Relatore/Relatrice


Attività


Introduzione della sessione

Relatori: Maria Luisa Raineri

Maria Luisa

Raineri

Nell'interesse del minore: la tutela giuridica di fronte a sfide vecchie e nuove

Relatori: Francesco Viola

Francesco

Viola

La tutela dal punto di vista di chi l'ha vissuta: la voce di una ragazza

Relatori: Nancy Okwabi Ama

Nancy

Okwabi Ama

"Aiutami a dire...": la voce dei bambini e dei ragazzi in tutela

Relatori: Valentina Calcaterra

Valentina

Calcaterra

La mia esperienza di fratello affidatario

Relatori: Bartolomeo  Folla

Bartolomeo

Folla

Povertà, giustizia sociale e Social Work. Il vocabolario per un paradigma di lavoro sociale sensibile al fenomeno della povertà

Relatori: Michal Krumer-Nevo

Michal

Krumer-Nevo

QT1 - Intercultura e famiglie fragili: sfide, fraintendimenti, possibilità

Introduce e coordina: Giovanni Giulio Valtolina (Università Cattolica e Fondazione ISMU, Milano)

 

  • Come rispondono gli operatori sociali ai bisogni delle famiglie in un contesto d'aiuto sempre più interculturale?

Elena Cabiati (Università Cattolica di Milano)

  • In che modo i fraintendimenti comunicativi complicano il lavoro educativo, a scuola e nei servizi?

       Fabio Caon (Università Ca' Foscari di Venezia)

  • Quali attenzioni devono avere i professionisti sanitari nel lavorare con i bambini appartenenti a famiglie fragili e di culture diverse?

Kindi Taila (Medico ginecologo, Associazione Deade, Modena)

Relatori: Elena Cabiati , Fabio Caon , Giovanni Giulio Valtolina , Kindi Taila

Elena

Cabiati

Fabio

Caon

Giovanni Giulio

Valtolina

Kindi

Taila

QT2 - Il lato oscuro della rete: web e tutela di bambini e ragazzi

Introduce e coordina: Matteo Locatelli (Cyberpedagogista, specialista in Pedagogia Clinica e Media Digitali, Varese)

 

  • Adescamento di minori online: quali sono gli strumenti normativi per contrastare e prevenire i possibili reati in materia sessuale e di pedopornografia? 

Natalina Folla (Università di Trieste)

  • Cyberbullismo, forum e blog che promuovono comportamenti alimentari disfunzionali o comportamenti autolesionistici possono essere considerati come nuove forme di assenza genitoriale o della figura adulta in generale?

Mirko Pagani (Educatore professionale, esperto in educazione dei media digitali, Varese)

  • Quali strumenti educativi hanno a disposizione educatori, insegnanti e altri professionisti per prevenire i fenomeni negativi del web?

Mauro Cristoforetti (Cooperativa E.D.I. Onlus e Referente scuole per Generazioni Connesse, Trento)

Relatori: Mirko Pagani , Matteo Locatelli , Natalina Folla , Mauro Cristoforetti

Mirko

Pagani

Matteo

Locatelli

Natalina

Folla

Mauro

Cristoforetti

QT3 - La guerra è in casa: professionisti della tutela di fronte alle separazioni conflittuali

Introduce e coordina: Daniela Malvestiti (Gruppo di Ricerca "Relational Social Work" Università Cattolica di Milano)

 

  • Quali sono i punti critici dell'intervento nelle situazioni di violenza di genere?

Micaela Crisma (Psicologa e psicoterapeuta,Trieste)

  • Quali sono le difficoltà che gli operatori della tutela minori incontrano di fronte al conflitto in famiglia?

Gloriana Rangone (Responsabile servizio clinico C.T.A, Milano)

  • Quale collaborazione tra avvocati di famiglia e operatori di aiuto?

Simona Ardesi (Avvocato, Università Cattolica di Brescia)

Relatori: Gloriana Rangone , Micaela Crisma , Simona Ardesi , Daniela Malvestiti

Gloriana

Rangone

Micaela

Crisma

Simona

Ardesi

Daniela

Malvestiti

QT4 - Quasi maggiorenni: costruire futuro… con i minuti contati

Introduce e coordina: Valentina Calcaterra (Università Cattolica di Milano)

 

  • Chi sono oggi i care leavers e quali sono le difficoltà cui devono far fronte in uscita dai percorsi di tutela?

Federico Zullo (Presidente Associazione Agevolando, Bologna)

  • Considerate le difficoltà cui devono far fronte i care leavers, come gli operatori dei servizi di welfare possono accompagnare i ragazzi in uscita dai percorsi di tutela?

Maurizio Colombini (Assistente sociale)

  • Cosa è il care leavers network e come può essere di aiuto prima e dopo il compimento della maggiore età?

Almas Khan (Esperta per esperienza)

 

Relatori: Valentina Calcaterra , Federico Zullo , Almas Khan , Maurizio Colombini

Valentina

Calcaterra

Federico

Zullo

Almas

Khan

Maurizio

Colombini

LAB1 - Come rappresento l'Altro nella scrittura professionale? Riflessioni e confronto a partire da un'esercitazione

Come operatori, il modo in cui scriviamo non è questione marginale perché costruisce una rappresentazione della realtà che incide sulla vita delle persone, su come esse si vedono e su come altri le vedono e percepiscono. Se le parole hanno questo potere, essere consapevoli del modo in cui costruiamo e attribuiamo significati ai fatti e alle situazioni dovrebbe quindi essere un elemento imprescindibile della nostra professionalità.

Partendo dall’analisi di una relazione, il laboratorio aiuterà i partecipanti a sviluppare una maggiore consapevolezza rispetto alla scrittura professionale. Si prospetteranno inoltre modalità diverse di costruire relazioni scritte che promuovano anche un cambiamento nel nostro modo di pensare e di guardare alle persone coinvolte negli interventi.

 

Relatori: Laura Malacrida , Maria Chiara Pedroni

Laura

Malacrida

Maria Chiara

Pedroni

LAB2 - Etica in pratica - Segnalarli tutti? Punizioni fisiche, differenze culturali e norme di legge

Ogni giorno gli operatori sociali si trovano ad affrontare situazioni inedite che sollevano dilemmi etici e richiedono risposte che tengano conto della complessità. È quindi fondamentale allenarsi a individuare i dilemmi che si presentano sul campo e migliorare la propria capacità di assumere decisioni argomentate nelle situazioni di incertezza.

