Relatore/Relatrice


Salvatore Me

Responsabile Servizio Protezione e Tutela Minori, Azienda ULSS 7 – Pedemontana, Bassano del Grappa

BIOGRAFIA

Assistente sociale, responsabile da circa 8 anni del servizio di Protezione e Tutela Minori nel distretto 1 dell'ULSS 7 Pedemontana, a Bassano del Grappa, dove coordina quattro équipe formate da assistente sociale, educatore e psicologo. Dal gennaio 2017 è Giudice Onorario presso il Tribunale per i Minorenni di Venezia. Ho partecipato al gruppo di ricerca dell’Università di Padova che ha dato il via al progetto Pippi, che è stato sperimentato a Bassano prima che diventare progetto nazionale. In questi ultimi anni, il servizio ha promosso e partecipato a diversi progetti sulla partecipazione attiva dei minori in carico e delle loro famiglie e ha avviato diverse esperienze di gruppi rivolti sia ai minori che alle loro famiglie. In passato ha lavorato presso una cooperativa sociale con la quale, nel 1994, ha partecipato alla fondazione di una Comunità Educativa per adolescenti (la comunità educativa Alibandus a Bassano del Grappa), di cui è stato responsabile fino al 1997. Dal 2003 al 2008 è stato funzionario responsabile dell’Ufficio Tutela Minori nella Direzione Servizi Sociali della Regione del Veneto e ha partecipato alla stesura delle Linee Guida regionali per Tutela e delle Linee Guida Regionali per l’affidamento familiare. Ha partecipato anche alla redazione e stesura delle Linee Guida nazionali per l’affidamento familiare.

Attività


S4. Percorsi di affidamento familiare: come promuovere la collaborazione tra famiglie, comunità territoriali e istituzioni

Ritornare a una cultura dell'accoglienza e del rispetto: dove stiamo andando?
Liviana Marelli

Che cosa significa sostenere la cultura dell’accoglienza e del rispetto delle storie delle persone e dei soggetti di minore età presenti a qualunque titolo sul territorio italiano? Quali elementi caratterizzano il contesto attuale sia sotto il profilo culturale che istituzionale/normativo. In quale direzione stiamo andando? Come è possibile ricostruire una cultura dell’accoglienza quale “bene comune” necessario e basato sul principio della corresponsabilità adulta, della reciprocità, del dono fuori da ideologie? Come cambiare la narrazione? Durante l'intervento si provarà a confrontarsi su questi temi a partire dall’attuale quadro normativo per riconoscere coerenze/incoerenze con la cultura dell’accoglienza quale risorsa e per rintracciare pregiudizi che non favoriscono l’affido familiare. Si proporrà, inoltre, una lettura ragionata dei dati nazionali sugli affidi familiari e un confronto sul “cambiamento” delle famiglie quale elemento di conoscenza e valutazione imprescindibile per sostenere l’affido familiare e rivedere le azioni di promozione, formazione e sostegno ai progetti di affido.

Costruire politiche locali che promuovano l'accoglienza nei territori
Salvatore Me

La promozione dell’affido familiare dovrebbe rientrare dentro un pensiero più ampio sullo sviluppo delle risorse accoglienti di un territorio e sulle risposte che le comunità mettono in campo a sostegno di bambini e famiglie in difficoltà. Le linee di indirizzo nazionali ci ricordano come “L’affidamento familiare affonda le sue radici nella comunità locale, che è co-responsabile, insieme al sistema dei servizi sociali territoriali, della cura del bambino e della sua famiglia”. Viene quindi chiaramente riconosciuta la responsabilità di Enti locali e Regioni nel promuovere e sostenere l'affidamento familiare, una responsabilità che va agita in collaborazione con gli altri attori che vivono il territorio e che sono chiamati anch’essi a co-costruire una comunità accogliente. Ma le Linee di Indirizzo, per definizione, non sono cogenti, non determinano un obbligo di attuazione, e si rischia che le indicazioni offerte siano pura retorica e non si riconosca appieno la necessità di individuare percorsi concreti e fattibili per darne effettiva attuazione. Il tema allora è: come uscire dalla retorica? Quali sono le azioni necessarie? Cosa significa curare le risorse accoglienti di un territorio? Che responsabilità hanno i singoli operatori e gli altri attori del territorio? Che ruolo devono assumere, concretamente, i diversi livelli di governo (in particolare ente locale e regione)? Cosa significa praticare integrazione, appropriatezza e co-responsabilità? Durante l'intervento si affronteranno queste questioni nella consapevolezza che non ci saranno risposte univoche e tenendo conto del contesto di riferimento, nel quale sono venute meno molte certezze e del quale non sono del tutto chiari i punti di approdo, con nuovi attori con i quali è necessario condividere linguaggi e negoziare nuove posizioni.

Come promuovere e realizzare buoni progetti di affidamento familiare: indicazioni metodologiche e riflessioni a partire dalle Linee di indirizzo ministeriali
Camilla Landi

L’affido familiare è una soluzione appropriata per quel bambino? Come posso tutelare il bambino e, al contempo, lavorare con la sua famiglia di origine? Come posso sostenere le famiglie nell’esperienza di accoglienza? Sto guardando verso il miglior livello possibile di riunificazione familiare? Queste sono solo alcune delle domande che i professionisti che lavorano al fianco di minori e famiglie si pongono quando sono chiamati a costruire e realizzare un progetto di affido familiare. Le Linee di indirizzo nazionali per l’affidamento familiare, recentemente aggiornate, offrono importanti indicazioni di metodo e raccomandazioni per poter rispondere a questi quesiti e contribuire consapevolmente alla pianificazione partecipata e al buon andamento del progetto di accoglienza familiare. I suggerimenti pratici e metodologici delineati all’interno delle Linee di indirizzo verranno presentati e commentati, anche mediante l’utilizzo di alcuni casi studio.

Relatori: Camilla Landi , Liviana Marelli , Salvatore Me

Camilla

Landi

Liviana

Marelli

Salvatore

Me