Relatore/Relatrice


Attività


Prova di connessione a Zoom

Prova di collegamento a zoom in vista delle giornate del Convegno. 

Coloro che seguiranno il Convegno a distanza potranno collegarsi alla sessione di prova il giorno 28 settembre, in qualsiasi momento all'interno della fascia oraria indicata, previa prenotazione.

Introduzione

Relatori: Fabio Folgheraiter

Fabio

Folgheraiter

Accompagnare le comunità nel prendersi cura di sè: il metodo Relational Social Work

Relatori: Chiara Panciroli

Chiara

Panciroli

Girl Effect Rwanda/Ni Nyampinga: lavoro di comunità con gli adolescenti in emergenza sanitaria

Relatori: Ilaria Buscaglia

Ilaria

Buscaglia

Relazioni, comunità e pandemia: per un nuovo welfare comunitario

Relatori: Pierpaolo Donati

Pierpaolo

Donati

Testimonianza

Relatori: Cristiana Borella

Cristiana

Borella

Community and work with refugee and migrants

Relatori: Marisol Reyes-Soto

Marisol

Reyes-Soto

Città aumentate. Dieci gesti-barriera per il futuro

Relatori: Maurizio Carta

Maurizio

Carta

WS1. Come avviare relazionalmente un progetto di comunità: i primi passi

 

Il lavoro sociale di comunità viene definito come un processo per aiutare le persone a migliorare la loro stessa comunità tramite la messa in campo di azioni collettive. Muovere i primi passi per tali progettazioni risulta essere insieme delicato e avvincente. L’operatore e l’operatrice sociale, che intraprendono percorsi di community work, hanno prima di tutto un importante compito: conoscere la comunità (geografica o di interessi) in cui si intende agire. Poco conta se gli operatori e le operatrici hanno una vasta conoscenza del territorio o di una tematica specifica, è infatti essenziale iniziare a costruire relazioni allo scopo di individuare una preoccupazione sociale e conoscere persone motivate a intraprendere un miglioramento della situazione. I primi passi, pertanto, costituiscono un momento decisivo che può essere affrontato grazie al contributo di tutti coloro che sperimentano una determinata preoccupazione (per esempio vivere all’interno di un quartiere periferico o avere problemi di salute mentale). Un contributo prezioso e fondamentale può essere dunque fornito da coloro che rivestono una posizione privilegiata all’interno della comunità, come operatori e operatrici, cittadini e utenti e familiari. A prescindere da dove nasca l’esigenza di avviare progettazioni di comunità, l’operatore e l’operatrice avranno il compito di ascoltare l’indispensabile punto di vista di questi testimoni al fine di identificare la preoccupazione, la loro motivazione a collaborare e le risorse esistenti utili al fronteggiamento.

Il presente workshop è finalizzato a riflettere sulle possibili strategie e su alcuni strumenti per avviare relazionalmente dei progetti di comunità offrendo contributi teorici e pratici.

 

Relatori: Paola Limongelli , Giulia Berardi

Paola

Limongelli

Giulia

Berardi

WS2. Gestire reti tra comunità e istituzioni: la coprogettazione sociale

 

Il workshop si configura come uno spazio di confronto e approfondimento di questioni rilevanti che, in questa fase attraversata da significative spinte al cambiamento, interessano in particolare coloro che sono coinvolti nei processi di istituzione e gestione di reti dedicate alla realizzazione di interventi a carattere sociale, indipendentemente dalla loro collocazione istituzionale e organizzativa. Considerando i più recenti dettati normativi relativi alla «coprogettazione sociale», alcune cornici concettuali di riferimento e quanto sviluppato da significative esperienze di rete in ambito sociale, saranno in particolare esplorati i seguenti temi:

• il cambiamento di paradigma che regola le relazioni tra Enti del Terzo Settore e tra questi e la Pubblica Amministrazione innescato dalle normative riguardanti la coprogettazione sociale: da un paradigma relazionale competitivo a un paradigma collaborativo;

• la distinzione tra reti territoriali e organizzazioni a rete, costituite da una molteplicità di soggetti pubblici e del terzo settore, deputate non solo alla realizzazione di interventi sociali ma anche alla costruzione di «infrastrutture di protezione sociale» permanenti in una prospettiva di welfare di comunità;

• gli assetti e i modelli funzionali delle organizzazioni a rete finalizzate alla realizzazione di interventi sociali e allo sviluppo di comunità e le conseguenti soluzioni di governance.