Il laboratorio si pone come finalità la messa alla prova delle competenze deliberative e collaborative, necessariamente chiamate in causa di fronte a situazioni dilemmatiche. Il caso proposto presenta infatti due soluzioni tra loro in conflitto, relativamente a una situazione problematica. L’attività sarà poi scandita in due momenti. In un primo momento, il gruppo dei partecipanti a ciascun laboratorio verrà suddiviso in due sotto-gruppi, cui verrà assegnato il compito di difendere una delle due soluzioni al dilemma. Con l’aiuto di uno dei due formatori, ciascun sotto-gruppo lavorerà per convergere al proprio interno su argomenti e strategie di giustificazione della soluzione inizialmente assegnata Nella seconda fase, i due sotto-gruppi dibatteranno, inscenando una sorta di contest, al fine di verificare quale sia l’argomento migliore, cioè quello che riesce a risolvere il dilemma in un modo deontologicamente sostenibile, ma al contempo creativamente innovativo rispetto agli interessi in gioco.

In questo laboratorio parleremo di…

Maryam è insegnante in una classe seconda di una scuola statale di Copenhagen, con alunni per la maggior parte immigrati, di prima o seconda generazione, e rifugiati. Dopo alcuni episodi di bullismo e di risse in classe, Maryam decide di affrontare il tema della violenza e della gestione del conflitto. Chiede così ai bambini di scrivere una lettera in cui elencare i vari tipi di conflitti di cui hanno esperienza, e rimane sconvolta dal risultato: la maggior parte di loro ha riportato episodi di violenza, subìti o assistiti, all’interno della propria famiglia. Maryam è consapevole che, in quanto insegnante, ha per legge l’obbligo di segnalare alle autorità questo tipo di violenze sui minori, ma non crede sia questa la strada migliore per raggiungere i genitori e cambiare i comportamenti delle famiglie.

  • Come difendere il diritto dei minori alla tutela senza perdere la fiducia dei genitori?
  • Come evitare che il dialogo tra professionisti e genitori violenti non venga interpretato come un alleggerimento, o addirittura come un implicito avallo, degli abusi perpetrati ai danni dei minori?

Relatori: Paolo Gomarasca , Irene Carrano

Paolo

Gomarasca

Irene

Carrano

1. La sfida dell'interprofessionalità: confini e collaborazioni tra psicologi e assistenti sociali

A fronte di situazioni così delicate e complesse come quelle di tutela minorile, parrebbe scontato che un intervento integrato – psicologico e sociale – adeguatamente sostenuto dalla magistratura, sia non solo il più indicato, ma anche l’unico che permetta di comprendere e aiutare bambini, ragazzi e famiglie. Tuttavia, all’interno dei Servizi per la tutela dei minori questa sinergia non sempre risulta essere scontata e di semplice realizzazione. Spesso le collaborazioni sono complesse, non solo tra operatori e famiglie ma anche tra gli stessi professionisti, rendendo difficile rispondere a queste domande: quali sono le competenze dell’assistente sociale? Cosa dovrebbe fare uno psicologo? A chi spetta incontrare i bambini e ragazzi, fare visite domiciliari, dialogare con professionisti di Servizi esterni? Considerando la pratica operativa, talvolta il dialogo tra le due figure è talmente intenso che un osservatore esterno farebbe fatica a distinguere i due profili professionali, talaltra gli interventi appaiono giustapposti e scarsamente integrati. Come è possibile riconoscersi reciprocamente e collaborare efficacemente senza perdere la specificità della propria professione? Fino a che punto assistenti sociali e psicologi possono flettere i rispettivi ruoli senza depotenziarsi, senza perdere di efficacia o di autorevolezza? Il simposio si propone di discutere, con il coinvolgimento dei partecipanti, questi delicati temi con l’obiettivo di delineare prospettive di collaborazione tra psicologi e assistenti sociali che, valorizzando differenze di ruolo e di competenze, si costituiscano come efficace risorsa di aiuto per lavorare con bambini, ragazzi e genitori.

Relatori: Elena Cabiati , Gloriana Rangone

Elena

Cabiati

Gloriana

Rangone

2. Una matassa da sbrogliare: come aiutare una giovane caregiver

Gli young caregiver sono bambini e ragazzi che si prendono cura dei propri genitori, fratelli o altri parenti, con conseguenze significative sulla propria vita, le relazioni sociali, i risultati scolastici, il loro benessere. Il fenomeno in Italia è spesso sottovalutato per la difficoltà di individuare queste situazioni e capire quale sia il “bene” per il bambino e il ragazzo.

La vicenda  ̶  Elisabetta, 15 anni e studentessa modello al Liceo Scientifico, decide di abbandonare la scuola perché si sente esausta e molto stressata per la sua situazione familiare, e si confida con una professoressa. A seguito di questa decisione, la scuola si è messa in contatto con i genitori da cui è emerso che la mamma di Elisabetta, malata di cancro al seno, è peggiorata e fatica ad occuparsi di Elisabetta e del fratello minore Luca. Il padre intanto dà il consenso per un intervento di sostegno psicologico scolastico. Elisabetta, molto preoccupata per la madre, è molto impegnata nel prendersi cura di lei e di suo fratello, e sembra avere poco tempo per la scuola e per coltivare i suoi interessi.

La situazione peggiora velocemente, la ragazza diventa aggressiva ed è sempre più spesso assente da scuola. Gli insegnanti tentano così di ricontattare il padre per capire come fare per sollevare la ragazza da tutti questi impegni e permetterle di frequentare con continuità la scuola, ma il padre percepisce l’intervento come un’intromissione. Minaccia di ritirare l’autorizzazione ai colloqui psicologici, visto il peggioramento della situazione, e chiede di non essere disturbato vista le difficoltà a casa. Così gli insegnanti, sempre più preoccupati, decidono di segnalare la situazione ai servizi sociali.

Ne parliamo con:

  • un'assistente sociale
  • un'insegnante
  • una psicologa
  • un'educatrice
  • due esperte per esperienza

Relatori: Paola Limongelli , Samia Ibrahim , Francesca Rosso , Marialisa Tolu , Margherita Garello , Sara Petoletti , Alessandra Prati

Paola

Limongelli

Samia

Ibrahim

Francesca

Rosso

Marialisa

Tolu

Margherita

Garello

Sara

Petoletti

Alessandra

Prati

3. Promuovere una genitorialità positiva: riflessioni e ricadute operative a partire dalle linee guida nazionali

Sostenere e promuovere ambienti familiari, educativi e sociali ricchi di relazioni e stimoli favorisce un migliore sviluppo sul piano socio-emotivo e cognitivo sia dei bambini che della società nel suo insieme. Quando si parla di genitorialità è bene chiarire che non esiste un modello di genitore “perfetto” né delle linee guida che diano “ricette” da seguire. Tuttavia, è fortemente avvertita la necessità di offrire un supporto alla genitorialità, soprattutto nei primi periodi di vita del bambino e nelle situazioni di fragilità al fine di “interrompere il ciclo dello svantaggio sociale” (REC 2013/112/UE).

