Abitare il proprio corpo. Psicomotricità con e per l’adolescente
Il corpo non è una parte della persona, il corpo siamo noi. Gli atteggiamenti, le posizioni nello spazio, le espressioni del viso e i gesti esprimono i pensieri, le emozioni, le sensazioni: è il corpo che parla più forte delle parole. L'esperienza corporea, quella che racconta di sé, è spesso rifiutata dall'adolescente perché il corpo, in quanto immagine di sé, in questa fase dello sviluppo genera ansie e interrogativi senza risposte. La psicomotricità può accompagnare l’adolescente in questa fase del dubbio e dell’eccesso: aiuta la strutturazione della nuova identità corporea, l’appropriazione consapevole dei propri cambiamenti somatici, verso la costruzione di una nuova immagine del corpo e del sé, mentalizzato e sociale.
L’esperienza del limite e quella dell’eccesso sono sempre più represse in questa società del calcolabile e del razionale; nel gioco fisico invece si incontra l’esistenza e la resistenza dell’oggetto, della materia, quella del proprio corpo e quella degli altri, l’affermazione di nostri “desideri” incontra la realtà. Vivere l’esperienza della difficoltà della realizzazione dei nostri progetti aiuta ad accettare il limite, la frustrazione, ma anche a scoprire abilità, possibilità, per gestire il “desiderio” stesso, anche grazie all’incontro e la collaborazione con gli altri. Questi aspetti sono sempre presenti nel gioco: c’è il pallone che sfugge, che non va dove noi vogliamo, e contemporaneamente si scopre di poterlo “governare”; c’è l’equilibrio impossibile e quello incredibilmente possibile, la costruzione che crolla e quella che regge; lo stesso avviene nel rapporto con il gruppo che sostiene l’alleanza e vivifica il gioco o invece esclude e compete.
In questo laboratorio vengono proposti semplici e coinvolgenti giochi corporei individuali e di gruppo che, attraverso la mediazione di oggetti non strutturati e una conduzione non direttiva, hanno lo scopo di riattivare nei partecipanti l’esperienza consapevolizzata del corpo: corpi-in-gioco che “parlano” i molteplici linguaggi delle posture, della prossemica, del movimento. Le proposte giocate dai e dalle partecipanti, seguite da uno spazio dedicato alla rielaborazione e allo scambio verbale, vogliono attivare uno “sguardo” e un “sentire” che metta al centro il corpo e che fornisca delle tracce di lavoro a base corporea per un successivo impiego nei contesti educativi con gli adolescenti.
Relatori:
Silvia Bonucci
, Renzo Sanavia
, Luca Bosco