Relatore/Relatrice


Attività


La qualità della professione del logopedista in Italia e in Europa alla luce delle competenze avanzate e specialistiche da un punto di vista normativo e scientifico

Relatori: Tiziana Rossetto , Patrizia Steni

Tiziana

Rossetto

Patrizia

Steni

Logopedia e multidisciplinarietà riabilitativa nel decennale della legge 170

Relatori: Giuseppe Zanzurino

Giuseppe

Zanzurino

Speech-Language Pathology and Telepractice

Relatori: Raffaella Citro , Danielle Boaden

Raffaella

Citro

Danielle

Boaden

Indici di rischio nel primo sviluppo del linguaggio

Relatori: Maria Cristina Caselli

Maria Cristina

Caselli

Dislessia e disortografia evolutiva: novità di ricerca, di valutazione e di intervento

Introduce e coordina: Anna Giulia De Cagno (Vicepresidente FLI, Roma)

Dalla valutazione all’intervento: una proposta di approccio integrato ai disturbi di elaborazione del testo scritto
Daniela Traficante (Professore Associato in Psicologia dello sviluppo e dell’educazione Dipartimento di Psicologia, SPAEE, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano)
I dati provenienti dalle ricerche sulle basi neurobiologiche dei processi  di lettura e di scrittura mettono in evidenza la complessità dei circuiti cerebrali implicati nell’elaborazione del linguaggio scritto, ma anche l’importanza dell’esperienza nel modellare tali circuiti. In questo contesto è quindi utile avere strumenti di valutazione che forniscano indicatori del funzionamento degli specifici meccanismi coinvolti nella decodifica del testo scritto, per la progettazione di interventi mirati. Inoltre, dalla letteratura internazionale emergono elementi a favore di trattamenti che affrontino i disturbi di apprendimento del linguaggio scritto in un modo integrato, tenendo conto dell’interconnessione tra livelli diversi di elaborazione delle rappresentazioni linguistiche. In questo contributo verranno presentate due proposte operative: TILTAN-IT, un nuovo sistema di codifica degli errori di lettura, costruito sulla base del modello a due vie esteso di Friedmann e Coltheart (2018), sviluppato per l’individuazione delle dislessie evolutive; EUREKA, un programma di intervento evidence-based, adattamento alla lingua italiana del programma RAVE-O  di Wolf et al. (2000), efficace per il trattamento della dislessia e della disortografia.

I disturbi di apprendimento in una prospettiva multi-livello: implicazioni per la diagnosi e il trattamento"
Pierluigi Zoccolotti (Professore ordinario di Psicologia generale - Dipartimento di Psicologia, Sapienza università di Roma)
Negli ultimi anni si sono accumulati molti dati sperimentali sui disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) come dislessia e discalculia.  E’ diventato progressivamente chiaro che per rendere conto di questa grande mole di dati è utile vedere i DSA in una prospettiva multi-livello (ad es., disturbi comportamentali complessi, processi cognitivi, sistemi neurali e fattori eziologici protettivi e di rischio; Pennington, 2006).  Questa prospettiva aiuta a comprendere meglio i dati sperimentali e, in particolare, ad inquadrare la frequente associazione (o comorbidità) che i DSA mostrano tra loro e con altri disturbi evolutivi, quali ADHD, disturbi del linguaggio e disturbi della coordinazione motoria.  Pensare i DSA in una prospettiva multi-livello aiuta a costruire modelli cognitivi integrati tra lettura, scrittura e calcolo, piuttosto che separati, come avvenuto nella tradizione cognitivista.  A loro volta questi modelli spingono ad un approccio diagnostico più integrato (come in parte già recepito dal DSM-5) e possono avere anche interessanti implicazioni riabilitative.

Relatori: Anna Giulia De Cagno , Pierluigi Zoccolotti , Daniela Traficante

Anna Giulia

De Cagno

Pierluigi

Zoccolotti

Daniela

Traficante

L’intervento precoce per bambini nella fascia 2-5 anni

«Oltre il libro». Intervento mediato dai genitori per bambini dai 2-3 anni
Lorena Remi (Logopedista, ASL di Mantova)
«Oltre il libro» è un programma d’intervento rivolto alle famiglie di bambini che fra i 2 e i 3 anni presentano un ritardo nell’acquisizione del linguaggio, in assenza di accertati disturbi neurologici, sensoriali, cognitivi e relazionali. Questo programma è rivolto a genitori che, in piccolo gruppo, partecipano a diversi incontri condotti da un logopedista; sono inoltre coinvolti in varie attività con l’obiettivo di promuovere occasioni di lettura dialogica che incidono sullo sviluppo delle capacità linguistiche dei bambini, sulla qualità delle interazioni genitore-bambino, e sulle azioni comunicative intenzionali.

Crescere parlando: strategie per la promozione del linguaggio nella scuola dell’infanzia
Luigi Girolametto (Professore ordinario, Dipartimento di Speech-Language Pathology, Università di Toronto, Canada)
Molti logopedisti lavorano in sinergia con gli insegnanti della scuola dell’infanzia, suggerendo loro attività e strategie per il coinvolgimento del bambino nelle attività di sezione. In questo intervento verranno suggerite alcune di queste strategie, come ad esempio la conversazione, il gioco, la lettura dialogica, la narrazione, che hanno lo scopo di promuovere interazioni efficaci che presentano modelli del linguaggio.
Le strategie descritte sono idealmente pensate per piccoli gruppi di bambini, tuttavia possono essere facilmente adattate a un contesto individuale terapeutico.