Le politiche hanno dunque un ruolo fondamentale nel promuovere la “genitorialità positiva” e nel costruire e rafforzare un sistema integrato territoriale che coinvolga tutti i vari soggetti del pubblico e del privato, così come ormai riconosciuto in diversi documenti ma ancora poco sostenuto nella progettualità concreta.

È in questa cornice che si colloca il simposio, proponendo una riflessione alla luce delle recenti Linee Guida per gli interventi di Home Visiting e delle Linee di Indirizzo Nazionali sull’Intervento con Bambini e Famiglie in situazione di vulnerabilità.

Relatori: Arianna Saulini , Gloria Soavi , Paola Milani

Arianna

Saulini

Gloria

Soavi

Paola

Milani

4. Minori autori di reato: percorsi di giustizia, riparazione e responsabilità

 

In Italia, la giustizia minorile si distingue per una particolare attenzione alla tutela delle esigenze di sviluppo del minore, tentando di limitare il più possibile gli effetti che l’incontro con il sistema penale può provocare, a partire da interventi tempestivi e meno offensivi. Una giustizia che mira, non tanto a perseguire fini punitivi ma educativi, promuovendo la responsabilizzazione e la riparazione del danno, alla luce delle esigenze e della personalità del minore.

Il simposio, quindi, si propone di analizzare gli strumenti a disposizione degli operatori che lavorano in questo ambito, attraverso la presentazione di progetti di messa alla prova e di esperienze significative di prevenzione e sensibilizzazione alla legalità, promuovendo una riflessione sulle difficoltà e sulla valenza di un sistema di giustizia a misura di minore. 

 

Relatori: Francesco Viola , Matteo Vercesi , Elena Aiello , Joseph Moyersoen , Laura Rebesco

Francesco

Viola

Matteo

Vercesi

Elena

Aiello

Joseph

Moyersoen

Laura

Rebesco

5. Promuovere la partecipazione delle famiglie nei percorsi di tutela: Family Group Conferences, Gruppi di Auto/mutuo aiuto, Dialoghi sul futuro

Favorire la partecipazione dei genitori nel contesto della tutela minorile costituisce, al contempo, un dovere professionale e un obiettivo cui tendere, per questo è importante poter disporre di strumenti professionali che aiutino gli operatori a raccogliere e valorizzare il punto di vista delle famiglie. Il modello delle Family Group Conferences, i Gruppi di Auto/mutuo aiuto e i Dialoghi sul futuro si caratterizzano per l’approccio altamente partecipativo, che pone al centro dei processi decisionali le relazioni familiari e di prossimità. Il primo strumento fornisce un percorso strutturato, che conduce i bambini, i ragazzi e le loro famiglie ad una presa di decisione condivisa, il secondo, invece, si configura come un’opportunità di accompagnamento maggiormente aperta, che può sostenere le persone e le famiglie lungo tutto il processo di aiuto. Il terzo è una tecnica che, partendo dal positivo, lancia la riflessione verso un futuro migliore, coinvolgendo ogni diretto interessato nella costruzione di un piano condiviso, sostenibile, concreto. All’interno del simposio, si discuterà sul tema del coinvolgimento delle famiglie nei percorsi di tutela e di come Family Group Conferences, Gruppi di Auto/mutuo aiuto e Dialoghi sul futuro possano costituire modalità di lavoro efficaci per definire una progettazione il più possibile partecipata.

 

Relatori: Valentina Calcaterra , Francesca Corradini , Camilla Landi

Valentina

Calcaterra

Francesca

Corradini

Camilla

Landi

LAB3 - Come rappresento l'Altro nella scrittura professionale? Riflessioni e confronto a partire da un'esercitazione

Come operatori, il modo in cui scriviamo non è questione marginale perché costruisce una rappresentazione della realtà che incide sulla vita delle persone, su come esse si vedono e su come altri le vedono e percepiscono. Se le parole hanno questo potere, essere consapevoli del modo in cui costruiamo e attribuiamo significati ai fatti e alle situazioni dovrebbe quindi essere un elemento imprescindibile della nostra professionalità.

Partendo dall’analisi di una relazione, il laboratorio aiuterà i partecipanti a sviluppare una maggiore consapevolezza rispetto alla scrittura professionale. Si prospetteranno inoltre modalità diverse di costruire relazioni scritte che promuovano anche un cambiamento nel nostro modo di pensare e di guardare alle persone coinvolte negli interventi.

 

Relatori: Camilla Landi

Camilla

Landi

LAB4 - Etica in pratica - La promessa sposa. Diritti umani e rispetto della diversità culturale

Ogni giorno gli operatori sociali si trovano ad affrontare situazioni inedite che sollevano dilemmi etici e richiedono risposte che tengano conto della complessità. È quindi fondamentale allenarsi a individuare i dilemmi che si presentano sul campo e migliorare la propria capacità di assumere decisioni argomentate nelle situazioni di incertezza.

Il laboratorio si pone come finalità la messa alla prova delle competenze deliberative e collaborative, necessariamente chiamate in causa di fronte a situazioni dilemmatiche. Il caso proposto presenta infatti due soluzioni tra loro in conflitto, relativamente a una situazione problematica. L’attività sarà poi scandita in due momenti. In un primo momento, il gruppo dei partecipanti a ciascun laboratorio verrà suddiviso in due sotto-gruppi, cui verrà assegnato il compito di difendere una delle due soluzioni al dilemma. Con l’aiuto di uno dei due formatori, ciascun sotto-gruppo lavorerà per convergere al proprio interno su argomenti e strategie di giustificazione della soluzione inizialmente assegnata (non è dunque rilevante trovarsi nel sotto-gruppo che difende la soluzione verso cui singolarmente si propende; anzi, sarebbe meglio, ove possibile, il contrario, dato che la sfida del laboratorio è anche quella di lavorare provando a sostenere la soluzione contraria alla propria visione etica, sperimentando un utile decentramento delle proprie convinzioni personali). Nella seconda fase, i due sotto-gruppi dibatteranno, inscenando una sorta di contest, al fine di verificare quale sia l’argomento migliore, cioè quello che riesce a risolvere il dilemma in un modo deontologicamente sostenibile, ma al contempo creativamente innovativo rispetto agli interessi in gioco.

