La selettività alimentare nel disturbo dello spettro autistico: cause, manifestazioni e trattamento
AMBITO CLINICO
Selettività alimentare: definizione, stato dell'arte e specificità nel disturbo dello spettro autistico
Giulia Giovagnoli (Centro Scientifico di Neuropsichiatria AITA, Roma)
Spesso i bambini manifestano comportamenti disfunzionali durante il pasto. Tra questi, la selettività alimentare ne rappresenta uno dei più invalidanti a causa delle sue ripercussioni sulla qualità della vita del bambino e della famiglia e sugli aspetti di crescita e nutrizione. Nel caso del disturbo dello spettro autistico, numerose teorie contribuiscono a spiegare l’elevata frequenza della selettività alimentare, considerando aspetti neurofisiologici (come il coinvolgimento del microbiota intestinale) e comportamentali (quali l’alterata sensorialità o la rigidità cognitiva) al fine di proporre interventi specifici e mirati.
Il trattamento della selettività alimentare
Alessandra Bottino (Centro Scientifico di Neuropsichiatria AITA, Roma)
Il trattamento della selettività alimentare nei bambini con disturbo dello spettro autistico richiede un intervento multidisciplinare precoce che coinvolga il neuropsichiatra infantile, lo psicologo, il nutrizionista e i genitori. Il trattamento mira ad aumentare l’accettazione del cibo e ridurre i comportamenti problema legati al pasto (pianto, urla, sputi, atti auto o etero-aggressivi, aumento delle stereotipie). Un approccio cognitivo-comportamentale dovrebbe essere la prima scelta al fine di migliorare il benessere del bambino e la qualità di vita dei suoi familiari.
La selettività alimentare negli adolescenti e negli adulti con condizioni dello spettro autistico
David Vagni (Associazione Spazio Asperger Onlus, Consiglio Nazionale delle Ricerche, Università Ludwig Maximilian, Monaco)
Nei bambini con condizioni dello spettro autistico, la selettività alimentare è ampiamente indagata, mentre è molto meno diffusa la conoscenza e la consapevolezza della selettività alimentare negli adulti e negli adolescenti. Tratti di neofobia, abitudini ripetitive e difficoltà sensoriali relative agli alimenti tendono a persistere anche in età adulta. Diversi studi recenti hanno evidenziato come adolescenti e adulti con selettività alimentare affrontino maggiori difficoltà nella vita quotidiana e nella socializzazione. Riconoscere la presenza e l’impatto di tali comportamenti, e comprenderne l’origine e la funzione, può aiutare a suggerire tecniche di intervento efficaci e personalizzate rispetto all’età e alle caratteristiche cognitive della persona.
Collegamenti e differenze tra selettività alimentare e disturbi della condotta alimentare nello spettro autistico
Davide Moscone (Direttore clinico Centro CuoreMenteLab, Roma e Presidente Associazione Spazio Asperger Onlus)
La comunità scientifica supporta l’associazione tra condizioni dello spettro autistico e selettività alimentare, la quale include il rifiuto del cibo e un limitato repertorio di alimenti e quindi non è a prima vista direttamente collegabile ai disturbi della condotta alimentare. Tuttavia, si stanno accumulando evidenze scientifiche relative ad una maggiore incidenza di disturbi alimentari nella popolazione autistica, in particolare in quella con condizioni dello spettro autistico di grado lieve. L’inclusione del disturbo dell’alimentazione evitante/restrittivo (ARFID) nel DSM-5, caratterizzato da un limitato consumo di cibo a causa delle caratteristiche sensoriali o passate esperienze negative, ha condotto alla ricerca dell’ARFID nello spettro autistico e nell’anoressia nervosa. Studi recenti hanno evidenziato un possibile ponte tra queste condizioni. Durante la relazione verranno presentati i possibili collegamenti tra i disturbi della condotta alimentare e la condizione dello spettro autistico, fornendo suggerimenti utili per un intervento mirato.
Relatori:
Davide Moscone
, David Vagni
, Alessandra Bottino
, Giulia Giovagnoli