 

Relatori: Marco Brunod

Marco

Brunod

WS3. Il fundraising per il lavoro di comunità

 

Anche per raccogliere fondi è necessario instaurare rapporti di fiducia. La dimensione comunitaria consente di creare legami e sviluppare connessioni funzionali al fundraising, permettendo ai vari portatori di interesse di partecipare attivamente al successo dei progetti. La partecipazione da parte di individui, Enti, imprese (per citare alcuni attori principali) può avvenire seguendo diverse piste, che possono essere proposte e valorizzate dall’Organizzazione o da una rete di soggetti, capace di promuovere interventi migliorativi all’interno di un contesto geografico definito. Il soggetto che stimola i donatori, i volontari, gli attivisti fa una promessa di cambiamento e si impegna a realizzarla, prospettando risultati comprensibili, utili e quindi motivanti. All’interno di una comunità circoscritta si può godere di un forte vantaggio: la prossimità. I donatori sono sempre più stimolati a donare favorendo realtà fisicamente vicine e le Organizzazioni possono fare leva sulla trasparenza, evidenziando l’opportunità di visitare i progetti, conoscere i protagonisti del cambiamento e partecipare ad iniziative ad alto impatto. Ciò comporta la necessità di predisporre una struttura in grado da un lato di realizzare iniziative adeguate, ma anche capace di distinguersi, innovare e soprattutto di curare le relazioni con la propria comunità di donatori. Il workshop ci permetterà attraverso esempi, autovalutazioni, casi seguiti, errori commessi e oluzioni trovate di raccogliere elementi utili a capire come meglio attrezzarsi e quali aspetti curare con attenzione per fare fundraising all’interno di una comunità in modo efficace e stimolante. Ci si confronterà anche sui mutamenti provocati dal distanziamento sociale in questo ambito, esplorando strade percorse e risorse da valorizzare.

 

Relatori: Marco Cremonte

Marco

Cremonte

WS4. Promuovere la partecipazione dei giovani cittadini. Progetti ed esperienze di politiche giovanili

 

Pensare al tema partecipativo, collegato e connesso al variegato mondo giovanile, apre almeno tre dimensioni fondamentali per la buona riuscita di un processo di politica giovanile proattiva:

• il passaggio necessario dalla partecipazione al protagonismo responsabile;

• la «motivazione generatrice» o il «bisogno di riscatto» che permettono di uscire da una possibile deriva del «disorientamento immobilizzante»;

• le competenze dell'oggi molto spostate su atteggiamenti e abilità.

Cogliere nelle pratiche che riguardano progetti ed esperienze giovanili ricorrenze e punti fermi riferiti a queste tre aree è sostanziale per costruire continuamente e permanentemente una buona narrazione a cui riferirsi. Questi temi saranno trattati attraverso la presentazione e approfondimento di due esperienze. Il progetto Re&Ti (Risorse educanti e Territori inclusivi) che si è sviluppato nell’ambito della strategia di welfare territoriale "WE.CA.RE Welfare Cantiere Regionale - Strategia di innovazione Sociale della Regione Piemonte" ed è stato realizzato in alcuni Comuni appartenenti al territorio del Consorzio Socio-Assistenziale del Cuneese (CSAC). Il progetto vuole caratterizzarsi per la sua capacità di innovazione e coinvolgimento attivo dei bambini, dei ragazzi (attraverso la pratica dell’Advocacy Professionale) e degli adulti delle comunità locali. Il progetto è stato realizzato da un RTI di Cooperative Sociali: Cooperativa Sociale Animazione Valdocco (come capofila), Emmanuele, Momo, Insieme a Voi, Proposta 80.

Il progetto Cohousing Rosenbach, promosso dall’Ufficio politiche giovanili della Provincia di Bolzano, in collaborazione con l’Istituto per l’edilizia sociale e gestito da Irecoop Alto Adige Sudtirol in ATI con la Cooperativa @altrimondi, si è svolto a Bolzano nel triennio 2017-2020. Obiettivo principale quello di favorire l’autonomia abitativa dei giovani under 35, promuovendo la cittadinanza attiva. Il progetto vede nei giovani, persone con passioni da valorizzare e sviluppare e, a partire da ciò, li accompagna nella creazione di micro-azioni culturali che hanno in comune l’obiettivo di favorire le relazioni all’interno della comunità di riferimento.

