del fenotipo femminile. Nel presente intervento saranno criticamente analizzati i dati della recente letteratura scientifica internazionale sull'argomento. Nel complesso, i risultati esaminati sostengono che un approccio specifico in base al sesso/genere può contribuire a una migliore diagnosi, valutazione e trattamento degli individui con ASD.

Autismo e Identità femminile: la consapevolezza individuale e del sistema sociale - Luisa Di Biagio
Panoramica e riferimenti bibliografici sulla situazione attuale in merito al tema identitario sia dalla prospettiva di struttura del sè che di cultura di genere, e descrizione delle dinamiche che presentano i più significativi effetti su persona e rete, elementi di risorsa, focus sulle criticità, e indicazioni per interventi psicoeducativi, preventivi di mediazione e terapeutici sostenibili. Sarà inoltre trattato, seppure brevemente,  il tema della accessibilità e del compromesso concreto tra inclusione e integrazione in contesti reali e non strutturati, sia in ambito di percorsi educativi,  che di tempo libero, e personali o lavorativi.

La forza del gruppo: le Aspergirls - Valentina Pasin
In questo intervento sarà presentata l’attività di gruppo, portata in Italia cinque anni fa, pensata per donne adulte Asperger o Autistiche di livello 1. L’attività, frutto dell’esperienza maturata presso la clinica canadese della Dott.ssa Isabelle Hénault, una delle massime esperte mondiali di autismo femminile, parte dalla convinzione che "Solo insieme possiamo raggiungere ciò che ciascuno di noi cerca di raggiungere” (Karl Jaspers). I lavori vengono svolti online anche durante la pandemia e oggi coinvolgono circa un centinaio di donne da tutta Italia (e non solo). A partire dal 2020 nascono anche i gruppi per ragazze e adolescenti (11-15 anni e 16-19 anni) e successivamente anche i gruppi per le bambine più piccole (9 e 10 anni).
Durante il simposio si racconterà l’esperienza di questi gruppi, la loro evoluzione nel tempo, le tematiche trattate per ciascuna fascia d'età e i risultati clinici che questo tipo di attività portano alle partecipanti.

 

Relatori: Luisa Di Biagio , Sara Calderoni , Valentina Pasin

Luisa

Di Biagio

Sara

Calderoni

Valentina

Pasin

S12. Comportamenti problema a scuola: dalla prevenzione all'intervento

 

Dare senso al comportamento problema a scuola: l’analisi funzionale - Flavia Caretto
Per prevenire i comportamenti problematici che possono essere esibiti da bambini autistici a Scuola, è di fondamentale importanza poterne cogliere il senso, attraverso una conoscenza delle caratteristiche dell’autismo in generale, dello specifico bambino in particolare, ma anche attraverso una analisi dei rapporti funzionali fra sollecitazioni e risposte dell’ambiente ai comportamenti del bambino. L’analisi funzionale consente di cogliere ciò che determina lo stress del bambino, in modo da realizzare quei cambiamenti nell’ambiente fisico e relazionale che possono portare ad un maggiore benessere e scambio comunicativo fra tutti i soggetti del contesto scuola.

Prevenire i comportamenti problema nella scuola attraverso la programmazione e l’adattamento dell’ambiente - Giovanni Magoni
Una buona valutazione mette in luce gli elementi che fanno da sfondo al comportamento problematico dei bambini e ragazzi autistici nella scuola, ma soprattutto quelli che lo sollecitano. Una scuola rispettosa delle caratteristiche dell’autismo, nella sua organizzazione degli ambienti, delle proposte educative e delle attività, consente di ridurre al minimo la probabilità che si presentino comportamenti problema. La conoscenza dello specifico alunno e una programmazione veramente individualizzata, poi, consentono di evitare un intervento reattivo: l’obiettivo dovrebbe essere quello di non confrontarsi con i comportamenti problematici, pensando e calibrando attentamente le proposte educative sulla persona e sul suo benessere.

