Relatore/Relatrice


Francesca Magnano San Lio

Responsabile Sanitario CTA "Centro San Paolo", Militello in Val di Catania

Specialista in Psichiatria ed attualmente Responsabile di una Comunità Terapeutica per soggetti con patologie psichiatriche. Collabora con la Psichiatria dell'Università degli Studi di Catania per i progetti relativi ai disturbi dello spettro autistico in Età Adulta ed ivi ha fatto parte in qualità di Medico Specialista in Formazione alla creazione di un Ambulatorio dedicato. Collabora con le Associazioni dei Familiari della sua zona e con Centri Abilitativi ove presta la sua opera come Parent Trainer. I suoi campi di ricerca vertono sulla Psicopatologia in Disabilità Intellettiva, sulla Diagnosi di Disturbo dello Spettro Autistico in Età Adulta e sugli effetti della Diagnosi sulle Famiglie.

Attività


Autismo e comorbidità

AMBITO CLINICO

Per un approccio “longlife” alla comorbidità nei disturbi dello spettro autistico 

Franco Nardocci (Neuropsichiatra infantile, Psichiatra, Past President SINPIA – Società Italiana di Neuropsichiatria dell'Infanzia e dell'Adolescenza)

Lo sviluppo degli interventi per i disturbi autistici in età infantile e la diffusione di quelli per i soggetti adulti, seppure ancora lenta e difficoltosa, pone l’esigenza di un approccio più competente alle varie e frequenti espressioni di comorbidità che i soggetti con autismo possono manifestare. Risulterà essenziale il coinvolgimento dei Dipartimenti di Salute Mentale e il loro raccordo con i Servizi di Neuropsichiatria infantile.

 

I rapporti tra psicosi e autismo: differenze e continuità

Roberto Keller (Responsabile Centro Pilota regione Piemonte Disturbi spettro autistico in età adulta)

Nella loro definizione del termine "autismo", Kanner e Asperger si richiamarono a quanto descritto da Bleuler in un contesto completamente diverso, ovvero, quello della schizofrenia. Anche se inizialmente schizofrenia infantile e autismo sono stati sovrapposti, e anche confusi, è poi intervenuta una chiara distinzione tra le due condizioni, quella dei disturbi dello spettro autistico da un lato, e quella delle psicosi dall'altro, con necessità di interventi specifici e differenti. Le possibili basi biologiche a ponte fra le due condizioni non devono infatti portare a presupporre che gli interventi siano sovrapponibili o intercambiabili. 

 

Affrontare le componenti di iperattività, ritualità, compulsività, esplosività, nell’intervento con persone nello spettro dell’autismo

Marco de Caris (Presidente Cooperativa E.C.A.P. e Nuovi Orizzonti Scientifici, Roma)

Le persone all'interno dello spettro dell'autismo presentano una serie di caratteristiche estremamente peculiari. Alcune di queste caratteristiche (memoria, competenze visuo-spaziali, precisione, ecc.) possono facilitare l’apprendimento, mentre altre (iperattività, rituali, variabilità dell’umore, difficoltà di empatia, ecc.) rischiano di ostacolare l'acquisizione di quelle competenze necessarie per il raggiungimento dell’autonomia e di una soddisfacente qualità della vita. L’intervento si propone di analizzare situazioni di difficoltà legate a comportamenti iperattivi, ritualistici, esplosivi, ecc., descrivendo alcune strategie psicologiche ed educative funzionali alla riduzione di tali comportamenti a vantaggio di un incremento dell’attenzione e della flessibilità.

 

“Il limite contiene infinite possibilità”: dall’errore terminologico alle opportunità di intervento in età adulta

Francesca Magnano (Responsabile Sanitario CTA "Centro San Paolo", Militello in Val di Catania)

Se è vero che utilizzare il termine “comorbidità” quando si parla di spettro autistico è confusivo, è altresì vero che il sospetto di tale cosiddetta “comorbidità” può costituire la ragione per la quale persone all’interno dello spettro autistico giungano all’osservazione degli esperti, per la prima volta, solo in età adulta. La conoscenza precisa del funzionamento autistico, pone il clinico nella condizione di diagnosticarlo correttamente e di pianificare interventi appropriati per l’individuo e per la sua famiglia. L’intervento clinico longitudinale fornisce gli strumenti tecnici utili al corretto inquadramento del soggetto al primo accesso ai servizi in età adulta, riducendo il rischio di “misdiagnosi” e di delineare le differenze delle manifestazioni psicopatologiche dei più comuni disturbi psichiatrici.

 

Relatori: Roberto Keller , Francesca Magnano San Lio , Franco Nardocci , Marco de Caris

Roberto

Keller

Francesca

Magnano San Lio

Franco

Nardocci

Marco

de Caris