Relatore/Relatrice


Attività


I diritti delle persone con disabilità: dalla Convenzione ONU a oggi

Relatori: Giampiero Griffo

Giampiero

Griffo

La complessità nella disabilità adulta: un mondo nel mondo

Relatori: Serafino Corti

Serafino

Corti

Il paradigma della Qualità di Vita

Relatori: Miguel Angel Verdugo

Miguel Angel

Verdugo

Anche un geranio può educare all'inclusione

 

Andrea Canevaro intervista Claudio Imprudente

Relatori: Claudio Imprudente , Andrea Canevaro

Claudio

Imprudente

Andrea

Canevaro

QT1. Vita indipendente: per pochi, per molti o per tutti?

 

Introduce e coordina: Fabio Ferrucci (Università degli Studi del Molise)

 

- L’autodeterminazione: diritto o capacità?

Cecilia Marchisio (Università degli Studi di Torino)

 

- Vita indipendente: un’utopia?

Giovanni Merlo (Direttore LEDHA - Lega per i diritti delle persone con Disabilità, Milano)

 

- Cosa significa per noi vita indipendente?

Testimonianza di Marta Alfani e Mauro Ursella (Roma)

 

 

Relatori: Fabio Ferrucci , Cecilia Marchisio , Giovanni Merlo , Marta Alfani , Mauro Ursella

Fabio

Ferrucci

Cecilia

Marchisio

Giovanni

Merlo

Marta

Alfani

Mauro

Ursella

QT2. Vecchie etichette e nuovi linguaggi: come parliamo di disabilità oggi?

 

Introduce e coordina: Jacopo Tomasi (Comunicazione e ufficio stampa, Centro Studi Erickson, Trento)

 

- La comunicazione usa approcci diversi e spesso contraddittori per rappresentare la disabilità. Quali?

Stefano Trasatti (Responsabile comunicazione CSVnet, Roma)

 

- Quali sono gli stereotipi più diffusi nei confronti delle donne e delle persone con disabilità? E quali i loro effetti?

Maria Giulia Bernardini (Dipartimento di Giurisprudenza, Università di Ferrara)

 

- Disabilità al cinema: quali rappresentazioni e che impatto ha sull’immaginario collettivo?

Matteo Schianchi (Università degli Studi Milano Bicocca)

 

 

Relatori: Jacopo Tomasi , Matteo Schianchi , Stefano Trasatti , Maria Giulia Bernardini

Jacopo

Tomasi

Matteo

Schianchi

Stefano

Trasatti

Maria Giulia

Bernardini

QT3. Persone con disabilità, servizi e aziende: il lavoro è un'occasione per tutti?

Introduce e coordina: Diego Giacometti (ATMS – Centro Franca Martini)

 

- Qual è il punto di vista di una persona con disabilità?

Alessio Serra (Testimonianza)

 

- Qual è il punto di vista di un operatore?

Fabio Comunello (Presidente Associazione Conca d'oro, Bassano del Grappa)

 

- Qual è il punto di vista di un’azienda?

Giancarla Bonetta (Manageritalia Lombardia, Milano)

 

 

Relatori: Fabio Comunello , Giancarla Bonetta , Diego Giacometti , Alessio Serra

Fabio

Comunello

Giancarla

Bonetta

Diego

Giacometti

Alessio

Serra

1. Il diritto a una sessualità sostenibile nella disabilità

La sessualità rappresenta una dimensione umana spesso esclusa dai progetti di vita delle persone con disabilità intellettiva. Il suo imporsi nei progetti educativi, tuttavia, richiede una risposta coerente e rigorosa pur nelle difficoltà che il tema evoca, tanto per i genitori, quanto per gli operatori dei Servizi: la negazione o la repressione sono le strade spesso più praticate, abdicando però al ruolo educativo inizialmente assunto. Attraverso percorsi educativi e formativi è tuttavia possibile pensare a una sessualità sostenibile nella disabilità, che possa tradursi in quote di autogratificazione personale e in una contemporanea riduzione di comportamenti problematici. 

Il Simposio si propone di offrire un modello teorico e metodologico da applicare per affrontare il delicato tema dell’affettività e della sessualità di persone adulte con disabilità. Partendo dal presupposto che non esiste una “sessualità speciale” dedicata all’handicap, ma una sola forma di amore e di sessualità che deve fare i conti con impedimenti di natura diversa (biologica, corporea, comunicativa, ambientale, etc.), sarà necessario acquisire delle chiavi di lettura per poter leggere i segnali sessuali delle persone con disabilità intellettiva ed incarnarli nell’ottica di un progetto di vita. In questo senso sarà fondamentale la codifica dei molteplici significati che la sessualità può assumere per una persona disabile, spesso molto lontani dai nostri tentativi di uniformazione e catalogazione. Significati che, però, è necessario imparare a leggere per costruire dei progetti individualizzati sulla base delle esigenze della persona.

 

CONVENZIONE ONU SUI DIRITTI DELLE PERSONE CON DISABILITA'

Art. 23 - Rispetto del domicilio e della famiglia

1. Gli Stati Parti dovranno prendere misure efficaci ed appropriate per eliminare le discriminazioni contro le persone con disabilità in tutte le questioni che riguardano il matrimonio, la famiglia, la paternità e le relazioni personali, sulla base di eguaglianza con gli altri, in modo da assicurare che:

(a) sia riconosciuto il diritto di ogni persona con disabilità, che sia in età di matrimonio, di sposarsi e fondare una famiglia sulla base del consenso libero e pieno dei contraenti;

(b) siano riconosciuti i diritti delle persone con disabilità di decidere liberamente e responsabilmente riguardo al numero dei figli e all’intervallo tra la natalità di un figlio e l’altro e di avere accesso in modo appropriato secondo l’età alle informazioni, in materia di procreazione e pianificazione familiare, e siano forniti i mezzi necessari a consentire loro di esercitare tali diritti;

(c) le persone con disabilità, inclusi i bambini, conservino la loro fertilità sulla base di eguaglianza con gli altri.

2. Gli Stati Parti devono assicurare i diritti e le responsabilità delle persone con disabilità, in materia di tutela, di curatela, di custodia e di adozione di bambini o di istituti simili, ove questi istituti siano previsti dalla legislatura nazionale; in tutti questi casi avrà priorità assoluta l’interesse superiore del bambino. Gli Stati Parti devono fornire un aiuto appropriato alle persone con disabilità nell’esercizio delle loro responsabilità di genitori.

3. Gli Stati Parti devono assicurare che i bambini con disabilità abbiano pari diritti per quanto riguarda la vita in famiglia. Nell’ottica della realizzazione di tali diritti e per prevenire l’occultamento, l’abbandono, il maltrattamento e la segregazione di bambini con disabilità, gli Stati Parti si impegneranno a fornire informazioni, servizi e sostegni precoci e completi ai bambini con disabilità e alle loro famiglie.

4. Gli Stati Parti dovranno assicurare che un bambino non sia separato dai propri genitori contro la sua volontà, se non quando le autorità competenti, sotto riserva di un controllo giurisdizionale, non decidano, conformemente alla legge e alle procedure applicabili, che tale separazione è necessaria nel superiore interesse del bambino. In nessun caso un bambino deve essere separato dai genitori sulla base della propria disabilità o di quella di uno o di entrambi i genitori.