Comportamenti problematici a scuola: accorgimenti, strategie e strumenti operativi basati sulle evidenze - Marco Pontis
Tutti i docenti possono avvalersi oggi di forme di intervento basate sulle evidenze scientifiche, modalità didattiche e strategie educative di comprovata efficacia che, se attuate con competenza e buon senso, possono condurre l'alunna/o con comportamenti problema a un sostanziale miglioramento della qualità di vita. In un percorso pienamente inclusivo per la riduzione/eliminazione di gravi comportamenti disadattivi, i compagni di classe rappresentano una risorsa fondamentale e possono aiutare l’alunno con bisogni educativi speciali in tanti modi, prima di tutto, però, devono imparare, attraverso il supporto dei docenti, a conoscere e a rispettare le caratteristiche peculiari e i bisogni del proprio compagno.

 

Relatori: Marco Pontis , Flavia Caretto , Giovanni Magoni

Marco

Pontis

Flavia

Caretto

Giovanni

Magoni

WS3. Affettività e sessualità tra sfide e progetto di vita

 

Sebbene sia ormai universalmente riconosciuto che le persone nello spettro dell'autismo abbiano bisogno, prioritariamente, di interventi educativi mirati all'implementazione di abilità sociali ed affettive, e nonostante siano disponibili numerose indicazioni per attuare un intervento psicoeducativo efficace sull’affettività e sulla sessualità, permane ancora oggi una difficoltà ad affrontare questi temi sia in ambito scolastico che in ambito abilitativo. La mancanza di interventi relativi all'affettività e alla sessualità, all'interno di un piano di lavoro, può portare la persona con autismo a compiere delle scelte non sempre sicure per sé stessa e congruenti con le norme sociali o legali. La comprensione da parte della persona nello spettro (a prescindere dalla necessità di supporto) di quale sia il modo migliore per sé stessa di realizzare una soddisfacente vita affettiva e sessuale, in accordo con le richieste ambientali, deve quindi essere uno degli obiettivi principali in ogni piano terapeutico e educativo proposto. All'interno del workshop verranno presentate e analizzate esperienze pratiche di lavoro nell'area dell'affettività e della sessualità e saranno proposte strategie operative a breve, medio e lungo termine, al fine di implementare un lavoro educativo nell'area affettivo-sessuale che rispetti le esigenze della persona e che sia in accordo con il suo contesto sociale e culturale di vita.

Relatori: Marco de Caris

Marco

de Caris

SP7. Programma STARC e Laboratorio drammatico-espressivo per le abilità sociali in adolescenza

 

Progetto drammatico - espressivo IDEAS ed i processi di mentalizzazione in adolescenza - Silvano Solari
Il progetto IDEAS (Interventi Drammatico Espressivi Asperger's Syndrome) è stato sperimentato e attivato dal 2011 con bambini e ragazzi, inizialmente con sindrome di Asperger e poi anche con altre forme di autismo. Se ne è evidenziata l'efficacia con alcune importanti ricerche condotte con l'Università di Genova, anche per quanto riguarda i processi di mentalizzazione. Questi aspetti verranno illustrati chiaramente nel Congresso, presentando tutta una serie di esperienze concrete utili per la formazione pratica dei congressisti stessi.

Il programma STARC e la figura del CARE Coach per l’insegnamento strutturato delle soft skills ad adolescenti e giovani adulti con difficoltà sociali - Marco Cadavero
Il programma Social Training and Affective Curriculum (STARC) è un programma triennale per l’insegnamento strutturato delle life skills e delle soft skills essenziali per farsi e mantenersi delle amicizie, per instaurare e mantenere delle relazioni socio-affettive significative e per avere successo nel mondo del lavoro. Tale programma è stato sviluppato dall’equipe di professionisti di CuoreMenteLab a partire dal 2017 e trae ispirazione dal Program for the Education and Enrichment of Relational Skills (PEERS®) sviluppato dall’UCLA dalla dott.ssa Elisabeth Laugeson. Durante il laboratorio verrà inoltre presentata la figura del Cognitive Affective Relational and Employment Coach e gli attuali progetti che porteranno il programma STARC sempre più ad incorporare il framework dell’Universal Design for Learning e più in generale della pedagogia inclusiva. Inoltre, i partecipanti saranno coinvolti in una esercitazione pratica di somministrazione di una singola sessione del programma STARC in cui verranno mostrati i materiali del protocollo e forniti alcuni consigli pratici trasversali per l’insegnamento strutturato delle abilità sociali.