 

Relatori: Lorena Remi , Luigi Girolametto

Lorena

Remi

Luigi

Girolametto

Prospettive globali sulla Teleriabilitazione

L'INTERVENTO SI SVOLGERA' DALLE 14.00 ALLE 15.00

La drammatica situazione causata dalla diffusione del COVID-19 ha imposto numerosi cambiamenti nelle abitudini e stili di vita di ognuno, fortunatamente non tutti negativi; proprio a seguito della pandemia, infatti, i professionisti sono stati spinti a riflettere maggiormente sull’utilizzo delle tecnologie nel loro lavoro quotidiano. Di teleriabilitazione, ovvero del trattamento che consente di fornire servizi di riabilitazione a distanza con il supporto delle nuove tecnologie, si parla ormai da vent’anni, ma è solo a seguito di questa situazione che è stata effettivamente sperimentata, adattata, condivisa e per certi versi imposta, con tutti i suoi pro e contro. Una volta finita l’emergenza COVID-19, cosa rimarrà di questo tipo di trattamento? Si avrà la consapevolezza che poteva essere una buona alternativa anche in passato, nei casi in cui i servizi erano irraggiungibili?  Durante il workshop, tramite la riproduzione di un video a cura dell’Associazione ASHA (American Speech-Language-Hearing Association), verranno fatte delle riflessioni in merito; il Dott. Giuseppe Mancini introdurrà e presenterà le esperienze di professionisti delle patologie del linguaggio e della comunicazione provenienti da Australia, Brasile, Hong Kong, America e Italia. Si mostrerà che per altre nazioni la teleriabilitazione in alcuni casi è stata veramente l’unica alternativa, al fine di garantire a tutti il diritto alla salute, indipendentemente dalla pandemia.

Relatori: Giuseppe Mancini

Giuseppe

Mancini

Il ruolo delle interviste sulle biografie linguistiche nell'individuazione di indici di rischio per disturbo specifico di apprendimento nei bambini bilingui

L'INTERVENTO SI SVOLGERA' DALLE 15.00 ALLE 16.00

In letteratura sono presenti diversi studi nazionali ed internazionali che sottolineano la necessità di attuare una valutazione olistica ed inclusiva di tutte le variabili che possono influenzare il modo di apprendere nel bambino bilingue. La necessità dalla quale deriva lo Studio, ancora in via di validazione, è quella di fornire agli insegnanti della  Scuola primaria di primo grado, come completamento del modello di screening in uso, uno strumento di indagine indiretta che sia sufficientemente esaustivo e possa individuare con un maggior grado di sensibilità e specificità situazioni a rischio di Disturbo Specifico di Apprendimento (DSA), disambiguandole da quelle in cui, invece, il bambino bilingue sta semplicemente affrontando una fase di adattamento e apprendimento dell’italiano. È nata così l’ipotesi di associare un’intervista transculturale (BIS – Bilingual Interview for the School- R.Mari,S.Baraldi,2016) agli strumenti di screening per DSA attualmente in uso nelle scuole d 7 Istituti Comprensivi (Terre D’Argine, MO), in modo da poter  raccogliere dati sullo sviluppo delle due lingue, i tempi di esposizione alla L1 (lingua madre) e alla L2 (italiano), la dominanza linguistica, l’attrizione linguistica, il livello socioculturale della famiglia e le caratteristiche del progetto migratorio. L’intreccio tra i dati ricavati dalla somministrazione diretta delle prove di screening con le notizie raccolte con l’intervista sulle biografie linguistiche, dovrebbe  con minore margine di errore individuare bambini con fragilità nell’apprendimento di letto-scrittura e/o ancora scarsamente esposti all’italiano, così da poter avviare percorsi specifici di potenziamento e individuare successivamente il gruppo di bambini effettivamente a rischio che potrebbero necessitare di una consultazione specialistica.

Relatori: Rita Mari

Rita

Mari

Lingue parlate, lingue segnate e multimodalità

La valutazione delle competenze linguistiche dei bambini sordi in un’ottica di bilinguismo bimodale
Pasquale Rinaldi (Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione, Roma)
La valutazione delle competenze linguistiche dei bambini sordi è una sfida complessa. I bambini sordi con genitori sordi segnanti e alcuni bambini sordi con genitori udenti sono esposti, oltre che all’italiano parlato, anche alla lingua dei segni. Questi bambini sono bilingui bimodali, ossia sono bambini che apprendono due lingue che utilizzano due modalità differenti, la modalità acustico-vocale e quella visivo-gestuale.
Molti studi sul bilinguismo hanno ormai dimostrato che la valutazione di entrambe le lingue a cui il bambino è esposto offre una stima completa delle reali competenze linguistiche dei bambini bilingui. La sfida metodologica posta dalla valutazione del bilinguismo non riguarda soltanto la predisposizione di adeguati strumenti di valutazione, costruiti sulla base di precisi e espliciti modelli teorici, ma anche il processo di somministrazione delle prove, analisi dei dati e interpretazione dei risultati. Riconoscere le potenziali sfide della somministrazione e dell’interpretazione dei risultati farà sì che la valutazione sia realizzata in maniera tale da preservare, per quanto possibile, la validità e l’attendibilità e possa diventare uno strumento diagnostico operativo utile per far emergere le potenzialità del bambino.