 

Relatori: Carlo Andorlini , Davide Pusceddu , Teresa Pedretti

Carlo

Andorlini

Davide

Pusceddu

Teresa

Pedretti

WS5. Farsi aiutare dalla comunità nella progettazione: il Gruppo guida

 

La partecipazione dei membri della comunità alla progettazione e realizzazione di interventi per il loro benessere è una caratteristica e condizione necessaria per il buon funzionamento di un progetto. Quando si parla di problemi sociali a valenza collettiva diviene necessario per un operatore, proprio in ragione delle loro caratteristiche, agganciarsi ai membri di quella comunità che percepiscono il problema come proprio per poter decidere, in modo congiunto, cosa può essere fatto insieme. Il Gruppo guida è un gruppo di persone, membri della comunità, che accompagna l’operatore sociale in tutte le fasi del lavoro di progettazione e realizzazione delle iniziative collettive con la finalità, prima di tutto, di aiutare l’operatore a fare bene il suo lavoro e, conseguentemente, a definire progetti sensati e di reale utilità per la comunità cui si rivolgono. Concretamente, in cosa il Gruppo guida aiuta l’operatore sociale? Le persone che compongono il Gruppo guida lavorano con l’operatore per fare una «meta-analisi» della situazione della comunità a partire dal lavoro di conoscenza della stessa. Avendo un’idea più precisa e condivisa della situazione della comunità e dei bisogni/aspettative di cambiamento, il Gruppo guida aiuta l’operatore a definire la finalità generale cui dovrebbe essere orientato il progetto o ridefinire la finalità precedentemente dichiarata nel caso in cui il progetto di comunità nasca su sollecitazione di un servizio pubblico o di privato sociale, dell’amministrazione comunale, o per rispondere a uno specifico bando di finanziamento. Un’ulteriore funzione del Gruppo guida è fornire una sorta di monitoraggio esterno sul funzionamento del progetto con particolare attenzione al lavoro stesso del professionista. Infine, i membri del Gruppo guida partecipano insieme ad altre persone della comunità alla realizzazione delle azioni previste dal progetto.

 

Relatori: Valentina Calcaterra , Cristiana Borella , Agnese Guazzarri

Valentina

Calcaterra

Cristiana

Borella

Agnese

Guazzarri

WS6. Trasformare l'energia conflittuale in collaborazione di comunità

 

Il lavoro sociale di comunità mira, com’è noto, a coinvolgere una pluralità di soggetti sociali fra loro eterogenei intorno a problemi importanti, puntando sull’ascolto, il confronto e la condivisione. Capita che questi processi siano facilitati da una cultura cooperativa e da una buona capacità di lavoro comune. Vi sono però situazioni in cui il confronto è ostacolato, sono forti i pregiudizi reciproci e sono in atto fenomeni di controversia e conflitto fra persone, gruppi, organizzazioni. In questi casi la progettazione di comunità ha bisogno di attrezzarsi di approcci e competenze adeguate, non solo per arginare le derive dell’ostilità reciproca e dello scontro ma, soprattutto, per provare a trasformare l’energia insita nella situazione. Nel workshop il tema verrà affrontato attraverso la presentazione di alcune attenzioni metodologiche e il racconto di situazioni emblematiche e/o rappresentative. In particolare, ci si concentrerà su aspetti quali: la valutazione delle posizioni conflittuali e le attese distributive degli attori coinvolti; la capacità di sfruttare le opportunità generative presenti nella situazione; la ricerca di equilibrio fra le diverse forme di potere in gioco; l’articolazione efficace dei tempi necessari ad una buona negoziazione (timing); la calibratura attenta fra processi negoziali di tipo formale e informale.

 

Relatori: Ennio Ripamonti

Ennio

Ripamonti

WS7. Lavoro sociale di comunità e intercultura

 

Negli interventi sociali a valenza collettiva con persone portatrici di un background migratorio, spesso gli operatori di comunità si confrontano con sfide particolari, sul piano etico e operativo. A partire dai concetti di cultura, differenza e relazione, il workshop affronterà il tema della dimensione interculturale nel lavoro sociale di comunità, dal punto di vista teorico ed esperienziale. Attraverso l’esperienza dell’Associazione Stay Human, i partecipanti al workshop potranno riflettere attivamente sulle logiche del lavoro sociale interculturale di comunità e individuare strategie per una progettazione tesa a promuovere principi di inclusività e anti-discriminazione.

 

Relatori: Elena Cabiati , Benedetta Vassallo , Martina Locatelli

Elena

Cabiati

Benedetta

Vassallo

Martina

Locatelli

WS8. Lavoro sociale di comunità per contrastare la devianza e l'illegalità

 

Nell’ambito del contrasto all’azione delinquenziale è indispensabile curare la possibilità dello “stare in relazione con”, scongiurando la tentazione di rassicurarsi a vicenda inseguendo modelli di sicurezza che rischiano di badare unicamente alle necessità dei singoli, in una misura che le riduce a necessità difensive.