 

Relatori: Silvano Solari , Marco Cadavero

Silvano

Solari

Marco

Cadavero

SP8. Intervenire sui comportamenti problema: Taste Program per la selettività alimentare e Analisi funzionale del comportamento aggressivo

 

Selettività alimentare: comprendere e intervenire - Chiara Magaudda
Si stima che più dell’80% delle persone con diagnosi di Disturbo dello Spettro Autistico presentino problematiche nell’area dell’alimentazione.  Il momento del pasto è spesso caratterizzato dalla presenza di comportamenti negativi e di difficile gestione. Durante il laboratorio verranno presentate strategie e tecniche volte a comprendere le abitudini alimentari dei bambini con ASD e le difficoltà che presentano nell’area, in relazione ai diversi setting che frequentano (casa, scuola, ecc.). Si illustreranno varie tipologie di intervento (Taste Programs) che consentiranno di acquisire strumenti operativi per agire sulla selettività alimentare con il bambino e ridurre il conseguente impatto sullo stress della famiglia e dei caregivers.

Analisi funzionale sperimentale al servizio dell’abilitare - Davide Carnevali
Una delle riflessioni e dibattiti più recenti sollevati dal Comitato ONU per i Diritti delle Persone con Disabilità riguarda il tema dei bisogni e dei diritti. Non è possibile infatti lavorare al servizio dei bisogni delle Persone con Disabilità se prima non ne comprendiamo il loro comportamento e l'Analisi Funzionale Sperimentale è uno degli strumenti ad oggi più efficace per perseguire questo scopo: comprendere il comportamento nel contesto in cui viene emesso, in funzione delle variabili salienti di controllo. Questo, significa proteggere davvero i diritti delle persone più fragili.
Nel corso dell'intervento verrà presentato un caso clinico di un minore con funzionamento intellettivo limite e un profilo comportamentale caratterizzato da marcate condotte aggressive analizzate attraverso la lente dell'Analisi Funzionale Sperimentale. Gli esiti dell'Analisi hanno permesso di corroborare alcune ipotesi circa la funzione dei comportamenti oppositivi, dirompenti e aggressivi emessi dal ragazzo e di approdare ad una strategica e mirata progettazione dell'intervento abilitativo.

 

Relatori: Chiara Magaudda , Davide Carnevali

Chiara

Magaudda

Davide

Carnevali

S13. Autismo in classe: come favorire l'apprendimento

 

Le tecnologie a supporto dell'apprendimento e del progetto di vita - Maurizio Arduino
L’uso delle tecnologie negli interventi educativi e abilitativi per bambini e adolescenti nello spettro autistico, rappresenta da oltre vent’anni, una pratica diffusa sia nel mondo della scuola sia in quello degli interventi abilitativi. Sin dalla fine del secolo scorso, erano state avviate esperienze che mostravano come le tecnologie (inizialmente il personal computer) impiegassero modalità di comunicazione esplicite, chiare e strutturate, grazie all’uso di stimoli visivi e della lingua scritta, adatte al funzionamento della persona con autismo. Inoltre, l’ambiente di apprendimento riduceva la necessità di una mediazione sociale ed era altamente prevedibile. Veniva peraltro sottolineato che le tecnologie erano solo uno strumento, un mezzo, al servizio del progetto educativo/individualizzato. Negli ultimi vent’anni, l’evoluzione delle tecnologie ha subito una notevole accelerazione e oggi disponiamo di numerosi strumenti, dagli smartphone alle consolle dei videogiochi, dai comunicatori con sintesi vocale alla realtà virtuale e aumentata. L’intervento farà il punto sulle esperienze e le ricerche sul ruolo delle tecnologie a supporto dell’apprendimento e, in maniera più ampia, del progetto di vita (nella prospettiva del quale andrà costruito anche il progetto educativo individualizzato). 

Lo sguardo educativo: dal PEI al progetto di vita - Paola Di Michele
La scuola è la porta di accesso ad un futuro possibile. La peculiarità del lavoro degli assistenti all’autonomia e alla comunicazione è la trasversalità dello sguardo educativo. Saper vedere oltre; progettare individualizzando ogni passaggio, nella consapevolezza di compiere un percorso fatto di relazioni che cambiano noi stessi e gli altri. Esistono specificità del lavoro di questi professionisti, che ne caratterizzano il fondamentale operato a scuola; che ci sia bisogno degli assistenti specialistici è testimoniato dal fatto che si sia passati dai 5.000 degli anni novanta agli attuali 70.000. Mostrare quali siano, anche nel concreto, queste specificità e come si svolgano nel contesto scolastico è lo scopo di questo intervento. La strada per l’Inclusione è fatta di corresponsabilità ma, soprattutto, di compartecipazione educativa.