La lingua dei segni e la comunità dei suoi utenti
Virginia Volterra (Associato al Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione)
Nel 2019 è uscita una nuova descrizione della lingua dei segni italiana (LIS) in una prospettiva cognitiva e sociosemiotica. La descrizione di una lingua non può assolutamente prescindere dalle caratteristiche della comunità che la usa e che ne determina norme e mutamenti nonché da una conoscenza dei prodotti artistici e dei valori culturali che attraverso questa lingua vengono creati e trasmessi.
In questo intervento verranno riassunti brevemente alcuni eventi e prodotti che la comunità sorda ha prodotto e diffuso durante il periodo dell’emergenza Coronavirus e che cosa si può imparare da questa esperienza.
Creare una maggior conoscenza reciproca tra una comunità di minoranza e la maggioranza potrà far sì che due mondi che spesso viaggiano in parallelo possano incrociare le loro strade. Ciò che la comunità ha chiesto e ha cercato in molti casi di realizzare in questo periodo, è di poter ottenere accesso completo alle informazioni per poter partecipare in pieno alla società civile e poter far sentire le proprie opinioni e scelte nell’ambito di una nuova politica sociale.

Multisensorialità, bilinguismo bimodale e impianti cocleari: le ragioni per una convivenza
Francesco Pavani (Professore Ordinario di Psicologia Generale, Center for Mind/Brain Sciences - CIMeC, Università degli Studi di Trento)
Gli impianti cocleari sono un'opportunità senza precedenti di accesso all'esperienza acustica per le persone con sordità profonda, e una realtà sempre più consolidata nella presa in carico della sordità infantile.
Pur abilitando all'esperienza del mondo sonoro, gli impianti cocleari non trasformano però la persona sorda in una persona udente. Verranno presentati alcuni esempi di natura percettiva e linguistica per mostrare in che modo l'impianto abiliti l'esperienza acustica, pur non riuscendo a restituire tutti gli aspetti necessari per l'interazione con l'ambiente fisico e sociale. Si discuterà inoltre del modo in cui la multisensorialità e il bilinguismo bimodale possano contribuire a superare alcune delle limitazioni insite in questi dispositivi e possano quindi rivelarsi di grande utilità anche per le persone sorde che portano impianti cocleari.

 

Relatori: Pasquale Rinaldi , Virginia Volterra , Francesco Pavani

Pasquale

Rinaldi

Virginia

Volterra

Francesco

Pavani

La disprassia verbale evolutiva

L'INTERVENTO NON VERRA' REGISTRATO

La Disprassia Verbale Evolutiva o DVE rappresenta una delle categorie nosologiche più controverse nella clinica dei disordini del linguaggio. Si presenta come un disturbo dell’articolazione del linguaggio che comporta una compromissione a carico del processo di sequenzializzazione prearticolatoria e, successivamente, della coarticolazione dei fonemi e delle sillabe, determinando una scarsa intellegibilità dell’eloquio. Altro tratto caratteristico di questi soggetti, quando è presente una produzione verbale, seppur ridotta e fonologicamente deficitaria, è la disprosodia. La prosodia rappresenta un fenomeno complesso, caratterizzato da fini modificazioni del vocal tract con effetto sulla frequenza, sull’intensità, sulla durata e sulla linearità del flusso vocale. A livello clinico quindi è necessario tener conto di molteplici fattori e di una grande variabilità in diverse aree dello sviluppo; sia la valutazione che il progetto di terapia debbono assumere un approccio multisistemico, per operare a un alto livello di specializzazione. La terapia logopedica avrà dunque diverse strade da percorrere: quella fonetica-fonologica, compresa la diadococinesi sia fonetica che motoria, e quella prosodica, dove il lavoro sarà incentrato sui livelli di percezione e di modulazione attraverso i ritmi e le melodie del metodo Drežančić. Nel presente workshop saranno considerati alcuni di questi aspetti sia in riferimento alla valutazione che all’approccio metodologico terapeutico più completo ed efficace.

Relatori: Letizia Michelazzo , Letizia Sabbadini

Letizia

Michelazzo

Letizia

Sabbadini

Tiriamo le somme sulla discalculia evolutiva

Introduce e coordina: Manuela Pieretti (Progetto Eirenè, Università degli Studi di Roma Tor Vergata)

Discalculia evolutiva e core deficit: Quali evidenze?
Irene Mammarella (Professore associato in Psicologia dello Sviluppo, Dipartimento di Psicologia dello Sviluppo e della Socializzazione, Università di Padova)
La letteratura sulla discalculia evolutiva negli anni passati è stata dominata da due ipotesi principali: l’ipotesi di un core deficit a carico della rappresentazione di quantità o senso del numero e l’ipotesi di un deficit a carico di processi dominio-generali. Il presente studio parte dall’analisi di un numeroso campione di bambini (N=1,303) dal quale è stato selezionato, sulla base dei criteri maggiormente utilizzati in letteratura, un gruppo di bambini con disturbo specifico del calcolo. A tutti i bambini del campione sono state presentate delle prove sul senso del numero e delle prove dominio-generale.
I risultati, attraverso delle analisi di simulazione e delle curve ROC, suggeriscono che le differenze tra il gruppo con disturbo specifico del calcolo e il gruppo di controllo riflettono le caratteristiche della popolazione generale e nessuna delle misure considerate, inoltre, ha superato il livello di potenza diagnostica secondo le curve di ROC, pertanto nessuna di queste può essere considerata come core deficit. 