5. Gli Stati Parti si impegnano, qualora la famiglia di appartenenza non sia in condizioni di prendersi cura di un bambino con disabilità, a non trascurare alcuno sforzo per fornire cure alternative all’interno della famiglia allargata e, ove ciò non sia possibile, all’interno della comunità in un ambiente familiare.

 

 

Relatori: Francesco Rovatti

Francesco

Rovatti

2. Voglio vivere così! Desideri, aspirazioni e volontà nei progetti di vita

In passato, il concetto di disabilità ha sempre coinciso con l’idea di incapacità e dipendenza. In particolare, le persone con disabilità intellettive, complice anche una confusione fra definizioni tecniche (“età di sviluppo” vs “età cronologica”) e vita reale, sono per lo più considerate eterni bambini e definite ragazzi anche in età matura, bisognose di protezione e di assistenza e, di conseguenza, concepite come un peso ed un costo per la società.  Il nuovo approccio della Convenzione dell’ONU sui diritti delle persone con disabilità impone di abbandonare la prospettiva basata su carità e assistenzialismo per adottare una visione delle persone con disabilità come soggetti titolari di diritti, capaci di prendere decisioni sulla propria vita. 

L’art. 19 della Convenzione ONU (Vita indipendente ed inclusione nella comunità) impone agli Stati Parti di riconoscere “il diritto di tutte le persone con disabilità a vivere nella società, con la stessa libertà di scelta delle altre persone”, con particolare riferimento alla possibilità di scegliere dove e con chi vivere in una prospettiva “community‐based”, in cui l’individuo con disabilità sia sempre più indipendente e padrone della propria vita all’interno della comunità.

Strettamente correlato all’art. 19 è l’art. 12, che afferma il diritto inalienabile di tutte le persone con disabilità di esercitare pienamente la capacità giuridica, se necessario attraverso il ricorso a sostegni al processo decisionale. L’equilibrio fra desiderio di protezione e libertà di decidere e sbagliare e la sostituzione del concetto di “miglior interesse” con quello di “migliore comprensione della volontà” fanno la differenza fra sostegno e la sostituzione nel processo decisionale.

L’attuazione degli articoli 12 e 19 della Convenzione ONU richiedono che gli adulti con disabilità intellettive e autismo dispongano di  percorsi di “empowerment”  per acquisire le competenze necessarie ad esercitare il diritto di scelta consapevole, attraverso l’accesso fin dai primi anni di scuola a opportunità di apprendimento di “capabilities” funzionali a questo obiettivo, nell’ambito di progetti individuali che definiscano percorsi personalizzati in cui i vari interventi siano coordinati in maniera mirata e si articolino nel tempo  per tutte le fasi della vita.

All’interno del Simposio verrà, inoltre, presentata un’esperienza di costruzione del progetto di vita con la famiglia della persona disabile.

 

CONVENZIONE ONU SUI DIRITTI DELLE PERSONE CON DISABILITA'

Art. 19 - Vita indipendente ed inclusione nella comunità

Gli Stati Parti di questa Convenzione riconoscono l’eguale diritto di tutte le persone con disabilità a vivere nella comunità, con la stessa libertà di scelta delle altre persone, e prendono misure efficaci e appropriate al fine di facilitare il pieno godimento da parte delle persone con disabilità di tale diritto e della piena inclusione e partecipazione all’interno della comunità, anche assicurando che:

(a) le persone con disabilità abbiano la possibilità di scegliere, sulla base di eguaglianza con gli altri, il proprio luogo di residenza e dove e con chi vivere e non siano obbligate a vivere in una particolare sistemazione abitativa;

(b) le persone con disabilità abbiano accesso ad una serie di servizi di sostegno domiciliare, residenziale o di comunità, compresa l’assistenza personale necessaria per permettere loro di vivere all’interno della comunità e di inserirvisi e impedire che esse siano isolate o vittime di segregazione;

(c) i servizi e le strutture comunitarie destinate a tutta la popolazione siano messe a disposizione, su base di eguaglianza con gli altri, delle persone con disabilità e siano adatti ai loro bisogni.

 

Art. 12 - Eguale riconoscimento di fronte alla legge

1. Gli Stati Parti riaffermano che le persone con disabilità hanno il diritto di essere riconosciute ovunque quali persone di fronte alla legge.

2. Gli Stati Parti dovranno riconoscere che le persone con disabilità godono della capacità legale su base di eguaglianza rispetto agli altri in tutti gli aspetti della vita.

3. Gli Stati Parti prenderanno appropriate misure per permettere l’accesso da parte delle persone con disabilità al sostegno che esse dovessero richiedere nell’esercizio della propria capacità legale.

4. Gli Stati Parti assicureranno che tutte le misure relative all’esercizio della capacità legale forniscano appropriate ed efficaci salvaguardie per prevenire abusi in conformità della legislazione internazionale sui diritti umani. Tali garanzie assicureranno che le misure relative all’esercizio della capacità legale rispettino i diritti, la volontà e le preferenze della persona, che siano scevre da ogni conflitto di interesse e da ogni influenza indebita, che siano proporzionate e adatte alle condizioni della persona, che siano applicate per il più breve tempo possibile e siano soggette a periodica revisione da parte di una autorità competente, indipendente ed imparziale o di un organo giudiziario. Queste garanzie dovranno essere proporzionate al grado in cui le suddette misure toccano i diritti e gli interessi delle persone.

5. Sulla base di quanto previsto nel presente articolo, gli Stati Parti prenderanno tutte le misure appropriate ed efficaci per assicurare l’eguale diritto delle persone con disabilità alla propria o ereditata proprietà, al controllo dei propri affari finanziari e ad avere pari accesso a prestiti bancari, mutui e altre forme di credito finanziario, e assicureranno che le persone con disabilità non vengano arbitrariamente private della loro proprietà.

 

 

Relatori: Lucio Cottini , Donata Pagetti , Emanuela e Giovanni Graglia

Lucio

Cottini

Donata

Pagetti

Emanuela e Giovanni

Graglia

3. I servizi tra capacità inclusiva e rischi di segregazione

La prospettiva inclusiva pone domande immediate agli amministratori pubblici quanto agli operatori che determinano le politiche e l’agire dei servizi di welfare.  Qual è, ad esempio, il ruolo dei servizi nella costruzione della rappresentazione sociale della disabilità? In che modo possono orientare, con le loro scelte e indirizzi, l’uso delle risorse economiche e professionali destinate oggi alle politiche in favore delle persone con disabilità? Che posizione assumono verso il rischio di istituzionalizzazione delle persone con disabilità e verso i processi di sanitarizzazione dei servizi?

Come interroga la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità le azioni degli operatori sociali? Quali sono il limite e la competenza specifici delle politiche e dei servizi di welfare per la disabilità? Al governo della rete dei servizi? Alla presa in carico delle persone? Al funzionamento delle comunità che vivono nel territorio? E, soprattutto, quale pensiero può generare la progettazione e l’organizzazione inclusiva da parte delle istituzioni e dei diversi attori sociali?

Se volgiamo uno sguardo ai servizi e agli interventi che sono generalmente previsti in favore delle persone adulte con disabilità intellettiva, risulta ancora spesso evidente un vuoto progettuale in riferimento ai processi di crescita e inclusione.

Tutte questioni che rimandano la riflessione al cambiamento culturale del processo politico che incrocia la politicizzazione della medicina e la medicalizzazione della politica sulla base della teoria biomedica del deficit individuale; al superamento della neutralità dei contesti e della delega ai servizi e alle figure specializzate come elementi sostitutivi; al recupero della responsabilità da parte della politica e del sociale verso un reale progetto di vita per le persone.