Interventi mediati dai pari per adolescenti con autismo - Fiorenzo Laghi
L’intervento mediato dai pari (Peer Mediated Intervention) prevede l’utilizzo dei compagni di classe come agenti di intervento per fungere da modello, rinforzare e promuovere competenze sociali e le interazioni sociali di bambini e adolescenti con autismo. Saranno illustrate le diverse fasi della programmazione individualizzata che coinvolge in modo proattivo e collaborativo ragazzi con autismo e compagni neurotipici nella definizione degli obiettivi; condivisione degli obiettivi finalizzati all’acquisizione di abilità professionali con genitori e insegnanti; stesura del programma; monitoraggio e verifica dell’efficacia dell’intervento.

 

Relatori: Fiorenzo Laghi , Giuseppe Maurizio Arduino , Paola Di Michele

Fiorenzo

Laghi

Giuseppe Maurizio

Arduino

Paola

Di Michele

S14. Sostenere e formare le famiglie

 

Osservare, valutare e sostenere la relazione genitori-figlio nell’autismo attraverso il video-feedback - Christian Veronesi
Nuove tecniche di osservazione diretta che considerano il livello familiare hanno reso possibile dimostrare l’influenza dei fattori familiari sullo sviluppo del bambino con particolare riferimento alla funzione di framing della coppia genitoriale (HcHale, Fivaz Depeursinge, Dickstein, Robertson, Daley, 2008): attraverso la condivisione dell’esperienza, i genitori posso cogliere le iniziative dei figli e creare un contesto in cui i loro obiettivi evolutivi possono essere raggiunti. Possiamo fare riferimento alla coordinazione familiare come un fattore di rischio – mediatore o moderatore – nel processo di sviluppo del bambino che ci può fornire ulteriori indicazioni sia nello studio della psicopatologia sia nell’individuazione di interventi di sostegno alla genitorialità.
In base alle premesse teoriche schematizzate ci si è posti l’obiettivo di osservare, attraverso la tecnica del video feedback, la qualità degli scambi interattivi e della condivisione dell’esperienza e degli affetti nelle famiglie che hanno il compito gravoso di guidare lo sviluppo di bambini con diagnosi di disturbo dello spettro dell’autismo.

Caregiver Skills Training: un nuovo modello mediato dai caregiver - Giulia De Leonardis
Il Caregiver Skills Training è un modello di intervento fondato su strategie derivate da modelli evidence-based di tipo naturalistico-evolutivo- comportamentale e sviluppato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per rispondere al bisogno delle famiglie di accedere a un intervento gratuito e informato da modelli evidence-based; spesso, infatti, gli interventi precoci sono scarsamente accessibili alle famiglie. In questo intervento saranno presentati i risultati della sperimentazione del modello nel contesto del Servizio Sanitario Nazionale e si introdurrà il modello di formazione a cascata in corso in diverse regioni italiane, con indicazioni su esperienze e lezioni apprese.

Il ruolo dei parent training nel supporto alle famiglie - Daniela Guitarrini
Il Parent Training (PT) è un programma mirato a sostenere la coppia genitoriale nella gestione degli aspetti comportamentali del bambino. I programmi di PT si pongono l’obiettivo di rendere i genitori agenti di cambiamento nella vita dei loro figli e nelle loro abitudini comportamentali, fornendo quindi ai genitori alcune tecniche di modificazione comportamentale per controllare ed estinguere le condotte problematiche, ma anche per favorire comportamenti più positivi e validi del bambino. L’obiettivo del PT, pertanto, non è solo di fornire ai genitori le strategie per la soluzione di un problema ma anche di supportare il bambino e di incoraggiarlo nel momento in cui agisce in modo efficace. Nei disturbi dello spettro autistico gli interventi che si focalizzano sui comportamenti ripetitivi e stereotipati e sui modelli limitati di interessi sono basati su interventi di PT che utilizzano prevalentemente strategie comportamentali integrate a strategie naturalistiche all’interno di un programma individualizzato per il bambino. In questo intervento si proporrà di verificare l'ipotesi che i disturbi d'ansia nel Disturbo dello Spettro dell’Autismo possano essere considerati un costrutto separato e distinto dai sintomi principali del Disturbo dello Spettro dell’Autismo e quindi meritevole di attenzione clinica attraverso interventi rivolti ai bambini o agli adolescenti ma anche ai loro genitori.

