Relatore/Relatrice


Franco Nardocci

Associazione Aut Aut e APS «Il Tortellante», Modena

BIOGRAFIA

Ha diretto i Servizi di Neuropsichiatria Infantile in alcune Aziende Sanitarie della Regione Emilia Romagna. A livello professionale si è interessato, sia a livello regionale che nazionale, di modelli organizzativi dei Servizi di Neuropsichiatria Infantile e in particolare delle strategie di intervento per i disturbi dello spettro autistico. Ha partecipato al Coordinamento del Tavolo Nazionale Autismo del Ministero della Salute. Co-estensore della Linea Guida per Autismo della SINPIA e della Linee Guida 21 dell’Istituto Superiore di Sanità per “Il Trattamento dei disturbi dello spettro autistico nei bambini e negli adolescenti”. Attualmente coordina il Panel scientifico per l’aggiornamento della "Linea Guida per la diagnosi e trattamento di bambini e adolescenti con disturbo dello spettro autistico" sempre dell’ISS. 

 

Attività


Com’è cambiato il concetto di autismo: da disturbo a esito inguaribile fino a sindrome comportamentale

AMBITO CLINICO

Introduce e coordina: Michele Zappella (Neuropsichiatra infantile, Siena)

 

  • Qual è l’epidemiologia dei disturbi dello spettro autistico? E quali sono i relativi profili di sviluppo?

Flavia Chiarotti (Dirigente di Ricerca presso l'Istituto Superiore di Sanità, Roma)

  • L’inguaribilità è un destino ineluttabile per l’autismo e la disabilità intellettiva? É un alibi per le politiche di emarginazione e l’abbandono istituzionale?

Franco Nardocci (Neuropsichiatra infantile, Psichiatra, Past President SINPIA - Società Italiana di Neuropsichiatria dell'Infanzia e dell'Adolescenza) 

  • Qual è la storia del metodo ABA in Italia e quali gli effetti del trattamento?

Carlo Ricci (Presidente Istituto Walden, Roma)

 

Relatori: Franco Nardocci , Carlo Ricci , Flavia Chiarotti , Michele Zappella

Franco

Nardocci

Carlo

Ricci

Flavia

Chiarotti

Michele

Zappella

Le eziologie nell'autismo

AMBITO CLINICO

 

Per un approccio coerente al tema

Franco Nardocci (Neuropsichiatra infantile e psichiatra, Past President SINPIA – Società Italiana di Neuropsichiatria dell'Infanzia e dell'Adolescenza)

L’apparente discordanza semantica, riportata nel titolo del simposio, con l’uso del plurale “eziologie” e, di contro, del singolare “autismo”, vuole richiamare non solo il lungo confronto scientifico sull’evoluzione delle ipotesi sulle sue cause, ma soprattutto affrontare le conoscenze attuali che ci indirizzano verso una visione molto più articolata e complessa dei percorsi di sviluppo correlati ai disturbi dello spettro autistico.

 

Fattori di rischio ambientali per l’autismo

Aldina Venerosi (Centro di Riferimento per le Scienze comportamentali e la Salute mentale, Istituto Superiore di Sanità, Roma)

Molti studi sono stati compiuti per evidenziare fattori contingenti al concepimento, alla gravidanza e alla nascita che possano essere considerati fattori di rischio che concorrono, insieme a una specifica suscettibilità poligenetica, alla perturbazione dello neurosviluppo. Il loro studio rappresenta un contributo all’identificazione di elementi preventivi allo sviluppo dell’autismo che sarà oggetto della presente relazione.

 

Disturbi dello spettro autistico e neurodiversità: possibili Biomarkers clinici e neurobiologici

Paola Visconti (Responsabile Centro Disturbi del Neurosviluppo, IRCCS-ISNB Ospedale Bellaria, Bologna)

I disturbi dello spettro autistico hanno evidenziato, in questi ultimi cinque anni, un incremento massiccio della loro prevalenza ed incidenza. Clinici e ricercatori stanno lavorando sul riconoscimento di biomarcatori che possano precocemente segnalare la presenza di ASD e portare ad un intervento precoce. La presente relazione passerà in rassegna alcuni dei possibili segnali clinici e neurobiologici messi in luce dalle ricerche e che sono alla base dello sviluppo di connessioni cerebrali atipiche e del concetto di neurodiversità.

