Relatore/Relatrice


Roberto Medeghini

Laboratorio di ricerca per lo Sviluppo dell’inclusione scolastica e sociale e dei Disability Studies, Scienze della Formazione, Università di Roma Tre

Pedagogista e ricercatore, ha insegnato Pedagogia Speciale presso l’Università degli Studi di Bergamo. L’interesse di studio, di ricerca e di formazione si struttura attorno ai temi dell’inclusione scolastica e sociale, dell’insuccesso scolastico, dei disturbi di apprendimento e dell’analisi e strutturazione dei servizi per la disabilità nella prospettiva inclusiva.

Co-fondatore GRIDS Italia (Gruppo di Ricerca Inclusione e Disability Studies), collabora con il Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università degli Studi «Roma 3» nel Laboratorio di ricerca per lo sviluppo dell’Inclusione Scolastica e Sociale. È Direttore della collana «Disability Studies» per Erickson e componente del gruppo scientifico della rivista «Italian Journal of Disability Studies».

È autore di numerosi articoli e pubblicazioni.

Attività


3. I servizi tra capacità inclusiva e rischi di segregazione

La prospettiva inclusiva pone domande immediate agli amministratori pubblici quanto agli operatori che determinano le politiche e l’agire dei servizi di welfare.  Qual è, ad esempio, il ruolo dei servizi nella costruzione della rappresentazione sociale della disabilità? In che modo possono orientare, con le loro scelte e indirizzi, l’uso delle risorse economiche e professionali destinate oggi alle politiche in favore delle persone con disabilità? Che posizione assumono verso il rischio di istituzionalizzazione delle persone con disabilità e verso i processi di sanitarizzazione dei servizi?

Come interroga la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità le azioni degli operatori sociali? Quali sono il limite e la competenza specifici delle politiche e dei servizi di welfare per la disabilità? Al governo della rete dei servizi? Alla presa in carico delle persone? Al funzionamento delle comunità che vivono nel territorio? E, soprattutto, quale pensiero può generare la progettazione e l’organizzazione inclusiva da parte delle istituzioni e dei diversi attori sociali?

Se volgiamo uno sguardo ai servizi e agli interventi che sono generalmente previsti in favore delle persone adulte con disabilità intellettiva, risulta ancora spesso evidente un vuoto progettuale in riferimento ai processi di crescita e inclusione.

Tutte questioni che rimandano la riflessione al cambiamento culturale del processo politico che incrocia la politicizzazione della medicina e la medicalizzazione della politica sulla base della teoria biomedica del deficit individuale; al superamento della neutralità dei contesti e della delega ai servizi e alle figure specializzate come elementi sostitutivi; al recupero della responsabilità da parte della politica e del sociale verso un reale progetto di vita per le persone.

Nel corso del simposio saranno affrontati questi interrogativi e analizzate le possibili azioni per l’avvio di concrete azioni di cambiamento delle politiche, della tipologia dei servizi e interventi per promuovere concretamente processi di inclusione, autodeterminazione e di empowerment della persona con disabilità.

 

CONVENZIONE ONU SUI DIRITTI DELLE PERSONE CON DISABILITA'

Art. 19 - Vita indipendente ed inclusione nella comunità

Gli Stati Parti di questa Convenzione riconoscono l’eguale diritto di tutte le persone con disabilità a vivere nella comunità, con la stessa libertà di scelta delle altre persone, e prendono misure efficaci e appropriate al fine di facilitare il pieno godimento da parte delle persone con disabilità di tale diritto e della piena inclusione e partecipazione all’interno della comunità, anche assicurando che:

(a) le persone con disabilità abbiano la possibilità di scegliere, sulla base di eguaglianza con gli altri, il proprio luogo di residenza e dove e con chi vivere e non siano obbligate a vivere in una particolare sistemazione abitativa;

(b) le persone con disabilità abbiano accesso ad una serie di servizi di sostegno domiciliare, residenziale o di comunità, compresa l’assistenza personale necessaria per permettere loro di vivere all’interno della comunità e di inserirvisi e impedire che esse siano isolate o vittime di segregazione;

(c) i servizi e le strutture comunitarie destinate a tutta la popolazione siano messe a disposizione, su base di eguaglianza con gli altri, delle persone con disabilità e siano adatti ai loro bisogni.

Relatori: Roberto Medeghini , Simone Zorzi , Giovanni Merlo

Roberto

Medeghini

Simone

Zorzi

Giovanni

Merlo