Relatore/Relatrice


Irene Carrano

Psicologa e Psicoterapeuta, Milano

Psicologa, psicoterapeuta. 

E' membro del Forum Lacaniano in Italia e dell’Internationale des Forums du Champ Lacanien. Opera come libera professionista, affianca al lavoro clinico in studio diverse consulenze, in particolare su due macro-aree di intervento: dispersione scolastica e stranieri.

Attività


LAB2 - Etica in pratica - Segnalarli tutti? Punizioni fisiche, differenze culturali e norme di legge

Ogni giorno gli operatori sociali si trovano ad affrontare situazioni inedite che sollevano dilemmi etici e richiedono risposte che tengano conto della complessità. È quindi fondamentale allenarsi a individuare i dilemmi che si presentano sul campo e migliorare la propria capacità di assumere decisioni argomentate nelle situazioni di incertezza.

Il laboratorio si pone come finalità la messa alla prova delle competenze deliberative e collaborative, necessariamente chiamate in causa di fronte a situazioni dilemmatiche. Il caso proposto presenta infatti due soluzioni tra loro in conflitto, relativamente a una situazione problematica. L’attività sarà poi scandita in due momenti. In un primo momento, il gruppo dei partecipanti a ciascun laboratorio verrà suddiviso in due sotto-gruppi, cui verrà assegnato il compito di difendere una delle due soluzioni al dilemma. Con l’aiuto di uno dei due formatori, ciascun sotto-gruppo lavorerà per convergere al proprio interno su argomenti e strategie di giustificazione della soluzione inizialmente assegnata Nella seconda fase, i due sotto-gruppi dibatteranno, inscenando una sorta di contest, al fine di verificare quale sia l’argomento migliore, cioè quello che riesce a risolvere il dilemma in un modo deontologicamente sostenibile, ma al contempo creativamente innovativo rispetto agli interessi in gioco.

In questo laboratorio parleremo di…

Maryam è insegnante in una classe seconda di una scuola statale di Copenhagen, con alunni per la maggior parte immigrati, di prima o seconda generazione, e rifugiati. Dopo alcuni episodi di bullismo e di risse in classe, Maryam decide di affrontare il tema della violenza e della gestione del conflitto. Chiede così ai bambini di scrivere una lettera in cui elencare i vari tipi di conflitti di cui hanno esperienza, e rimane sconvolta dal risultato: la maggior parte di loro ha riportato episodi di violenza, subìti o assistiti, all’interno della propria famiglia. Maryam è consapevole che, in quanto insegnante, ha per legge l’obbligo di segnalare alle autorità questo tipo di violenze sui minori, ma non crede sia questa la strada migliore per raggiungere i genitori e cambiare i comportamenti delle famiglie.

  • Come difendere il diritto dei minori alla tutela senza perdere la fiducia dei genitori?
  • Come evitare che il dialogo tra professionisti e genitori violenti non venga interpretato come un alleggerimento, o addirittura come un implicito avallo, degli abusi perpetrati ai danni dei minori?

Relatori: Paolo Gomarasca , Irene Carrano

Paolo

Gomarasca

Irene

Carrano

LAB4 - Etica in pratica - La promessa sposa. Diritti umani e rispetto della diversità culturale

Ogni giorno gli operatori sociali si trovano ad affrontare situazioni inedite che sollevano dilemmi etici e richiedono risposte che tengano conto della complessità. È quindi fondamentale allenarsi a individuare i dilemmi che si presentano sul campo e migliorare la propria capacità di assumere decisioni argomentate nelle situazioni di incertezza.

Il laboratorio si pone come finalità la messa alla prova delle competenze deliberative e collaborative, necessariamente chiamate in causa di fronte a situazioni dilemmatiche. Il caso proposto presenta infatti due soluzioni tra loro in conflitto, relativamente a una situazione problematica. L’attività sarà poi scandita in due momenti. In un primo momento, il gruppo dei partecipanti a ciascun laboratorio verrà suddiviso in due sotto-gruppi, cui verrà assegnato il compito di difendere una delle due soluzioni al dilemma. Con l’aiuto di uno dei due formatori, ciascun sotto-gruppo lavorerà per convergere al proprio interno su argomenti e strategie di giustificazione della soluzione inizialmente assegnata (non è dunque rilevante trovarsi nel sotto-gruppo che difende la soluzione verso cui singolarmente si propende; anzi, sarebbe meglio, ove possibile, il contrario, dato che la sfida del laboratorio è anche quella di lavorare provando a sostenere la soluzione contraria alla propria visione etica, sperimentando un utile decentramento delle proprie convinzioni personali). Nella seconda fase, i due sotto-gruppi dibatteranno, inscenando una sorta di contest, al fine di verificare quale sia l’argomento migliore, cioè quello che riesce a risolvere il dilemma in un modo deontologicamente sostenibile, ma al contempo creativamente innovativo rispetto agli interessi in gioco.