In questo laboratorio parleremo di…

Miguel è un educatore che lavora in un servizio pubblico che si occupa di tutela minorile e interventi per giovani adulti in una grande città portoghese. La sua équipe realizza progetti finalizzati a supportare la frequenza scolastica e il sostegno delle famiglie nel quartiere: quartiere che vede la presenza di una grande comunità gitana con significativi problemi di integrazione sociale. Il lavoro di comunità per ridurre gli abbandoni scolastici ha portato Miguel a doversi inserire profondamente nella comunità. Una delle famiglie con cui lavora da anni è la famiglia di Gloria, di 15 anni Il padre l’ha promessa in sposa, fin dalla nascita, a un uomo gitano. Gloria ha ottimi risultati scolastici, ma sta per sposarsi. Il suo futuro marito è di un’altra comunità e non le permetterà di continuare ad andare a scuola oltre l’età dell’obbligo, così Gloria si è rivolta a Miguel disperata chiedendogli di parlare con il capo della comunità. Miguel non sa come muoversi. Da una parte vorrebbe aiutare Gloria a continuare a studiare, dall’altra teme che sollevare la questione con il capo della comunità venga interpretato come una grave mancanza di rispetto nei confronti della loro cultura, e ha paura di perdere la fiducia che ha costruito negli anni con tanta fatica.

  • È giusto mettere in discussione una pratica culturale “altra” che contrasta con un diritto umano oppure è il segno della presunzione imperialistica occidentale?
  • Come bilanciare il diritto all’istruzione di ragazze giovani donne e il diritto di ogni comunità di autodeterminarsi secondo stili di vita propri e non imposti dall’esterno?

Relatori: Paolo Gomarasca , Irene Carrano

Paolo

Gomarasca

Irene

Carrano

6. Ascoltare il trauma dell'abuso. Strumenti per operatori della tutela e della scuola

L’abuso sessuale è un carcinoma diffuso che non guarisce da sé, e che può estendersi tra le generazioni e all’interno della stessa generazione. È un fenomeno di cui si possono percepire le dimensioni dilaganti e sommerse, ma ciò nonostante, dopo una fase di riconoscimento sociale, è andato incontro a reazioni di minimizzazione o rimozione.  È cresciuta negli ultimi anni attorno all’abuso un vero e proprio negazionismo della violenza sessuale sui bambini: una corrente culturale, che tende a tutelare gli adulti, afferma che l’abuso sessuale è un fenomeno muto ed indimostrabile con qualsiasi procedura psicologica e sociale. Certo è preferibile attribuire la massa delle rivelazioni che stanno emergendo a distorsioni percettive, a false accuse, a madri ansiose ed alienanti piuttosto che a dinamiche relazionali e culturali alimentate dalla cultura del narcisismo e della perversione. Ma la speranza di un intervento di aiuto e di cura nei confronti dei bambini abusati è aperta ed è legata alla responsabilità e all’impegno degli operatori sensibili. Occorre contrastare i tre inquinanti che impediscono il riconoscimento dell’abuso: l’adultocentrismo, il negazionismo e la cultura patriarcale. La conoscenza del fenomeno, l’ascolto empatico e l’intelligenza emotiva rappresentano strumenti insostituibili di prevenzione e di contrasto.

Relatori: Claudio Foti

Claudio

Foti

7. Minori stranieri non accompagnati: profilo giuridico, ruolo dei tutori volontari e altre esperienze di accoglienza e tutela

Il 21 aprile 2017 è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale la legge 47/2017, che ha introdotto una serie di modifiche alla normativa con la finalità di definire una disciplina organica sui minori stranieri non accompagnati, che al contempo rafforzi gli strumenti di tutela e cerchi di assicurare maggiore omogeneità nell’applicazione delle disposizioni su tutto il territorio nazionale.

Vengono così introdotte novità sostanziali che riguardano le misure per l’accoglienza dei minori e, più in generale, il rafforzamento dei diritti e delle tutele nei loro confronti.

Il simposio affronterà in modo interdisciplinare il tema dei MSNA presentando oltre alle principali caratteristiche e le tutele giuridiche previste, virtuose pratiche di accoglienza realizzate in Italia: le esperienze di AccoglieRete, associazione di Siracusa che promuove la figura del tutore volontario fino alla realizzazione di un sistema di accoglienza diffusa attuata con il sostegno di volontari, famiglie e associazioni locali e, accanto a questa, l’esperienza del comune di Cremona che da anni promuove e realizza l’accoglienza di MSNA grazie all’affido familiare “potenziato”.

 

Relatori: Giovanni Giulio Valtolina , Carla Trommino , Lara Raffaini

Giovanni Giulio

Valtolina

Carla

Trommino

Lara

Raffaini

8. Sostenere chi sostiene: sfide e strategie per coordinatori e responsabili

Coloro che ricoprono funzioni manageriali rivestono un ruolo centrale per il buon funzionamento dei servizi. Essi hanno il compito di definire modalità operative che sono utilizzate dagli operatori di campo e di sostenere questi ultimi nello svolgimento del loro lavoro. Si tratta di un ruolo particolarmente complesso e controverso e portatore di incognite e ambiguità. Ai responsabili e ai coordinatori, infatti, è richiesto di possedere conoscenze organizzative ma anche di care, è richiesto di essere punto di riferimento dei collaboratori ma anche dei superiori, dei politici e di referenti di altre organizzazioni, è richiesto di misurare gli esiti degli interventi ma la realtà sociale è difficile da quantificare. Grazie al contributo di professionisti che porteranno la propria esperienza, il simposio affronterà la tematica proponendo alcune riflessioni legate alle funzioni manageriali nell’ambito della tutela dei minori. Particolare attenzione sarà riservata alle sfide che coordinatori e responsabili dei servizi si trovano a dover affrontare e sulle possibili strategie che possono essere attuate.

Relatori: Daniela Malvestiti , Liviana Marelli , Salvatore Me , Michelangelo Marchesi

Daniela

Malvestiti

Liviana

Marelli

Salvatore

Me

Michelangelo

Marchesi

9. Il community social work nella tutela minori: una Casa per fare insieme

La tutela di bambini e ragazzi non è competenza solo di alcune istituzioni prese singolarmente, ma è una responsabilità di tutta la comunità nel suo insieme. Diventa quindi fondamentale promuovere, o rafforzare laddove già presente, la collaborazione tra genitori, educatori, insegnanti, psicologi, assistenti sociali e cittadini per costruire una rete che possa accompagnare al meglio i minori nella loro crescita.