Nel corso del simposio saranno affrontati questi interrogativi e analizzate le possibili azioni per l’avvio di concrete azioni di cambiamento delle politiche, della tipologia dei servizi e interventi per promuovere concretamente processi di inclusione, autodeterminazione e di empowerment della persona con disabilità.

 

CONVENZIONE ONU SUI DIRITTI DELLE PERSONE CON DISABILITA'

Art. 19 - Vita indipendente ed inclusione nella comunità

Gli Stati Parti di questa Convenzione riconoscono l’eguale diritto di tutte le persone con disabilità a vivere nella comunità, con la stessa libertà di scelta delle altre persone, e prendono misure efficaci e appropriate al fine di facilitare il pieno godimento da parte delle persone con disabilità di tale diritto e della piena inclusione e partecipazione all’interno della comunità, anche assicurando che:

(a) le persone con disabilità abbiano la possibilità di scegliere, sulla base di eguaglianza con gli altri, il proprio luogo di residenza e dove e con chi vivere e non siano obbligate a vivere in una particolare sistemazione abitativa;

(b) le persone con disabilità abbiano accesso ad una serie di servizi di sostegno domiciliare, residenziale o di comunità, compresa l’assistenza personale necessaria per permettere loro di vivere all’interno della comunità e di inserirvisi e impedire che esse siano isolate o vittime di segregazione;

(c) i servizi e le strutture comunitarie destinate a tutta la popolazione siano messe a disposizione, su base di eguaglianza con gli altri, delle persone con disabilità e siano adatti ai loro bisogni.

Relatori: Giovanni Merlo , Roberto Medeghini , Simone Zorzi

Giovanni

Merlo

Roberto

Medeghini

Simone

Zorzi

4. "Raccontarmi mi aiuta": la narrazione come strumento di empowerment

Si può imparare dalle storie di vita?

Le storie di vita consentono di esplorare le prospettive aperte dalla Convenzione sui diritti delle persone con disabilità delle Nazioni Unite. In questo modo, l’esperienza narrata origina una componente che si affianca alla cultura scientifica ufficiale, considerata fino ad ora l’unico riferimento possibile nel campo della cura, della riabilitazione e dell’abilitazione.  La narrazione della storia di vita consente a ognuno non solo di risignificare la propria esperienza, ma anche di concorrere alla costruzione dell’organizzazione sociale e comunitaria cui appartengono, valorizzandone le esperienze e promuovendo l'“empowerment”.

Nel Simposio, oltre alla riflessione sulle funzioni e l’utilità della narrazione e delle storie di vita, interverrà Marzia Castiglione (in arte Zoe Rondini), autrice del volume autobiografico “Nata viva”: nella sua esperienza, la narrazione si è rivelata uno strumento fondamentale per entrare in confidenza con se stessa e con gli altri.  La scrittura ha rappresentato per lei una terapia; sin da ragazzina, infatti, ha iniziato a scrivere per riempire i vuoti che la condizione di ragazza disabile, in qualche modo, le imponeva. Crescendo, la scrittura è divenuta strumento prima di riscatto e poi di condivisione e di ascolto. La narrazione viene in questo senso proposta come un percorso verso l’accrescimento della consapevolezza delle persone, con e senza disabilità, diritto tra l'altro codificato dall’articolo 8 della Convenzione.

 

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Art. 8 - Accrescimento della consapevolezza

Gli Stati Parti si impegnano ad adottare misure immediate, efficaci ed appropriate allo scopo di:

(c) Promuovere la consapevolezza sulle capacità e i contributi delle persone con disabilità.

 

Art. 30 - Partecipazione alla vita culturale, alla ricreazione, al tempo libero e allo sport

2. Gli Stati Parti prenderanno misure appropriate per dare alle persone con disabilità l’opportunità di sviluppare e realizzare il loro potenziale creativo, artistico e intellettuale, non solo a proprio vantaggio, ma anche per l’arricchimento della società

 

Relatori: Giampiero Griffo , Ciro Ruggerini , Marzia Castiglione

Giampiero

Griffo

Ciro

Ruggerini

Marzia

Castiglione

5. Esperienze in campo: i valori dell'Agricoltura Sociale

L’Agricoltura Sociale mira a riunificare bisogni, identità, tutele ed istanze di libertà per tutti i cittadini, indipendentemente dalle loro abilità. In questo si ritrova il valore del lavoro non solo come fonte di reddito individuale, ma anche come elemento fondante di una società inclusiva più giusta, più coesa e sostenibile.” (Carta dei Principi dell’Agricoltura Sociale - Forum Nazionale Agricoltura Sociale)  

In Italia, l’Agricoltura Sociale comprende l’insieme di pratiche svolte da aziende agricole, cooperative sociali e altre organizzazioni del Terzo Settore, in cooperazione con i servizi socio-sanitari e gli enti pubblici competenti del territorio, che coniugano l’utilizzo delle risorse agricole e il processo produttivo multifunzionale con lo svolgimento di attività sociali finalizzate a generare benefici inclusivi, a favorire percorsi terapeutici, riabilitativi e di cura, a sostenere l’inserimento sociale e lavorativo delle fasce di popolazione svantaggiate e a rischio di marginalizzazione, a favorire la coesione sociale, in modo sostanziale e continuativo.

L’Agricoltura Sociale, grazie anche al faro acceso dalla legge nazionale 141/2015, vive oggi in Italia una fase di maturità, ma deve ancora sprigionare tutto il suo potenziale di innovazione economica, sociale, produttiva e culturale. Dalle tantissime esperienze ormai diffuse su tutto il territorio nazionale è evidente come l’Agricoltura Sociale sia un grande laboratorio per un welfare generativo e di comunità, ma anche un modello di economia sociale che “sfida il mercato” con beni e servizi di qualità, dall’elevato valore aggiunto.

Partendo dalle buone pratiche, verranno presentati alcuni esempi significativi di come l’Agricoltura Sociale possa ridisegnare anche le politiche per l’inclusione socio lavorativa e i servizi sociosanitari rivolti ai disabili, ponendo particolare attenzione al legame tra Agricoltura Sociale e dopo di noi.

 

CONVENZIONE ONU SUI DIRITTI DELLE PERSONE CON DISABILITA'

