Multiculturalità e disturbi del linguaggio
Coordina: Luigi Marotta (Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, sede di Santa Marinella)
Multiculturalità e linguaggio
Anna Giulia De Cagno (Vicepresidente FLI)
La multiculturalità è una realtà in costante crescita, che porta con sé una ricchezza di lingue, culture e prospettive. Essere bilingue significa padroneggiare due lingue, un'abilità che offre numerosi vantaggi cognitivi, sociali e culturali. Tuttavia, questa diversità presenta anche delle sfide, specialmente quando si tratta di identificare e trattare i disturbi del linguaggio. Le differenze linguistiche e culturali influenzano come i disturbi del linguaggio si manifestano, vengono percepiti e trattati. Per questo motivo, è cruciale che i professionisti siano preparati a lavorare in contesti multiculturali. I disturbi del linguaggio possono presentarsi in modi unici a seconda del background linguistico e culturale dell'individuo. Ad esempio, un bambino che cresce parlando due o più lingue può avere uno sviluppo linguistico diverso rispetto a un bambino monolingue. È fondamentale per i professionisti sanitari che si occupano di questa realtà comprendere come il bilinguismo influenzi lo sviluppo linguistico per evitare diagnosi errate e interventi inappropriati.
Valutazione e presa in carico di bambini figli di migranti. Metodi e strumenti per l’identificazione di uno sviluppo atipico del linguaggio in età prescolare
Maria Cristina Caselli e Pasquale Rinaldi (Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione - CNR)
I fenomeni migratori danno origine a tipologie di bilinguismo molto diverse da quelle classicamente studiate perché riguardano gruppi di persone eterogenei per etnia, lingua e cultura di provenienza. Sarà proposta una riflessione sul fenomeno del bilinguismo in condizioni di fragilità educativa e socioeconomica, spesso legate ai fenomeni migratori, e offerte ai clinici metodologie, protocolli e strumenti di valutazione delle competenze linguistiche di bambine e bambini figli di migranti in età prescolare. Saranno riportate esperienze di screening e presa in carico di bambini bilingui con fragilità nello sviluppo del linguaggio, che hanno visto l’importante coinvolgimento di mediatori linguistici e culturali per favorire il dialogo tra servizi e famiglie. Sarà inoltre presentato un libro da noi curato e appena pubblicato da Erickson, su questi stessi temi.
Vedere la sordità secondo una prospettiva socioculturale: lingua, identità e credenze
Alessandra Resca (Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Roma)
Esistono due copioni principali attraverso i quali sanitari, genitori e società si approcciano alla sordità; quello medico e quello della cultura sorda. Grazie agli impianti cocleari l’accesso alla lingua parlata è divenuto possibile e facile, anche se dobbiamo ricordarci che non rappresenta una soluzione completa e comporta pericolose conseguenze: inserire i bambini sordi all’interno della cultura medica dell’udito può essere visto come “curare” o tentare di ridurre la loro disabilità. Questo può portare a tentativi di “superare” la sordità, in cui le persone sorde tentano di nascondere, o minimizzare, le loro differenze per essere viste come “normali” e normodotate (udenti) in un mondo non disabile. Questo è il risultato dell’abilismo, per cui la disabilità (in questo caso, la sordità) viene stigmatizzata, provocando sentimenti di discriminazione e pregiudizio. Una visione alternativa è quella di considerare la sordità da una prospettiva socioculturale dei Sordi, in cui si ritiene che le persone Sorde abbiano la propria cultura e lingua. Vedere la sordità come una variante umana, porta a comportamenti che abbracciano o celebrano la sordità integrando sia la cultura degli udenti che quella dei sordi.
Relatori:
Pasquale Rinaldi
, Alessandra Resca
, Anna Giulia De Cagno
, Luigi Marotta
, Maria Cristina Caselli