È questo l’obiettivo del progetto Texère, finanziato dalla fondazione Cariplo per il triennio 2017-2020, che vede i distretti 6 e 7 dell’ATS Milano Città Metropolitana, con capofila i comuni di Rozzano e Pieve Emanuele, impegnati nel pensare a nuove forme e modalità operative per stimolare la comunità a mettersi in ascolto delle necessità di bambini, ragazzi e famiglie. Una rete di persone afferenti ai Servizi Sociali, agli Enti di Terzo Settore, alle Scuole, alla Neuropsichiatria Infantile, alle organizzazioni di volontariato e alla comunità locale ha accolto la sfida di un bando per ripensare al proprio impegno con le famiglie in difficoltà. Un progetto che coinvolge 11 comuni che si stanno sperimentando nell'ottica della Community care con l’ambizione di non essere più solo fornitori di Servizi, ma stimolatori e co-costruttori di nuove forme d'aiuto.

Al centro vi è il desiderio di cambiamento, da sostenere e stimolare non solo nelle persone che si rivolgono ai servizi, ma anche e soprattutto negli operatori e nei professionisti dell’aiuto. Attraverso la voce di educatori e assistenti sociali coinvolti in prima persona nel progetto, nel simposio verranno messi in luce gli elementi chiave del community social work nell’ambito della tutela minori.

Relatori: Chiara Panciroli , Lia Giaveri , Stefano Panzeri , Anna  Guarnerio , Cristina Lazzari , Emanuele  Resmini

Chiara

Panciroli

Lia

Giaveri

Stefano

Panzeri

Anna

Guarnerio

Cristina

Lazzari

Emanuele

Resmini

10. Tutela dei minori e povertà: il Poverty-Aware Paradigm

 

Troppo spesso le interconnessioni tra povertà, maltrattamento o grave trascuratezza dei minori e interventi di tutela restano nell’ombra: gli operatori ne sono poco consapevoli.

Partendo dai risultati delle attuali ricerche sul tema, nel simposio verrà approfondito il “Poverty-Aware Paradigm” e si discuterà in merito a cosa significa assumere una prospettiva di giustizia sociale nel lavoro diretto con le famiglie e i minori.

 

Relatori: Maria Luisa Raineri , Michal Krumer-Nevo

Maria Luisa

Raineri

Michal

Krumer-Nevo

LAB5 - Come rappresento l'Altro nella scrittura professionale? Riflessioni e confronto a partire da un'esercitazione

Come operatori, il modo in cui scriviamo non è questione marginale perché costruisce una rappresentazione della realtà che incide sulla vita delle persone, su come esse si vedono e su come altri le vedono e percepiscono. Se le parole hanno questo potere, essere consapevoli del modo in cui costruiamo e attribuiamo significati ai fatti e alle situazioni dovrebbe quindi essere un elemento imprescindibile della nostra professionalità.

Partendo dall’analisi di una relazione, il laboratorio aiuterà i partecipanti a sviluppare una maggiore consapevolezza rispetto alla scrittura professionale. Si prospetteranno inoltre modalità diverse di costruire relazioni scritte che promuovano anche un cambiamento nel nostro modo di pensare e di guardare alle persone coinvolte negli interventi.

 

Relatori: Laura Malacrida

Laura

Malacrida

LAB6 - Etica in pratica - Gay, single e vorrei un figlio. Non discriminazione e diritti del minore

Ogni giorno gli operatori sociali si trovano ad affrontare situazioni inedite che sollevano dilemmi etici e richiedono risposte che tengano conto della complessità. È quindi fondamentale allenarsi a individuare i dilemmi che si presentano sul campo e migliorare la propria capacità di assumere decisioni argomentate nelle situazioni di incertezza.

Il laboratorio si pone come finalità la messa alla prova delle competenze deliberative e collaborative, necessariamente chiamate in causa di fronte a situazioni dilemmatiche. Il caso proposto presenta infatti due soluzioni tra loro in conflitto, relativamente a una situazione problematica. L’attività sarà poi scandita in due momenti. In un primo momento, il gruppo dei partecipanti a ciascun laboratorio verrà suddiviso in due sotto-gruppi, cui verrà assegnato il compito di difendere una delle due soluzioni al dilemma. Con l’aiuto di uno dei due formatori, ciascun sotto-gruppo lavorerà per convergere al proprio interno su argomenti e strategie di giustificazione della soluzione inizialmente assegnata (non è dunque rilevante trovarsi nel sotto-gruppo che difende la soluzione verso cui singolarmente si propende; anzi, sarebbe meglio, ove possibile, il contrario, dato che la sfida del laboratorio è anche quella di lavorare provando a sostenere la soluzione contraria alla propria visione etica, sperimentando un utile decentramento delle proprie convinzioni personali). Nella seconda fase, i due sotto-gruppi dibatteranno, inscenando una sorta di contest, al fine di verificare quale sia l’argomento migliore, cioè quello che riesce a risolvere il dilemma in un modo deontologicamente sostenibile, ma al contempo creativamente innovativo rispetto agli interessi in gioco.

In questo laboratorio parleremo di…

Ahmet è un uomo gay di 32 anni, laureato, lavora come programmatore informatico per un’azienda di una grande città turca, e si è rivolto al servizio adozioni per adottare un bambino. L’assistente sociale che prende in carico la domanda, dopo un’attenta valutazione, rileva che la situazione corrisponde ai criteri richiesti per diventare genitore adottivo. Il diritto di famiglia turco recita infatti: “se una persona non sposata ha più di 30 anni di età, egli/ella può adottare da solo/sola”. Tutto questo è a favore di Ahmet. Nella legge si usa il termine persona e non ci sono riferimenti espliciti all’orientamento sessuale. In questa situazione l’assistente sociale si trova di fronte a un dilemma: concedere ad Ahmet la possibilità di adottare, visto che ne ha il diritto sulla base dei criteri stabiliti dalla legge, oppure, decidere che per il bambino non è opportuno vivere con un genitore gay, dal momento che ciò potrebbe mettere a rischio il superiore interesse del minore. L’ambiente sociale, la scuola e le amicizie del bambino lo tratterebbero in maniera discriminatoria, e questo sarebbe traumatico per lui.

  • Chi decide criteri per giudicare quali sono le conseguenze “buone” per il minore adottato, Ahmet o l’assistente sociale?
  • Che cosa è socialmente giusto ed equo fare in questo caso?
  • Come attivare e sostenere risorse e reti sociali a sostegno della genitorialità di Ahmet, tenendo conto di un contesto culturale tendenzialmente ostile alla scelta omosessuale?