Relatori: Daniela Guitarrini , Christian Veronesi , Giulia De Leonardis

Daniela

Guitarrini

Christian

Veronesi

Giulia

De Leonardis

S15. Sport e attività outdoor per migliorare la Qualità di vita in persone nello Spettro

 

La metodologia riabilitativa outdoor - Paolo Cornaglia Ferraris
La metodologia riabilitativa outdoor negli autismi non può ancora contare su modelli di efficacia scientificamente documentati cui fare riferimento. La Fondazione Tender To Nave Italia, in 16 anni di attività, ha sviluppato una metodologia di Adventure Therapy basata su tre differenti fasi. In collaborazione con l’associazione Camici & Pigiami, sono state realizzate decine di progetti sul mare, utilizzando un veliero condotto da un equipaggio della Marina Militare Italiana e in montagna, con la collaborazione del corpo degli Alpini. Vengono descritti i risultati ottenuti e pubblicati, le misurazioni di efficacia più rilevanti ed argomentate le ragioni per le quali l’organizzazione emozionale pro-sociale del tempo libero rappresenta un valore aggiunto considerevole lungo il percorso dell’inclusione sociale di persone con autismi, nelle varie età.

Sport e Autismo: quale relazione? - Laura Fatta
Nonostante la letteratura scientifica sull’autismo non supporti il praticare sport o svolgere un’attività outdoor come intervento terapeutico, l’attività sportiva, intesa come percorso ludico-ricreativo, può tuttavia essere un supporto al benessere della persona autistica. In questo intervento saranno presentati i dati di letteratura relativi agli effetti dello sport sui principali esiti di interesse, i principi e le strategie basati sull’evidenza da tenere in considerazione nell’organizzazione di un’attività sportiva e outdoor, il ruolo della motivazione nella scelta dello sport adatto a sé. Infine, si illustrerà il modello organizzativo inclusivo di una rete nazionale di campus estivi (Aita Summer Camp) e l’esperienza di un’accademia di schema (Accademia Scherma Lia).

Ragazza e Atleta Aspy - Agnese Spotorno
Attraverso la testimonianza personale del proprio percorso di crescita, scolastico e sportivo dalle prime difficoltà alla diagnosi, Agnese presenta le tappe che le hanno permesso di trovare la sua vera famiglia sportiva nella Cambiaso&Risso for Specials. Lo sport è sempre stato per lei una valvola di sfogo importante del suo carico emotivo sin da bambina e nell'atletica ha trovato la sua vera passione, ma soltanto approdando in ambito paralimpico è riuscita e sta riuscendo a dare il meglio di sé.

 

Relatori: Paolo Cornaglia Ferraris , Laura Fatta , Agnese Spotorno

Paolo

Cornaglia Ferraris

Laura

Fatta

Agnese

Spotorno

S16. Buone prassi terapeutiche ed educative: servizi residenziali e Qualità della vita

 

Tutti a casa? L’abitare delle persone con disabilità, tra diritti e Qualità della Vita - Roberto Franchini
Durante e dopo la pandemia il dibattito sulle forme dell’abitare delle persone con disabilità è stato oggetto di una forte accelerazione, che rischia di condurre la discussione nelle strette di un dibattito ideologico, tra chi difende i servizi e chi, nel nome dei diritti, li attacca anche in modo radicale. La normativa internazionale (cfr. Convenzione ONU) e Nazionale (cfr. legge Quadro sulla disabilità) offre alcuni spunti, nel segno della cosiddetta de-istituzionalizzazione. D’altra parte, il mondo della ricerca, sulla base del principio dell’evidence-based, individua nel costrutto di Qualità della Vita l’indicatore (o per meglio dire la batteria di indicatori) utili a stabilire quale forma dell’abitare è più appropriata per ciascuna persona con disabilità, sposando l’ottica della personalizzazione e del Progetto di Vita, ed evitando il rischio di identificare una soluzione valida per tutti. Il contributo entra nel merito di questa dialettica, cercando di trarre il meglio dai diversi punti di vista, uscendo dallo sterile dualismo attacco-difesa. Al contempo, la riflessione conduce a individuare significato più autentico del termine “istituzionalizzazione”, inteso più come “dinamica” (che può avvenire dappertutto) che come “luogo” specifico. Tutti a casa, dunque? Sì, con la chiarezza, tuttavia, che “casa” si dice in molti modi, e che solo con una diversificazione delle soluzioni residenziali è possibile perseguire davvero il principio della Qualità della Vita e dell’Autodeterminazione.