Art.27 - Lavoro e occupazione

1. Gli Stati Parti riconoscono il diritto delle persone con disabilità al lavoro, su base di parità con gli altri; ciò include il diritto all’opportunità di mantenersi attraverso il lavoro che esse scelgono o accettano liberamente in un mercato
del lavoro e in un ambiente lavorativo aperto, che favorisca l’inclusione e l’accessibilità alle persone con disabilità. Gli Stati Parti devono garantire e favorire l’esercizio del diritto al lavoro, incluso per coloro che hanno acquisito una disabilità durante il proprio lavoro, prendendo appropriate iniziative – anche attraverso misure legislative - in particolare al fine di:
(a) Proibire la discriminazione fondata sulla disabilità con riguardo a tutte le questioni concernenti ogni forma di occupazione, incluse le condizioni di reclutamento, assunzione e impiego, il mantenimento dell’impiego, l’avanzamento
di carriera e le condizioni di sicurezza e di igiene sul lavoro;
(b) Proteggere i diritti delle persone con disabilità, su base di eguaglianza con gli altri, a condizioni lavorative giuste e favorevoli, comprese l’eguaglianza delle opportunità e la parità di remunerazione per un lavoro di pari valore, condizioni di lavoro sicure e salubri, comprendendo la protezione da molestie e la composizione delle controversie;
(c) Assicurare che le persone con disabilità siano in grado di esercitare i propri diritti del lavoro e sindacali su base di eguaglianza con gli altri;
(d) Permettere alle persone con disabilità di avere effettivo accesso ai programmi di orientamento tecnico e professionale, ai servizi per l’impiego e alla formazione professionale e continua offerti a tutti;
(e) Promuovere le opportunità di impiego e l’avanzamento della carriera per le persone con disabilità nel mercato del lavoro, come pure l’assistenza nel trovare, ottenere e mantenere e reintegrarsi nel lavoro;
(f) Promuovere la possibilità di esercitare un’attività indipendente, l’imprenditorialità, l’organizzazione di cooperative e l’avvio di un’attività in proprio;
(g) Assumere persone con disabilità nel settore pubblico;
(h) Favorire l’impiego di persone con disabilità nel settore privato attraverso politiche e misure appropriate che possono includere programmi di azione positiva, incentivi e altre misure;
(i) Assicurare che accomodamenti ragionevole siano forniti alle persone con disabilità nei luoghi di lavoro;
(j) Promuovere l’acquisizione, da parte delle persone con disabilità, di esperienze lavorative nel mercato aperto del lavoro;
(k) Promuovere programmi di orientamento e riabilitazione professionale, di mantenimento del posto di lavoro e di reinserimento al lavoro per le persone con disabilità.
2. Gli Stati Parti assicureranno che le persone con disabilità non siano tenute in schiavitù o in stato servile e siano protette, su base di parità con gli altri, dal lavoro forzato o coatto.

Relatori: Fabio Comunello , Marco Marchetti , Ilaria Signoriello

Fabio

Comunello

Marco

Marchetti

Ilaria

Signoriello

6. Istruisco il mio sosia: laboratorio di riflessione sulla rappresentazione di sé e il proprio agire

Ciascuno di noi ha una propria rappresentazione di sé, e chi è Educatore/trice potrebbe giustamente rappresentarsi per come desidera essere in futuro. La rappresentazione di sé può essere in una funzione, in un posto, in una posizione, da conquistare o da difendere in una logica gerarchica. In ogni caso dovrebbe comprendere anche le realtà quotidiane. Il laboratorio consentirà di lavorare proprio sull’incontro tra la rappresentazione di sé e l’azione quotidiana, utilizzando la tecnica dell’istruzione al sosia ideata da Ivar Oddone. Le istruzioni permetteranno di uscire dalla prigione delle mansioni e di far emergere le azioni multifunzionali, intrecciate e intrecciabili, dell’educatore che opera con persone disabili.

Il laboratorio costituisce la prima parte di un percorso formativo che, per chi lo desidera, continuerà con tre giornate di formazione a Bassano del Grappa (Maggiori informazioni sono disponibili a questo link).

Relatori: Andrea Canevaro , Emanuela Cocever , Enzo Lazzaro

Andrea

Canevaro

Emanuela

Cocever

Enzo

Lazzaro

7. Comprendere e affrontare i problemi comportamentali

I “Comportamenti Problema Gravi” sono la prima causa di esclusione sociale e causano molto spesso l’ingresso di adolescenti e adulti in Cliniche Psichiatriche e nelle Residenze Assistite. Il Simposio affronta la tematica da due diverse prospettive: l’Analisi del Comportamento e l’approccio narrativo integrato con le teorie dell’Attaccamento.

Nella prima parte vengono messi a fuoco i sistemi di assessment focalizzato e le procedure di intervento; nella seconda parte si leggeranno i comportamenti problema alla luce della teoria dell’Attaccamento mettendo in evidenza quanto questi comportamenti siano finalizzati alla regolazione di legami significativi all’interno del nucleo familiare oppure delle organizzazioni extrafamiliari di appartenenza. Tale quadro concettuale può, da un lato, contribuire all’umanizzazione dell’assistenza orientando i gruppi di lavoro a rivolgere il loro interesse alla biografia personale e, dall’altro, può contribuire a moderare, in alcuni casi, il problema della sovramedicazione psicofarmacologica, tutt’ora molto frequente.

 

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Art. 25 - Salute

Gli Stati Parti riconoscono che le persone con disabilità hanno il diritto di godere del più alto standard conseguibile di salute, senza discriminazioni sulla base della disabilità. Gli Stati Parti devono prendere tutte le misure appropriate per assicurare alle persone con disabilità l’accesso ai servizi sanitari che tengano conto delle specifiche differenze di genere, inclusi i servizi di riabilitazione collegati alla sanità. In particolare, gli Stati Parti dovranno: (…) 

(d) Richiedere ai professionisti sanitari di fornire alle persone con disabilità cure della medesima qualità rispetto a quelle fornite ad altri, anche sulla base del consenso libero e informato della persona con disabilità interessata, aumentando, tra l’altro, la conoscenza dei diritti umani, della dignità, dell’autonomia e dei bisogni delle persone con disabilità attraverso la formazione e la promulgazione di standard etici per l’assistenza sanitaria pubblica e privata; (…)

Relatori: Ciro Ruggerini , Carlo Ricci

Ciro

Ruggerini

Carlo

Ricci

8. Affiancare in modo operoso le persone con disabilità: esperienze a confronto

Il simposio affronta il concetto di “operosità” nella relazione di aiuto con la persona con disabilità, a partire dalla considerazione che l’operosità non è mai solo “da una parte” (ad esempio, solo dell’operatore) ma che è un elemento imprescindibile di ogni essere umano. L’operosità è quindi parte di ciascuno di noi, ma diventa ancora più efficace quando la mettiamo in relazione con quella degli altri, anche se scomoda. Nel simposio si rifletterà sul concetto di operosità a partire dall’esposizione di quattro esperienze in cui questo concetto ha permesso di passare dall’Io al Noi, di creare cambiamento concreto e di migliorare le condizioni di vita di tutti, persone con disabilità, famiglie e operatori.  

Relatori: Leonardo Innocenti , Francesca Medri , Marco Angeloni , Sara Bolognesi , Fabrizio Varesco , Luca Pazzaglia , Pierpaolo Frontini

Leonardo

Innocenti

Francesca

Medri

Marco

Angeloni

Sara

Bolognesi

Fabrizio

Varesco

Luca

Pazzaglia

Pierpaolo

Frontini

9. Durante e dopo di noi: gestire la transizione

L’articolo 19 della Convenzione Onu riconosce il diritto di tutte le persone con disabilità a vivere nella propria comunità, a scegliere dove vivere e con chi, senza essere costretti.

Oggi, purtroppo, sono molte le situazioni in cui tale diritto non viene garantito, e chi si prende cura delle persone con disabilità si trova spesso a scegliere per loro, anche quando queste potrebbero farlo con i giusti sostegni. In questo modo, di fatto, si nega e si preclude alle persone con disabilità di esprimere una propria identità e perfino una compiuta adultità. La limitazione dei percorsi di autonomia e distacco progressivo e accompagnato dalla famiglia di origine comporta spesso il concreto rischio che le stesse persone con disabilità si trovino a dover fare un “salto nel buio” nel momento in cui viene meno chi, fino a quel momento, se ne è preso cura con dedizione ed amore (il cosiddetto “dopo di noi”).