Relatori: Paolo Gomarasca , Irene Carrano

Paolo

Gomarasca

Irene

Carrano

11. L'educatore nella tutela dei minori: luoghi, spazi, relazioni

Il simposio si propone di favorire la riflessione e il confronto sul ruolo dell’educatore nei percorsi di tutela, per valorizzarne la qualità dell’intervento. L’Italia ha una lunga tradizione nel lavoro educativo, anche grazie a figure significative che hanno avviato processi importanti (come quello di deistituzionalizzazione) e contribuito alla riflessione sugli interventi educativi che continua tuttora.

Gli obiettivi educativi, il ruolo professionale, il lavoro in équipe, gli strumenti efficaci e la formazione saranno quindi oggetto del confronto che vedrà la partecipazione di testimoni privilegiati in due specifiche aree di intervento: la residenzialità e l’educativa domiciliare.

Un simposio, dunque, che cercherà di favorire la condivisione e il dialogo riguardo il ruolo educativo, anche per stimolare nuove piste di ricerca e intervento.

Relatori: Ivo Lizzola , Dario Fortin , Alessandra Parpinello , Fabrizio Pedron

Ivo

Lizzola

Dario

Fortin

Alessandra

Parpinello

Fabrizio

Pedron

12. Pacificare le relazioni familiari: come aiutare i genitori in guerra tra loro

Decenni di lavoro di mediazione con padri e madri in guerra tra loro ci hanno convinto che, al di là delle sofferenze degli stessi adulti, non esiste angoscia più grande per bambine e bambini, ragazze e ragazzi, di quella che ha origine dalle accanite battaglie quotidiane tra genitori. L'opinione pubblica deve conoscere quanto siano numerosi i casi di figlie e figli esposti ogni giorno agli effetti devastanti di guerre tra genitori, spesso con l'intervento dei relativi clan familiari. L'interesse delle persone di minore età è la pace: affetti e legami stabili e sicuri, legami con un ambiente che è fatto di oggetti, esseri umani e animali, sensazioni e immagini familiari.

Guerra è invece perdita, o rischio di perdita, di tutto questo.

Nel lavoro di mediazione familiare con i genitori si fa tutto il possibile per conservare o ricostruire un ambiente di vita idoneo ai figli, in cui cioè vi sia per loro una realistica possibilità di adattamento, salvando legami essenziali per il loro benessere. Un ambiente pacifico, dove per “pacifico” non si intende “privo di tensioni e conflitti” ma un luogo dove si imparano le regole della convivenza tra diversi, la ricerca del dialogo e del rispetto delle differenze e la difficile arte di mantenere la cogenitorialità dopo la separazione tra padre e madre.

Relatori: Fulvio Scaparro , Chiara Vendramini

Fulvio

Scaparro

Chiara

Vendramini

13. L'indagine sociale nella rappresentazione dei genitori. Percorsi, vissuti e indicazioni operative

L’indagine sociale (e psico-sociale) rappresenta il tipico contesto valutativo nella tutela minorile e spesso costituisce l’occasione per il primo incontro tra le famiglie e gli operatori dei servizi sociali. La complessità del percorso di indagine sociale è evidente: i vissuti personali dei genitori sono spesso caratterizzati da timore, rabbia, sensi di colpa e condizionano pesantemente la possibilità di avviare un dialogo costruttivo con gli operatori. In questo quadro si muovono molteplici attori, con funzioni e scopi differenti, talora opposti, in particolare la componente sociale e quella giuridica possono intrecciarsi all’interno di un percorso dialogico o diventare schieramenti antitetici, con il rischio di alimentare l’opposizione delle famiglie. In questo simposio si presenteranno i risultati di una ricerca qualitativa, volta ad indagare i vissuti e i sentimenti delle persone sottoposte ad indagine, la qualità della relazione instaurata con gli operatori dei servizi e con gli avvocati e le rispettive funzioni. È stato un lavoro a più voci, da cui sono emerse luci e ombre e che ha permesso di evidenziare alcune indicazioni operative, finalizzate a valorizzare e costruire buone prassi di intervento.

 

Relatori: Simona Ardesi , Francesca Corradini , Paolo Di Giusto

Simona

Ardesi

Francesca

Corradini

Paolo

Di Giusto

14. “Ci sono anch’io”. Cambiare i servizi per favorire il coinvolgimento dei padri

Il coinvolgimento dei padri nei procedimenti di tutela minorile rappresenta un elemento rilevante per la costruzione di un contesto di vita più protettivo per il minore e per la realizzazione di un percorso di cambiamento volto a migliorare la situazione del bambino e della sua famiglia. Si tratta di un tema delicato e dibattuto, ma rappresenta una sfida centrale per un lavoro sociale che coinvolga davvero tutti i protagonisti. Ma cosa significa coinvolgere in modo autentico i padri? Quali cambiamenti devono essere promossi nell’agire quotidiano degli operatori e nella cultura organizzativa? Nel simposio saranno affrontati questi interrogativi, proponendo riflessioni sulle politiche dei servizi, sul ruolo dei dirigenti, sulla formazione degli operatori, sulle competenze professionali necessarie, nella direzione di una maggiore consapevolezza in merito alle questioni di genere.

Relatori: Jonathan Scourfield

Jonathan

Scourfield

15. Esperienze dal campo

 

Presiede la sessione:

Silvia Clementi (Università Cattolica di Milano)

 

  • Prime gestures, prime parole: l’utilizzo delle screen technologies da zero a tre anni

           Alice Di Leva (Università degli Studi di Torino)

  • Progetto educativo Spazio GenerAzioni: dal condominio alla condivisione

           Marta Cavazzini, Sara Tedeschi, Annarita Asti (Accento società cooperativa sociale, Reggio Emilia) e Mila Bertocchi (Unione di Comuni Terra di Mezzo, Reggio Emilia)

  • Sport e integrazione: l'esperienza con l'Ultimate e adolescenti

           Noemi Carminati (Ultimate Bergamo ASD e Cooperativa Sociale AEPER)

  • Figli in affido generano gruppi di nuovi padri

           Silvio Marchetti (Rete Famiglie Cooperativa Sociale AEPER)

  • I Gruppi di Parola per figli di genitori separati: una risorsa integrativa alla Mediazione Familiare realizzata in un servizio pubblico

           Alessandra Boldreghini e Mariarosa Gaudiano (Associazione MEDeS, Associazione Nazionale di Mediazione e Solidarietà per la Famiglia e la Comunità)

  • Interventi educativi domiciliari e territorio: nuovi punti di incontro

           Cristina Volpi, Sara Florio (Cooperativa sociale La Vela), Alessandra La Neve, Barbara Bettera (Progetti Minori e Famiglie, Distretto 3 di Brescia Est), Alma Gorgaini, Francesca            Logica e Marilisa Malcangi (Tutela Distretto 10 Bassa Bresciana Orientale)

  • Ascolto e narrazione a scuola: uno per tutti, tutti per uno

           Greta Bellando e Silvia Sensi (Associazione Le Querce in fiore)

  • Scuola e bambini vulnerabili: la collaborazione fra scuola, famiglia e servizi per realizzare un progetto unico per un unico bambino

           Laura Panzanaro, Manuela Agnello (Comune di Milano), Sara Serbati e Andrea Petrella (Università di Padova)

 

Relatori: Silvia Clementi

Silvia

Clementi

LAB7 - Come rappresento l'Altro nella scrittura professionale? Riflessioni e confronto a partire da un'esercitazione

Come operatori, il modo in cui scriviamo non è questione marginale perché costruisce una rappresentazione della realtà che incide sulla vita delle persone, su come esse si vedono e su come altri le vedono e percepiscono. Se le parole hanno questo potere, essere consapevoli del modo in cui costruiamo e attribuiamo significati ai fatti e alle situazioni dovrebbe quindi essere un elemento imprescindibile della nostra professionalità.