Le opportunità e le insidie della diagnosi di discalculia evolutiva
Andrea Biancardi (Psicologo, specialista ambulatoriale AUSL Bologna
Quando si approfondiscono le difficoltà che hanno portato ad osservazione un bambino o un ragazzo presso i servizi dedicati, oltre alla valutazione delle abilità cognitive, di linguaggio, delle funzioni esecutive, delle competenze visuo-prassico-costruttive vi è la parte relativa alle abilità di base della letto-scrittura e del calcolo. Durante il workshop verrà approfondito il ruolo della discalculia all’interno di questo percorso, la cui complessità è necessario approfondire e conoscere.

Prospettive di intervento per la discalculia evolutiva
Enrica Mariani (Logopedista e pedagogista, Progetto Eirenè onlus, Docente a contratto presso l’Università degli Studi di Roma Tor Vergata)
Il crescente interesse verso i disturbi del neurosviluppo ha indotto, di pari passo, un’attenta riflessione sulle potenzialità degli interventi ri-abilitativi. In particolare, la riabilitazione del disturbo specifico del calcolo ha rappresentato, e tuttora costituisce, una sfida per i clinici, sia per le difficoltà nel mettere a fuoco l’essenza del disturbo, sia per le innegabili interconnessioni tra processi di apprendimento e modalità di insegnamento, sia per l’esiguità della ricerca scientifica in questo specifico ambito.
L’obiettivo del presente intervento è condividere quanto emerso dalla recente letteratura internazionale, individuando, all’interno delle molte criticità, gli elementi più utili per la pratica clinica.

 

Relatori: Enrica Mariani , Manuela Pieretti , Andrea Biancardi , Irene Mammarella

Enrica

Mariani

Manuela

Pieretti

Andrea

Biancardi

Irene

Mammarella

Le funzioni esecutive nei disturbi di linguaggio: quali implicazioni per la pratica clinica?

Tra le abilità cognitive trasversali che sostengono l’acquisizione e l’uso sociale del linguaggio, un ruolo primario è svolto dalle funzioni esecutive. Le funzioni esecutive sono alla base di ogni comportamento intenzionale e svolgono un importante compito di autoregolazione. Facilitano l’attivazione, il monitoraggio e il controllo dell’azione e delle reazioni emotive, soprattutto nelle situazioni che richiedono la risoluzione di problemi. Le funzioni esecutive sostengono l’emergere del linguaggio, che a sua volta sostiene il loro emergere, poiché consente di pensare in modo complesso, di riflettere e organizzare le informazioni. Per questo motivo l’intervento riabilitativo fin dal primo sviluppo deve considerare questa interconnessione tra linguaggio, autoregolazione e capacità di adattamento alle richieste ambientali.
In questo workshop saranno presentate strategie per promuovere, attraverso il gioco, le funzioni esecutive coinvolte nello sviluppo del linguaggio. Verranno inoltre proposte esperienze relative a percorsi di osservazione, valutazione, intervento e screening per la rilevazione precoce di possibili future difficoltà di linguaggio e di apprendimento della lingua scritta.

Relatori: Luigi Marotta , Ilaria Cacopardo

Luigi

Marotta

Ilaria

Cacopardo

La balbuzie vista dal paziente e dall’interlocutore. Metodi e strumenti per gestire in modo efficace la valutazione e la terapia

Le Linee Guida sulla Balbuzie: l’importanza della prevenzione e della valutazione precoce
Anna Accornero (Dipartimento di Scienze Chirurgiche, Università degli Studi di Torino)
Durante l’intervento verranno presentate le Linee Guida sulla balbuzie dell’Associazione Olandese di Foniatria e Logopedia (NVLF). Tali Linee Guida, pubblicate nel 2014 e successivamente tradotte in lingua inglese (2016) e Italiana (2019), sono state redatte per migliorare la qualità e l'efficacia della cura fornita dai Logopedisti alle persone che balbettano e costituiscono attualmente le più recenti evidenze scientifiche sull’argomento.  Verrà presentata una sintesi delle Raccomandazioni delle linee guida olandesi,prendendo in  considerazione in particolare gli aspetti relativi ai Fattori Prognostici ed alla Valutazione, elementi fondamentali per l’età evolutiva. La balbuzie è infatti un disturbo multifattoriale, pertanto la presa in carico deve essere, nel rispetto della multidimensionalità del disturbo, interdisciplinare ed interprofessionale. Proprio per la multidimensionalità e la variabilità del Disturbo, la valutazione deve quindi comprendere sia le caratteristiche overt che covert, ponendo attenzione non solo alla balbuzie, ma alla persona che balbetta, tenendo conto dell’unicità del singolo. In età pre-scolare è fondamentale che partecipino al percorso di valutazione anche i genitori, al fine di individuare e poi imparare a gestire adeguatamente i fattori di rischio. Nel caso di bambini sopra i 6 anni di età, adolescenti o adulti la valutazione va effettuata in un’ottica ICF, sulle necessità e i bisogni del paziente.

