Relatore/Relatrice


Maria Vicini

Biologa nutrizionista

Laureata in Scienze dell’Alimentazione e della Nutrizione Umana nel 2011, con una tesi sul Disturbo da Binge Eating, ha proseguito il suo percorso di studi con un Master sui Disturbi Alimentari (2011-2012), perché da sempre è stata più interessata allo studio del comportamento alimentare piuttosto che all’utilizzo della dietetica classica prescrittiva e impostata su schemi impersonali. Esperta in BIOTERAPIA NUTRIZIONALE®, l’obiettivo del suo lavoro è quello di far ritrovare alle persone un rapporto sereno con il corpo e con l’alimentazione, affinchè questa possa tornare ad essere il più naturale possibile, “pulita” da tutti i falsi miti su cibo e forme corporee di cui è impregnata la nostra società.
Dal 2012 lavora presso il Centro per Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione Residenza “Palazzo Francisci” di Todi (USL Umbria 1), partecipando attivamente a progetti istituzionali e alla stesura dei volumi dedicati a questi disturbi, di cui l’ultimo “Social Fame” edito dal Pensiero Scientifico Editore.

Attività


Social fame: adolescenza, social media e disturbi alimentari

Ogni giorno milioni di immagini riguardanti l’alimentazione vengono condivise sui social: dal caffè mattutino, al minestrone congelato, fino ai piatti stellati. Per alcune persone può essere un gioco, un modo per vivere la convivialità, per altri, come i foodblogger, un lavoro. Ma per molte persone con disturbi alimentari tutto ciò può diventare un’ossessione. E nello stesso tempo il corpo è il grande protagonista. Sempre in mostra, idolatrato, criticato, giudicato, misurato, è al centro di un mondo, quello virtuale, che è di per sé assenza di corpo. Tutti abbiamo fame di essere riconosciuti e i social media non fanno che alimentarla. Le “hall of fame” sono stanze della gloria, luoghi fisici in cui chi è degno di essere ammirato ha il suo posto riservato. Sulle piattaforme social ognuno può avere il suo posto dove condividere le proprie capacità, ma se ognuno può, allora ognuno deve: la fragilità tipica dell’adolescenza diventa così facile preda di questo continuo bisogno di essere ammirati, costi quel che costi.

Il mondo degli adulti non può continuare a ignorare che, per milioni di ragazzi e ragazze nel mondo, il virtuale è parte del processo di costruzione del loro reale, è il simbolico con cui governare la realtà. La coscienza, insomma, non è più cosa da carta e penna e dovremmo scendere a patti con questi cambiamenti e comprenderli, se vogliamo riappropriarci del compito più importante affidato ad una società: quello di educare ragazzi e ragazze adolescenti a diventare ciò che sono, non facendo sentire loro dei mendicanti di parole ma persone padroni del linguaggio.

Relatori: Laura Dalla Ragione , Maria Vicini

Laura

Dalla Ragione

Maria

Vicini