Partendo dall’analisi di una relazione, il laboratorio aiuterà i partecipanti a sviluppare una maggiore consapevolezza rispetto alla scrittura professionale. Si prospetteranno inoltre modalità diverse di costruire relazioni scritte che promuovano anche un cambiamento nel nostro modo di pensare e di guardare alle persone coinvolte negli interventi.

 

Relatori: Francesca Corradini

Francesca

Corradini

LAB8 - Etica in pratica - "La mamma non vuole". Difficoltà di collaborazione tra famiglia ed educatori di un centro giovanile

Ogni giorno gli operatori sociali si trovano ad affrontare situazioni inedite che sollevano dilemmi etici e richiedono risposte che tengano conto della complessità. È quindi fondamentale allenarsi a individuare i dilemmi che si presentano sul campo e migliorare la propria capacità di assumere decisioni argomentate nelle situazioni di incertezza.

Il laboratorio si pone come finalità la messa alla prova delle competenze deliberative e collaborative, necessariamente chiamate in causa di fronte a situazioni dilemmatiche. Il caso proposto presenta infatti due soluzioni tra loro in conflitto, relativamente a una situazione problematica. L’attività sarà poi scandita in due momenti. In un primo momento, il gruppo dei partecipanti a ciascun laboratorio verrà suddiviso in due sotto-gruppi, cui verrà assegnato il compito di difendere una delle due soluzioni al dilemma. Con l’aiuto di uno dei due formatori, ciascun sotto-gruppo lavorerà per convergere al proprio interno su argomenti e strategie di giustificazione della soluzione inizialmente assegnata (non è dunque rilevante trovarsi nel sotto-gruppo che difende la soluzione verso cui singolarmente si propende; anzi, sarebbe meglio, ove possibile, il contrario, dato che la sfida del laboratorio è anche quella di lavorare provando a sostenere la soluzione contraria alla propria visione etica, sperimentando un utile decentramento delle proprie convinzioni personali). Nella seconda fase, i due sotto-gruppi dibatteranno, inscenando una sorta di contest, al fine di verificare quale sia l’argomento migliore, cioè quello che riesce a risolvere il dilemma in un modo deontologicamente sostenibile, ma al contempo creativamente innovativo rispetto agli interessi in gioco.

In questo laboratorio parleremo di…

In Finlandia, i centri giovanili sono la parte più importante del lavoro di base con i giovani. Una studentessa ha svolto il suo tirocinio in un centro giovanile destinato a ragazze tra i 6 e i 16 anni di età: le ragazze che frequentano il centro con regolarità sono quelle che non hanno una rete sociale molto vasta, magari hanno una vita familiare difficile o hanno problemi a scuola. Una ragazza di 13 anni frequenta il centro quasi tutte le volte che è aperto ed è descritta come una ragazza con disturbi dell’apprendimento. Trascorrendo del tempo con lei, la giovane operatrice si rende conto che a casa sta passando un brutto periodo, soprattutto con sua madre, che è molto stressata e non riesce sempre a prendersi cura dei propri figli. Inoltre, la ragazza ha subito episodi di bullismo a scuola. Il centro perciò significa molto per lei. La ragazza e sua madre litigano spesso e a volte per punizione la madre le proibisce di andare al centro. Per gli operatori è una situazione difficile. Quando una nuova ragazza inizia a frequentare il centro, le viene dato un modulo da portare a casa per chiedere ai genitori il permesso di frequentarlo: essere in buoni rapporti con i genitori è parte integrante del loro lavoro. In questo caso però, certe volte è davvero difficile: la madre non comunica in alcun modo con gli operatori e non risponde neanche all’invito di visitare il centro. Alla ragazza sembra un’ingiustizia non poter frequentare il centro e per gli operatori è un problema etico delicato stabilire se dovrebbero permettere alla ragazza di frequentare il centro, nonostante il divieto della madre.

  • Quali margini di contrattazione ci sono per dirimere la controversia tra la madre e la ragazza?
  • Quali strategie comunicative utilizzare per consentire alla famiglia di rimettersi in discussione?

Relatori: Paolo Gomarasca , Irene Carrano

Paolo

Gomarasca

Irene

Carrano

16. L'affido nei fascicoli del Tribunale per i Minorenni: dov'è la voce dei minori e delle famiglie? Riflessioni verso un affido partecipato

In ambito internazionale, numerose ricerche hanno rilevato il punto di vista delle persone direttamente coinvolte nei progetti di affido familiare, che chiedono a gran voce di partecipare alla definizione del proprio percorso di aiuto e ai processi decisionali che li riguardano. Nello specifico, bambini e ragazzi chiedono di poter essere ascoltati dagli operatori che si occupano di loro e della loro famiglia. I genitori desiderano continuare ad essere informati sulla vita dei propri figli ed essere riconosciuti nel proprio ruolo genitoriale. Le famiglie affidatarie, dall’altra parte, chiedono di essere considerate dei partner alla pari e di poter partecipare ai processi decisionali che riguardano il progetto di affido.

E in Italia, come vengono pianificati e realizzati i progetti di affido familiare?

Nel simposio, verranno presentati i dati di una ricerca quantitativa sul tema degli affidamenti etero-familiari in Lombardia, realizzata in collaborazione con il Tribunale per i Minorenni di Milano, che ha messo in luce il modo in cui vengono progettati e implementati gli affidi etero-familiari. Il simposio sarà inoltre l’occasione per riflettere sulle attuali pratiche di lavoro sociale messe in campo dagli operatori e rileggerle alla luce delle importanti indicazioni che emergono dagli studi condotti a livello internazionale.