Le due esperienze progettuali ci accompagneranno a costruire un passaggio da una dimensione di attenzione all’individuo (che si prende cura di chi commette reato e di chi ne viene ferito), verso una prospettiva che guarda al “plurale”, alla collettività. La comunità si svela come la sede naturale per promuovere il benessere del quotidiano con responsabilità abilitanti.

Progetto Legami Leali Brescia

Il progetto Legami Leali interviene sulla devianza minorile a partire dal concetto di legalità come occasione di relazione virtuosa e di cura. Realizza percorsi di mentorship per minori e giovani adulti centrati sul concetto di cura e promuove pratiche di partecipazione civica, anche attraverso la riattivazione di alcuni beni confiscati alle mafie.

Progetto Tempio Pausania Città Riparativa

Il lavoro del Team delle pratiche di giustizia riparativa a Tempio Pausania è promuovere una visione di comunità sociale ad approccio riparativo. Il principale strumento di intervento sono le conferenze riparative, incontri nei quali istituzioni e cittadini/e si riuniscono in circle per individuare risorse e canali per diffondere la cultura della relazione e la costruzione di approcci pacifici per la risoluzione dei conflitti.

 

Relatori: Laura Pinto , Gian Luigi Lepri , Marta Gorgaini

Laura

Pinto

Gian Luigi

Lepri

Marta

Gorgaini

WS9. Lavorare con la rete di fronteggiamento per realizzare il progetto di comunità

 

Una volta definita una finalità progettuale con l’aiuto di alcuni membri della comunità, l’operatore sociale dovrà procede con la pianificazione delle strategie volte al raggiungimento di quella finalità. Anche nello svolgimento di questo importante passo metodologico, il professionista non agirà in solitudine, ma avrà bisogno di una piena collaborazione della comunità cui la finalità si riferisce. L’operatore, eventualmente insieme a qualche membro della comunità già conosciuto, dovrà compiere un primo fondamentale passaggio: catalizzare una rete di fronteggiamento di comunità. Con la definizione rete di fronteggiamento di comunità intendiamo un gruppo di persone che si ritrovano per libera scelta al fine di perseguire una finalità progettuale a valenza collettiva da loro condivisa, ragionando insieme alla pari, confrontandosi in maniera aperta sulle possibili azioni da compiere e agendo congiuntamente per giungere laddove si desidera. La rete di fronteggiamento di comunità che si andrà a formare dovrà essere composta da persone che hanno cura e attenzione per quella situazione su cui si ritiene importante lavorare. A partire della finalità progettuale ci si chiederà quindi: chi può essere interessato a partecipare alla progettazione, a contribuire con riflessioni, idee o a dare una mano concretamente? Il workshop presenterà alcuni accorgimenti per individuare e contattare i membri della comunità preoccupati e disponibili a lavorare con l’operatore di comunità, si ragionerà sulle caratteristiche della rete di fronteggiamento di comunità e verranno date alcune indicazioni per una buona facilitazione del processo partecipato di pianificazione e implementazione delle strategie. Vi sarà poi la possibilità di collegare quanto descritto a situazioni realmente realizzate. Grazie al racconto di una pianificazione partecipata sperimentata all’interno di un grande progetto in provincia di Sondrio, i partecipanti saranno accompagnati a calare nella realtà del lavoro di campo le indicazioni metodologiche presentate.

 

Relatori: Chiara Panciroli , Francesca Canazza

Chiara

Panciroli

Francesca

Canazza

WS10. Pensarsi al futuro per promuovere il benessere delle comunità: i Dialoghi comunitari di rete

 

Progettare in maniera aperta e partecipata interventi finalizzati a promuovere il benessere di una comunità non è affar semplice, soprattutto dinnanzi a problemi comunitari complessi o a situazioni di forte disgregazione sociale. L’operatore di comunità è chiamato a lavorare con persone molto diverse tra loro: membri della comunità e cittadini attivi, talvolta appartenenti a gruppi minoritari, molteplici figure professionali e referenti di organizzazioni di privato sociale attive sul territorio, tutti potenziali collaboratori che spesso però faticano a dialogare tra loro, a causa delle differenti appartenenze o di pregresse collaborazioni non troppo proficue. Promuovere la partecipazione della comunità nella progettazione di interventi a valenza collettiva rappresenta quindi un compito impegnativo e sfidante e per affrontarlo possiamo avvalerci dei metodi dialogici, capaci di facilitare l’incontro tra professionisti e membri della comunità e di creare occasioni di confronto e pianificazione che siano generative ed efficaci. Nel workshop verrà presentata la tecnica dei Dialoghi comunitari di rete utile per l’ideazione creativa e partecipata di progetti finalizzati alla promozione del benessere delle comunità. Tale tecnica si fonda sulla convinzione che i problemi di una comunità possono essere meglio affrontati con il coinvolgimento dei suoi stessi membri e che le strategie per raggiungere condizioni di maggior benessere possano emergere dall’incontro delle persone a questo interessate