 

Patogenesi dell’autismo: link tra biomarcatori, meccanismi patogenetici e interventi terapeutici mirati

Antonio Persico (Responsabile Programma Interdipartimentale “Autismo 0-90”, A.O.U. Policlinico "Gaetano Martino” e Università di Messina)

Il disturbo dello spettro autistico riconosce una molteplicità di cause che tendenzialmente convergono su un numero relativamente limitato di meccanismi patogenetici. Identificare il meccanismo coinvolto nella patogenesi del singolo paziente è un requisito fondamentale per poter passare ad una fase terapeutica mirata e personalizzata. Questo richiede l’identificazione di biomarcatori validi e uno stretto legame tra biomarcatore e meccanismo disfunzionale. Durante l’intervento verrà fornita una panoramica della letteratura corrente rispetto al tema e saranno presentati alcuni dati relativi agli studi in corso presso il nostro Programma, tra cui quelli relativi al progetto collaborativo NIDA (Network italiano per il riconoscimento precoce dei disturbi dello spettro autistico) coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità.   

 

Relatori: Franco Nardocci , Antonio Persico , Paola Visconti , Aldina Venerosi

Franco

Nardocci

Antonio

Persico

Paola

Visconti

Aldina

Venerosi

Autismo e comorbidità

AMBITO CLINICO

Per un approccio “longlife” alla comorbidità nei disturbi dello spettro autistico 

Franco Nardocci (Neuropsichiatra infantile, Psichiatra, Past President SINPIA – Società Italiana di Neuropsichiatria dell'Infanzia e dell'Adolescenza)

Lo sviluppo degli interventi per i disturbi autistici in età infantile e la diffusione di quelli per i soggetti adulti, seppure ancora lenta e difficoltosa, pone l’esigenza di un approccio più competente alle varie e frequenti espressioni di comorbidità che i soggetti con autismo possono manifestare. Risulterà essenziale il coinvolgimento dei Dipartimenti di Salute Mentale e il loro raccordo con i Servizi di Neuropsichiatria infantile.

 

I rapporti tra psicosi e autismo: differenze e continuità

Roberto Keller (Responsabile Centro Pilota regione Piemonte Disturbi spettro autistico in età adulta)

Nella loro definizione del termine "autismo", Kanner e Asperger si richiamarono a quanto descritto da Bleuler in un contesto completamente diverso, ovvero, quello della schizofrenia. Anche se inizialmente schizofrenia infantile e autismo sono stati sovrapposti, e anche confusi, è poi intervenuta una chiara distinzione tra le due condizioni, quella dei disturbi dello spettro autistico da un lato, e quella delle psicosi dall'altro, con necessità di interventi specifici e differenti. Le possibili basi biologiche a ponte fra le due condizioni non devono infatti portare a presupporre che gli interventi siano sovrapponibili o intercambiabili. 

 

Affrontare le componenti di iperattività, ritualità, compulsività, esplosività, nell’intervento con persone nello spettro dell’autismo

Marco de Caris (Presidente Cooperativa E.C.A.P. e Nuovi Orizzonti Scientifici, Roma)

Le persone all'interno dello spettro dell'autismo presentano una serie di caratteristiche estremamente peculiari. Alcune di queste caratteristiche (memoria, competenze visuo-spaziali, precisione, ecc.) possono facilitare l’apprendimento, mentre altre (iperattività, rituali, variabilità dell’umore, difficoltà di empatia, ecc.) rischiano di ostacolare l'acquisizione di quelle competenze necessarie per il raggiungimento dell’autonomia e di una soddisfacente qualità della vita. L’intervento si propone di analizzare situazioni di difficoltà legate a comportamenti iperattivi, ritualistici, esplosivi, ecc., descrivendo alcune strategie psicologiche ed educative funzionali alla riduzione di tali comportamenti a vantaggio di un incremento dell’attenzione e della flessibilità.

 

“Il limite contiene infinite possibilità”: dall’errore terminologico alle opportunità di intervento in età adulta

Francesca Magnano (Responsabile Sanitario CTA "Centro San Paolo", Militello in Val di Catania)

Se è vero che utilizzare il termine “comorbidità” quando si parla di spettro autistico è confusivo, è altresì vero che il sospetto di tale cosiddetta “comorbidità” può costituire la ragione per la quale persone all’interno dello spettro autistico giungano all’osservazione degli esperti, per la prima volta, solo in età adulta. La conoscenza precisa del funzionamento autistico, pone il clinico nella condizione di diagnosticarlo correttamente e di pianificare interventi appropriati per l’individuo e per la sua famiglia. L’intervento clinico longitudinale fornisce gli strumenti tecnici utili al corretto inquadramento del soggetto al primo accesso ai servizi in età adulta, riducendo il rischio di “misdiagnosi” e di delineare le differenze delle manifestazioni psicopatologiche dei più comuni disturbi psichiatrici.

 

Relatori: Franco Nardocci , Roberto Keller , Francesca Magnano San Lio , Marco de Caris

Franco

Nardocci

Roberto

Keller

Francesca

Magnano San Lio

Marco

de Caris