Proprio nell’ottica dei diritti sanciti dalla Convenzione Onu, la Legge n. 112/2016 ha inteso invece garantire alle persone con disabilità percorsi di accrescimento della consapevolezza, di abilitazione e di sviluppo delle competenze per la gestione della vita quotidiana e per il raggiungimento del maggior livello di autonomia possibile, anche per garantire un progressivo distacco dal nucleo familiare o dalla casa di abitazione d’origine per crearsi una dimensione propria, anche abitativa, pur avendo ancora un contesto familiare di riferimento (il cosiddetto “durante noi, verso dopo di noi”). In questa transizione la funzione dell’educatore è fondamentale nel preparare e accompagnare le persone disabili e le proprie famiglie.

Oltre ad una riflessione sul ruolo dell’educatore e su  metodologie di lavoro concrete, nel simposio verranno presentate alcune esperienze significative realizzate da Anffas onlus sulla costruzione di tali percorsi: un’esperienza sulle “palestre di vita” per abituarsi al distacco dall’abitazione d’origine, sviluppata a Cinisello Balsamo (MI), e una di co-housing integrata coi servizi della comunità di riferimento a Ripatransone (AP).

 

CONVENZIONE ONU SUI DIRITTI DELLE PERSONE CON DISABILITA'

Art. 19 - Vita indipendente ed inclusione nella comunità

Gli Stati Parti di questa Convenzione riconoscono l’eguale diritto di tutte le persone con disabilità a vivere nella comunità, con la stessa libertà di scelta delle altre persone, e prendono misure efficaci e appropriate al fine di facilitare il pieno godimento da parte delle persone con disabilità di tale diritto e della piena inclusione e partecipazione all’interno della comunità, anche assicurando che:

(a) le persone con disabilità abbiano la possibilità di scegliere, sulla base di eguaglianza con gli altri, il proprio luogo di residenza e dove e con chi vivere e non siano obbligate a vivere in una particolare sistemazione abitativa;

(b) le persone con disabilità abbiano accesso ad una serie di servizi di sostegno domiciliare, residenziale o di comunità, compresa l’assistenza personale necessaria per permettere loro di vivere all’interno della comunità e di inserirvisi e impedire che esse siano isolate o vittime di segregazione;

(c) i servizi e le strutture comunitarie destinate a tutta la popolazione siano messe a disposizione, su base di eguaglianza con gli altri, delle persone con disabilità e siano adatti ai loro bisogni.

Relatori: Gianfranco De Robertis , Monica Pozzi , Antonio Franceschi , Francesco Crisafulli

Gianfranco

De Robertis

Monica

Pozzi

Antonio

Franceschi

Francesco

Crisafulli

10. Progettazione individualizzata: strumenti a confronto

Sulla base dei principi fondamentali della Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute (OMS), che ha rivoluzionato il modo di concepire, osservare e valutare il funzionamento globale della persona, della Convenzione ONU e delle indicazioni sul Progetto Individuale previsto dalla L. 328 del 2000, le persone con disabilità, le loro famiglie e le associazioni di genitori, chiedono oggi con forza che venga rispettato il loro diritto ad assumere un ruolo attivo di governance nei processi di inclusione scolastica, sociale e di cura a 360°. Anche le persone con disabilità complesse possono sfruttare i propri punti di forza, autodeterminare le proprie scelte ed essere protagoniste del proprio progetto di vita indipendente se incontrano un ambiente inclusivo, capace di ampliare la prospettiva della progettazione individualizzata oltre i percorsi scolastici, nella vita lavorativa e nel tempo libero. Affinché tutto ciò sia oggi possibile, risulta indispensabile costruire una rete di alleanze che coinvolga attivamente le famiglie, le scuole, i servizi, gli enti locali e le pubbliche amministrazioni, in un progetto comune e condiviso.

Attraverso il contributo dei relatori, in questo simposio si cercherà di approfondire gli strumenti culturali, metodologici ed amministrativi per realizzare dei validi percorsi personalizzati e co-progettati tra i diretti interessati e le Istituzioni, alla luce delle buone prassi, delle esperienze di vita e dei progetti concretamente realizzati sul territorio negli ultimi dieci anni.

 

CONVENZIONE ONU SUI DIRITTI DELLE PERSONE CON DISABILITA'

Art. 19 - Vita indipendente ed inclusione nella comunità

Gli Stati Parti di questa Convenzione riconoscono l’eguale diritto di tutte le persone con disabilità a vivere nella comunità, con la stessa libertà di scelta delle altre persone, e prendono misure efficaci e appropriate al fine di facilitare il pieno godimento da parte delle persone con disabilità di tale diritto e della piena inclusione e partecipazione all’interno della comunità, anche assicurando che:

(a) le persone con disabilità abbiano la possibilità di scegliere, sulla base di eguaglianza con gli altri, il proprio luogo di residenza e dove e con chi vivere e non siano obbligate a vivere in una particolare sistemazione abitativa;

(b) le persone con disabilità abbiano accesso ad una serie di servizi di sostegno domiciliare, residenziale o di comunità, compresa l’assistenza personale necessaria per permettere loro di vivere all’interno della comunità e di inserirvisi e impedire che esse siano isolate o vittime di segregazione;

(c) i servizi e le strutture comunitarie destinate a tutta la popolazione siano messe a disposizione, su base di eguaglianza con gli altri, delle persone con disabilità e siano adatti ai loro bisogni.

Relatori: Lorenza Vettor , Marco Pontis , Marco Espa

Lorenza

Vettor

Marco

Pontis

Marco

Espa

11. Le disabilità intellettive e i disturbi del neurosviluppo nella prospettiva della Qualità di Vita

Durante il Simposio si focalizzerà l’attenzione sull’evoluzione del concetto di disabilità, sugli approcci dei modelli della Qualità di Vita e sull’uso di questa sia per implementare dei piani di supporto individuale che per guidare una trasformazione verso l’inclusione nella comunità, che miri a supportare le organizzazioni che si occupano di persone con disabilità. Si potrà così vedere come la prospettiva della Qualità di Vita sia legata strettamente alla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità.

Si ragionerà, inoltre, sulla partecipazione nelle comunità e sulla cittadinanza delle persone disabili in Italia.

 

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Art. 19 - Vita indipendente ed inclusione nella comunità

Gli Stati Parti di questa Convenzione riconoscono l’eguale diritto di tutte le persone con disabilità a vivere nella comunità, con la stessa libertà di scelta delle altre persone, e prendono misure efficaci e appropriate al fine di facilitare il pieno godimento da parte delle persone con disabilità di tale diritto e della piena inclusione e partecipazione all’interno della comunità, anche assicurando che:

(a) le persone con disabilità abbiano la possibilità di scegliere, sulla base di eguaglianza con gli altri, il proprio luogo di residenza e dove e con chi vivere e non siano obbligate a vivere in una particolare sistemazione abitativa;

(b) le persone con disabilità abbiano accesso ad una serie di servizi di sostegno domiciliare, residenziale o di comunità, compresa l’assistenza personale necessaria per permettere loro di vivere all’interno della comunità e di inserirvisi e impedire che esse siano isolate o vittime di segregazione;

(c) i servizi e le strutture comunitarie destinate a tutta la popolazione siano messe a disposizione, su base di eguaglianza con gli altri, delle persone con disabilità e siano adatti ai loro bisogni.