 

Relatori: Camilla Landi

Camilla

Landi

WS11. Stage universitari nel lavoro con le comunità durante la pandemia da Covid-19

 

L’esperienza formativa degli Stage di Servizio sociale vede gli studenti lavorare insieme alle comunità per soddisfare un bisogno sentito da un territorio. La situazione d’emergenza sanitaria dovuta al Covid-19 ha messo in luce come, nei periodi di crisi, le comunità possano attivare energie e solidarietà prima d’allora sconosciute. Molte comunità hanno dimostrato di essere in grado di «prendersi cura» dei propri membri. Tuttavia, non sempre le azioni di cura reciproca sorgono spontaneamente. Vi sono persone pronte e disponibili, risorse e competenze, ma in alcuni casi i membri delle comunità hanno bisogno di essere invitati, sollecitati e accompagnati ad attivarsi. Nella loro formazione sul campo gli studenti si affiancano alle comunità con l’idea di facilitare l’emersione delle risorse già presenti in esse e di connettere ciò che già esiste, senza soffocare spirito d’iniziativa e proattività, ma mettendo la propria professionalità al loro servizio per favorire conoscenze, legami di fiducia e cooperazione tra i cittadini. Da queste connessioni talvolta si creano grandi progetti che vanno a sopperire a importanti vuoti istituzionali, altre volte sorgono piccole iniziative, come reti di supporto solidali all’interno di condomini o quartieri o la riprogettazione di attività grazie al coinvolgimento dei diretti interessati. Nel workshop verranno presentate due esperienze significative di stage realizzate da studenti dei corsi di laurea triennale e magistrale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano che, con i loro collaboratori, hanno fornito sostegno a comunità che hanno subito le conseguenze generate dalla situazione di lockdown e di distanziamento sociale. Un progetto permetterà di riflettere su come si siano offerte risposte creative ed efficaci agli anziani di una comunità che si trovavano a rischio di esclusione a causa dell’emergenza sanitaria; il secondo progetto parlerà di come si è promosso il benessere dei giovani, sostenendoli nell’affrontare, superare e rielaborare i loro vissuti e le loro emozioni connesse all’emergenza sanitaria. Le esperienze di stage, quindi, possono rappresentare un’opportunità innovativa sia per gli studenti di lavoro sociale, sia per gli operatori dei servizi che sono alla ricerca di risposte nuove e partecipate ai bisogni delle comunità con cui lavorano.

 

Relatori: Beatrice Cacopardo , Federica Vezzoli , Laura Petroni , Michele Guerini Rocco

Beatrice

Cacopardo

Federica

Vezzoli

Laura

Petroni

Michele

Guerini Rocco

WS12. Promuovere e sostenere una comunità educante

 

Ogni giorno come operatori, ma anche come genitori e adulti del nostro tempo, percepiamo quanto diventi sempre più impervio il compito dell’educare. Far fronte alla povertà educativa è una missione sfidante, soprattutto in contesti socialmente e culturalmente complessi, un compito che pare spesso insostenibile in solitaria. Ma è possibile reggere questo «peso» insieme? È pensabile farlo a livello di comunità? Favorire il generarsi di community care è nell’orizzonte di un operatore sociale di comunità, ma può essere anche in quello di amministratori locali e policy makers. Diventa fondamentale interrogarsi insieme su come, concretamente, promuovere e sostenere una comunità educante. La povertà educativa è una povertà di opportunità che, come una ruggine «intacca» la vita dei bambini, ragazzi e delle loro famiglie. A partire da questo, il progetto OUTSIDERS (Officine Urbane Trasformative: Strumenti Innovativi nella Didattica, nell’Educazione e nelle Relazioni Sociali) attiva a Cagliari 4 officine urbane (Famiglia, Scuola, Bambini e Ragazzi, Comunità) e una base per catalizzare le risorse della comunità attorno ai bisogni dei bambini, farli sentire dentro una rete di desiderio, fatta di adulti capaci di accoglierli, di famiglie meno isolate e fragili, di scuole aperte e inclusive e di nuove economie circolari. Il progetto Rockability promuove a Cascia (PG) uno spazio attivo di partecipazione e azione per favorire un programma di trasformazione e rigenerazione del territorio. Al centro, il dispositivo sperimentale della Comunità Diffusa, dove processi di empowerment personale e di luogo convergono, stimolando un sistema di reciprocità e di apprendimento collettivo.

