I disordini fonetico-fonologici: inquadramento teorico, valutazione e trattamento
I disordini fonetico-fonologici (Speech Sound Disorders) nell'inquadramento nosologico tradizionale e nella prospettiva della Fonologia Articolatoria
Claudio Zmarich (Primo Ricercatore presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione, Professore a Contratto di Fonetica e Fonologia, Università degli Studi di Padova)
Durante tale intervento verrà proposto un inquadramento teorico riguardo ai disordini nell’organizzazione dei suoni del linguaggio, indicati come Speech Sound Disorders (SSD), sia da un punto di vista nosologico tradizionale sia secondo la prospettiva Fonologia Articolatoria. I SSD sono molto diffusi nell’infanzia e, nella maggior parte dei casi, rappresentano una condizione selettiva cioè non sono conseguenti a problematiche organiche, né a ritardi o disordini dello sviluppo. L’analisi clinica dei SSD tiene conto da un lato degli aspetti normativi, dall’altro dei fattori funzionali all’intervento. Si tratta quindi di individuare, innanzitutto, se la prestazione del bambino è significativamente diversa da quanto è atteso per l’età, in termini di ritardo o di disordine, e/o se si evidenziano fattori di rischio, e in caso affermativo quali. In prospettiva di un’azione terapeutica, è fondamentale esaminare le prestazioni del bambino in ottica interpretativa in modo da poter leggere i diversi segni e comprenderne il peso. La prospettiva Fonologia Articolatoria sostiene invece che la valutazione clinica, la classificazione e l'intervento per i bambini con SSD sono state fortemente influenzate dalla teoria e dalle procedure linguistiche e psicolinguistiche. Pertanto, l'impostazione della Fonologia Articolatoria intende riconciliare la dicotomia Fonetica vs. Fonologia e discutere l'interconnessione tra questi livelli e la natura degli SSD usando una prospettiva alternativa che consiste nel decomporre i foni in un set ristretto di gesti articolatori astratti che controllano le azioni di gruppi differenti di articolatori all’interno del tratto vocale. Questi gesti sono simultaneamente unità d’azione (Fonetica) e unità d’informazione (Fonologia).
II disturbi fonetico-fonologici: la valutazione
Grazia Maria Santoro (Logopedista, Neuropsicologa, Docente a contratto presso l’Università degli Studi di Genova)
Una letteratura crescente mostra come gli SSD (Speech Sound Disorders) funzionali non siano caratterizzati unicamente da difficoltà di ordine linguistico, ma anche di natura attentiva, che restano spesso covert in età prescolare, e si esprimono successivamente come difficoltà di apprendimento, accademiche e sociali. Ciò comporta la necessità di individuare percorsi valutativi che tengano in debita considerazione l’overlapping di sviluppo neuroanatomico e funzionale tra network attentivi e linguistici nella prima infanzia, anche allo scopo di mettere a punto percorsi di intervento più appropriati. L’embodied cognition, d’altra parte, sta portando nuove evidenze sulla difficile separabilità tra gli aspetti motori e percettivi del linguaggio (eg. Liebermann et al., 1967, Liebermann & Whalen, 2000; Goldstein, 2003). Verrà quindi presentato un approccio valutativo rivolto ai bambini più piccoli e con ridotte abilità espressive, che tenga conto sia dell’assessment attentivo - nei suoi aspetti di allertness, attenzione automatica e volontaria, emergenza della regolazione esecutiva- sia dell’assessment fonetico-fonologico-expertise articolatoria, lexical template e processi di semplificazione. Verrà presentata una proposta di rilevazione dei dati comportamentali maggiormente significativi per la strutturazione delle attività di intervento logopedico.
I disturbi fonetico-fonologici: dalla presa in carico precoce al trattamento
Maria Luisa Vaquer (Logopedista, Usl Umbria 2)
I disordini a carico della produzione dei suoni linguistici (Speech Sound Disorders) rappresentano la difficoltà comunicativa più frequente nei bambini che, accompagnati dai genitori alla valutazione per motivi spesso legati a ritardo della comparsa del linguaggio o a diversi gradi di inintellegibilità, sono accomunati da problematiche che possono coinvolgere la percezione, la produzione motoria, la rappresentazione fonologica. L’età di invio al clinico si è abbassata notevolmente grazie a diverse esperienze di screening del linguaggio che, coinvolgendo pediatri, genitori e operatori sanitari, rispondono alla evidente importanza di identificare tempestivamente i bambini portatori di questo disturbo del neurosviluppo e di intervenire rapidamente sia per garantire un impatto prognostico positivo sia per ridurre il rischio di sequele successive. Le proposte riabilitative devono accompagnare il bambino e sostenerlo fin dalle primissime fasi di attivazione della componente modulare fonologica. Nel presente lavoro si proporranno modelli di trattamento legati a precisi profili emersi dalla valutazione fonologica, collocati sui tre livelli di intervento che rispondono al modello di Fey. Si tratterà inoltre della importanza rivestita dal coinvolgimento dei genitori, soprattutto nel primo stadio di intervento, per riproporre in ambito familiare quanto realizzato in ambito clinico, e della alternanza di cicli di intervento individuale e collettivo.
Relatori:
Claudio Zmarich
, Grazia Maria Santoro
, Maria Luisa Vaquer