Dal trattamento delle emergenze comportamentali allo sviluppo del potenziale umano Serafino Corti
L’incremento del tasso di prevalenza della popolazione con autismo, associato ad un contesto sociale e culturale sempre più complesso e stressante per tutti, sta facendo crescere, con maggior forza, il fenomeno delle emergenze comportamentali con un impatto decisamente negativo sulla qualità della vita della persona con autismo e dei suoi contesti. I comportamenti problematici e le psicopatologie associate alla condizione di autismo sono infatti fenomeni che non solo riducono la qualità del benessere fisico ed emotivo della persona con autismo ma che sono anche di grave ostacolo sia per le opportunità di inclusone sociale che per la costruzione di relazioni interpersonali rilevanti per la persona. Spesso, infatti, la presenza di questi due fenomeni sono la principale causa di dimissione della persona con autismo dai servizi diurni e residenziali o di richiesta di inserimento presso servizi per l’abitare ad alta intensità di sostegni. Durante l’intervento, partendo da queste considerazioni, verrà presentato un modello trattamento integrato delle emergenze comportamentali che si muove su tre diversi direttrici: la riduzione dei comportamenti disadattivi, il sostegno attraverso la formazione e la supervisione, dei contesti prossimi alla persona con autismo, il sostegno al potenziale di sviluppo della persona con autismo per garantire il suo massimo livello di autodeterminazione e realizzazione personale.

Correlare la misurazione della qualità di vita all'esperienza vissuta da individui e famiglie - Marco Bertelli
Spesso le persone con disabilità del neurosviluppo valutano la qualità della propria vita in modo diverso da come fanno le persone della popolazione generale: attribuiscono importanza ai vari ambiti della vita e provano soddisfazione negli stessi attraverso la lente delle proprie peculiarità e della propria esperienza vissuta. Per valutare in modo davvero utile l’efficacia degli interventi a loro rivolti, inclusi quelli per l’abitare, i dati raccolti con i vari strumenti e processi devono includere il maggior numero possibile dei fattori inerenti all’individualità. Anche la valutazione della qualità di vita della famiglia deve essere tenuta in considerazione, sempre attraverso l'esperienza vissuta dalla famiglia stessa.

Relatori: Marco Bertelli , Serafino Corti , Roberto Franchini

Marco

Bertelli

Serafino

Corti

Roberto

Franchini

WS4. Stimming, interessi ristretti e aderenza alla routine: cosa fare (e non)

 

Ancora non sappiamo esattamente perché tante/i bambine/i autistici sentano una forte necessità di aderire a rituali o routines, talvolta molto rigide, di compiere movimenti stereotipati o di autostimolarsi, ricercando gratificazioni sensoriali attraverso modalità che risultano spesso difficili da comprendere per le persone neuro-tipiche. La recente letteratura scientifica ha evidenziato come, in tante persone autistiche, la risposta ad alcuni stimoli sensoriali sia alterata, verosimilmente in relazione a modalità differenti di elaborazione sensoriale, a livello neuro-biologico. Per organizzare e predisporre attività educative e didattiche, adeguate alle particolari caratteristiche di questi alunni, dobbiamo innanzitutto conoscere il loro profilo sensoriale e comprendere la funzione o le funzioni che ciascuno di questi comportamenti ha per la singola persona, in modo da realizzare dei Piani Educativi Individualizzati realmente efficaci e inclusivi.

Relatori: Marco Pontis

Marco

Pontis

Come superare i propri limiti. Intervista con i Terconauti

Relatori: Laura Pulici , Damiano Tercon , Margherita Tercon , Philipp Carboni

Laura

Pulici

Damiano

Tercon

Margherita

Tercon

Philipp

Carboni

Interventi in età evolutiva: approcci e strategie efficaci

Relatori: Giovanni Valeri

Giovanni

Valeri

Incrementare la qualità di vita della persona adulta con autismo: aree prioritarie di sostegno e interventi basati su prove di efficacia

Relatori: Serafino Corti

Serafino

Corti