Relatori: Giampiero Griffo , Miguel Angel Verdugo

Giampiero

Griffo

Miguel Angel

Verdugo

12. Buone prassi - Prima sessione

 

Presiede la sessione:

Diego Giacometti (ATMS - Centro Franca Martini)

 

  • Mondi Possibili: lavoro, dignità ed inclusione

Marta Rigo (ENGIM Veneto)

  • BASTA SOTTOTITOLI...Sii tu, il cambiamento che vuoi vedere nel mondo

Virna Grazioli (Centro Artistico Poliedro di Fara Gera d'Adda)

  • La bellezza della città e i suoi contrasti. L’esperienza del progetto di Photovoice al Centro Vita Indipendente di Alessandria

Marina Fasciolo (C.I.S.S.A.C.A. Alessandria)

  • Leggere, scrivere, partecipare. L’accessibilità comunicativa della biblioteca inbook di Brugherio progettata e realizzata dalle persone che frequentano il CDD

Claudia Denti (Cooperativa Solaris Triuggio, Monza Brianza)

  • Ti vedo, ti ascolto, ti credo, ti accolgo. L'accoglienza delle persone disabili vittime di violenza

Silvia Bergamasco (Servizio Minori e di Segretariato Sociale Politiche Sociali, Istruzione e Servizi Educativi Città di Asti)

  • Sono autonomo! Il metodo del Coach Familiare nelle famiglie con disabilità

Pietro Berti (Il Mandorlo Cooperativa Sociale)

  • Responsabilità condivisa e Progetto di vita. Il sistema integrato di valutazione e progettazione per la persona adulta con disabilità in Valle d’Aosta

Nicole Bianquin (Università della Valle D'Aosta, Dipartimento di Scienze Umane e Sociali)

 

Relatori: Diego Giacometti

Diego

Giacometti

13. "Lascia fare a me!" Come favorire le autonomie personali

“Una persona Down ha la trisomia 21, cioè ha un cromosoma in più rispetto alle persone normali, ma la differenza secondo me non è poi così tanta. Io, dicendo questo ho capito di essere Down, ma mi considero una persona normale anche se mi ci vuole tempo a capire e a fare le cose. Io vorrei essere una farfalla per volare in alto e non fermarmi mai e andare sempre avanti per la mia strada che sarà molto scoscesa e ripida.”

Serena, 20 anni

La strada verso l’età adulta è, soprattutto per una persona disabile, una strada scoscesa: da una parte richiede l'attivazione di servizi e risposte nuove sul piano dell’inserimento lavorativo, delle soluzioni assistenziali per chi non è in grado di lavorare, delle residenzialità;  dall’altra necessita di una mentalità nuova che veda il disabile intellettivo adulto non come un eterno bambino, ma come un “uomo semplice” e che a questa sua semplicità adegui linguaggio, tempi, richieste e da questa impari una diversa qualità della vita…per tutti.

Molte conquiste, soprattutto nell'ambito dell’autonomia fuori dalle mura domestiche, sono difficilmente raggiungibili all'interno dell'ambito familiare soprattutto durante l’adolescenza, momento in cui le persone con disabilità, così come gli altri adolescenti, iniziano a manifestare desiderio di distacco dei genitori e mal sopportano le loro richieste. È necessario, quindi, individuare progetti educativi che siano in grado di accompagnare il raggiungimento di una propria autonomia nella quotidianità. Diventare grandi non solo è un fatto anagrafico ineludibile anche per le persone disabili, ma è anche il frutto di un riconoscimento, “sentirsi grandi perché si viene riconosciuti grandi”.

Il Simposio propone una riflessione su questi temi e la condivisione di alcune metodologie di lavoro ed esperienze realizzate in Italia.

 

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Art. 19 -  Vita indipendente ed inclusione nella comunità

Gli Stati Parti di questa Convenzione riconoscono l’eguale diritto di tutte le persone con disabilità a vivere nella comunità, con la stessa libertà di scelta delle altre persone, e prendono misure efficaci e appropriate al fine di facilitare il pieno godimento da parte delle persone con disabilità di tale diritto e della piena inclusione e partecipazione all’interno della comunità, anche assicurando che:

(a) le persone con disabilità abbiano la possibilità di scegliere, sulla base di eguaglianza con gli altri, il proprio luogo di residenza e dove e con chi vivere e non siano obbligate a vivere in una particolare sistemazione abitativa;

(b) le persone con disabilità abbiano accesso ad una serie di servizi di sostegno domiciliare, residenziale o di comunità, compresa l’assistenza personale necessaria per permettere loro di vivere all’interno della comunità e di inserirvisi e impedire che esse siano isolate o vittime di segregazione;

(c) i servizi e le strutture comunitarie destinate a tutta la popolazione siano messe a disposizione, su base di eguaglianza con gli altri, delle persone con disabilità e siano adatti ai loro bisogni.

 

Relatori: Anna Contardi , Francesca Gozi

Anna

Contardi

Francesca

Gozi

14. Tra bellezza che cura e cura della bellezza

Quel che non è leggermente difforme ha un aspetto insensibile − ne deriva che l’irregolarità, ossia l’imprevisto, la sorpresa, lo stupore sono una parte essenziale e la caratteristica della bellezza.
(Charles Baudelaire)

Che le persone con disabilità abbiano diritto di far emergere le loro sensibilità, le loro emozioni, i loro pensieri attraverso suoni, immagini, segni, parole, parrebbe perfino banale; lo stesso vale per l’educazione alla Bellezza e alla cura della persona, che si rivela necessaria per educare al valore del corpo e diventa così il punto di partenza per affrontare un viaggio alla scoperta di sé e dei propri gusti, per riconoscersi in tutta la propria integrità. Tuttavia, questo non è affatto scontato; bisogna riconoscere alle persone con disabilità le capacità, competenze, sensibilità così importanti da essere degne di assurgere ad una dimensione artistica. Purtroppo, esiste ancora un atteggiamento pietistico ben radicato in molti ambiti della società contemporanea o dalla convinzione che le persone con disabilità abbiano solamente dei bisogni e non delle potenzialità. Non si tratta di un “capriccio estetico” ma di una necessità etica e di una opportunità concreta perché le persone vivrebbero meglio se potessero vivere in contesti caratterizzati da Bellezza.

Nel Simposio, si strutturerà una riflessione sul tema e si metteranno in luce alcuni progetti finalizzati all’educazione alla Bellezza nell'ambito della disabilità, con particolare riferimento ad esperienze di cura della Bellezza della persona e dei luoghi di vita.

 

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Art. 30 - Partecipazione alla vita culturale, alla ricreazione, al tempo libero e allo sport