La Balbuzie vista dal paziente e dall'interlocutore
Donatella Tomaiuoli (CRC - Centro Ricerca e Cura Balbuzie, Roma – Sapienza Università di Roma)
Cosa pensa e cosa prova la persona che balbetta ogni qual volta si trova a dover affrontare un’esperienza di verbalizzazione? Cosa pensa e cosa prova la persona normofluente quando si trova a doversi relazionare con una persona che balbetta? Numerosi studi, confermati poi dall’esperienza clinica, mettono in evidenza la difficoltà da parte della persona che balbetta a entrare in relazione con l’altro, in modo efficace e funzionale (Guntupalli, 2010; Boyle, 2009, Weidner, 2017; Byrd 2017). Tale difficoltà è spesso riscontrata anche da parte degli interlocutori. Infatti, le maggiori criticità, riportate dalle persone che balbettano, sono riconducibili alla gestione dei propri episodi di balbuzie nel mentre si trovano di fronte a uno o più interlocutori. Tutto ciò porta all’istaurazione di una comunicazione poco efficace che alimenta la formazione di uno stereotipo negativo della balbuzie. Ricerche recenti hanno dimostrando che gli atteggiamenti negativi nei confronti della balbuzie hanno esordio già durante l’età prescolare (Langevin, Packman, & Onslow, 2009; Weidner, St. St. Louis, Nakıscı e Özdemir, 2015). In questa fase i bambini iniziano a costruire percezioni di sé relative alla loro capacità di parlare. Risposte sfavorevoli da parte di genitori, insegnanti o da parte del gruppo dei pari possono contribuire alla nascita di un’attitudine comunicativa negativa. Verranno quindi analizzati, non solo i fattori di rischio per la balbuzie, ma anche le reazioni cognitive, emotive e comportamentali che la balbuzie scaturisce nei diversi interlocutori e il loro impatto nella persona che balbetta. Infine, verranno individuate le strategie più efficaci da poter mettere in campo per prevenire la formazione di un vissuto negativo.

La terapia: obiettivi e strumenti
Francesca Del Gado (CRC - Centro Ricerca e Cura Balbuzie, Roma – Sapienza Università di Roma)
La balbuzie è caratterizzata da una natura multidimensionale che rende necessario un piano di trattamento che prenda in considerazione sia la componente evidente del disturbo (aspetti overt), sia la componente legata al vissuto del paziente e ai comportamenti che ne scaturiscono (aspetti covert).In età pre-scolare l’intervento è sia diretto che indiretto, considerando l’importanza dell’ambiente e dei genitori in particolare che possono rinforzare l’idea funzionale che la balbuzie è una caratteristica da gestire e non un difetto da controllare o nascondere.  Verrà illustrato il programma Play! come proposta di trattamento e di prevenzione di comportamenti disfunzionali alla comunicazione verbale e non verbale in età prescolare. Infine, verrà messo in risalto l’importanza del coinvolgimento dei genitori e dell’ambiente per un percorso fruttuoso e funzionale a sostenere lo sviluppo comunicativo del bambino.

Presentazione e discussione videoregistrazioni di casi clinici
Donatella Tomaiuoli (CRC - Centro Ricerca e Cura Balbuzie, Roma – Sapienza Università di Roma), Francesca Del Gado ((CRC - Centro Ricerca e Cura Balbuzie, Roma – Sapienza Università di Roma), Anna Accornero (Dipartimento di Scienze Chirurgiche, Università degli Studi di Torino)

Verranno proposte attività pratiche che consentiranno ai partecipanti di osservare e riconoscere nei bambini e nei genitori i comportamenti funzionali e disfunzionali legati alla presenza delle disfluenza. Le informazioni ricavate saranno utili per impostare un percorso riabilitativo sempre più rispondente alle necessità del singolo paziente.

 

Relatori: Donatella Tomaiuoli , Francesca Del Gado , Anna Accornero

Donatella

Tomaiuoli

Francesca

Del Gado

Anna

Accornero

Le abilità visuocognitive: cosa sono e come svilupparle

Nel corso del workshop verranno discusse modalità, strategie e materiali operativi per un intervento mirato e strutturato nei casi di disturbi visuocognitivi, di quelle abilità e competenze cioè che vengono messe in gioco per riconoscere, integrare, confrontare, localizzare e costruire nello spazio, vicino e lontano. Visuo perché legate all’elaborazione di stimoli visivi; cognitive per sottolinearne la dimensione di integrazione complessa e rappresentazione che consente di utilizzarle in contesti diversi, non necessariamente in modo consapevole (esplicito). Spesso misconosciuti, questi disturbi sono frequenti sia in bambini con difficoltà di apprendimento che in quadri con danno neurologico. Verrà condivisa la modalità di costruire un progetto riabilitativo individualizzato, con scelta di materiale, rinforzi e facilitazioni specifiche, partendo dalla valutazione orientata all’intervento e dal giudizio sulla modificabilità. Richiamando le conoscenze di neuroscienze e con una guida ragionata al processo decisionale, si procederà ad individuare in modo personalizzato modalità efficaci per migliorare le competenze di integrazione percettivo-spaziale e costruttiva in età evolutiva.

Relatori: Chiara Gagliardi

Chiara

Gagliardi

Logopedia e Scuola: esperienze formative e lavoro interdisciplinare

Introduce e coordina:
Graziella Tarter (Logopedista, Trento)

Apprendere serenamente. Quando la logopedia incontra la Scuola dell’Infanzia. Un protocollo osservativo e monitoraggio dei prerequisiti scolastici
Laura Bertezzolo (Logopedista, Unità Operativa di Neuropsichiatria Asst di Mantova)
L’educazione prescolare è sicuro fattore di protezione e mezzo efficace per stabilire solide basi dell’apprendimento futuro, aumentando l’equità dei risultati e i livelli di competenza generali nei bambini. Nella relazione sarà presentato un Protocollo di Osservazione per i bambini dell’ultimo anno della Scuola dell’Infanzia, costruito da un team di Logopedisti, di prove mirate a rilevare le abilità considerate antecedenti cognitivi all’apprendimento della letto-scrittura; la proposta osservativa è stata accompagnata da una formazione per le Insegnanti. Lo scopo del Protocollo di Osservazione è quello di offrire agli insegnanti gli strumenti per una analisi mirata che conduca alla realizzazione di una programmazione pedagogica adeguata alle necessità con esso rilevate, poiché le differenze di competenza dei bambini sono già ben evidenti nell’ultimo anno della scuola dell’infanzia, ma sono anche modificabili attraverso l’azione didattica e una stimolazione puntuale. Particolare attenzione è stata dedicata alla costruzione di prove mai cliniche ma indicative in ottica neuropsicologica. Prevede circa 30 minuti di tempo per la osservazione di ogni alunno, a novembre e ad aprile, offrendo all’insegnante la possibilità di gestire i risultati, approntare attività di stimolazione, monitorare i risultati e implementare i cambiamenti, Sarà presentata la prima applicazione nelle scuole dell’infanzia della Provincia di Mantova, i riscontri positivi e le criticità rilevate.