In questo laboratorio parleremo di…

Miguel è un educatore che lavora in un servizio pubblico che si occupa di tutela minorile e interventi per giovani adulti in una grande città portoghese. La sua équipe realizza progetti finalizzati a supportare la frequenza scolastica e il sostegno delle famiglie nel quartiere: quartiere che vede la presenza di una grande comunità gitana con significativi problemi di integrazione sociale. Il lavoro di comunità per ridurre gli abbandoni scolastici ha portato Miguel a doversi inserire profondamente nella comunità. Una delle famiglie con cui lavora da anni è la famiglia di Gloria, di 15 anni Il padre l’ha promessa in sposa, fin dalla nascita, a un uomo gitano. Gloria ha ottimi risultati scolastici, ma sta per sposarsi. Il suo futuro marito è di un’altra comunità e non le permetterà di continuare ad andare a scuola oltre l’età dell’obbligo, così Gloria si è rivolta a Miguel disperata chiedendogli di parlare con il capo della comunità. Miguel non sa come muoversi. Da una parte vorrebbe aiutare Gloria a continuare a studiare, dall’altra teme che sollevare la questione con il capo della comunità venga interpretato come una grave mancanza di rispetto nei confronti della loro cultura, e ha paura di perdere la fiducia che ha costruito negli anni con tanta fatica.

  • È giusto mettere in discussione una pratica culturale “altra” che contrasta con un diritto umano oppure è il segno della presunzione imperialistica occidentale?
  • Come bilanciare il diritto all’istruzione di ragazze giovani donne e il diritto di ogni comunità di autodeterminarsi secondo stili di vita propri e non imposti dall’esterno?

Relatori: Paolo Gomarasca , Irene Carrano

Paolo

Gomarasca

Irene

Carrano

LAB6 - Etica in pratica - Gay, single e vorrei un figlio. Non discriminazione e diritti del minore

Ogni giorno gli operatori sociali si trovano ad affrontare situazioni inedite che sollevano dilemmi etici e richiedono risposte che tengano conto della complessità. È quindi fondamentale allenarsi a individuare i dilemmi che si presentano sul campo e migliorare la propria capacità di assumere decisioni argomentate nelle situazioni di incertezza.

Il laboratorio si pone come finalità la messa alla prova delle competenze deliberative e collaborative, necessariamente chiamate in causa di fronte a situazioni dilemmatiche. Il caso proposto presenta infatti due soluzioni tra loro in conflitto, relativamente a una situazione problematica. L’attività sarà poi scandita in due momenti. In un primo momento, il gruppo dei partecipanti a ciascun laboratorio verrà suddiviso in due sotto-gruppi, cui verrà assegnato il compito di difendere una delle due soluzioni al dilemma. Con l’aiuto di uno dei due formatori, ciascun sotto-gruppo lavorerà per convergere al proprio interno su argomenti e strategie di giustificazione della soluzione inizialmente assegnata (non è dunque rilevante trovarsi nel sotto-gruppo che difende la soluzione verso cui singolarmente si propende; anzi, sarebbe meglio, ove possibile, il contrario, dato che la sfida del laboratorio è anche quella di lavorare provando a sostenere la soluzione contraria alla propria visione etica, sperimentando un utile decentramento delle proprie convinzioni personali). Nella seconda fase, i due sotto-gruppi dibatteranno, inscenando una sorta di contest, al fine di verificare quale sia l’argomento migliore, cioè quello che riesce a risolvere il dilemma in un modo deontologicamente sostenibile, ma al contempo creativamente innovativo rispetto agli interessi in gioco.

In questo laboratorio parleremo di…

Ahmet è un uomo gay di 32 anni, laureato, lavora come programmatore informatico per un’azienda di una grande città turca, e si è rivolto al servizio adozioni per adottare un bambino. L’assistente sociale che prende in carico la domanda, dopo un’attenta valutazione, rileva che la situazione corrisponde ai criteri richiesti per diventare genitore adottivo. Il diritto di famiglia turco recita infatti: “se una persona non sposata ha più di 30 anni di età, egli/ella può adottare da solo/sola”. Tutto questo è a favore di Ahmet. Nella legge si usa il termine persona e non ci sono riferimenti espliciti all’orientamento sessuale. In questa situazione l’assistente sociale si trova di fronte a un dilemma: concedere ad Ahmet la possibilità di adottare, visto che ne ha il diritto sulla base dei criteri stabiliti dalla legge, oppure, decidere che per il bambino non è opportuno vivere con un genitore gay, dal momento che ciò potrebbe mettere a rischio il superiore interesse del minore. L’ambiente sociale, la scuola e le amicizie del bambino lo tratterebbero in maniera discriminatoria, e questo sarebbe traumatico per lui.