1. Gli Stati Parti riconoscono il diritto delle persone con disabilità a prendere parte su base di eguaglianza con gli altri alla vita culturale e dovranno prendere tutte le misure appropriate per assicurare che le persone con disabilità:
(a) Godano dell’accesso ai materiali culturali in formati accessibili;
(b) Abbiano accesso a programmi televisivi, film, teatro e altre attività culturali,in forme accessibili;
(c) Abbiano accesso a luoghi di attività culturali, come teatri, musei, cinema, biblioteche e servizi turistici, e, per quanto possibile, abbiano accesso a monumenti e siti importanti per la cultura nazionale.
2. Gli Stati Parti prenderanno misure appropriate per dare alle persone con disabilità l’opportunità di sviluppare e realizzare il loro potenziale creativo, artistico e intellettuale, non solo a proprio vantaggio, ma anche per l’arricchimento
della società.
3. Gli Stati Parti prenderanno tutte le misure appropriate, in conformità del diritto internazionale, per assicurare che le norme che tutelano i diritti della proprietà intellettuale non costituiscano una barriera irragionevole e discriminatoria
all’accesso da parte delle persone con disabilità ai materiali culturali.
4. Le persone con disabilità dovranno essere titolari, in condizioni di parità con gli altri, del riconoscimento e sostegno alla loro specifica identità culturale e linguistica, ivi compresi la lingua dei segni e la cultura dei non udenti.
5. Al fine di permettere alle persone con disabilità di partecipare su base di eguaglianza con gli altri alle attività ricreative, del tempo libero e sportive, gli Stati Parti prenderanno misure appropriate per:
(a) Incoraggiare e promuovere la partecipazione, più estesa possibile, delle persone con disabilità alle attività sportive ordinarie a tutti i livelli;
(b) Assicurare che le persone con disabilità abbiano l’opportunità di organizzare, sviluppare e partecipare ad attività sportive e ricreative specifiche per le persone con disabilità e, a questo scopo, incoraggiare la messa a disposizione, sulla base di eguaglianza con gli altri, di adeguati mezzi di istruzione, formazione e risorse;
(c) Assicurare che le persone con disabilità abbiano accesso a luoghi sportivi, ricreativi e turistici;
(d) Assicurare che i bambini con disabilità abbiano eguale accesso rispetto agli altri bambini alla partecipazione ad attività ludiche, ricreative, di tempo libero e sportive, incluse le attività comprese nel sistema scolastico;
(e) Assicurare che le persone con disabilità abbiano accesso ai servizi da parte di coloro che sono coinvolti nell’organizzazione di attività ricreative, turistiche, di tempo libero e sportive.

Relatori: Fabio Comunello , Marco Dallari , Martina Tarlazzi

Fabio

Comunello

Marco

Dallari

Martina

Tarlazzi

15. Qualità di vita: modelli di lettura e di valutazione degli esiti

Utilizzare la Qualità di Vita (QdV) come misura d’esito è di fondamentale importanza nella valutazione degli esiti degli interventi e dello stato di salute delle persone con Disturbi del Neurosviluppo (DNS). Infatti, la salute mentale di queste persone rappresenta un’area di sovrapposizione fra l’assistenza sanitaria e quella sociale, fra la medicina generica e quella specialistica, fra i servizi per l’età dello sviluppo e quelli per gli adulti. L’adozione di un approccio basato su definizioni di salute olistiche, multidimensionali e bio-psico-sociali, appare dunque più che utile per fornire un’assistenza efficiente e soddisfacente. La sfida maggiore è rappresentata dalla conversione delle conoscenze e dei modelli teorici inerenti questi temi in pratiche che rendano efficaci gli interventi e che si orientino all’ottimizzazione della qualità di cura. Alcuni membri della comunità scientifica del settore hanno recentemente proposto l’utilizzo di procedure di valutazione e d’intervento basate sulla collaborazione fra clinici, pazienti e familiari, in un’ottica integrativa a quella nosologica tradizionale. Contrariamente a quanto comunemente ritenuto, le misure di esito centrate sulla persona possono favorire lo sviluppo di una rete di servizi più accessibile, efficiente ed economica. Tuttavia, gli strumenti utilizzati per la valutazione della QdV nelle persone con DNS - e i modelli teorici da cui derivano - presentano ancora troppe differenze importanti per essere utilizzati per l’implementazione delle ricerche e delle pratiche. Limiti particolarmente gravi si riscontrano nell’ambito della co-occorrenza di DNS e problemi psichiatrici.

 

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Art. 25 - Salute 

Gli Stati Parti riconoscono che le persone con disabilità hanno il diritto di godere del più alto standard conseguibile di salute, senza discriminazioni sulla base della disabilità. Gli Stati Parti devono prendere tutte le misure appropriate per assicurare alle persone con disabilità l’accesso ai servizi sanitari che tengano conto delle specifiche differenze di genere, inclusi i servizi di riabilitazione collegati alla sanità. In particolare, gli Stati Parti dovranno:

(a) Fornire alle persone con disabilità la stessa gamma, qualità e standard di servizi e programmi sanitari, gratuiti o a costi sostenibili, forniti alle altre persone, compresi i servizi sanitari nell’area sessuale e di salute riproduttiva e i programmi di salute pubblica inerenti alla popolazione;

(b) Fornire specificamente servizi sanitari necessari alle persone con disabilità proprio a causa delle loro disabilità, compresi la diagnosi precoce e l’intervento appropriato, e i servizi destinati a ridurre al minimo ed a prevenire ulteriori disabilità, anche tra i bambini e le persone anziane;

(c) Fornire questi servizi sanitari il più vicino possibile alle comunità in cui vivono le persone, comprese le aree rurali;

(d) Richiedere ai professionisti sanitari di fornire alle persone con disabilità cure della medesima qualità rispetto a quelle fornite ad altri, anche sulla base del consenso libero e informato della persona con disabilità interessata, aumentando, tra l’altro, la conoscenza dei diritti umani, della dignità, dell’autonomia e dei bisogni delle persone con disabilità attraverso la formazione e la promulgazione di standard etici per l’assistenza sanitaria pubblica e privata;

(e) Proibire nel settore delle assicurazioni le discriminazioni contro le persone con disabilità le quali devono poter ottenere, a condizioni eque e ragionevoli, un’assicurazione per malattia e, nei Paesi nei quali questa sia autorizzata dalla legge nazionale, un’assicurazione sulla vita;

(f) prevenire il rifiuto discriminatorio di assistenza medica o di cure e servizi sanitari o di cibo e fluidi sulla base della disabilità;

 

Relatori: Marco Bertelli , Carlo Francescutti , Luigi Croce

Marco

Bertelli

Carlo

Francescutti

Luigi

Croce

16. Disabilità grave e autodeterminazione

Come può una persona con gravi deficit cognitivi, comunicativi e relazionali esprimere opinioni, bisogni, desideri ed effettuare delle scelte libere? Attraverso quali strumenti chi si relaziona con lui e se ne prende cura può rilevare emozioni e volontà non esplicitamente espresse?

Il concetto di autodeterminazione, riferito a persone con disabilità complessa, può risultare utopistico o persino contraddittorio; chi si occupa di persone con disabilità ed è coinvolto nella definizione di obiettivi, nella progettualità, nella valutazione, necessita di strumenti operativi che consentano di garantire una qualità di vita migliore possibile per la persona stessa.

La riflessione intorno a questi interrogativi sarà accompagnata dalla presentazione di alcune esperienze e modelli innovativi di sostegno per la presa di decisioni e per la piena inclusione sociale delle persone con disabilità intellettive.

 

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Art. 3 -  Principi generali

I principi della presente Convenzione sono:

 (a) Il rispetto per la dignità intrinseca, l’autonomia individuale - compresa la libertà di compiere le proprie scelte - e l’indipendenza delle persone;

(b) La non-discriminazione;

(c) La piena ed effettiva partecipazione e inclusione all’interno della società;

(d) Il rispetto per la differenza e l’accettazione delle persone con disabilità come parte della diversità umana e dell’umanità stessa;

(e) La parità di opportunità;

(f) L’accessibilità;

(g) La parità tra uomini e donne;

(h) Il rispetto per lo sviluppo delle capacità dei bambini con disabilità e il rispetto per il diritto dei bambini con disabilità a preservare la propria identità.