Riabilitazione logopedica e attività didattica – due piatti della bilancia in cerca di equilibrio
Silvia Sartori (Docente di sostegno scuola primaria, Bolzano)
Durante l’intervento si parlerà dell’importanza della collaborazione tra scuola e servizio logopedico. Gli esperti nel campo riabilitativo possono fornire importati suggerimenti ai docenti per quanto riguarda l’impostazione di alcune attività da proporre durante i laboratori di potenziamento, a seguito delle prove del progetto di “Individuazione precoce delle difficoltà di letto scrittura”. La realizzazione del laboratorio è poi, però, a carico del docente che risulta essere l’esperto in campo didattico.

Il progetto CoRiPo: conoscere rilevare e potenziare
Eleonora Pizzocaro (Logopedista AULSS9, Verona)
Il progetto, proposto dalla Neuropsichiatria Infantile di Verona ULSS9, ha la durata di due anni e coinvolge, oltre ad un’equipe di psicologi e logopedisti, circa 100 insegnanti e 80 classi prime distribuite su tutta la provincia veronese. Il confronto con il mondo della scuola ci ha portato a strutturare una ricerca/azione rivolta a bambini della classe prima della scuola primaria che non prevedesse solo una fase di identificazione di problemi di apprendimento e consulenza, ma anche un tempo dedicato alla formazione delle insegnanti e uno al potenziamento che, a seconda del livello di compromissione dell’alunno, consisterà in un intervento didattico o in un potenziamento specialistico. L’intera struttura del progetto poggia sul presupposto che sia fondamentale creare una “comunicazione” tra il mondo della scuola e il mondo sanitario e che le conoscenze neuropsicologiche relative all’acquisizione delle abilità di lettura, scrittura e calcolo abbiano una ricaduta e si intreccino con le competenze e le esperienze pedagogico didattiche. L’analisi dei risultati del percorso ha lo scopo di verificare l’efficacia di un progetto così articolato, raccogliendo le ricadute sia rispetto al mondo della scuola che rispetto ai soggetti che hanno partecipato al percorso.

 

Relatori: Graziella Tarter , Silvia Sartori , Eleonora Pizzocaro , Laura Bertezzolo

Graziella

Tarter

Silvia

Sartori

Eleonora

Pizzocaro

Laura

Bertezzolo

La narrazione come supporto all’organizzazione del pensiero: esperienze di lavoro

E’ ormai condivisa dalla letteratura scientifica la natura multicomponenziale dello sviluppo linguistico, nel quale troviamo coinvolti processi specificamente linguistici, ma anche cognitivi ed attentivo-esecutivi. In particolare, la ricerca degli ultimi anni evidenzia in modo sempre più chiaro nei soggetti con disturbo primario di linguaggio difficoltà a livello delle funzioni attentive di base, della memoria di lavoro anche visuospaziale, della pianificazione, e più in generale dei meccanismi di regolazione, sia cognitiva che emotiva.
In accordo con quanto intuito da E. Bates già nel 2004, le evidenze mettono in luce in modo sempre più chiaro l’interdipendenza delle funzioni, specialmente nel corso dello sviluppo, ed orientano quindi in tal senso la pratica clinica.
La narrazione si configura come un contesto particolare, che richiede al soggetto l’uso delle abilità linguistiche di base, con lo scopo di esprimere e mentalizzare le situazioni, collocandole in una sequenza temporale e/o causale. L’analisi delle caratteristiche intrinseche di tale processo, proposta nel workshop, consentirà ai partecipanti di valutare la possibilità di considerare le abilità narrative come ponte tra linguaggio e regolazione, attraverso il contributo da esse offerto all’organizzazione del pensiero.
Verranno quindi presentate due esperienze di lavoro, una in ambito clinico ed una in ambito di scuola dell’infanzia, nelle quali la costruzione di un percorso centrato sulla narrazione ha permesso di ottenere alcune evoluzioni anche a livello di regolazione e pianificazione.
I partecipanti saranno successivamente coinvolti in un laboratorio pratico, nel quale sperimenteranno l’adattamento di materiale narrativo esistente secondo le linee di lavoro proposte.

 

Relatori: Cristina Foglia , Laura Breda

Cristina

Foglia

Laura

Breda

Bilinguismo in età evolutiva: aspetti clinici ed educativi

Caratteristiche del disturbo linguistico in bambini bilingui con Disturbo Primario del Linguaggio
Andrea Marini (Università di Udine & Claudiana, Landesfachhochschule für Gesundheitsberufe, Bolzano)
La presentazione verterà sulla problematica relativa alla caratterizzazione dei disturbi linguistici osservabili in bambini bilingui con diagnosi di Disturbo Primario del Linguaggio (DPL). Nello specifico, verranno presentati i risultati di studi volti a esplorare la possibilità che il disturbo linguistico in questi bambini sia più grave o simile rispetto a quello osservato in bambini monolingui esposti alle rispettive lingue con stessa diagnosi; valutare se il disturbo linguistico si presenti in maniera differente o simile nelle rispettive lingue del bambino bilingue con DPL; determinare l’eventualità che l’esposizione a due lingue influenzi lo sviluppo delle funzioni esecutive in bambini con DPL.