 

Relatori: Martina Sala , Marta Chessa , Silvia Quaranta

Martina

Sala

Marta

Chessa

Silvia

Quaranta

WS13. Monitorare e valutare i progetti di Lavoro sociale di comunità

 

Come tirare le somme di progettazioni a valenza collettiva, quando il lavoro di comunità per natura è caratterizzato dall’indeterminatezza degli esiti? Monitorare e valutare: che cosa, in che tempi, da parte di chi, attraverso quali strumenti? Da adempimento rendicontativo, reportistico e di sintesi dei risultati raggiunti, a funzione fondamentale che è possibile svolgere in continuità con la metodologia che fonda le progettazioni comunitarie stesse. Un livello di lavoro sociale, quello comunitario, che necessita di una lettura oculata degli esiti numerici, da incrociare con una valutazione dei processi generati e degli impatti sull’intera comunità. Un’ottica sfidante per i community workers e per tutti gli stakeholders coinvolti e coinvolgibili.

 

Relatori: Martina Sala , Lucia Villani

Martina

Sala

Lucia

Villani

WS14. Strumenti per la coprogettazione: open space technology e photovoice

 

Viviamo un periodo in cui la progettazione dialogico-partecipata è sempre più necessaria e richiesta per accompagnare interventi di comunità che puntino, oltre all’emersione di proposte e attività, anche alla cura di un senso collettivo tra molteplici ed eterogenei soggetti. Si tratta di un processo complesso che necessita di considerare molti elementi: dai contenuti che i partecipanti possono offrire, ai diversi punti di vista presenti, alla promozione delle relazioni tra loro. Per questo motivo ci si trova sovente a sentire l’esigenza di un supporto metodologico adeguato, che aiuti a gestire questi contesti e a raccogliere bisogni e idee. Diversi sono gli strumenti che hanno offerto in questi anni l’opportunità di radunare e attivare persone e gruppi attorno a temi sentiti importanti per la propria comunità. Tra questi il Photovoice, attraverso l’uso delle fotografie, e l’Open Space Technology, puntando alla creazione di conversazioni informali tra numerose persone, rappresentando due metodi efficaci per facilitare il dialogo e stimolare possibili soluzioni a problemi sociali. Il workshop introdurrà i partecipanti nel vivo della progettazione partecipata, presentando i principi teorici e le criticità dei due strumenti, alcuni esempi di applicazioni e invitando a sperimentarli attraverso brevi esercitazioni.

 

Relatori: Davide Boniforti , Massimo Santinello

Davide

Boniforti

Massimo

Santinello

WS15. Università al servizio delle comunità

 

Ormai vent’anni fa Brulin (2001) avanzava l’idea che uno dei compiti principali delle Università è quello di essere al servizio della comunità: con questo intendeva che esse devono sapere leggere il contesto socio-culturale, abitarlo, interpretarlo per formare professionisti competenti e cittadini responsabili. Più recentemente Papa Francesco (2019) ha invitato le università a ripensare il proprio ruolo al fine di ricostruire il patto educativo globale, grazie al quale formare persone capaci di vivere nella e per la società, disponibili a mettersi al servizio della comunità. Si tratta di un’educazione che permette una comprensione più ampia e profonda della realtà, che educa alla solidarietà universale e a un nuovo umanesimo. Per raggiungere tale obiettivo le università devono agire con le reti territoriali e comunitarie. Uno degli strumenti che si sta diffondendo per raggiungere tali obiettivi è il Service-Learning (SL), un servizio solidale realizzato da studenti, destinato a soddisfare bisogni reali percepiti da una comunità, pianificato istituzionalmente in forma integrata con il programma accademico, in funzione dell’apprendimento degli studenti (Tapia,2006), in partnership con istituzioni e/o organizzazioni del Terzo Settore. Alla luce di questo è importante comprendere come fare rete con le realtà con cui progettare e sviluppare progetti di SL e come la recente pandemia ha sfidato la modalità classica di SL promuovendo l’e-SL. A questi temi sarà dedicato il presente workshop

