Relatore/Relatrice


Quirino Bortolato

Fisico ed esperto di storia della matematica, Salzano, Venezia

Laureato in fisica, ha insegnato matematica e fisica nelle scuole medie superiori dagli anni Settanta fino al 2011, con esperienze di insegnamento prelaurea nel biennio di Ingegneria presso l’Università di Padova.

È socio ordinario dell’Ateneo di Treviso dal 1993, per il quale ogni anno cura un’apprezzata attività di divulgazione e di conferenze relative alla storia della fisica e della matematica, con particolare riguardo al territorio veneto.

Ha partecipato come relatore a convegni ed incontri di livello nazionale ed internazionale.

Ha al suo attivo numerose pubblicazioni apparse tra il 1973 e il 2012, tra le quali si segnalano, in ordine cronologico: «Il carteggio inedito Boncompagni-Fapanni (1865) sull’“Aritmetica di Treviso, 1478”», «Atti del Convegno "I Riccati e le scienze nel Settecento veneto"», «Giovanni Rizzetti fisico: la polemica antinewtoniana». Inoltre, è autore di contributi apparsi in «I papi del XX secolo»«Il Museo di san Pio X a Salzano», «Before and after Luca Pacioli» e «Luca Pacioli Maestro di contabilità-Matematico-Filosofo della natura».

Attività


Treviso 1478: il primo libro di aritmetica stampato nel mondo

Un percorso di riscoperta della matematica italiana che ha introdotto per prima in Europa la matematica posizionale indo-araba, la madre di tutte le matematiche posteriori: nel 1202 Leonardo Pisano, detto il Fibonacci scrisse il Liber Abaci, proponendosi di diffondere il sistema numerico decimale indo-arabico. La sua eredità fu accolta fra mille difficoltà dagli abacisti e dai maestri d’abaco nel tardo Medioevo: il 10 dicembre 1478 uscì a Treviso un libretto anonimo, composto di 62 fogli non numerati, sull’aritmetica e le sue applicazioni, il primo comparso a stampa nel mondo, noto tra gli studiosi come L’Aritmetica di Treviso o come Larte de labbacho.

In poche righe, l’autore spiega il motivo della comparsa dell’opera, definisce tre tipi di numero e descrive le operazioni fondamentali sia nell’uso di numeri interi che di numeri frazionari. L’ignoto autore chiude la sua opera con l’aforisma: “Che zuova la virtù a chi non se affadica: Niente”.

Quali principi restano ancora oggi nel Metodo Analogico?

Relatori: Quirino Bortolato

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