Educazione al bilinguismo: buone pratiche e potenziamento delle abilità linguistiche in età prescolare
Maja Roch (Dipartimento di Psicologia dello sviluppo e della socializzazione, Università di Padova)
La sfida maggiore nello sviluppo linguistico bilingue è acquisire due lingue in metà del tempo rispetto ai bambini monolingui. L’esposizione linguistica alle due lingue gioca un ruolo fondamentale nel determinare le traiettorie evolutive dello sviluppo linguistico bilingue. L’esposizione linguistica non è un costrutto monodimensionale ed è costituita da diverse componenti che riguardano il tempo di esposizione alle due lingue, la quantità di input quotidiano in ciascuna delle due lingue e infine la qualità e la ricchezza dell’input fornito.  La presente relazione avrà lo scopo di esaminare, in rapporto ai più recenti studi nazionali e internazionali, il peso rivestito dalla quantità e dalla qualità dell’input linguistico bilingue e in che modo la variabilità nella stimolazione linguistica sia responsabile delle differenze individuali nello sviluppo linguistico in età prescolare. La letteratura recente dimostra che non tutti gli ambiti del linguaggio sono equamente influenzati dalla stimolazione linguistica: verranno esaminate le implicazioni teoriche e pratiche che favoriscono lo sviluppo linguistico bilingue armonioso e verranno messe in luce i fattori che potrebbero mettere il bambino bilingue a rischio di difficoltà linguistiche dovute a un’insufficiente o inadeguata stimolazione linguistica. Verranno infine, illustrati alcuni strumenti di potenziamento volti a promuovere un’adeguata evoluzione delle competenze linguistiche orali.

 

Relatori: Maja Roch , Andrea Marini

Maja

Roch

Andrea

Marini

Il disturbo della comunicazione sociale

Il Disturbo della comunicazione sociale pragmatica: opportunità e limiti di questa nuova categoria diagnostica
Giovanni Valeri (Neuropsichiatra infantile. Responsabile della UOS Disturbo dello spettro autistico UOC NPIA IRCSS Ospedale Pediatrico Bambino Gesù)
Il Disturbo della comunicazione sociale pragmatica, introdotto con il DSM 5 nel 2013, rappresenta ancora oggi una categoria diagnostica di non semplice applicazione. Durante questo intervento si cercherà di evidenziare, anche tramite la diagnostica differenziale, le opportunità cliniche e i limiti che si riscontrano nel suo utilizzo nella pratica clinica.

Rapporti tra abilità pragmatiche, cognizione sociale, funzioni esecutive e linguaggio formale: l'utilità clinica della teoria della pertinenza e dell'analisi conversazionale.
Claudio Paloscia (Neuropsichiatra infantile. Responsabile UOS TSMREE III, UOC TSMREE, Dipartimento di Salute Mentale, ASL Roma 1. Direttore scientifico "Accademia di Neuropsicologia dello Sviluppo" - ANSvi, Parma)
L'abilità di utilizzare il linguaggio in modo contestuale come azione reale e concreta rappresenta una competenza fondamentale per il bambino, soprattutto nel favorire lo sviluppo delle sue competenze sociali. Presenteremo le principali evidenze relative ai rapporti tra pragmatica, social cognition, linguaggio formale e funzioni esecutive. Inoltre, discuteremo l'utilità clinica della teoria della pertinenza e dell'analisi conversazionale nella comprensione e valutazione ecologica delle competenze pragmatiche.

Relatori: Giovanni Valeri , Claudio Paloscia

Giovanni

Valeri

Claudio

Paloscia

I disordini fonetico-fonologici: inquadramento teorico, valutazione e trattamento

I disordini fonetico-fonologici (Speech Sound Disorders) nell'inquadramento nosologico tradizionale e nella prospettiva della Fonologia Articolatoria
Claudio Zmarich (Primo Ricercatore presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione, Professore a Contratto di Fonetica e Fonologia, Università degli Studi di Padova)

Durante tale intervento verrà proposto un inquadramento teorico riguardo ai disordini nell’organizzazione dei suoni del linguaggio, indicati come Speech Sound Disorders (SSD), sia da un punto di vista nosologico tradizionale sia secondo la prospettiva Fonologia Articolatoria. I SSD sono molto diffusi nell’infanzia e, nella maggior parte dei casi, rappresentano una condizione selettiva cioè non sono conseguenti a problematiche organiche, né a ritardi o disordini dello sviluppo. L’analisi clinica dei SSD tiene conto da un lato degli aspetti normativi, dall’altro dei fattori funzionali all’intervento. Si tratta quindi di individuare, innanzitutto, se la prestazione del bambino è significativamente diversa da quanto è atteso per l’età, in termini di ritardo o di disordine, e/o se si evidenziano fattori di rischio, e in caso affermativo quali. In prospettiva di un’azione terapeutica, è fondamentale esaminare le prestazioni del bambino in ottica interpretativa in modo da poter leggere i diversi segni e comprenderne il peso. La prospettiva Fonologia Articolatoria sostiene invece che la valutazione clinica, la classificazione e l'intervento per i bambini con SSD sono state fortemente influenzate dalla teoria e dalle procedure linguistiche e psicolinguistiche. Pertanto, l'impostazione della Fonologia Articolatoria intende riconciliare la dicotomia Fonetica vs. Fonologia e discutere l'interconnessione tra questi livelli e la natura degli SSD usando una prospettiva alternativa che consiste nel decomporre i foni in un set ristretto di gesti articolatori astratti che controllano le azioni di gruppi differenti di articolatori all’interno del tratto vocale. Questi gesti sono simultaneamente unità d’azione (Fonetica) e unità d’informazione (Fonologia).

