Relatore/Relatrice


Raffaella Milano

Direttrice Programmi Italia-EU, Save the Children Italia

BIOGRAFIA

Ricercatrice sociale e, ora, direttrice dei programmi Italia-Europa di Save the Children.

Dal 2001 al 2008 è stata assessore alle politiche sociali del Comune di Roma.

Ha curato la realizzazione di varie ricerche sui temi del welfare per la Fondazione Cittalia dell’Anci ed è autrice di diverse pubblicazioni sul tema.

Autrice di “I figli dei nemici. Eglantyne Jebb. Storia della rivoluzionaria che fondò Save the Children”, (2019, Rizzoli).

Attività


Povertà minorile e educativa: azioni condivise per prevenire situazioni a rischio

 

I can if I care. Responsabilità educativa e modelli predittivi del rischio nella devianza dei minori

Maria Luisa Iavarone (Progetto ARTUR)

I can if I care costituisce un “approccio guida”, una sorta di paradigma di riferimento per una nuova etica della responsabilità educativa per la cura. È possibile pensare ad azioni di prevenzione educativa se ci si riappropria del significato autentico della cura, che è sempre azione responsabile verso se stessi, verso la comunità e verso l’ambiente. Solo se si ha cura dell’altro, rivolgendo, ad esempio, particolare attenzione alle disuguaglianze, alle marginalità sociali, al degrado materiale ed ambientale, alle nuove e vecchie povertà educative, è possibile rendere concreto un modello di “pedagogia civile” come quello promosso dall’associazione A.R.T.U.R. (Adulti Responsabili per un Territorio Unito contro il Rischio). In particolare, si affronterà il tema dell’intervento educativo preventivo attraverso quattro fondamentali azioni di infrastrutturazione sociale per Contrastare il disagio, Curare il benessere, Corresponsabilizzare gli attori sociali e Condividere spazi e azioni per una progettualità mirata che tenga particolarmente conto dei “predittori precoci del rischio”.

 

Contrastare l’impatto sulla povertà educativa dell’emergenza Covid-19. L’esperienza dei “Patti educativi di comunità”

Raffaela Milano (Direttrice Programmi Italia-EU Save the Children Italia)

La pandemia ha accentuato le diseguaglianze educative che colpiscono i bambini, le bambine e gli adolescenti. Bambini oggi al centro di una doppia crisi, con l’impoverimento delle loro famiglie e i danni prodotti dal blackout educativo, non solo sull’apprendimento (learning loss) ma sulla stessa motivazione allo studio. È necessario intervenire - a partire dall’analisi puntuale dell’impatto dell’emergenza sul diritto all’educazione - con azioni immediate e di lungo periodo. In questo contesto, è utile approfondire lo strumento dei Patti educativi di comunità, introdotto dal Ministero dell’Istruzione nel giugno 2020 per dare la possibilità a scuole, enti locali, soggetti pubblici, privati e del terzo settore di sottoscrivere specifici accordi, rafforzando l’alleanza tra la scuola e la “comunità educante” nel suo insieme. Tra gli obiettivi principali del Patto di comunità c’è il contrasto alla povertà educativa attraverso un approccio partecipativo e una strategia integrata tra scuola e territorio. Come stanno funzionando questi Patti, nella pratica? Quali caratteristiche distintive deve avere un buon “Patto educativo di comunità”, non solo per affrontare l’emergenza ma anche per guardare oltre la crisi, verso una scuola diversa e migliore?  

 

Investire nell’infanzia. Ragioni e proposte per l’ampliamento e il rafforzamento dei servizi educativi per i bambini in età 0-6 anni

Emmanuele Pavolini (Università di Macerata e Network ESPN della Commissione Europea)

Un’ampia letteratura internazionale mostra che l’accesso ai servizi educativi e di istruzione di qualità fin dai primi anni di vita comporta ricadute positive su tre dimensioni: il benessere e le competenze dei bambini, con effetti di lungo periodo su tutto il percorso di crescita personale; il benessere delle loro famiglie, favorendo sia le scelte di fecondità per chi lavora, sia la partecipazione lavorativa per chi ha figli (attualmente bassa soprattutto per le donne), con ricadute positive di contenimento della povertà infantile; la coesione sociale e lo sviluppo economico delle comunità e dell’intera società, rafforzando le conoscenze e le competenze delle nuove generazioni, con conseguente riduzione di vulnerabilità (con associati costi sociali) e rafforzamento delle prospettive di occupazione (ovvero di contributo positivo alla crescita del Paese). Da questo punto di vista, la situazione italiana è particolarmente carente per quanto riguarda i servizi educativi per i bambini sotto i tre anni. Occorre, pertanto formulare un piano dettagliato di investimento nei servizi per l’infanzia in modo tale da garantire l’esigibilità del diritto di ogni bambina e bambino a beneficiare di percorsi educativi e di istruzione da zero a sei anni, al di là di dove si nasce e si cresce.

 

Relatori: Raffaella Milano , Maria Luisa Iavarone , Emmanuele Pavolini

Raffaella

Milano

Maria Luisa

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Emmanuele

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