Relatore/Relatrice


Andrea Fossati

Università Vita-Salute San Raffaele, Milano

Medico, Dottore di Ricerca, Specialista in Psicologia Clinica, Psicoterapeuta. E’ Professore Ordinario di Psicometria, Università Vita-Salute San Raffaele, Milano e Responsabile dell’Unità di Psicodiagnostica dei Disturbi di Personalità, presso l’ Ospedale San Raffaele-Turro, Milano. 

Attività


Cutting, burning, branding: condotte autolesive in adolescenza

Cutting, burning, branding sono forme diverse di autolesionismo, un fenomeno sempre più diffuso tra gli adolescenti e soprattutto tra le ragazze. Sebbene sia sempre il segno di un disagio psicologico, non c’è un’unica spiegazione per cui ragazzi e ragazze si feriscono. Spesso, è per controllare e interrompere un dolore mentale troppo forte, un’angoscia troppo intensa e insostenibile: il dolore fisico prende così il posto di quello mentale. Per altri adolescenti ferirsi può essere un modo per percepire di esistere ed essere vivi, e il dolore fisico diventa un modo per non sentirsi vuoti e inutili. Tagliarsi (cutting), ma anche bruciarsi con le sigarette (burning) o marchiarsi a fuoco la pelle con un laser o un ferro rovente (branding) o grattarsi sino a farsi uscire il sangue, può dare l’illusione di un sollievo, a volte addirittura di euforia, di esprimere la propria indipendenza affettiva dai genitori e dal sistema di regole che questi ultimi provano ad imporre. Sono molte le ragioni psicologiche, quindi, che si nascondono dietro un gesto di autolesionismo e una attenta valutazione degli aspetti psichiatrici associati può consentire di individuare le risposte di cura più efficaci per ogni ragazzo.

Destinatari: insegnanti di scuola secondaria di primo e secondo grado, psicologi, educatori e professionisti interessati all’età adolescenziale.

 

Relatori: Andrea Fossati , Stefano Vicari , Giulia Serra , Annarita Milone

Andrea

Fossati

Stefano

Vicari

Giulia

Serra

Annarita

Milone