II disturbi fonetico-fonologici: la valutazione
Grazia Maria Santoro (Logopedista, Neuropsicologa, Docente a contratto presso l’Università degli Studi di Genova)

Una letteratura crescente mostra come gli SSD (Speech Sound Disorders) funzionali non siano caratterizzati unicamente da difficoltà di ordine linguistico, ma anche di natura attentiva, che restano spesso covert in età prescolare, e si esprimono successivamente come difficoltà di apprendimento, accademiche e sociali. Ciò comporta la necessità di individuare percorsi valutativi che tengano in debita considerazione l’overlapping di sviluppo neuroanatomico e funzionale tra network attentivi e linguistici nella prima infanzia, anche allo scopo di mettere a punto percorsi di intervento più appropriati. L’embodied cognition, d’altra parte, sta portando nuove evidenze sulla difficile separabilità tra gli aspetti motori e percettivi del linguaggio (eg. Liebermann et al., 1967, Liebermann & Whalen, 2000; Goldstein, 2003). Verrà quindi presentato un approccio valutativo rivolto ai bambini più piccoli e con ridotte abilità espressive, che tenga conto sia dell’assessment attentivo - nei suoi aspetti di allertness, attenzione automatica e volontaria, emergenza della regolazione esecutiva- sia dell’assessment fonetico-fonologico-expertise articolatoria, lexical template e processi di semplificazione. Verrà presentata una proposta di rilevazione dei dati comportamentali maggiormente significativi per la strutturazione delle attività di intervento logopedico.

I disturbi fonetico-fonologici: dalla presa in carico precoce al trattamento
Maria Luisa Vaquer (Logopedista, Usl Umbria 2)

I disordini a carico della produzione dei suoni linguistici (Speech Sound Disorders) rappresentano la difficoltà comunicativa più frequente nei bambini che, accompagnati dai genitori alla valutazione per motivi spesso legati a ritardo della comparsa del linguaggio o a diversi gradi di inintellegibilità, sono accomunati da problematiche che possono coinvolgere la percezione, la produzione motoria, la rappresentazione fonologica.  L’età di invio al clinico si è abbassata notevolmente grazie a diverse esperienze di screening del linguaggio che, coinvolgendo pediatri, genitori e operatori sanitari, rispondono alla evidente importanza di identificare tempestivamente i bambini portatori di questo disturbo del neurosviluppo e di intervenire rapidamente sia per garantire un impatto prognostico positivo sia per ridurre il rischio di sequele successive. Le proposte riabilitative devono accompagnare il bambino e sostenerlo fin dalle primissime fasi di attivazione della componente modulare fonologica. Nel presente lavoro si proporranno modelli di trattamento legati a precisi profili emersi dalla valutazione fonologica, collocati sui tre livelli di intervento che rispondono al modello di Fey. Si tratterà inoltre della importanza rivestita dal coinvolgimento dei genitori, soprattutto nel primo stadio di intervento, per riproporre in ambito familiare quanto realizzato in ambito clinico, e della alternanza di cicli di intervento individuale e collettivo.

Relatori: Claudio Zmarich , Grazia Maria Santoro , Maria Luisa Vaquer

Claudio

Zmarich

Grazia Maria

Santoro

Maria Luisa

Vaquer

La Comunicazione Aumentativa Alternativa

La Comunicazione Aumentativa Alternativa (CAA) è ogni comunicazione che sostituisce o aumenta il linguaggio verbale, un’area della pratica clinica che cerca di compensare la disabilità temporanea o permanente di individui con bisogni comunicativi complessi. Utilizza tutte le competenze comunicative dell’individuo, includendo le vocalizzazioni o il linguaggio verbale residuo, i gesti, i segni, la comunicazione con ausili e la tecnologia avanzata. Essendo un approccio da utilizzare nei diversi momenti della vita di una persona, deve necessariamente coinvolgere tutte le figure che ruotano attorno al soggetto. Durante il workshop verrà prestata particolare attenzione alla figura del logopedista, essenziale per garantire l’ottimale scelta ed utilizzo delle forme alternative o aumentative della comunicazione. L’intervento analizzerà inoltre come il legame tra la comunicazione e gli aspetti motori, cognitivi, emotivi, sociali, abbia portato il successo della CAA a dipendere da diversi fattori tra cui: la personalizzazione della strategia e il suo adattamento ai bisogni comunicativi della persona, il reale sviluppo o potenziamento della competenza comunicativa, la motivazione a comunicare, il coinvolgimento di tutto il team di lavoro che ruota attorno alla persona.

Relatori: Maria Antonella Costantino , Carla Tagliani , Valeria De Filippis

Maria Antonella

Costantino

Carla

Tagliani

Valeria

De Filippis

Quali indicazioni dalla Consensus Conference DPL in termini di trattamento?

Relatori: Sara Rinaldi

Sara

Rinaldi

Qual è la relazione tra funzioni esecutive e ambito logopedico?

Relatori: Luigi Marotta

Luigi

Marotta