 

Relatori: Maria Luisa Raineri , Domenico Simeone , Elena Marta , Irene Culcasi

Maria Luisa

Raineri

Domenico

Simeone

Elena

Marta

Irene

Culcasi

WS16. Far crescere comunità accoglienti e solidali

 

Tra le sfide che si pone il lavoro di comunità, una delle più difficili è quella dell’apertura al territorio, inteso come la capacità di cogliere i bisogni e le fragilità che necessitano di risposte e, al contempo, di valorizzare le energie e le risorse che i territori stessi sono in grado di mettere in gioco per far fronte ai propri bisogni. Nel workshop avremo testimonianza di come l’ascolto delle comunità, in particolare l’attenzione ai membri più fragili, diventa la leva su cui costruire progetti che si aprono al territorio e generano ulteriori benefici per la comunità stessa, facendo crescere la solidarietà, con uno sguardo globale e prospettico, volto al miglioramento delle condizioni di vita di tutti. All’interno del workshop saremo accompagnati nella riflessione da due realtà particolarmente significative sul panorama nazionale. Caritas Emilia-Romagna presenterà un progetto di ricerca-azione finalizzato ad accompagnare i gruppi attivi sul territorio nelle loro azioni di sviluppo e animazione di comunità. Il progetto Facce da barriera avviato dalla Caritas Diocesana di Piacenza – Bobbio, con il contributo del Bando «Giovani progetti» del Comune di Piacenza, è stato sviluppato insieme ad alcuni partner, ad un gruppo di giovani e ad altre realtà del territorio portando alla nascita, in un quartiere popolare del centro città, a iniziative culturali e animative, volte a contrastare la povertà educativa e a offrire occasioni di scambio tra interno ed esterno del quartiere. Il Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA) presenterà il progetto ESC - Economia Solidale Circolare, che ha come obiettivo la definizione di un modello di economia solidale circolare basata sullo sviluppo di pratiche di produzione e consumo sostenibili e responsabili nella compagine associativa e fra i principali stakeholder dei proponenti. Si è cercato di ordinare pensieri e pratiche in grado di riposizionare il lavoro sociale nel nuovo panorama socioeconomico e in un nuovo rapporto con la dimensione ambientale, lavorando con le comunità locali.

 

Relatori: Francesca Corradini , Michelangelo Marchesi , Stefano Baschieri , Rita Casalini

Francesca

Corradini

Michelangelo

Marchesi

Stefano

Baschieri

Rita

Casalini

WS17. Il ruolo delle Fondazioni nel promuovere e sostenere il lavoro di comunità

 

Le Fondazioni hanno assunto un ruolo sempre più importante nello sviluppo delle politiche culturali, sociali ed economiche del territorio, costituendo di fatto un sistema di welfare che si integra dinamicamente nel dialogo tra la sfera di interesse pubblico e quello privato, mettendo a disposizione risorse economiche e progetti culturali rilevanti per lo sviluppo complessivo della società. Le Fondazioni sperimentano nuovi modelli organizzativi, creano reti con gli altri attori del Terzo settore, si affermano sempre più come motore del welfare territoriale. Durante il workshop si rifletterà assieme sulle iniziative messe in campo (sulla concretezza di un progetto, sul monitoraggio durante e post realizzazione, sull’accompagnamento nel durante, sulla misurabilità degli impatti) e, soprattutto, sul ruolo delle Fondazioni nel futuro delle nostre comunità, con un affondo sulle conseguenze che il Covid ha avuto sulla vita sociale delle persone e delle comunità, producendo sia paura, spesso incanalata in proteste rancorose, sia nuova consapevolezza, aprendo dunque nuovi spazi per interventi forti sulla manutenzione e l’alimentazione del legame sociale.

 

Relatori: Gino Mazzoli , Simona Rotondi , Eugenio Giordano Orsini , Valentina Chizzola

Gino

Mazzoli

Simona

Rotondi

Eugenio Giordano

Orsini

Valentina

Chizzola

WS18. Arte e teatro per lo sviluppo di comunità

 

Le manifestazioni artistiche e, più in generale, la produzione culturale partecipata sono considerate dei vettori essenziali nei processi di innovazione sociale e rigenerazione urbana. In particolare, in queste pratiche espressive e performative l’elemento centrale è costituito dall’enfasi posta sulla dimensione civile e comunitaria attraverso la ri-attivazione delle energie presenti nelle comunità locali, in contesti di grande vulnerabilità.

