Affrontare le sfide dell'apprendimento: Grit, Growth Mindset e strategie di apprendimento in ambito scolastico
Intervengono: Pierpaolo Pani (Dipartimento di Fisiologia e Farmacologia, Università Sapienza, Roma, Italia), Deny Menghini e Giulia Lazzaro (UOS Psicologia, UOC Neuropsichiatria Infantile, IRCCS Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, Roma, Italia)
Negli ultimi anni, sia dal punto di vista teorico che applicativo, si è sviluppato un crescente interesse per le strategie di apprendimento più efficaci e per le variabili non cognitive che fungono da fattori protettivi e/o predittivi di successo scolastico. Tra queste ultime, particolare attenzione è stata posta sul concetto di Grit.
La Grit può essere definita come “una combinazione di passione e perseveranza nel raggiungimento di obiettivi importanti a lungo termine’’ (Duckworth et al., 2007). Il concetto enfatizza l’importanza della tenacia e delle capacità di organizzazione nel superare gli ostacoli che si incontrano lungo il percorso intrapreso (personale, accademico, sportivo, lavorativo). Infatti, diversi studi hanno evidenziato che, aldilà di fattori come il quoziente intellettivo e le capacità di apprendimento, la perseveranza e la passione giocano un ruolo cruciale nel successo individuale.
La Grit può essere valutata tramite la Grit Scale, un questionario di autovalutazione composto da 12 item, proposto da Duckworth e colleghi nel 2007. Il questionario è strutturato con una scala Likert a cinque punti (da 1 a 5), suddivisa equamente tra le dimensioni di perseveranza nello sforzo e coerenza degli interessi.
Strettamente legato al costrutto della Grit troviamo il concetto di Growth Mindset (o “mentalità di crescita”), che deriva dalla teoria implicita sull’intelligenza di Carol Dweck (2006). Dweck sostiene la presenza di due forme di mentalità: una “fissa”, che porta le persone a credere di avere un’intelligenza/personalità costante ed invariabile, ed una “di crescita”, che spinge gli individui a ritenere che l’intelligenza/personalità possa essere variabile e dunque possa modificarsi in meglio. Diversi studi hanno evidenziato che una “mentalità di crescita” può essere considerata un fattore di protezione contro il senso di ridotta autoefficacia, che può influire negativamente sulle prestazioni scolastiche e cognitive in senso assoluto (Yeager, Lee e Jamieson, 2016). Altri studi hanno dimostrato che la “mentalità di crescita” è efficace solo in particolari condizioni in cui un ruolo importante è svolto dalle strategie di apprendimento. Inoltre, evidenze recenti suggeriscono che i bambini con disturbi dell'apprendimento tendono a manifestare maggiormente una “mentalità fissa”, probabilmente a causa dei fallimenti scolastici ripetuti e della scarsa autoefficacia percepita.
Alla luce di queste evidenze, emerge chiaramente l’importanza di questi costrutti nell’ambito dell’apprendimento e della didattica, soprattutto come strumenti positivi per bambini e ragazzi che presentano difficoltà. In tal senso, l’UOS di Psicologia dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma sta conducendo alcuni studi su popolazioni cliniche e a sviluppo tipico al fine di incrementare le conoscenze su queste tematiche, di primaria importanza nell’ambito dell’educazione e l’istruzione.
Relatori:
Deny Menghini
, Giulia Lazzaro
, Pierpaolo Pani