Relatore/Relatrice


Monica Lanfranco

Giornalista professionista, formatrice sulla differenza di genere, Genova

BIOGRAFIA

Giornalista professionista e formatrice su conflitto, nonviolenza e differenza sessuale, nel 1994 ha fondato il trimestrale femminista “Marea”. Ha un blog sul Fatto quotidiano e Micromega, ha insegnato Teoria e Tecnica dei nuovi media all’Università di Parma. Dal 2008 gestisce “Altradimora”, Centro di formazione con ottica femminista.

Il suo primo libro è stato nel 1990 “Parole per giovani donne. 18 femministe parlano alle ragazze d'oggi”, edito da Solfanelli Editore. Nel 2013 è uscito “Uomini che (odiano) amano le donne. Virilità, sesso, violenza: la parola ai maschi” (Marea Edizioni) dal quale è stata tratta la piece teatrale “Manutenzioni. Uomini a nudo,  primo caso italiano di teatro sociale per uomini”. Nel 2017 è uscito “Parole madri. Ritratti di femministe: narrazioni e visioni sul materno” (Marea Edizioni). Erickson ha pubblicato nel 2019 Crescere uomini-le parole dei ragazzi su sessualità, pornografia, sessismo. Nel 2021 è uscito PuntoG-il femminismo al G8 di Genova (Vanda Edizioni)

I suoi riferimenti:

Attività


Prima di tutto riconoscerla: la violenza di genere comincia dalle parole che usiamo

Relatori: Monica Lanfranco

Monica

Lanfranco

1. La violenza contro le donne nei media. Strumenti per una comunicazione non sessista

Per contrastare la violenza sulle donne occorre innanzitutto un importante cambiamento culturale e il raggiungimento di una consapevolezza che consenta di riconoscere stereotipi così radicati nella nostra società, da diventare addirittura invisibili agli occhi dell’opinione pubblica.

Il ruolo dell’informazione (giornali, telegiornali, programmi d’informazione tramite stampa, tv e web) è centrale nell’influenzare la percezione di un problema e nel creare o meno distorsioni nell’immaginario collettivo, soprattutto quando si parla di violenza di genere e femminicidio. Ancora troppo spesso infatti l’utilizzo di termini quali «raptus», «infermità mentale», «delitto passionale» o addirittura «troppo amore» porta a ricalcare stereotipi comuni, quasi a suggerire una complicità della donna stessa la quale, avendo provocato, tradito, esasperato, respinto l’uomo, si ritrova a essere vittima di azioni violente.

Nel corso del workshop verranno analizzati e discussi casi e video ispirati alla quotidianità della comunicazione di giornali, tv, pubblicità e web, all’interno dei quali, in maniera più o meno occulta, vengono riproposti stereotipi di genere, con l’obiettivo di fornire ai partecipanti indicazioni e strumenti per riconoscere e impostare comunicazioni non discriminanti.

Destinatari: operatrici e operatori sociali, sanitari e dei centri antiviolenza, insegnanti, professionisti/e della comunicazione, giornaliste/i, attiviste/i e persone impegnate in politica e nell'amministrazione pubblica.

Relatori: Monica Lanfranco , NADIA SOMMA

Monica

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