Durante il workshop saranno presentate esperienze concrete di operatori che da anni lavorano con le tecniche del teatro partecipativo di comunità e forme di ri-declinazione dell’offerta culturale (anche di tipo espositivo e museale) verso la riqualificazione delle periferie, in un’ottica di ripresa di una cittadinanza attiva dentro strategie di sviluppo di comunità.

 

Relatori: Alessandro Manzella , Alvise Campostrini , Giovanni Devastato , Giorgio de Finis

Alessandro

Manzella

Alvise

Campostrini

Giovanni

Devastato

Giorgio

de Finis

WS19. Progetti di comunità per la rigenerazione urbana

 

In questo workshop parleremo di città e in particolare ci si concentrerà su quei fenomeni che hanno determinato la nascita di nuove forme di aggregazione e di nuove forme di tutela e di diritti. Il fenomeno è comunemente conosciuto come della rigenerazione urbana, intendendo con questa espressione, fra i tanti significati che le si possono riconoscere, quell’insieme di interventi pubblici o privati volti a riempire vuoti urbani derivanti da processi di deindustrializzazione e trasformarli in altrettante occasioni di crescita urbana, di sviluppo locale (inter alia v. Semi 2015).

Dalla lettura delle pratiche, che intervengono in questo contesto, possiamo ricavare alcune lezioni importanti - alcune ricorrenze potremmo dire - per ripensare e di conseguenza riformulare azioni e strategie di progettualità socioculturale, affinché queste possano produrre coesione sociale o offrire inaspettate fonti di nuovo lavoro o di nuova socialità.

Su questo ci confronteremo grazie alla presentazione e all’approfondimento di due esperienze:

La Rete delle Case del Quartiere riunisce le 8 Case del Quartiere di Torino, che sono spazi aperti, d’uso collettivo, che promuovono la partecipazione alla vita sociale e culturale attraverso differenti forme di cittadinanza attiva e di volontariato. Sono luoghi in cui si ricercano e si sperimentano nuovi modi di fare welfare, si sviluppano le reti di prossimità e la ricerca di soluzioni collettive a bisogni comuni, si accompagna lo sviluppo della comunità e del territorio. 

Attraverso l’esperienza dell’Associazione relAzioni nel quartiere multietnico “Satellite” Pioltello di Milano si evidenzierà l’importante ruolo delle donne nei processi rigenerativi. L’intervento si focalizzerà sulla metodologia del Community social work applicata al miglioramento della convivenza interetnica e alla rigenerazione delle relazioni.

 

Relatori: Francesca Cirillo , Luca Bizzarri , Anna Rowinski

Francesca

Cirillo

Luca

Bizzarri

Anna

Rowinski

WS20. Il Lavoro sociale di comunità con le persone in situazioni di povertà o grave emarginazione

 

Il concetto di comunità evoca subito nella nostra mente l’immagine di una comune appartenenza ad un luogo, ad un’area geografica condivisa. Nel community social work, la comunità può essere intesa anche come l’insieme di legami e relazioni che si basano sulla condivisione di esperienze, di difficoltà, di interessi.  In questo contesto muove il workshop, riflettendo sull’applicazione lavoro di comunità nel campo dell’esclusione sociale e della grave emarginazione, ambiti in cui questa metodologia è stata maggiormente radicata e applicata. Verranno presentate due esperienze particolarmente significative attraverso cui confrontarsi su alcune modalità di promuovere il lavoro di comunità in questo contesto, riflettendo sulle sue molteplici sfide e potenzialità e su come le diverse dimensioni comunitarie si intrecciano per superare l’emarginazione.

L’esperienza degli HOPE (Homeless-Peer) nei servizi di Inclusione Sociale di Trento, che promuove molteplici forme di partecipazione delle persone senza dimora nella progettazione e realizzazione di interventi, a fianco degli operatori, in una dimensione paritaria.

I progetti Happy Center Bolognina e SCALO (Condominio laboratorio di comunità), promossi dalla Coop Piazza Grande di Bologna, che da anni promuove progetti di lavoro di comunità con le persone senza dimora, in dialogo con la comunità territoriale in cui operano.

 

Relatori: Maria Chiara Pedroni , Carlo Francesco Salmaso , Elisa Larcher

Maria Chiara

Pedroni

Carlo Francesco

Salmaso

Elisa

Larcher

Sessione Plenaria Conclusiva

Relatori: Chiara Panciroli , Valentina Calcaterra

Chiara

Panciroli

Valentina

Calcaterra