Quando irrompe un reato… ma non bastava l’adolescenza? Come ci poniamo nei confronti di un minore autore di reato
Una sfida nella sfida: opportunità di incontro inattese
Laura Pinto (Università Cattolica di Milano e Università del Piemonte Orientale)
Gli adolescenti che commettono reato aggiungono, senza saperlo(?), alla sfida del crescere, la sfida di affrontare le conseguenze dei propri comportamenti non più solo in seno alla propria famiglia o alla propria “cerchia”, ma all’interno di un procedimento penale in cui incontrano operatori sociali, forze di polizia, magistrati…e dentro a situazioni formali e cruciali: colloqui, interrogatori, udienze, ecc. Gli operatori sociali che li incontrano in questo delicato momento, affrontano la sfida di provare ad accompagnare i ragazzi e le persone che sono preoccupate per loro, verso l’affrontabilità del momento presente, scongiurando il rischio del facile etichettamento che spesso risponde alla paura. Quando il minore e la sua famiglia impattano con il processo penale minorile sono dunque determinanti gli incontri con le persone e con il loro modo di accompagnarli verso una possibile evoluzione positiva del procedimento di cui sono protagonisti e dentro al percorso di crescita che deve poter proseguire.
Approcci, visioni, strumenti operativi
Marta Lombardi (Sostituto Procuratore della Repubblica Tribunale dei Minori di Torino)
Quando un minore commette un reato, o è accusato di averlo commesso, cambia il nostro modo di porci nei suoi confronti, l’immagine che di lui abbiamo: tendiamo a vederlo attraverso quel fatto di reato, a considerarlo un delinquente e a delegarne la gestione alla Giustizia. Tutta la normativa interna e internazionale sui minori autori di reato, però, spinge in senso opposto. Essa invita sia a guardare all’intera persona del minore, senza fermarsi al reato, sia a saper dare riconoscimento alla costante evoluzione di tale persona, in transito dall’infanzia verso l’età adulta. Ciò per tutti i reati, per quanto gravi siano. Raccogliere questo invito porta a modificare l’azione quotidiana e gli strumenti operativi sia degli operatori della giustizia, sia in generale della società: insegnanti, educatori, assistenti sociali, operatori di polizia, operatori sanitari, magistratura stessa, avvocatura, ecc. Durante l’intervento vedremo concretamente come.
Incamminarsi sulla via delle regole
Claudia Mazzucato (Università Cattolica di Milano)
Nel contesto internazionale, per riferirsi ai giovani coinvolti in procedimenti penali si usa la locuzione “minorenni in conflitto con la legge”. Se il precetto normativo non è un comando o un’imposizione, bensì è indicazione di comportamento per vivere con gli altri (come dovrebbe essere in una democrazia), con la regola si entra necessariamente in una interlocuzione. E quest’ultima può essere un conflitto, un dialogo, una pacificazione. Nel conflitto del minore con la legge, anche la legge si apre alla relazione con il suo destinatario, essendo chiamata a comprenderlo (senza giustificarlo) e a favorirlo nel suo cammino futuro. Riconciliare il minorenne autore di reato con le regole, cioè con la vita insieme agli altri, è compito educativo di ogni adulto, dal genitore al giudice, dall’insegnante all’educatore: ma occorre che l’adulto si lasci coerentemente interrogare, prendendoli sul serio, sia dal guazzabuglio dell’adolescenza, sia dall’intimo senso della regola.
Relatori:
Laura Pinto
, Claudia Mazzucato
, Marta Lombardi