  • Chi decide criteri per giudicare quali sono le conseguenze “buone” per il minore adottato, Ahmet o l’assistente sociale?
  • Che cosa è socialmente giusto ed equo fare in questo caso?
  • Come attivare e sostenere risorse e reti sociali a sostegno della genitorialità di Ahmet, tenendo conto di un contesto culturale tendenzialmente ostile alla scelta omosessuale?

Relatori: Paolo Gomarasca , Irene Carrano

Paolo

Gomarasca

Irene

Carrano

LAB8 - Etica in pratica - "La mamma non vuole". Difficoltà di collaborazione tra famiglia ed educatori di un centro giovanile

Ogni giorno gli operatori sociali si trovano ad affrontare situazioni inedite che sollevano dilemmi etici e richiedono risposte che tengano conto della complessità. È quindi fondamentale allenarsi a individuare i dilemmi che si presentano sul campo e migliorare la propria capacità di assumere decisioni argomentate nelle situazioni di incertezza.

Il laboratorio si pone come finalità la messa alla prova delle competenze deliberative e collaborative, necessariamente chiamate in causa di fronte a situazioni dilemmatiche. Il caso proposto presenta infatti due soluzioni tra loro in conflitto, relativamente a una situazione problematica. L’attività sarà poi scandita in due momenti. In un primo momento, il gruppo dei partecipanti a ciascun laboratorio verrà suddiviso in due sotto-gruppi, cui verrà assegnato il compito di difendere una delle due soluzioni al dilemma. Con l’aiuto di uno dei due formatori, ciascun sotto-gruppo lavorerà per convergere al proprio interno su argomenti e strategie di giustificazione della soluzione inizialmente assegnata (non è dunque rilevante trovarsi nel sotto-gruppo che difende la soluzione verso cui singolarmente si propende; anzi, sarebbe meglio, ove possibile, il contrario, dato che la sfida del laboratorio è anche quella di lavorare provando a sostenere la soluzione contraria alla propria visione etica, sperimentando un utile decentramento delle proprie convinzioni personali). Nella seconda fase, i due sotto-gruppi dibatteranno, inscenando una sorta di contest, al fine di verificare quale sia l’argomento migliore, cioè quello che riesce a risolvere il dilemma in un modo deontologicamente sostenibile, ma al contempo creativamente innovativo rispetto agli interessi in gioco.

In questo laboratorio parleremo di…

In Finlandia, i centri giovanili sono la parte più importante del lavoro di base con i giovani. Una studentessa ha svolto il suo tirocinio in un centro giovanile destinato a ragazze tra i 6 e i 16 anni di età: le ragazze che frequentano il centro con regolarità sono quelle che non hanno una rete sociale molto vasta, magari hanno una vita familiare difficile o hanno problemi a scuola. Una ragazza di 13 anni frequenta il centro quasi tutte le volte che è aperto ed è descritta come una ragazza con disturbi dell’apprendimento. Trascorrendo del tempo con lei, la giovane operatrice si rende conto che a casa sta passando un brutto periodo, soprattutto con sua madre, che è molto stressata e non riesce sempre a prendersi cura dei propri figli. Inoltre, la ragazza ha subito episodi di bullismo a scuola. Il centro perciò significa molto per lei. La ragazza e sua madre litigano spesso e a volte per punizione la madre le proibisce di andare al centro. Per gli operatori è una situazione difficile. Quando una nuova ragazza inizia a frequentare il centro, le viene dato un modulo da portare a casa per chiedere ai genitori il permesso di frequentarlo: essere in buoni rapporti con i genitori è parte integrante del loro lavoro. In questo caso però, certe volte è davvero difficile: la madre non comunica in alcun modo con gli operatori e non risponde neanche all’invito di visitare il centro. Alla ragazza sembra un’ingiustizia non poter frequentare il centro e per gli operatori è un problema etico delicato stabilire se dovrebbero permettere alla ragazza di frequentare il centro, nonostante il divieto della madre.

  • Quali margini di contrattazione ci sono per dirimere la controversia tra la madre e la ragazza?
  • Quali strategie comunicative utilizzare per consentire alla famiglia di rimettersi in discussione?

Relatori: Paolo Gomarasca , Irene Carrano

Paolo

Gomarasca

Irene

Carrano