Relatori: Maria Luisa Raineri , Camilla Landi

Maria Luisa

Raineri

Camilla

Landi

17. Aiutare i bambini con disagio psichico: riflessioni a partire da un caso

Quando in una famiglia c'è un bambino con disagio psichico tutti vengono travolti da un vortice di dubbi, paure, confusione. E la situazione diventa ancora più difficile se in famiglia ci sono già altre fragilità. Come possiamo fare noi professionisti dei servizi - neuropsichiatria infantile, servizi sociali, comunità psichiatriche eccetera - ad aiutare i bambini e le loro famiglie? Come possiamo lavorare insieme in modo efficace e rispettoso delle persone coinvolte, senza gravare ulteriormente su situazioni già faticose? Quali caratteristiche hanno gli interventi più sensati? Il simposio cercherà di rispondere a queste domande a partire dalla rilettura di un caso reale, con l'obiettivo di avviare in ogni partecipante una riflessione sulla propria pratica professionale.

Relatori: Stefano Benzoni , Sonia Cavenaghi

Stefano

Benzoni

Sonia

Cavenaghi

18. Collaborazione tra scuola e servizi: buone prassi e orizzonti comuni

Come sappiamo, disagio, sofferenza e violenza attraversano purtroppo la vita di molti bambini, bambine e adolescenti. La scuola è il luogo da loro maggiormente frequentato e accade spesso che “portino” il loro disagio a scuola, esprimendo la loro sofferenza attraverso diversi segnali fisici e soprattutto comportamentali. La scuola, dunque, rappresenta un “osservatorio privilegiato” dove gli insegnanti hanno modo di “vedere” bambini, bambine e adolescenti quotidianamente, per un lungo arco di tempo, e di cogliere e accogliere tali segnali. Gli insegnanti e i dirigenti scolastici si trovano spesso a contatto con situazioni che destano allarme e preoccupazione. In questi casi può non essere semplice capire come agire efficacemente nell'interesse del bambino o del ragazzo in questione e queste preoccupazioni rischiano di scoraggiare un intervento che invece potrebbe essere cruciale. Affinché questo non accada, risulta fondamentale una collaborazione efficace con i servizi. Il simposio ha l’obiettivo di ragionare sulle possibili criticità nel rapporto tra scuola e servizi, ma anche su esempi di buone prassi, con l’intento di fornire indicazioni teoriche e pratiche affinché scuola e servizi possano lavorare in un’ottica di permeabilità reciproca per costruire percorsi d’aiuto realmente efficaci.

Relatori: Chiara Panciroli , Daniela Paci

Chiara

Panciroli

Daniela

Paci

19. Abitare la strada: progetti non convenzionali per ragazzi a rischio

Il nostro presente è caratterizzato da sentimenti di incertezza e paura, amplificati attraverso i media e i social media. Tuttavia è proprio la paura -insieme al senso di fragilità e inadeguatezza rispetto alle sfide contemporanee- a unire migranti e residenti, anziani e giovani, nuove e vecchie povertà.

In questo simposio verranno presentate delle esperienze che ribaltano la logica dei servizi socio-sanitari convenzionali, portando i servizi stessi nelle strade e nelle piazze, reali o virtuali, per osservare, ascoltare, promuovere relazione, leggere in tempo reale i fenomeni e proporre nuove e più efficaci strategie di prevenzione e di gestione.

Il filo rosso è quello dell’empowerment: riconoscere competenze oltre i comportamenti a rischio, le condotte devianti, l’uso e l’abuso di sostanze psicotrope.

 

Relatori: Lorenzo Camoletto , Clelia Bartoli , Marco Cappuccino

Lorenzo

Camoletto

Clelia

Bartoli

Marco

Cappuccino

20. "Dimmi da dove vengo": la ricerca delle origini tra normativa e identità

Da dove vengo? Qual è la mia storia?” sono domande che, in maniera più o meno consapevole, ci si inizia a porre sin da bambini e le cui risposte rappresentano le fondamenta sulle quali ciascun individuo costruisce la propria identità. Quando una persona è stata adottata, la sua storia è caratterizzata da un momento in cui l’Autorità Giudiziaria, per garantire il suo benessere, definisce da un lato l’interruzione dei rapporti con la famiglia in cui è nata, dall’altro la costruzione di nuove relazioni, sia giuridiche che affettive, con la famiglia adottiva. Questo comporta quindi che la storia di quell’individuo sia caratterizzata da una frattura costituitasi nel momento in cui è stato dichiarato lo stato di adottabilità. La necessità di conoscere ciò che c’era prima di quella sentenza rappresenta comunque un bisogno esistenziale che, ad un certo punto della vita, sorge nella maggior parte di coloro che hanno vissuto l’esperienza adottiva. Nel simposio verranno affrontati i principali aspetti legati al tema della ricerca delle proprie origini, grazie al contributo di alcuni professionisti che lavorano sul campo (sia all’interno dei servizi, sia all’interno del Tribunale per i Minorenni) e alla preziosa presenza di un esperto per esperienza, un adulto adottato che ha ripercorso la propria storia ricostruendola e recuperando nomi, volti e storie dei propri familiari.

 

Relatori: Francesco Castellani , Francesco Vadilonga , Laura Malacrida , Maria Maddalena Dalcerri

Francesco

Castellani

Francesco

Vadilonga

Laura

Malacrida

Maria Maddalena

Dalcerri

Introduzione della sessione

Relatori: Fabio Folgheraiter

Fabio

Folgheraiter

Video testimonianza - Insegnare a Nisida: la scuola come percorso di libertà

Relatori: Maria Franco

Maria

Franco

Famiglie e professionisti di fronte alla sofferenza psichica dei bambini

Relatori: Stefano Benzoni

Stefano

Benzoni

Accogliere davvero bambini e ragazzi: pensieri per operatori di aiuto

Relatori: Don Gino Rigoldi

Don Gino

Rigoldi

Tutela minori e intercultura. Riconoscersi "stranieri" nella relazione d'aiuto

Relatori: Elena Cabiati

Elena

Cabiati

Coinvolgere i padri nei percorsi di tutela: si può fare di più?

Relatori: Jonathan Scourfield

Jonathan

Scourfield

Cosa è stato utile per me: una riflessione sulla mia esperienza di genitore con gli operatori di aiuto

Relatori: Jean Louis  Sarr

Jean Louis

Sarr

Ragazzi ai margini: aprire esperienze di soglia

Relatori: Ivo Lizzola

Ivo

Lizzola

La giustizia penale minorile

Relatori: Maria Luisa Iavarone , Raffaella Milano , Emmanuele Pavolini

Maria Luisa

Iavarone

Raffaella

Milano

Emmanuele

Pavolini