25. Il bullismo a scuola

(Gianluca Gini)

Pubblicato il17/12/2018

Il bullismo è una forma di comportamento aggressivo di tipo prevalentemente proattivo (detto anche strumentale) in cui uno o più bulli/e aggredisce ripetutamente un/a compagno/a di scuola (la «vittima») che non è in grado di difendersi. La definizione di bullismo comunemente accettata si basa su tre caratteristiche principali:

  1. l’intenzionalità che caratterizza i comportamenti del bullo;
  2. la persistenza nel tempo, ossia il fatto che gli episodi di prepotenza siano ripetuti e non occasionali;
  3. l’asimmetria di potere e il disequilibrio di forza (fisica o psicologica) tra chi fa e chi subisce prepotenze.

Il bullismo può essere considerato a tutti gli effetti un fenomeno di gruppo e la comprensione del suo significato non può prescindere dall’analisi delle caratteristiche del gruppo dei coetanei in cui esso si manifesta. Vi sono, poi, variabili che possono rappresentare un fattore di rischio per la messa in atto di prevaricazioni tra pari che non si collocano né a livello strettamente individuale né del gruppo dei pari, ma a livello di scuola. Un modo di concettualizzare l’influenza ambientale sugli atteggiamenti e i comportamenti del singolo individuo è quello di fare riferimento al concetto di atmosfera o clima della scuola, che esprime il ruolo giocato da un contesto normativo (come la scuola) nella regolazione del comportamento individuale. In questo contributo vengono considerate le principali caratteristiche dei programmi anti-bullismo più efficaci, gli interventi nella scuola e in classe, il coinvolgimento delle famiglie, gli interventi individuali.

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