Relatori: Gianfranco De Robertis , Patrizia Ceccarani , Marzia Settin , Nicoletta Marconi

Gianfranco

De Robertis

Patrizia

Ceccarani

Marzia

Settin

Nicoletta

Marconi

17. Tecnologie e tecnologie assistive a supporto della vita indipendente delle persone con disabilità

L’intreccio della vita quotidiana di ciascuno con le innovazioni tecnologiche e la loro continua rapida modificazione rappresenta la cifra più evidente, sorprendente e critica, della contemporaneità.

Soluzioni di alta tecnologia, abbattimento dei costi e maggiore possibilità di personalizzazione introducono vantaggi un tempo impensabili in favore della costruzione e del mantenimento dell’indipendenza delle persone con disabilità; d’altra parte, la vasta disponibilità di prodotti online e la proliferazione di spazi e modalità nuovi per lo sviluppo, fino all'‘home-made’, in cui (almeno apparentemente) la creazione avviene in assenza di consapevolezza delle normative internazionali, possono configurarsi come nuove barriere difficilmente sormontabili.

Nell’ambito di una cornice teorica che permetterà di leggere la tecnologia in tutte le sue espressioni – mainstream, educativa, assistiva, e le ibridazioni fra queste – evidenziando anche i modelli di sviluppo e di design da cui i prodotti scaturiscono, il Simposio presenterà esempi di soluzioni tecnologiche a sostegno dell’autonomia della persona adulta con disabilità, in vari contesti e aspetti della vita: l’abitazione, l’apprendimento, il lavoro, il tempo libero.

 

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Art. 4 -  Obblighi generali

1. Gli Stati Parti si impegnano ad assicurare e promuovere la piena realizzazione di tutti i diritti umani e delle libertà fondamentali per tutte le persone con disabilità senza discriminazioni di alcun tipo basate sulla disabilità. A tal fine, gli Stati Parti si impegnano:

(g) Ad intraprendere o promuovere ricerche e sviluppo, ed a promuovere la disponibilità e l’uso di nuove tecnologie, incluse tecnologie dell’informazione e della comunicazione, ausili alla mobilità, dispositivi e tecnologie di ausilio, adatti alle persone con disabilità, dando priorità alle tecnologie dai costi più accessibili;

(h) A fornire alle persone con disabilità informazioni accessibili in merito ad ausili alla mobilità, dispositivi e tecnologie di ausilio, comprese le nuove tecnologie, così pure altre forme di assistenza, servizi di supporto e attrezzature;

Art. 9 -  Accessibilità

1. Al fine di consentire alle persone con disabilità di vivere in maniera indipendente e di partecipare pienamente a tutti gli ambiti della vita, gli Stati Parti devono prendere misure appropriate per assicurare alle persone con disabilità, su base di eguaglianza con gli altri, l’accesso all’ambiente fisico, ai trasporti, all’informazione e alla comunicazione, compresi i sistemi e le tecnologie di informazione e comunicazione, e ad altre attrezzature e servizi aperti o offerti al pubblico, sia nelle aree urbane che nelle aree rurali. Queste misure, che includono l’identificazione e l’eliminazione di ostacoli e barriere all’accessibilità, si applicheranno, tra l’altro a:

(a) Edifici, strade, trasporti e altre attrezzature interne ed esterne agli edifici, compresi scuole, alloggi, strutture sanitarie e luoghi di lavoro;

(b) Ai servizi di informazione, comunicazione e altri, compresi i servizi elettronici e quelli di emergenza.

2. Gli Stati Parti inoltre dovranno prendere appropriate misure per:

(a) Sviluppare, promulgare e monitorare l’applicazione degli standard minimi e delle linee guida per l’accessibilità delle strutture e dei servizi aperti o offerti al pubblico;

(b) Assicurare che gli enti privati, i quali forniscono strutture e servizi che sono aperti o offerti al pubblico, tengano conto di tutti gli aspetti dell’accessibilità per le persone con disabilità;

(c) Fornire a tutti coloro che siano interessati alle questioni dell’accessibilità una formazione concernente i problemi di accesso con i quali si confrontano le persone con disabilità;

(d) Dotare le strutture e gli edifici aperti al pubblico di segnali in caratteri Braille e in formati facilmente leggibili e comprensibili;

(e) Mettere a disposizione forme di aiuto da parte di persone o di animali addestrati e servizi di mediazione, specialmente di guide, di lettori e interpreti professionisti esperti nel linguaggio dei segni allo scopo di agevolare l’accessibilità a edifici ed altre strutture aperte al pubblico;

(f) Promuovere altre appropriate forme di assistenza e di sostegno a persone con disabilità per assicurare il loro accesso alle informazioni;

(g) Promuovere l’accesso per le persone con disabilità alle nuove tecnologie ed ai sistemi di informazione e comunicazione, compreso Internet;

(h) Promuovere la progettazione, lo sviluppo, la produzione e la distribuzione di tecnologie e sistemi accessibili di informazione e comunicazioni sin dalle primissime fasi, in modo che tali tecnologie e sistemi divengano accessibili al minor costo.

 

 

 

Relatori: Serenella Besio , Fabio Sacchi

Serenella

Besio

Fabio

Sacchi

18. Buone Prassi - Seconda sessione

 

Presiede la sessione:

Elena Stanchina (Ricerca e Sviluppo Erickson, Trento)

 

  • Learn B&B: un progetto pilota verso l'università delle autonomie

Vanessa Artoni (TICE Live and Learn, Piacenza)

  • Un tempo dedicato: un progetto sperimentale tra autodeterminazione e benessere sensoriale

Valentina Bigoni (Consorzio Selenia, Ravenna)

  • SEXHABILITY: percorsi per l’autodeterminazione e la qualità della vita relazionale, affettiva e sessuale delle persone con disabilità

Eugenia Francesca Zanardini (Società Cooperativa Sociale Azzurra onlus, Darfo Boario Terme, Brescia)

  • “Un sorriso per loro”. Salute orale nelle disabilità cognitive medio/gravi nei pazienti minori

Valentina Bianchessi (Educatrice, Cremona)

  • Vita adulta e disabilità: competenze per l’autonomia e contesti autentici di vita

Valeria Friso (Dipartimento di Scienze dell'Educazione, Università di Bologna)

  • Si può fare!!! Storie di vita semi-indipendente. Progetto di alfabetizzazione socio-educativa attraverso la tecnica della narrazione

Anoucka Ascani (Fondazione Carovana)

  • Progetto NeW. Nuove Esperienze di Welfare in un comune della provincia bresciana

Federica Avigo (Cooperativa La Nuvola nel Sacco)

 

Relatori: Elena Stanchina

Elena

Stanchina

Operosità: un orizzonte vasto come il mondo

Relatori: Andrea Canevaro , Fabio Mazzotti

Andrea

Canevaro

Fabio

Mazzotti

"Mia figlia è diventata grande"

 

Anna Contardi intervista Luigi Alfani.

Relatori: Anna Contardi , Luigi Alfani

Anna

Contardi

Luigi

Alfani

Oltre le barriere. "Design for All" per spazi, servizi e sistemi accessibili a tutti

Relatori: Pete Kercher

Pete

Kercher

Adulti con disabilità: le famiglie, i servizi e la comunità alla prova del cambio di paradigma

Relatori: Cecilia Marchisio

Cecilia

Marchisio

Testimonianza di un Comune virtuoso

Relatori: Giancarlo Zambelli

Giancarlo

Zambelli

Il diritto a una poetica: educare la visione estetica del mondo e di sé

Relatori: Marco Dallari

Marco

Dallari