Relatore/Relatrice


Kindi Taila

Medico ginecologo, Associazione Deade, Modena

BIOGRAFIA

Nata in Congo, vive in Italia dal 1989. Medico chirurgo specializzato in ginecologia e ostetricia presso l’Università di Modena, dal 2012 lavora come medico ginecologico consultoriale presso l’AUSL di Modena. Ha conseguito a Bruxelles il diploma di II° livello in Post graduated certficated in tropical medicine and International health e il Master annuale in Etnopsichiatria e psicologia della migrazione presso l’Istituto A.T. Beck di Roma. Ha lavorato come esperta presso il Ministero per l’Integrazione durante il Governo Letta; è stata referente per la Task Force interministeriale per il contrasto alla violenza sulle donne e referente per il tavolo interministeriale Minori Stranieri Non Accompagnati. Presidente dell’Associazione Deade, collabora con numerose associazioni occupandosi di diritti umani e cooperazione internazionale.

Attività


La mediazione linguistico-culturale nei servizi e negli interventi

 

Comunicazione e barriere linguistiche: come favorire la collaborazione tra mediatori e operatori

Karina Scorzelli (Mediatrice culturale e Presidente Cooperativa Sociale Crinali)

Una buona comunicazione tra persone migranti e operatori italiani è la base per una buona relazione e quindi presa in carico.

Spesso i problemi di comunicazione creano dei fraintendimenti e quindi delle grosse incomprensioni. Alla base della comunicazione tra persone appartenenti a culture diverse ci sono le diverse rappresentazioni culturali. Dietro alla lingua, e quindi anche alla traduzione, non c'è solo il concetto ma la rappresentazione che ognuno di noi ha di quel concetto in base alla propria cultura.

L'intervento del mediatore linguistico culturale ha come obiettivo quello di creare un ponte comunicativo e culturale per rispondere a questa distanza, culturale e comunicativa, che si può creare.

Gli operatori, a loro volta, devono sviluppare delle competenze specifiche che li rendano consapevoli delle proprie modalità comunicative e relazionali, oltre alla conoscenza della figura del mediatore linguistico culturale, in modo che sia possibile costruire insieme delle modalità di comunicazione adeguate a costruire un campo relazionale efficace per la presa in carico delle persone migranti. 

 

La mediazione culturale in ambito sanitario: un lavoro di équipe

Kindi Taila (Medico ginecologo e Presidente Associazione Deade)

In ambito sanitario, quando vi sono barriere linguistico-culturali risulta necessario e fondamentale attivare un mediatore. Tale figura professionale, però, deve essere possibilmente formata. Innanzitutto, deve avere l'opportunità di conoscere le caratteristiche e le norme, scritte e non scritte, che governano il contesto sanitario nel quale presta servizio. In secondo luogo, è necessario chiarire fin dal primo incontro i ruoli professionali di ogni operatore presente e le regole che ognuno deve rispettare, come ad esempio il segreto professionale. Spesso, infatti, il mediatore è colui che «accompagna» l'utente nei vari servizi territoriali e a cui l'utente si affida e spesso confida.

Un altro aspetto importante da tenere in considerazione è il fatto che il personale sanitario non deve rinunciare al proprio ruolo attivo nella relazione con l’utente, delegando completamente la comunicazione al mediatore. Occorre infatti stabilire comunque un «contatto» con l'utente, assicurarsi di aver compreso appieno i suoi bisogni espressi e inespressi, verificare che il mediatore abbia interpretato e tradotto correttamente ciò che si intendeva comunicare.

Per garantire il diritto alla salute agli utenti che necessitano di mediazione, è fondamentale quindi la qualità della collaborazione fra i diversi attori coinvolti: le persone devono potersi sentire accolte, non solo dal mediatore, ma dall’intero servizio sanitario.

 

Relatori: Kindi Taila , Karina Scorzelli Vergara

Kindi

Taila

Karina

Scorzelli Vergara